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Elia Richetti,
rabbino
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Scorrendo
la descrizione dei sacrifici speciali relativi ad ogni festa stabilita
dalla Torah, ossia quei sacrifici aggiuntivi, in memoria dei quali
recitiamo la preghiera aggiuntiva di Mussàf, notiamo che mentre per
tutte le feste il verbo è “we-hiqravtèm”, (“avvicinerete, offrirete,
sacrificherete”), per Ro’sh Ha-Shanah il verbo è “wa-‘assithèm”
(“farete”). I Maestri spiegano che il verbo “fare”, in questo contesto,
dà l’idea che la persona debba fare le veci del sacrificio, in qualche
misura sacrificare se stesso. Difatti, per esempio, il Bà‘al Ha-Turìm
chiarisce: fate Teshuvah (ossia, sacrificate voi stessi), ed Io
considererò come se aveste offerto tutti i sacrifici. Ro’sh Ha-Shanah,
difatti, apre il periodo della Teshuvah; ed è giusto sottolineare che
non si può pensare che un animale ammazzato sia tale da garantire la
ricomposizione delle fratture che noi abbiamo causato con Ha-Qadòsh
Barùkh Hu’, e men che meno con gli altri: solo mettendo seriamente in
discussione noi stessi, sacrificando i nostri comportamenti
stereotipati nei quali ci siamo adagiati, possiamo pensare di rimediare
e di recuperare.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Teodoro
Herzl, di cui ricorre in questi giorni l’anniversario, non avrebbe mai
immaginato che un governo dello Stato ebraico (presieduto da Benjamin
Netanyahu) avrebbe approvato l’appoggio a una riforma del settore del
monopolio del gas che aggira il controllo del Tesoro sui monopoli, in
cambio dell’abrogazione di una riforma sulle procedure di conversione
all’ebraismo approvata pochi mesi fa da un altro governo (presieduto da
Benjamin Netanyahu). Herzl, chi era costui?
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"Iran, pericolo per tutti" |
Va
concludendosi la missione in Italia del ministro della Difesa
israeliano Moshe Yaalon, intervistato oggi da Repubblica. Al centro i
delicati equilibri mediorientali e il ruolo che in essi gioca l’accordo
sul nucleare iraniano, i cui negoziati sono in corso e il cui risultato
preoccupa Israele. “Dobbiamo ancora vedere i dettagli finali – dice
Yaalon – ma di fatto da Vienna uscirà un Iran che immediatamente
riceverà una infusione di miliardi di dollari alla sua economia, un
Paese che non sarà costretto a smantellare fino in fondo nessuna
installazione nucleare, e che fra 10 anni potrà riprendere le sue
ricerche”. Per Yaalon è prima di tutto necessaria una maggiore
comprensione del ruolo dell’Iran nella regione: “Questo Paese – afferma
– da anni è diventato non solo il primo esportatore di terrorismo, di
destabilizzazione nella regione, ma soprattutto il primo sostenitore di
una fazione, quella sciita, in uno scontro totale con i governi e gli
stati che si rifanno ai sunniti”. Sul processo di pace con i
palestinesi, Yaalon dichiara infine: “Oggi devo dire che il vero
problema fra noi e la dirigenza palestinese è che dopo Arafat, con Abu
Mazen o con chiunque altro, non è stato possibile ancora avere quello
che noi chiediamo: il riconoscimento di uno Stato ebraico all’interno
dei confini di Israele”.
Nucleare iraniano, ancora un rinvio. Continuano a Vienna i negoziati
dei paesi del 5+1 (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Russia e
Germania) e l’Iran per giungere a un accordo sul nucleare, la cui
scadenza è stata nuovamente rinviata a oggi. Ieri l’incontro tra l’Alto
rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Federica
Mogherini e il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, durante il
quale si riporta ci siano state alcune tensioni. Acceso – riporta
Repubblica – è stato anche il confronto di Zarif con il segretario di
Stato americano John Kerry nel corso dell’incontro bilaterale fra i
due, che ha toccato i temi della revoca dell’embargo sulle armi oltre
che i tempi di revoca delle sanzioni all’Iran e l’uso delle centrifughe
nucleari.
