Elia Richetti,
rabbino
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Si
apre il quarto libro della Torah, il cosiddetto “chomàsh ha-pequdìm”,
il libro dei censimenti; il popolo viene contato due volte, tenendo i
Leviti separati dal resto del popolo. Questi conteggi sono
significativi e problematici al tempo stesso, sia per le modalità, sia
per il concetto stesso di conteggio.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Ora
che praticamente tutti i politici israeliani di ogni orientamento hanno
condannato la decisione di stabilire linee di autobus separate per
ebrei e per palestinesi fra la Cisgiordania e Israele che avrebbero
creato una situazione di apartheid nei trasporti pubblici, resta
solamente da stabilire chi è il genio che ha preso l’infelice e
controproducente iniziativa. Le idee vittoriose hanno molti padri,
quelle perdenti sono sempre orfane.
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La trattativa segreta |
Una
tregua da cinque a dieci anni. Questo l’obiettivo delle trattative
segrete che secondo una ricostruzione del quotidiano giordano
Ad-Dustour sarebbero in corso tra Israele e Hamas. Maurizio Molinari
riporta da Ramallah per La Stampa che i colloqui sarebbero iniziati con
lo scambio di un soldato israeliano di origine etiope caduto a Gaza e
un imprecisato numero di prigionieri palestinesi. Hamas e Israele,
scrive Molinari, “avrebbero affrontato anche il nodo delle frontiere
ovvero la possibilità che Gerusalemme riconosca de facto la Palestina
dentro i confini della Striscia, siglando accordi bilaterali per
migliorare la qualità della vita dei residenti, a cominciare dalla
fornitura di elettricità e acqua come già avviene in Cisgiordania”.
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qui venezia - i 500 anni dal ghetto
La cultura e gli ideali di libertà per le celebrazioni del 2016
Cinquecento
anni dall’istituzione del Ghetto di Venezia. Il mezzo millennio di
storia che sarà ricordato con molte iniziative di grande prestigio
attorno alla realtà ebraica veneziana non deve essere motivo di
festeggiamenti spensierati, ma costituire piuttosto una importante
occasione di approfondimento e di conoscenza, di riflessione sui valori
comuni dell’Europa di oggi e di domani. Ognuna dal proprio specifico
orizzonte, sono tutte concordi le diverse voci intervenute nella prima
uscita pubblica del Comitato costituito a Venezia per affrontare una
scadenza fondamentale nell’agenda culturale 2016 della città lagunare.
Dal rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout, che ha accolto i
visitatori nella gloriosa Scola Canton, una delle più preziose
sinagoghe italiane, al presidente della Comunità veneziana Paolo
Gnignati, che presiede anche il Comitato “ I 500 anni del Ghetto di
Venezia”. Dalla direttrice del Comitato scientifico per “I 500 anni del
Ghetto di Venezia” Donatella Calabi, al presidente della Fondazione
Musei civici di Venezia Walter Hartsarich, alla direttrice della stessa
Fondazione Gabriella Belli.
I protagonisti già al lavoro per questo appuntamento che il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto
definire nel suo intervento conclusivo “di rilievo nazionale, europeo e
mondiale” cominciano ora a declinare i grandi snodi di un programma
culturale estremamente ambizioso. E il mondo della cultura, della
politica e dell’economia risponde con attenzione. Il prossimo sindaco
di Venezia, che attende la consacrazione del voto nei prossimi giorni,
sarà al timone assieme al presidente della Comunità e del Comitato
stesso.
Toto Bergamo Rossi, direttore della Fondazione Venetian Heritage Onlus,
ha illustrato i primi incoraggianti risultati di una grande campagna
internazionale di raccolta fondi per salvaguardare e valorizzare un
patrimonio culturale ebraico che non ha pari al mondo. Mentre il
presidente dell'Associazione Veneziana Albergatori Vittorio Bonacini ha
assicurato che gli imprenditori del turismo veneziano faranno la loro
parte, non solo offrendo servizi adeguati a una clientela che desidera
giungere dal mondo intero, ma anche chiedendo già a partire dalle
prossime settimane a tutti gli ospiti di essere protagonisti, con un
piccolo, ma altamente simbolico contributo economico, alla riuscita
delle manifestazioni del 2016.
“Il concetto di ghetto – ha ricordato il presidente UCEI, che ha voluto
portare in Laguna il saluto e il sentimento di partecipazione
dell’intera realtà ebraica italiana – evoca sentimenti laceranti. Ma
questo anniversario deve rappresentare una occasione per esprimere la
grande speranza europea che gli ebrei condividono con tantissimi
cittadini di un futuro migliore del nostro passato”.
