Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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“E proclamerete la libertà (Dror) nel paese…” (Levitico 25,10) Il
grande commentatore Rashi cita in loco una fonte e spiega in questo
modo: “Insegna Rabbi Yehuda: Cosa significa Dror? Come chi abita in un
luogo di residenza qualsiasi, che abita quindi ovunque egli voglia
senza essere sottoposto ad altri”. Il diritto alla residenza, alla
giusta emigrazione, allo spostarsi e non alla fuga non è un diritto
scontato.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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La
risposta della società italiana all’emergenza profughi può assumere
sembianze paradossali, con istituzioni pubbliche contrapposte e gruppi
di cittadini diversamente organizzati. Certo, l’imminenza delle
elezioni regionali non aiuta ed è chiaro che in questi momenti la
demagogia si spreca. Tuttavia è significativa l’assenza di condivisione
anche solo di un’idea generale di integrazione, e questo è un problema
generale che riguarda l’intera società italiana che dovrebbe indurre
anche il suo mondo ebraico a riflettere e ad esprimersi.
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Abu Mazen in visita in Italia
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IIl
presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen arriverà nelle prossime
ore in Italia. In programa un incontro con le autorità italiane e con
papa Bergoglio, poche ore dopo la dichiarazione del Vaticano legata al
riconoscimento dello Stato palestinese. Oggi Abu Mazen sarà a Palazzo
Chigi per incontrare il premier Matteo Renzi, per tentare di spingere
l’Italia a seguire “l’esempio del Vaticano nel riconoscere il nostro
Stato”, e durante la giornata incontrerà anche il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
(La Stampa).
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qui torino - salone del libro
I quattro del Caffè San Marco
Un
romanzo e un caffè, uno scambio di idee e bicchiere di vino, una
lettera per un amico e un cappuccino per colazione. Lettura, scrittura
e cucina si intrecciano tutti i giorni nella vita di un caffè
letterario, creando quell’atmosfera che è riuscita a stimolare grandi
scrittori triestini come Giorgio Voghera e Piero Kern, immancabili al
loro tavolino del caffè San Marco. La stessa atmosfera che si ritrova
anche alla Libreria Bardotto di Torino, dove giovedì sera si è svolto
l’incontro intitolato ‘Ebraismo ai confini, ai confini dell’ebraismo’,
organizzato dalla redazione di Pagine Ebraiche in occasione del Salone
del Libro.
Una conversazione sui libri e tra i libri, tra persone che dei libri
hanno fatto la loro vita, a cui hanno preso parte il critico letterario
Alberto Cavaglion, l’editore di Comunicarte Massimiliano Schiozzi, la
psicoterapeuta Helen Brunner, che insieme a lui ha curato quattro
volumi su altrettanti scrittori triestini, e naturalmente non potevano
mancare le curatrici delle librerie del caffè San Marco, Loriana
Ursich, e della libreria Bardotto stessa, Debora Tagliacozzo.A moderare
l'incontro il direttore della redazione dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Guido Vitale.
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qui torino - salone del libro Tradurre Primo Levi Scegliere
la parola giusta, arrovellarsi per veicolare un concetto, essere
coerenti. Sono queste le sfide che la traduttrice americana Ann
Goldstein ha dovuto affrontare per realizzare l’edizione americana
dell’opera completa di Primo Levi che verrà pubblicata il prossimo
autunno da Norton-Liveright. Con Fabio Levi, direttore del Centro Primo
Levi e il critico letterario Domenico Scarpa, Goldstein – che ha fatto
conoscere al pubblico americano il caso letterario Elena Ferrante,
oltre ad aver rielaborato nuove traduzioni di Giacomo Leopardi – è
stata protagonista di un appuntamento al Salone del Libro di Torino per
presentare il volume “In un’altra lingua” (ed. Einaudi) dedicato alla
sesta “Lezione Primo Levi” (l’annuale appuntamento torinese del Centro
Primo Levi) tenuta con Scarpa e che si è concentrata sul rapporto tra
lo scrittore piemontese e la traduzione. A introdurre il convegno, al
quale hanno partecipato i figli di Primo Levi, Renzo e Lisa, e il
presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni, è stato il
direttore del Salone Ernesto Ferrero: “L’opera di Levi è assimilabile a
quella di un antropologo che smonta e rimonta un evento per spiegarlo
alle persone. Non si fa prendere dall’emotività ma continua fermo la
sua analisi. Primo Levi è stato egli stesso un traduttore, non solo
perché ha curato la versione italiana dell’Ignoto marinaio di Coleridge
o di Heine ma perché ha dovuto inventare un linguaggio per tradurre
qualcosa di impossibile da raccontare o spiegare come la Shoah. Penso
che la versione americana della sua opera omnia porterà una svolta
storica nella diffusione di questo autore fondamentale”.
