
Elia Richetti,
rabbino
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L’episodio
della scelta dei settanta anziani che dovranno affiancare Moshè nella
gestione del popolo contiene elementi tali da suscitare più di qualche
interrogativo. Due dei settanta prescelti, Eldàd e Medàd, non si
presentano alla chiamata presso la tenda del convegno, preferendo
rimanere nell’accampamento (il Talmùd, nel trattato di Sanhedrìn,
spiega che non hanno voluto mettersi in mostra), ma ciò nonostante sono
investiti dallo spirito profetico e si mettono a profetizzare
nell’accampamento. Yehoshùa, impressionato dalla cosa, suggerisce a
Moshè di intervenire con una certa forza; ma Moshè rifiuta, auspicando
che un simile spirito di profezia possa investire ogni singolo ebreo.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Alla
mia asserzione della scorsa settimana sulla aterrirorialità
transnazionale degli ebrei vanno aggiunte due riflessioni. La prima,
necessaria, è che non si può trascurare il fatto epocale della
ricuperata sovranità nazionale, territoriale e politica, degli ebrei
che ha modificato radicalmente le condizioni di gioco dei precedenti
due millenni e ha creato le nuove fondamenta senza le quali gran parte
dell’odierna esperienza non solo di Israele ma anche della diaspora
ebraica non potrebbe sussistere.
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ROMA
– Si inaugura questa sera alle 20.30 un ciclo di incontri sul “Bikur
Cholim”, l'assistenza ai malati, organizzato dalla sezione romana
dell'Associazione Medica Ebraica. Appuntamento al Tempio dei giovani
con il rav Benedetto Carucci Viterbi che interverrà su “La visita ad un
malato nell'insegnamento del Talmud babilonese”.
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Nuovi razzi da Gaza |
Alcuni
razzi sono stati sparati ieri sera dalla Striscia di Gaza contro il Sud
di Israele. Non sono stati registrati feriti o danni a edifici,
dichiarano le autorità israeliane. Entrambi i missili sono caduti in
uno spazio aperto nell’area di Sdot Negev, zona in cui sono risuonate
le sirene d’allarme così come a Netivot e Ashkelon. “Ogni escalation di
violenza riceverà una dura risposta”, ha affermato il presidente del
Consiglio regionale di Sdot Negev Tamir Idan. L’attacco arriva a pochi
giorni da un altro lancio effettuato dalla Striscia.
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CONFERMATE LE ANTICIPAZIONI DI PAGINE EBRAICHE
Edgardo Mortara, il film si farà.
Alla regia Steven Spielberg
Prende finalmente quota la rivelazione fatta oltre un anno fa dal giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche
riguardo all’intenzione del grande regista americano Steven Spielberg
di girare un film sulla figura di Edgardo Mortara, il bambino ebreo
strappato alla sua famiglia e rapito nel 1858 a Bologna dai gendarmi
dello Stato della Chiesa per poi essere nascosto in Vaticano ed educato
a divenire un sacerdote cattolico. Un caso destinato a segnare le sorti
di tutto il paese, non solo dell’Italia ebraica, alla vigilia di un
momento di trasformazione conclusosi con l’unità nazionale e con la
conquista di libertà e diritti fino ad allora sconosciuti.
Nuove conferme sulle intenzioni di Spielberg arrivano adesso dal
presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz, che rivela
di essere stato contattato dalla casa di produzione Dreamworks per
identificare, all’interno della Comunità stessa, il profilo del
possibile protagonista. Età compresa tra i cinque e gli otto anni,
ottima conoscenza della lingua inglese: queste alcune delle
caratteristiche richieste. “Ci sono solo due famiglie della nostra
Comunità in città che hanno un figlio che corrisponde all’identikit
della Dreamworks. Ed alla fine solo un bambino dei due è andato a Roma
per il provino. Questo è avvenuto pochi giorni fa – afferma De Paz – ma
non sappiamo ancora il risultato della selezione”.
L’idea di Spielberg è quella di girare gran parte della pellicola nella
città di Bologna. Secondo alcuni questo potrebbe accadere già dal
prossimo autunno. Stando a quanto raccolto dalla redazione, i tempi
potrebbero essere invece meno stretti. Ma è diffusa la consapevolezza
che i primi fondamentali passi verso questa impresa siano stati
compiuti.
(Nell’immagine “Il rapimento di Edgardo Mortara” di Moritz Oppenheim, 1862)
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edgardo mortara - parla la pronipote "Una ferita ancora aperta"
Un
argomento di ricerca storica, ma anche una ferita familiare ancora
aperta per Elèna Mortara Di Veroli, studiosa e docente di letteratura
americana all’Università di Roma, che nella primavera dello scorso anno
consegnava il manoscritto “Writing for Justice” alla prestigiosa
Dartmouth College Press. Uno studio in cui il caso Mortara si stacca
dal fatto di cronaca ormai lontano nel tempo ed entra, parole del
direttore della redazione UCEI Guido Vitale, “in una dimensione di viva
e drammatica attualità, quella del dibattito storico e culturale che
sta alla base della conquista di una società plurale, aperta e
democratica”. Proprio la professoressa Mortara annunciava in quella
circostanza, per poi tornare sull’argomento in una successiva
intervista (Daniela Gross, agosto 2014) che riproponiamo oggi ai nostri
lettori, la sua stretta collaborazione con Tony Kushner, noto
sceneggiatore di Spielberg, e con David Kertzer, esperto di storia
politica della Chiesa autore tra gli altri di “Prigioniero del papa re”
(ed. Rizzoli), recentemente premiato con il Pulitzer per l’indagine
condotta sul carteggio tra Pio XI e Benito Mussolini.
