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21 maggio 2015 - 3 Sivan 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Si apre il quarto libro della Torah, il cosiddetto “chomàsh ha-pequdìm”, il libro dei censimenti; il popolo viene contato due volte, tenendo i Leviti separati dal resto del popolo. Questi conteggi sono significativi e problematici al tempo stesso, sia per le modalità, sia per il concetto stesso di conteggio.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Ora che praticamente tutti i politici israeliani di ogni orientamento hanno condannato la decisione di stabilire linee di autobus separate per ebrei e per palestinesi fra la Cisgiordania e Israele che avrebbero creato una situazione di apartheid nei trasporti pubblici, resta solamente da stabilire chi è il genio che ha preso l’infelice e controproducente iniziativa. Le idee vittoriose hanno molti padri, quelle perdenti sono sempre orfane.
 
La trattativa segreta
Una tregua da cinque a dieci anni. Questo l’obiettivo delle trattative segrete che secondo una ricostruzione del quotidiano giordano Ad-Dustour sarebbero in corso tra Israele e Hamas. Maurizio Molinari riporta da Ramallah per La Stampa che i colloqui sarebbero iniziati con lo scambio di un soldato israeliano di origine etiope caduto a Gaza e un imprecisato numero di prigionieri palestinesi. Hamas e Israele, scrive Molinari, “avrebbero affrontato anche il nodo delle frontiere ovvero la possibilità che Gerusalemme riconosca de facto la Palestina dentro i confini della Striscia, siglando accordi bilaterali per migliorare la qualità della vita dei residenti, a cominciare dalla fornitura di elettricità e acqua come già avviene in Cisgiordania”.
 
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  davar
israele
L'incontro tra Rivlin e Mogherini

"Europa aiuti a portare la pace" 
“L'Europa ha un ruolo importante da giocare per portare questo conflitto a una conclusione”, ha dichiarato il presidente di Israele Reuven Rivlin in queste ore, rivolgendosi all'Alto rappresentante agli Esteri dell'Unione europea Federica Mogherini. Il capo della diplomazia europea sta concludendo, infatti, la sua visita in Israele e Cisgiordania per cercare di riattivare in negoziati di pace tra il governo di Gerusalemme e i palestinesi. “Il mondo intero ha ascoltato l'impegno di Netanyahu per la soluzione dei due Stati”, ha sottolineato Rivlin, riferendosi alle parole pronunciate dal Premier nel suo incontro con Mogherini. “Questo conflitto arriverà a una fine quando entrambe le parti capiranno che l'unica possibilità è quella di vivere fianco a fianco”, il commento del presidente israeliano che ha voluto precisare come Israele non sia affatto “in guerra con l'Islam” e come sia necessario costruire la fiducia con i palestinesi. “ Un passo importante per questa strada è la ricostruzione di Gaza”, l'analisi di Rivlin.