Srebrenica, tensioni in vista del ventennale. Ieri la Russia ha posto
il veto su una risoluzione dell’Onu che definisce ufficialmente
“genocidio” il massacro di Srebrenica (in Bosnia), in cui ottomila
uomini furono trucidati dalle forze serbo-bosniache nell’enclave
musulmana che doveva essere protetta dai caschi blu, e di cui sabato
ricorre il ventennale. Al ricordo sono attese 50 mila persone, di cui
85 capi di Stato e di governo, mentre la Serbia giudica la risoluzione
“un’umiliazione”. Intanto, un’inchiesta del giornale inglese Observer
ha inoltre svelato, tra le altre cose, le responsabilità di Stati
Uniti, Francia e Gran Bretagna – che non impedirono il massacro con un
atteso raid della Nato per non compromettere le relazioni con la Serbia
– e che le truppe dell’Onu fornirono 30 mila litri di benzina che
servirono a trasportare le vittime nei campi di morte e a ricoprire le
fosse comuni usando bulldozer. Per manifestare la propria indignazione,
si legge sulla Stampa, i bosniaci di Srebrenica si presenteranno alla
cerimonia di sabato con una latta di benzina in mano.
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il caso dei due israeliani scomparsi a gaza Israele ai vertici di Hamas: "Liberate i nostri due ragazzi"
Negli
scorsi mesi due cittadini israeliani, in circostanze e momenti diversi,
si sono introdotti volontariamente nella Striscia di Gaza e da allora
non si hanno più loro notizie. Secondo alcune fonti, riportate dai
quotidiani israeliani, sono nelle mani del movimento terroristico di
Hamas. A lungo in Israele le due vicende sono rimaste sotto un silenzio
obbligato, a seguito dell'ordine di un tribunale di vietare alla stampa
locale ogni pubblicazione inerente ai due casi. Quel divieto oggi è
caduto, dopo un iter giudiziario avviato dalla famiglia di uno dei due
scomparsi e dai giornali Haaretz e Yedioth Ahronoth. E così in queste
ore è stato reso noto il nome di uno dei due scomparsi: Avraham
Mengistu (nella foto), 28enne di origine etiope, che nel settembre
scorso ha scavalcato la barriera di sicurezza nei pressi di Zikim – a
sud di Ashkelon – e si è introdotto nella Striscia di Gaza. Secondo
quanto riportano i media israeliani, il ragazzo soffre di disturbi
psichici e al momento non è chiaro se sia nelle mani di Hamas. Il
movimento terroristico che controlla la Striscia dichiara di aver in un
primo momento interrogato il ragazzo per poi rilasciarlo in un secondo
momento. Per le autorità israeliane però Avraham Mengistu è ancora
nelle mani di Hamas, così come l'altro scomparso di cui invece non si
sa il nome: si tratta di un giovane beduino che, come Mengistu,
sembrerebbe aver oltrepassato il confine di sua volontà. La sua
scomparsa risale a tre mesi fa (sono passati 10 mesi da quella di
Mengistu). Le forze di sicurezza affermano che soffriva di lievi
disturbi psicologici e che avesse alle spalle una storia di
“sconfinamenti”, essendo entrato diverse volte a Gaza, in Giordania e
in Egitto. A chiederne la liberazione, il presidente Reuven Rivlin che
ha parlato di “questione umanitaria”, chiedendo a chi tiene gli ostaggi
di restituirli subito e in buona salute.
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israele - una nuova tendenza
Insieme per il Ramadan tour, quando il cibo è dialogo
Sveglia
alle tre di notte per preparare la colazione prima dell’inizio del
digiuno, poi via alle normali attività della giornata, che si conclude
con un rapido giro al mercato che viene allestito ogni giorno per
qualche ora, prima dell’Iftar, la tradizionale cena di rottura del
digiuno.