“Il rapimento di Edgardo – spiega la professoressa Mortara – prelude
all’alleanza segreta fra Napoleone III e Cavour e al crollo dello Stato
pontificio e rappresenta un pre-affare Dreyfus. Simboleggia i rischi di
quel potere anacronistico, assoluto e autoritario che si vuole
combattere ed è dunque vissuto come un crimine”. In questo senso, nella
sua interpretazione, il caso ha contributo a favorire l’unità d’Italia,
“mostrando in modo esemplare la discriminazione in atto nello Stato
pontificio”. Per tenere vivo questo monito, sempre Mortara aveva
lanciato pochi mesi prima un appello per far sì che potesse essere
ospitato in una struttura italiana il quadro “Il rapimento del bambino
Edgardo Mortara” (1862) di Moritz Oppenheim, primo pittore ebreo di
successo dell’età moderna. Una tela preziosa, rinvenuta di recente,
andata infine a un collezionista privato dopo la battitura di un’asta
da Sotheby’s.
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
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Milano - la visita del sindaco ron huldai
Tel Aviv, la città più smart
Tecnologia,
innovazione e rapporto sempre più stretto con i propri cittadini. Tel
Aviv è una delle realtà capofila nella rivoluzione del concetto di
città e lo dimostra il premio recentemente ottenuto a Barcellona come
Smart city dell’anno. Negli ultimi due anni è stata avviata la
piattaforma Digi-Tel, un progetto che favorisce la collaborazioni tra
residenti, aziende e organizzazioni del terziario attraverso tecnologie
all’avanguardia che consentono l’apprendimento, la creatività e la
condivisione. Per dare un assaggio al pubblico italiano di cosa
significhi essere una delle realtà più all’avanguardia del mondo, il
Padiglione Israele ad Expo ha organizzato oggi un incontro dedicato a
Tel Aviv e in particolare al suo volto da capitale del high tech, un
appuntamento che vedrà tra i suoi ospiti il sindaco della città
israeliana Ron Huldai (protagonista questo mese di un’intervista su
Italia Ebraica a firma di Rossella Tercatin). “Siamo orgogliosi di
essere qui a Padiglione Israele a Expo 2015 – ha spiegato Hila Oren,
CEO of Tel Aviv Global, in apertura dell’incontro, aperto dai saluti
dell’ambasciatore Naor Gilon e dell’assessore allo Sviluppo economico
del Comune di Milano Cristina Tajani e in cui sono presenti alcuni
delle più innovative start up israeliane e italiane – Negli anni
passati Tel Aviv è riuscita a diventare una delle smart city di
riferimento del pianeta grazie a innovazione, coinvolgimento della
cittadinanza e un modo di pensare ‘out of the box’. Oggi apriamo la
nostra Smart City al mondo per condividere la nostra storia e
supportare altre città nel loro percorso”. Un percorso che coinvolge
anche Milano, città gemellata con Tel Aviv e i cui sindaci – Huldai e
Giuliano Pisapia – si sono incontrati nelle scorse ore per proseguire
una cooperazione che ha già dato molti frutti.
(Nella
foto il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai con il sindaco di Milano
Giuliano Pisapia e il Presidente della Commissione Expo Ruggero Gabbai)
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qui roma Donne, identità, diritti
È
un ebraismo vivo che cerca costantemente risposte ai problemi della
società quello che emerge dalle parole del rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni, protagonista nell'ambito del quinto convegno Donne e
religioni, dedicato quest'anno al tema "Sottomissione o libero
arbitrio? La condizione femminile come indicatore di progresso e
crescita culturale e sociale", organizzato dalla associazione culturale
Sound's good, in collaborazione con la rivista Confronti, e con il
patrocinio, tra gli altri, della Camera dei deputati, di Roma Capitale,
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dell'Associazione Donne
Ebree d'Italia-Wizo.
Dal futuro delle comunità ebraiche d'Europa dopo gli ultimi tragici
fatti di sangue all'appello del gran rabbino di Francia Haim Korsia
affinché anche gli ebrei italiani “preghino per la patria”, e ancora
con un suo approfondimento sul ruolo centrale che la donna ha nella
tradizione ebraica, il rav Di Segni – ha osservato il direttore della
redazione giornalistica UCEI Guido Vitale – “rappresenta una voce
presente e attiva all'interno del dibattito, una voce che affronta i
problemi che riguardano la società".
Molti i temi toccati durante la prima sessione, svoltasi presso la
biblioteca della Camera e inaugurata da una introduzione
dell'organizzatrice, la professoressa Marisa Patulli Trythall.
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Israele - Le celebrazioni per il Due Giugno
In festa per la democrazia
a impatto ambientale zero
Le
note dell’inno d’Italia, d’Israele, d’Europa. È una sinfonia di valori
comuni quella che ha accolto gli ospiti delle celebrazioni della Festa
della Repubblica nella residenza dell’ambasciatore Francesco Maria Talò
a Ramat Gan. I valori di libertà, di democrazia, di pace che sono messi
in luce da Talò nell’introdurre la serata, cui hanno preso parte
centinaia di persone. La serata si è inoltre pregiata di essere a
impatto ambientale zero, con il Keren Kayemet LeIsrael, il Fondo
nazionale ebraico, che, per compensare le emissioni per organizzarla,
ha piantato una foresta dedicata a Expo 2015.
Rossella Tercatin
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Setirot
- Musei |
Ogni
tanto, su queste pagine e/o in altri siti ebraici, qualche anima bella
si premura di ironizzare, quando non addirittura di criticare più o
meno furiosamente gli sforzi e le energie impiegati a ricordare,
conservare, testimoniare, catalogare pezzi della nostra storia. Detto
con semplicità, l’accusa è di ‘musealizzare’ il popolo ebraico.
Stefano Jesurum, giornalista
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