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qui venezia - i 500 anni dal ghetto
La cultura e gli ideali di libertà per le celebrazioni del 2016
Cinquecento anni dall’istituzione del Ghetto di Venezia. Il mezzo millennio di storia che sarà ricordato con molte iniziative di grande prestigio attorno alla realtà ebraica veneziana non deve essere motivo di festeggiamenti spensierati, ma costituire piuttosto una importante occasione di approfondimento e di conoscenza, di riflessione sui valori comuni dell’Europa di oggi e di domani. Ognuna dal proprio specifico orizzonte, sono tutte concordi le diverse voci intervenute nella prima uscita pubblica del Comitato costituito a Venezia per affrontare una scadenza fondamentale nell’agenda culturale 2016 della città lagunare.
Dal rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout, che ha accolto i visitatori nella gloriosa Scola Canton, una delle più preziose sinagoghe italiane, al presidente della Comunità veneziana Paolo Gnignati, che presiede anche il Comitato “ I 500 anni del Ghetto di Venezia”. Dalla direttrice del Comitato scientifico per “I 500 anni del Ghetto di Venezia” Donatella Calabi, al presidente della Fondazione Musei civici di Venezia Walter Hartsarich, alla direttrice della stessa Fondazione Gabriella Belli.
I protagonisti già al lavoro per questo appuntamento che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto definire nel suo intervento conclusivo “di rilievo nazionale, europeo e mondiale” cominciano ora a declinare i grandi snodi di un programma culturale estremamente ambizioso. E il mondo della cultura, della politica e dell’economia risponde con attenzione. Il prossimo sindaco di Venezia, che attende la consacrazione del voto nei prossimi giorni, sarà al timone assieme al presidente della Comunità e del Comitato stesso.
Toto Bergamo Rossi, direttore della Fondazione Venetian Heritage Onlus, ha illustrato i primi incoraggianti risultati di una grande campagna internazionale di raccolta fondi per salvaguardare e valorizzare un patrimonio culturale ebraico che non ha pari al mondo. Mentre il presidente dell'Associazione Veneziana Albergatori Vittorio Bonacini ha assicurato che gli imprenditori del turismo veneziano faranno la loro parte, non solo offrendo servizi adeguati a una clientela che desidera giungere dal mondo intero, ma anche chiedendo già a partire dalle prossime settimane a tutti gli ospiti di essere protagonisti, con un piccolo, ma altamente simbolico contributo economico, alla riuscita delle manifestazioni del 2016.
“Il concetto di ghetto – ha ricordato il presidente UCEI, che ha voluto portare in Laguna il saluto e il sentimento di partecipazione dell’intera realtà ebraica italiana – evoca sentimenti laceranti. Ma questo anniversario deve rappresentare una occasione per esprimere la grande speranza europea che gli ebrei condividono con tantissimi cittadini di un futuro migliore del nostro passato”.
“Il cinquecentesimo anniversario del Ghetto non deve essere celebrato, ma non può comunque passare inosservato e sfruttato come momento di riflessione” ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica veneziana Paolo Gnignati. “Si tratta – ha aggiunto – di una storia straordinaria, perché questo quartiere può raccontare a tutto il mondo il contributo culturale e artistico che la Comunità, interagendo con la società circostante, ha saputo fornire nonostante le condizioni restrittive che le erano state imposte”.
Un'impostazione condivisa dal rabbino capo Scialom Bahbout. “Confinati in spazi così angusti – le sue parole – gli ebrei non hanno perso la speranza, si sono dati da fare, hanno creato cultura e associazionismo solidale per aiutare che aveva maggiore bisogno, hanno addirittura creato i primi grattaceli della storia. Come dice il Salmo 30: Non hanno dato ai propri nemici occasione per rallegrarsi a causa loro”.
Tre i progetti principali elaborati in vista dell'anniversario, cui si affiancherà un ricco calendario di iniziative portate avanti da soggetti diversi. A partire dalla mostra “Venezia, gli Ebrei e l'Europa. 1516-2016", frutto di una collaborazione tra il comitato scientifico guidato dalla professoressa Donatella Calabi, massima esperta di storia urbana del Ghetto, e la Fondazione Musei Civici di Venezia, che si aprirà in primavera. Obiettivo della mostra è quello di mettere in luce la ricchezza dei rapporti “tra ebrei e città, tra ebrei e società civile” nei diversi periodi della lunga storia della loro permanenza in laguna, in area veneta e in area europea e mediterranea. Attraverso una grande varietà di materiali storici ed artistici, l’oggetto di indagine non sarà quindi ristretto all’area specifica dei tre ghetti veneziani, ma si tenterà di dar conto delle relazioni culturali, linguistiche, attinenti alle arti e mestieri che la minoranza ebraica ha intessuto con l'esterno.
