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25 agosto 2015 - 10 Elul 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nella tradizione ebraica, la giustizia non è solo un mezzo per placare l’odio e per dirimere conflitti, ma la sua applicazione serve anche a correggere l’amore. Il rav Dessler scrive che il solo amore è pericoloso perché è probabile che sia spesso accompagnato da un sentimento non completamente puro. Se l’amore e la generosità non sono arginati dal rigore c’è il rischio che si trasformino in un amore finalizzato alla gratificazione di se stessi.
Dario
Calimani,
anglista
Lo confesso, a me Elton John è sempre piaciuto. Meno mi piacciono, devo ammetterlo, il sindaco Brugnaro e la sua battaglia contro i libri che trattano questioni di gender, famiglie eterodosse e via dicendo. C’è chi vede in questa censura una giusta battaglia per la difesa della famiglia tradizionale, ma c’è un malinteso. Oppure abbiamo semplicemente idee diverse. Non ho mai saputo che la scuola faccia opera di educazione o, peggio, di persuasione affinché i bambini si formino in futuro una famiglia secondo criteri ‘anomali’. Credo invece che la scuola abbia il dovere di insegnare il principio di rispetto e di accettazione dell’altro, a qualunque famiglia appartenga; e i bambini, in classe, le diversità le vedono davanti agli occhi, non gliele si può nascondere. È come se si pretendesse che chiudessero gli occhi davanti al bambino nero o al bambino ebreo che sta seduto accanto a loro. Ed è questo, forse, quello che quei libri intendono insegnare. Se avessero cominciato prima a farlo, e magari li avessero letti anche certi insegnanti, i miei figli non sarebbero stati costretti, da gente come il sindaco Brugnaro, a vedersi costruire alberi di natale e presepi in classe anche nelle ore di didattica non religiosa. E in una classe uguale per tutti non ci sarebbero i crocifissi appesi alla parete. Così come non dovrebbero esserci nelle aule dei tribunali. D’altronde, si sa che la maggioranza le regole se le costruisce da sola, ad hoc. E di volta in volta le applica o le abroga, secondo convenienza. Ma non è la cultura della maggioranza a dover essere difesa, bensì quella della minoranze. La maggioranza ha sempre saputo difendere da sola, e con grande efficacia, la propria ideologia.
Germania, Merkel:
"È allarme razzismo"
Dura condanna da parte della cancelliera Angela Merkel per l’attacco perpetrato ieri in Sassonia, nell’Est della Germania a pochi chilometri da Dresda, da parte di un gruppo di neonazisti, accompagnato da altri cittadini, contro un centro di accoglienza per 600 profughi. Una trentina i poliziotti feriti “Occorre lavorare in modalità di crisi”, le parole di Merkel, che ha ammesso la gravità del problema nel paese, con il numero degli episodi xenofobi che si moltiplicano da est a ovest e quello degli immigrati in arrivo quadruplicato rispetto al 2014. Questo, riporta il Messaggero, il tema al centro di un vertice svoltosi ieri a Berlino con il presidente francese François Hollande, in cui non sono mancate riflessioni sulle politiche dell’Unione Europea.

Nuove minacce Isis: presto a Roma. “La Libia è la porta per arrivare a Roma”. È questo l’ultimo messaggio diffuso su Twitter da un combattente dello Stato Islamico, Abu Gandal el Barkawi, e riportato dal Corriere della sera. Il cinguettio è accompagnato da alcune immagini che mostrano la capitale in fiamme sovrastata da una mappa della Libia dove campeggia la bandiera nera del Califfato accanto a un miliziano armato.

Libano nel caos. Infuria da due giorni a Beirut una protesta per denunciare l’incapacità del governo di trovare una soluzione al problema dei rifiuti che stanno invadendo la città, che ha portato a scontri con le forze dell’ordine, con un morto e oltre 400 feriti. Le proteste, riporta Avvenire, si sono trasformate in manifestazioni contro l’inettitudine e la corruzione del governo, paralizzato dalle rivalità interne aggravate dal conflitto in Siria, e che ora rischia di crollare per le dimissioni minacciate dal primo ministro Tamam Salam. In tale ambito il Fatto Quotidiano ripercorre la storia dell’organizzazione terroristica Hezbollah, fondata con una missione antisraeliana, che oggi su mandato dell’Iran sostiene e finanzia Assad in funzione anti Isis.
 
