David
Sciunnach,
rabbino
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“Pinchàs
figlio di Elazar… ha distolto la Mia ira dai figli d’Israele compiendo
la mia vendetta tra di loro …” (Bemidbàr 25, 11). Il verso viene a
dirci che la vendetta compiuta da Pinchàs è stata compiuta “tra loro”
davanti agli occhi di tutti i figli d’Israele. Così come l’azione
malvagia di Zimrì e Kozbì fu compiuta davanti agli occhi di Moshè e di
tutto Israele.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Purtroppo,
riguardo alla crisi greca, sembra prevalere un orientamento ideologico
che acuisce ulteriormente lo scontro fra le parti. Non si riesce a
comprendere che il problema europeo è quello della coperta troppo
corta: se si accontenta l'uno si scontenta l'altro. Così, piuttosto,
che pensare a soluzioni sistemiche, si preferisce prendere le parti
dell'una o dell'altra fazione.
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Iran diviso sull'accordo
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Nonostante
i continui rinvii della scadenza, l'accordo sul nucleare tra Iran e il
gruppo dei 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti più
la Germania) sembra essere vicino. A confermarlo, dopo le dichiarazioni
del segretario di Stato Usa John Kerry, il ministro degli Esteri
Mohammed Javad Zarif, l'uomo in cui è riposta la fiducia di quella
parte dell'Iran che auspica l'intesa. Come racconta Vanna Vannuccini
nel suo reportage da Teheran (Repubblica), il Paese è diviso e in molti
contestano l'imminente accordo con il “Grande Satana”, ovvero gli Stati
Uniti secondo la definizione dell'ayatollah Komehini. Alcuni quotidiani
iraniani colgono l'occasione e si scagliano contro Israele e contro il
loro alleato americano, accusati di opprimere i palestinesi. Ed è
proprio un punto legato a Israele ad essere al centro delle trattative
tra i 5+1 e Teheran: le potenze occidentali chiedono il blocco delle
esportazioni di armi ai gruppi terroristici di Hamas e Hezbollah da
parte del regime iraniano, che storicamente supporta le costanti
aggressioni dei due movimenti a Israele. Lo Stato ebraico intanto, per
bocca del suo primo ministro Benjamin Netanyahu, invita gli Stati Uniti
a non fidarsi dell'Iran e a bloccare l'accordo che, l'allarme di
Netanyahu, rischia di “aprire la via alla costruzione della bomba
nucleare iraniana”. Secondo Libero, per arginare questa eventualità e
fermare l'Iran, Israele sta lavorando a un'intesa con Arabia Saudita,
Egitto e Giordania, paesi a maggioranza sunnita, preoccupati del
rafforzarsi del potere dell'Iran sciita.
La propaganda dell'Isis contro Roma. Il movimento dello Stato islamico
ha pubblicato un manuale per istruire i terroristi ad attaccare
l'Occidente. Tra gli obiettivi, racconta Maurizio Molinari su La
Stampa, anche Roma: “Entreremo in Italia da Nord, convergeranno i
musulmani inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi e scandinavi. - si
legge nel testo pubblicato da Site - E da Est i bosniaci, albanesi e
kosovari. Così raggiungeremo Roma”. Tra le strategie del terrore
indicate nel manuale - in cui si ordina il reclutamento in
particolare di bambini e adolescenti -, attacchi “con auto in corsa
come fanno i palestinesi in Israele ma rinforzandole davanti con
metalli” per riuscire a causare più vittime fra i passanti.
Eva Fischer (1920-2015). È scomparsa ieri a Roma, all'età di 95 anni,
la pittrice Eva Fischer, considerata l'ultima esponente della Scuola
romana. Il Messaggero la ricorda oggi come “La pittrice amata da Dalì e
Chagall” e cita l'intervista rilasciata dalla Fischer a Pagine Ebraiche
in cui racconta il suo amore per la pittura, la tragedia della Shoah,
l'uccisione per mano dei nazisti del padre Leopoldo – rabbino della
città natale di Eva, Daruvar nell'Ex Jugoslavia -, ma anche l'amicizia
con personaggi come Chagall, Renato Guttuso, Ennio Morricone e Carlo
Levi.
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in un libro la sua storia di salvezza
Giulio Segre (1936-2015)
Appena
poche settimane fa realizzava il sogno lungamente rincorso: il
conferimento del titolo di Giusto tra le Nazioni alla memoria dell’uomo
che lo aveva tratto in salvo dai persecutori, il giovane sacerdote di
montagna don Cirillo Perron, attivo in quei mesi terribili a
Courmayeur. Scompare all’età di 78 anni Giulio Segre, celebre
collezionista, memoria storica delle vicende ebraiche di Saluzzo e
fratello di Beppe, ex presidente della Comunità di Torino.