Siamo nel pieno del Ramadan, il mese nel quale i musulmani digiunano
dall’alba al tramonto, e con essa ha luogo anche una stagione turistica
fuori dal comune. Si tratta di quella dei cosiddetti ‘Ramadan tour’,
dei giri organizzati in alcune città a israeliane a prevalenza araba,
che stanno prendendo sempre più piede tra la popolazione ebraica del
paese. Una passeggiata tra siti archeologici e vie sconosciute, e poi
sapori, odori e suoni insoliti, che permette al turista di scoprire e
godere del lato piacevole della festività islamica visitando una città
e una cultura che normalmente non si frequentano, e in un periodo
assolutamente particolare dell’anno.
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qui milano - memoriale della shoah
Beteavòn, solidarietà a tavola
Continua
a Milano l’impegno concreto delle organizzazione ebraiche a favore dei
migranti. Al Memoriale della Shoah, dove da qualche settimana sono
ospitati giovani in prevalenza eritrei e siriani, era arrivato ieri un
folto gruppo di ragazze, anch’esse in fuga da Eritrea e Somalia. E
oltre ai pasti cucinati e consegnati ogni sera dalla cucina sociale del
Merkos, nell’ambito del progetto Beteavòn, ieri sono arrivate le
challot: rav Igal Hazan, che ha iniziato a parlare con le nuove
arrivate in inglese ma è presto passato all’arabo, ha spiegato alle
ragazze che la challah è il pane tradizionale dello Shabbat, e ricorda
la manna nel deserto. Ha poi aggiunto: “Il Talmud ci insegna che è più
importante come si offre che quanto si offre. Dare conforto e
solidarietà umana è fondamentale, e la nostra scelta è di essere
presenti, di persona".
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lutto nel giornalismo italiano Santo Della Volpe (1955-2015)
Giornalismo
in lutto per la scomparsa di Santo Della Volpe, inviato del Tg3, socio
fondatore dell’associazione Articolo 21, presidente di Libera
Informazione e dal gennaio scorso presidente della Federazione
Nazionale della Stampa Italiana. Giornalista professionista dal 1977,
Della Volpe entra in Rai nel 1982 nella sede di Torino. Negli anni ’90
si occupa della prima Guerra del Golfo, della guerra civile in Albania
e della guerra in Kosovo. E poi delle vicende di mafia, dall’assassinio
di Falcone e Borsellino sino al processo Andreotti, dalla lotta dei
commercianti siciliani contro il pizzo all’arresto dei fratelli Brusca,
scrivendo anche numerose pubblicazioni sui temi della lotta alla
criminalità organizzata. “Fino alla fine ha continuato a lottare per
gli ideali in cui ha sempre creduto: la difesa della libertà di
informazione, i diritti dei giornalisti, la tutela dei colleghi più
deboli. Un male implacabile – si legge in una nota della Fnsi – lo ha
sottratto all’affetto di amici e colleghi”.
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qui vercelli, qui biella Sulle note di Schubert
Sinagoghe
di Vercelli e Biella gremite di pubblico per due eventi musicali di
alto livello che hanno segnato l’apertura della stagione estiva. Nel
primo, a Vercelli, protagonista il duo pianistico formato da Simonetta
Heger e Stefania Mormone. Docenti al conservatorio Verdi di Milano,
conosciute entrambe per le loro numerose esperienze nazionali e
internazionali, le pianiste hanno coinvolto il pubblico, emozionandolo,
attraverso alcuni brani scelti tra le composizioni di Mozart, Schubert,
Grieg e Debussy. Un repertorio non facile, tra Settecento e Ottocento,
proposto in una giornata che non solo voleva festeggiare la musica, ma
anche la pubblicazione del libro di Eleonora Heger Vita, Figure
femminili nella Bibbia, edito dalla Comunità ebraica vercellese in
edizione bilingue (italiano e inglese)
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l'opera del tempio ebraico sul web
Da Firenze a Siena con un click
Raccoglie
15 anni di lavoro e vuol essere una vetrina su ciò che è stato fatto,
sui progetti in corso e su quello che ancora si farà. Con l'obiettivo
di "incentivare supporto esterno e fundraising”.