Secondo progetto che andrà realizzandosi il restauro, l'ampliamento e il rinnovamento del museo ebraico cittadino attraverso la raccolta fondi lanciata dal Venetian Heritage nel novembre 2014 nell’ambito delle attività dei Comitati Privati Internazionali per la salvaguardia del capoluogo veneto. In particolare sarà aggiunta una nuova ala al museo e saranno aumentati i fondi in esposizione.
Infine la serata di gala in programma al teatro La Fenice il giorno esatto del Cinquecentenario, alla presenza di personalità internazionali del mondo della scienza, dell'economia, dell'arte e della cultura. A guidare l'orchestra sarà un direttore di fama, con un programma musicale appositamente pensato insieme al direttore artistico del Teatro La Fenice Fortunato Ortombina.
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musica - la sfida delle a-wa sisters
Ballare a ritmo yemenita
Ambientazione brulla, immersa nel deserto. Un uomo in divisa avanza minaccioso munito di frusta. Da una tenda lo guarda, piuttosto scocciata, una lei che inizia il suo canto profondissimo in arabo: “Amore del mio cuore, occhi miei. È straordinario che qualcuno ti abbia messo contro di me. Ha osato mangiarmi ma non per esser soddisfatto. Come una rosa appena sbocciata l’amore mi sconvolge e mi lascia qui inconsapevole. Questo amore ha fatto piangere i miei occhi”. Un testo che inviterebbe a una dolorosa nenia dedicata all’amor perduto ma che a sorpresa mescola il sound tradizionale yemenita ad un ritmo dance a cui non si può resistere più di un minuto seduti e che promette di far ballare almeno mezza Israele. “Habib Galbi” è la canzone rivelazione delle A-wa Sisters, tre sorelle israeliane originarie dello Yemen, Tair, Liron e Tagel Haim (rispettivamente 31, 29 e 25 anni), che hanno avuto l’intuizione di mixare armoniosamente la propria tradizione insaporendola con un pizzico di attualità.
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qui milano - israele all'expo
Porte aperte alla curiosità
Far conoscere la presenza israeliana all’Expo ma soprattutto le opportunità che essa genera per l’ebraismo milanese. Questo si è proposto Riccardo Hofmann, amministratore della pagina Facebook ‘Gli Amici del Padiglione Israele’, nell’organizzare un incontro con il commissario del padiglione Israele Elazar Cohen, svoltosi nell’aula magna della scuola ebraica. Oltre a Cohen sono intervenuti il responsabile delle relazioni esterne del padiglione Menachem Gantz, il presidente della Comunità ebraica milanese Raffaele Besso, l’assessore alla cultura con delega a Expo Davide Romano, il consigliere Alberto Levi, il vicepresidente e presidente di sezione del Keren Kayemeth LeIsrael Silvio Tedeschi e il vicepresidente della Commissione Milano KKL Italia Franco Modigliani.
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jciak
Se Joyce arriva a Haifa
Prendete l’Ulisse di Joyce, ignorate Dublino e portatelo a Haifa. Su e giù per la scalinata che dal Carmelo conduce al porto su un tappeto sonoro di gabbiani, sirene di rimorchiatori, cellulari, chiacchiere e radio. A tentare l’esperimento è Elad Keidan, giovane regista israeliano che porta a Cannes “Hayored Lemala – Afterthought”, in concorso per la Caméra d’or. In questo primo lungometraggio Keidan, che nel 2008 aveva vinto il premio Cinéfondation per il corto “Anthem”, mette in scena una commedia esistenziale che intreccia due vite e un’infinità di emozioni e sentimenti. Il risultato è un notevole flusso di coscienza che, anche se i risultati hanno fatto discutere, deve molto al protagonista joyciano, l’ebreo irlandese Leopold Bloom.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Norimberga
Scriveva Rebecca West quanto valorosi fossero stati gli uomini che «celebrando il processo di Norimberga, tentarono di costringere un grosso e caotico evento storico a diventare comprensibile». Rileggere il passato per capire la Germania di ieri e di oggi. Ma anche avere una idea quasi “da vicino” dei capi del Nazismo ormai sconfitto. Farsi guidare verso una sentenza ineluttabile, insieme guardare un Paese allora fiaccato dalla guerra e in cerca di una sorta di riscatto. In “Serra con ciclamini. Il processo di Norimberga e la rinascita economica della Germania” (pubblicato per la prima volta in italiano da Skira editore) c’è questo e altro.

Stefano Jesurum, giornalista
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