Commovente la sua testimonianza di salvezza, raccontata nello scritto
autobiografico “Don Cirillo e il nipotino” (ed. Fusta) che aveva
presentato in occasione di una recente edizione del Salone
Internazionale del Libro di Torino. Annotava Segre, riferendosi al suo
salvatore: “Avrebbe potuto essere fascista, odiare gli ebrei,
denunciarli dopo un attimo ai carabinieri. Nel tepore della sacrestia,
mio padre raccontò la nostra storia, le esitazioni a fuggire, le
ingenuità di non avere avuto un progetto migliore, il trovarsi senza
aiuti e senza conoscenze, con la buona probabilità di essere arrestati
unitamente al loro bambino piccolo. Il sacerdote li lasciò parlare e
sfogare, senza interromperli, forse era un buon psicologo, o forse
anche per lui il problema che si poneva era troppo grande. Si accarezzò
qualche volta i capelli che cominciavano prematuramente a diradarsi e
prese le mani di mio padre fra le sue”. Don Cirillo avrebbe poi
aggiunto: “Non so ancora come, ma cercherò di aiutarvi. È meglio però
che stiate ritirati in albergo. Qui ora non è stagione di turismo e la
vostra presenza potrebbe insospettire qualcuno. Tornate verso sera,
entrate dalla porta laterale e io vi aspetterò”. Quel giorno,
sottolineava Segre, “fu l’inizio per me di una vicenda straordinaria”.
Don Cirillo e Giulio, insieme per un anno e mezzo. Il prete e il
nipotino “che doveva respirare l’aria buona di montagna” (questa la
versione ufficiale diffusa, con la complicità di parte del paese).
I funerali di Giulio Segre si svolgeranno questo pomeriggio alle 16
presso il cimitero ebraico di Saluzzo. A darne notizia la Comunità di
Torino attraverso una nota di partecipazione al dolore dei familiari
diramata dall’Ufficio Rabbinico.
Al fratello Beppe e a tutti i suoi cari il cordoglio e la vicinanza
della redazione del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e di
Pagine Ebraiche.
(Nell’immagine Giulio Segre con il nipotino Tommaso) Leggi
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il dono del produttore di schindler's list
Un Oscar per lo Yad Vashem
Quel
cappottino rosso immerso nel bianco e nero della devastazione della
guerra divenne parte integrante della storia del cinema fin dalla sua
prima apparizione nel 1993.
Diretto da Steven Spielberg, Schindler's List, il lungometraggio
dedicato all'eroismo del Giusto tra le nazioni Oskar Schindler, che
durante la Shoah salvò più di mille ebrei facendoli lavorare nella sua
fabbrica, vinse all'epoca sette Oscar, aggiudicandosi la statuetta come
miglior film, regia, fotografia, sceneggiatura non originale, colonna
sonora, montaggio e scenografia e lasciando gli altri candidati
praticamente a bocca asciutta. Un riconoscimento prestigioso, l'Oscar,
che in futuro farà parte dei cimeli conservati allo Yad Vashem, il
museo della Shoah di Gerusalemme. Leggi
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Ticketless
- Arbër-yiddish |
Ritrovo
dopo tanti anni Carmine Abate, lo scrittore calabrese che nel 1991 con
“Il ballo tondo”, romanzo sulla minoranza greco-albanese, mi aveva
molto colpito per il tipo di scrittura-testimonianza. Buffo ritrovarlo
nell’ambito di un festival, quello di Verbania, dedicato alla
letteratura di montagna: una bella iniziativa che si svolge da parecchi
anni lungo le sponde del lago Maggiore e coinvolge scrittori di diversa
origine (www.letteraltura.it). Quest’anno il tema del festival era “il
ritorno”. Abate è venuto a discutere con me uno dei suoi romanzi di
maggiore successo, “La festa del ritorno”, uscito nel 2004, ristampato
a dieci anni di distanza (Mondadori).
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Gli antisemitismi
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Chiedo
scusa se, anche nel pezzo odierno, torno ancora sul libro, appena
pubblicato in Italia, di Vasilji Grossman, Uno scrittore in guerra, al
quale mi sono dedicato già nel mio intervento settimanale di mercoledì
scorso.
Non lo faccio per sottolineare nuovamente l'eccezionale valore storico
e documentale del volume - davvero inesauribile fonte di informazioni
di prima mano riguardo alla cruda realtà dello scenario orientale della
Seconda Guerra Mondiale -, ma perché mi pare che la testimonianza
diretta di Grossman fornisca degli elementi di grande importanza e
obiettività per valutare il tipo di atteggiamento verso gli ebrei da
parte degli invasori tedeschi e dei sovietici, e per tentare un
paragone tra l'antisemitismo nazista e quello slavo, su cui tante volte
ci si è soffermati.
Francesco Lucrezi, storico
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