“Il
cinquecentesimo anniversario del Ghetto non deve essere celebrato, ma
non può comunque passare inosservato e sfruttato come momento di
riflessione” ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica
veneziana Paolo Gnignati. “Si tratta – ha aggiunto – di una storia
straordinaria, perché questo quartiere può raccontare a tutto il mondo
il contributo culturale e artistico che la Comunità, interagendo con la
società circostante, ha saputo fornire nonostante le condizioni
restrittive che le erano state imposte”.
Un'impostazione condivisa dal rabbino capo Scialom Bahbout. “Confinati
in spazi così angusti – le sue parole – gli ebrei non hanno perso la
speranza, si sono dati da fare, hanno creato cultura e associazionismo
solidale per aiutare che aveva maggiore bisogno, hanno addirittura
creato i primi grattaceli della storia. Come dice il Salmo 30: Non
hanno dato ai propri nemici occasione per rallegrarsi a causa loro”.
Tre i progetti principali elaborati in vista dell'anniversario, cui si
affiancherà un ricco calendario di iniziative portate avanti da
soggetti diversi. A partire dalla mostra “Venezia, gli Ebrei e
l'Europa. 1516-2016", frutto di una collaborazione tra il comitato
scientifico guidato dalla professoressa Donatella Calabi, massima
esperta di storia urbana del Ghetto, e la Fondazione Musei Civici di
Venezia, che si aprirà in primavera. Obiettivo della mostra è quello di
mettere in luce la ricchezza dei rapporti “tra ebrei e città, tra ebrei
e società civile” nei diversi periodi della lunga storia della loro
permanenza in laguna, in area veneta e in area europea e mediterranea.
Attraverso una grande varietà di materiali storici ed artistici,
l’oggetto di indagine non sarà quindi ristretto all’area specifica dei
tre ghetti veneziani, ma si tenterà di dar conto delle relazioni
culturali, linguistiche, attinenti alle arti e mestieri che la
minoranza ebraica ha intessuto con l'esterno.
Secondo progetto che andrà realizzandosi il restauro, l'ampliamento e
il rinnovamento del museo ebraico cittadino attraverso la raccolta
fondi lanciata dal Venetian Heritage nel novembre 2014 nell’ambito
delle attività dei Comitati Privati Internazionali per la salvaguardia
del capoluogo veneto. In particolare sarà aggiunta una nuova ala al
museo e saranno aumentati i fondi in esposizione.
Infine la serata di gala in programma al teatro La Fenice il giorno
esatto del Cinquecentenario, alla presenza di personalità
internazionali del mondo della scienza, dell'economia, dell'arte e
della cultura. A guidare l'orchestra sarà un direttore di fama, con un
programma musicale appositamente pensato insieme al direttore artistico
del Teatro La Fenice Fortunato Ortombina.
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jciak
Se Joyce arriva a Haifa
Prendete
l’Ulisse di Joyce, ignorate Dublino e portatelo a Haifa. Su e giù per
la scalinata che dal Carmelo conduce al porto su un tappeto sonoro di
gabbiani, sirene di rimorchiatori, cellulari, chiacchiere e radio. A
tentare l’esperimento è Elad Keidan, giovane regista israeliano che
porta a Cannes “Hayored Lemala – Afterthought”, in concorso per la
Caméra d’or. In questo primo lungometraggio Keidan, che nel 2008 aveva
vinto il premio Cinéfondation per il corto “Anthem”, mette in scena una
commedia esistenziale che intreccia due vite e un’infinità di emozioni
e sentimenti. Il risultato è un notevole flusso di coscienza che, anche
se i risultati hanno fatto discutere, deve molto al protagonista
joyciano, l’ebreo irlandese Leopold Bloom.
Daniela Gross
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Setirot
- Norimberga |
Scriveva
Rebecca West quanto valorosi fossero stati gli uomini che «celebrando
il processo di Norimberga, tentarono di costringere un grosso e caotico
evento storico a diventare comprensibile». Rileggere il passato per
capire la Germania di ieri e di oggi. Ma anche avere una idea quasi “da
vicino” dei capi del Nazismo ormai sconfitto. Farsi guidare verso una
sentenza ineluttabile, insieme guardare un Paese allora fiaccato dalla
guerra e in cerca di una sorta di riscatto. In “Serra con ciclamini. Il
processo di Norimberga e la rinascita economica della Germania”
(pubblicato per la prima volta in italiano da Skira editore) c’è questo
e altro.
Stefano Jesurum, giornalista
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