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qui torino - salone del libro Armenia, voci contro l'odio
"Un
libro che arriva al momento giusto”. Sono le parole con cui la
scrittrice Antonia Arslan, che molti libri e molte energie ha dedicato
al racconto del Grande Male, sottolinea l'importanza di “Pro Armenia.
Voci ebraiche sul genocidio”, volume pubblicato dalla casa editrice
Giuntina in occasione del Giorno della Memoria (curatori dell'opera
sono Fulvio Cortese e Francesco Berti).
Una scelta temporale estremamente significativa, quella di Giuntina, a
legare due tragedie – il Metz Yeghern e la Shoah – che hanno segnato la
storia del Novecento (pur con una diversa consapevolezza della
collettività). Il volume, è stato ricordato, rappresenta infatti una
testimonianza preziosa per far luce sul massacro compiuto ai danni
della minoranza armena, un massacro troppo a lungo ignorato e su cui
ancora oggi sono diffuse speculazioni vergognose. In primis, ha
sottolineato l'editore Shulim Vogelmann, il “negazionismo di Stato” di
matrice turca.
In questa prospettiva, significativo il fatto che le voci a levarsi
contro l'oblio siano prima di tutto ebraiche. E che sia proprio un
ebreo, Raphael Lemkin, a coniare il termine genocidio.
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qui torino - salone del libro
La vittoria della vita
Prima
di tutto, un inno alla vita. Questo è, per Emmanuelle de Villepin, ‘Un
mondo senza noi’ della scrittrice e giornalista Manuela Dviri.
Pubblicato da Piemme, il libro ricostruisce la saga di due famiglie
ebraiche italiane tra leggi razziste, diritti negati, l’orrore della
Shoah. Nomi, persone, luoghi, spostamenti: un affresco straordinario e
potente. E il “mondo senza noi”, quello voluto dal nazifascismo, che si
infrange contro la vita per lasciare strada alla straordinaria forza
d’animo e al coraggio di chi sopravvive.
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La scommessa dei libri
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Un
locale nato da pochi mesi, libreria e bistrot insieme, e un caffè che
esiste da cent’anni con una libreria al suo interno: interessante ieri
sera il confronto tra Deborah Tagliacozzo della libreria Bardotto di
Torino e Loriana Ursich della libreria caffè San Marco di Trieste.
Confronto da cui sono emerse lievi differenze (nella scelta dei libri
da esporre, nel modo di suddividerli) ma anche curiose somiglianze. Già
di per sé Trieste e Torino hanno qualcosa in comune: ieri sera è stata
descritta molto efficacemente la Trieste del secolo scorso, un ambiente
ricco di personalità eccezionali; anche a Torino conosciamo questa
sensazione di un mondo straordinario passato pochi decenni prima di noi
per gli stessi luoghi che frequentiamo quotidianamente. Due mondi –
quello triestino ma anche quello torinese – a cui l’ebraismo non è
estraneo.
Anna Segre, insegnante
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Profughi |
Ha
fatto il giro del web e ha destato polemiche, la notizia riportata da
numerosi quotidiani e colta immediatamente da Matteo Salvini, secondo
cui una decina di profughi avrebbero rifiutato due strutture in Toscana
dove sarebbero stati ospitati, perché privi di televisione e
collegamento wi-fi. Sempre che ciò sia avvenuto realmente – Questura e
Carabinieri locali hanno smentito la notizia chiarendo “che il rifiuto
era legato solo a motivi religiosi” -, e cercando di togliere tale
sensazionalismo a titoli analoghi, trattandosi di casi isolati, dove la
maggioranza dei migranti, come hanno sottolineato i numerosi volontari,
non può che essere grata per quello che sta ricevendo, la specifica
vicenda dopo queste premesse, non dovrebbe granché stupire o indignare.
Francesco Moises Bassano, studente
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