L'architetto Renzo Funaro, presidente dell'Opera del Tempio Ebraico,
presenta così il nuovo sito dell'associazione, lanciato proprio in
queste ore sul web (http://www.operadeltempio.it/) con l'ambizione di
essere uno strumento di conoscenza della variegata realtà, sia
culturale che memoriale, della Toscana ebraica. Delle sue sinagoghe,
dei suoi musei, dei suoi antichi cimiteri.
Frutto del lavoro donato all'Opera dalla 'Frankestein progetti di vita
digitale', e della collaborazione instauratasi tra i creativi Giuseppe
Burschtein e Sara Vivarelli e l'architetto Anna Russo, e con il
supporto di Sandra Dello Strologo della segreteria comunitaria, il sito
offre molteplici opportunità, anche attraverso l'ausilio di alcuni
virtual tour progettati per avvicinare l'utenza ai siti in oggetto.
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jciak
Gerusalemme al via
con John Turturro
Ieri
sera, davanti alla Cinematheque di Gerusalemme si stava ancora montando
il tendone bianco che nei prossimi giorni riparerà dal sole il pubblico
in attesa davanti all’ingresso. Tocco finale prima dell’inaugurazione
ufficiale, fissata per questa sera. Al calar del sole, nella bella
cornice della Sultan’s Pool ai piedi della Città vecchia, il Jerusalem
Film Festival si aprirà nel segno del cinema d’autore italiano. Sul
grande schermo, “Mia madre”, il lungo autobiografico omaggio che Nanni
Moretti ha dedicato alla madre Agata Apicella, docente di lettere al
liceo Visconti di Roma e riferimento amatissimo di un’intera
generazione di studenti. Ospite della serata sarà John Turturro che in
“Mia madre” impersona Barry Huggins, l’affascinante e istrionico attore
che recita nel film diretto da Margherita (Margherita Buy), qui nel
ruolo di una celebre regista italiana, in pratica l’alter ego al
femminile dello stesso Moretti.
Daniela Gross
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Setirot
- Ricostruire l'Europa |
Oggi
pare evidente a tutti che si debba riscoprire e ricostruire l’Europa,
creandone una nuova e migliore. Da tempo alcune correnti di studio (ad
esempio Esther Benbassa e Jean-Christophe Attias dell’École pratique
des hautes études di Parigi) pongono al centro dell’identità culturale
europea l’ebraismo sefardita. E così il baricentro si sposta dalla
Mitteleuropa alla Spagna, alla Provenza, all’Italia, a Bisanzio,
all’Impero ottomano. Sefarad incarna il legame tra Occidente, Islam e
Oriente, restituendo a questi ultimi il loro ruolo fondamentale nella
dimensione costitutiva dell’identità europea. Ecco allora spiegata
quella eco di pensiero che rimanda al dubbio, alle oscillazioni, agli
interrogativi tra esaltazione della purezza delle radici e coscienza
della loro confusione, tra rapporto con un luogo che si suppone
definirci e consapevolezza che esso è indefinibile. Io credo che una
Europa consapevole di ciò sarebbe se non altro più generosa, senza
dubbio più onesta.
Stefano Jesurum, giornalista
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In memoria di Luca Rastello
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Luca
Rastello, scrittore, giornalista, grande pubblicistica e notevole
talento letterario, è venuto mancare. Già ne è stato scritto su questa
newsletter. Un ricordo, malgrado tutto, è giusto ancora tributarglielo,
benché non si sia occupato specificamente di ebraismo ma moltissimo di
minoranze. Peraltro, la sua morte è avvenuta pochissimi giorni dopo il
ricorrere del ventennale di quella di Alex Langer. Due figure, per
alcuni aspetti, similari. Rastello è stato uno dei maggiori narratori
della ‘guerra in casa’, ossia alle nostre porte, nella ex Jugoslavia.
Tuttavia il giornalismo d’inchiesta, quello autentico, non la fuffa da
talk show di certi ‘specialisti’ che parlano di tutto per dire nulla,
era la sua autentica passione. Che traslava in un racconto continuo, il
quale si faceva letteratura viva, senza per questo diventare narrazione
fantasiosa. È il reale, sembrava volerci dire, che riesce a superare le
nostre più vivaci ipotesi e le nostre peggiori congetture.
Claudio Vercelli
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