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8 giugno 2015 - 21 Sivan 5775

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini.
 

JTA | Jewish news ‏@JTAnews 
8 giugno
Party of anti-Israel Erdogan loses majority in Turkish parliament http://j.mp/1HUKZSM

JTA | Jewish news ‏@JTAnews 
7 giugno
White House backs Israel’s right of self-defense following rocket attacks http://j.mp/1G4BOkS

AJC ‏@AJCGlobal 
8 giugno
“We, the Druze people, are an integral part of the State of Israel…Our partnership with the Jewish people is eternal.” -Rinal Seef at #GloFo)

 
#PE24BreakingNews
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Turchia, nuovi scenari elettorali le urne ridimensionano Erdogan  
Duro colpo elettorale per il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Il suo partito – Akp, conservatore e di ispirazione islamica – per la prima volta in 13 anni non raggiunge la maggioranza assoluta, ottenendo il 40 per cento dei voti e perdendo ben dieci punti rispetto alle elezioni precedenti. A sorprendere è invece lo storico risultato del partito curdo (13 per cento) che per la prima volta supera l'ostica soglia di sbarramento (fissata al 10 per cento) e porta in Parlamento 82 deputati. “La faccia pulita di un curdo in camicia bianca entra per la rima volta nel Parlamento della Turchia e abbatte l'arroganza del Sultano”, scrive Repubblica parlando del leader del partito curdo Selahattin Demirtas, definito “l'outsider dall'eloquio tranquillo che difende le minoranze, le donne e i gay”. “Ha vinto la democrazia”, ha dichiarato Demirtas, escludendo categoricamente la possibilità di entrare a far parte di una coalizione guidata da Erdogan. “Vari scenari sono adesso possibili. Erdogan può cercare di promuovere un governo di minoranza dell'Akp fino a elezioni anticipate – scrive Repubblica - Può anche tentare un'intesa con uno dei tre partiti di opposizione. I candidati più probabili sarebbero i nazionalisti. Ma lo scenario più interessante prevede che curdi, nazionalisti e socialdemocratici, nonostante l' antagonismo storico, potrebbero — pur di sbarazzarsi degli islamici al potere da 13 anni — provare un accordo fino a elezioni anticipate”.

Riscrivere il vocabolario medico nazista. “Sono decine le patologie che portano denominazioni assegnate da medici nazisti. Per i tribunali sono criminali di guerra, per la comunità scientifica no. La campagna mondiale per cambiare nome a queste malattie parte oggi da Roma”, scrive Giacomo Galeazzi su La Stampa, ricordando il convegno che si terrà in queste ore nella Capitale, all'Università La Sapienza, promotrice dell'evento assieme alla Comunità ebraica romana e all'Ospedale israelitico. Tra i relatori dell'incontro (“Medici nazisti e malattie eponimiche, una storia da riscrivere”, il titolo del convegno) il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni che alla Stampa spiega: “Serve un accordo internazionale per cancellare i nomi: un gesto di alto valore etico Io stesso ho studiato per decenni malattie senza sapere che si riferivano a criminali nazisti”. “Sono state tante, in passato, le richieste per cancellare quel nomi, ma Isolate e senza seguito concreto. - spiega a Paolo Conti (Corriere della Sera) il medico Cesare Efrati, gastroenterologo dell'Israelitico e tra gli organizzatori dell'incontro - C'è una bella proposta intitolare quelle sindromi ai tanti medici e scienziati morti nei campi di concentramento”.

Israele: razzi e silenzi. “Non ho sentito nessuno della comunità internazionale condannare il lancio di razzi da Gaza. E anche l’Onu tace. Sarà interessante vedere se questo silenzio continuerà anche quando faremo ricorso al diritto di Israele all’autodifesa”, così il Primo ministro Benjamin Netanyahu alla luce del silenzio dell'Onu e della voce internazionale di fronte agli attacchi degli ultimi giorni provenienti da Gaza contro il Sud di Israele. Come scrive il Fatto Quotidiano, a dimostrare la propria solidarietà a Gerusalemme è stata Washington: “Stati Uniti a fianco del popolo d’Israele di fronte a questi attacchi”, ha dichiarato il portavoce americano Josh Earnest.
 
Politica e pallone a Ramallah. Sul Corriere della Sera Davide Frattini racconta l'influenza della squadra di calcio del campo profughi di Al Amari, dentro Ramallah, team in cui molti palestinesi della Cisgiordania sognano di giocare. La squadra è tanto importante per la popolazione da aver spinto uno dei figli di Mahmoud Abbas, il leader dell'Autorità nazionale palestinese, a candidarsi alla presidenza della società. Ma Tarek Abbas, terzogenito del presidente dell'Anp, è stato battuto da Jihad Tumaliya, considerato una dei nuovi volti del gruppo Al Fatah, il partito che controlla la West Bank. Questa bocciatura, afferma Frattini, è l'ennesimo segnale della perdita di consensi di Abbas senior e apre un interrogativo erediterà il potere del vecchio leader.

La bufala dell'islamofobia. Sul Corriere il corsivo di Pierluigi Battista trae spunto dal libro postumo di Charb, direttore di Charlie Hebdo (assassinato nell'attentato di Parigi contro la sua redazione) per criticare chi usa la questione dell'islamofobia per sopprimere qualsiasi critica.  “È formidabile già il titolo – scrive Battista rispetto all'opera di Charbe, che in Italia esce con Piemme -  “Lettera ai truffatori dell'islamofobia che fanno il gioco dei razzisti» È vero: questo neologismo ricattatorio, 'islamofobia', è una truffa, un'impostura, un'arma intimidatoria per rovesciare le parti, e far passare per aggressione ogni pur blanda critica al fondamentalismo islamista”.

Profughi, il no di Maroni ai sindaci sull'accoglienza. “Se gli accogliete, ridurremo i trasferimento regionali, come disincentivo, perché non dovete farlo e chi lo fa, violando la legge, subirà questa conseguenza”. È quanto dichiarato dal governatore della Lombardia Roberto Maroni rispetto alla possibilità che i comuni lombardi accettino di ospitare i profughi (Repubblica Milano); un no che ha scatenato le polemiche con il centro sinistra che definisce il diktat del governatore un ricatto.

Time-Alice, salta l'accordo sulla cable tv. Sembrava tutto pronto e invece il magnate franco-israeliano Patrick Drahi ha visto sfumare all'ultimo l'acquisto da parte della sua Alice del gruppo americano Time Warner Cable. L'offerta di “John Malone, boss della Charter Communications, terzo gruppo americano della tv via cavo”, spiega Repubblica, ha rovinato i piani di Drahi, che vuole comunque entrare nel mercato statunitense ma ora dovrà trovare altre strade.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
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