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  davar
pressioni di obama per mitigare la sanzione
New York, nuova condanna
per i leader palestinesi 

Dieci milioni di dollari. È la somma che un tribunale di Manhattan ha stabilito debba essere pagata dall'Autorità Nazionale Palestinese per il ruolo avuto in alcuni attentati avvenuti sul territorio israeliano tra 2002 e 2004. I fatti in oggetto comprendono azioni kamikaze, sparatorie e un attacco all'Università ebraica di Gerusalemme per un totale di 33 morti e 430 feriti.
Apertosi su impulso dei familiari delle vittime di cittadinanza americana, il processo è stato seguito con attenzione dalla Casa Bianca in ogni sua fase. Non sorprende quindi che la somma deliberata sia esattamente la metà di quella richiesta dall'accusa: appena due settimane fa infatti il dipartimento di Stato aveva richiesto una relativa mitezza nell'erogazione della sanzione pecuniaria, ritenendo che un importo troppo alto avrebbe nuociuto al peso dell'Anp nella regione e al processo di stabilizzazione in Medio Oriente.
“Anche un singolo milione significa molto per l'Anp. Con la cifra che viene richiesta si potrebbe infatti provvedere al benessere di 9500 famiglie o alla costruzione di una scuola a Gaza”, ha argomentato l'avvocato della difesa Mitchell Berger.
“L'autorità palestinese ha fondi più che sufficienti per pagamenti molto più significativi. Basti pensare che spende annualmente 60 milioni di euro per pagare terroristi palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane”, l'affondo dell'avvocato dell'accusa Kent Yalowitz.
Oltre ai 10 milioni già citati, il giudice George Daniels ha sentenziato il pagamento di un milione aggiuntivo per ogni mese di durata del processo di appello apertosi in febbraio dopo che Autorità Nazionale Palestinese e Organizzazione per la Liberazione della Palestina erano state condannate a 218 milioni di risarcimento (cifra automaticamente triplicabile in ragione di una speciale legge antiterrorismo).

(Nell'immagine un disegno del processo)

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il nuovo incarico della germanista romana
Roberta Ascarelli a Villa Sciarra:
"Rilancio gli Studi Germanici"

Scherza sul suo “primo giorno di scuola” Roberta Ascarelli, neoeletta presidente dell'Istituto Italiano di Studi Germanici su indicazione del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini. Un incarico che viene affrontato con entusiasmo e orgoglio, anche in virtù della storia di successo che caratterizza uno dei dodici enti di ricerca ministeriali. L'unico, sottolinea, "che si occupa di letteratura e studi umanistici".
Ordinario di letteratura tedesca all'Università di Siena, Ascarelli ha avuto esperienze di studio e di insegnamento anche a Vienna, Toronto, Rochester, Harvard e Bonn, tra le altre cose nel campo della letteratura ashkenazita e di quellla yiddish. È inoltre docente al master in Cultura Ebraica e Comunicazione e al diploma triennale in Studi Ebraici dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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firenze, giornata dei ponti - francesca campana
"Una lente sulle diversità"
Torna domenica 6 settembre l’appuntamento con la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata a “Ponti e AttraversaMenti” e con Firenze città capofila. Abbiamo chiesto di declinare il concetto ad alcuni fiorentini noti per il loro impegno in questo campo. Ecco cosa ci ha risposto Francesca Campana Comparini, filosofa e organizzatrice del Festival delle Religioni.

“Firenze ha una lunga storia di interazione di contrari e di contraddizioni. Un tema molto stimolante per i giovani di oggi. E un ‘polemos’ culturale che sta alla base dell’idea stessa di ponte”. Francesca Campana Comparini, filosofa, ha fatto dell’Incontro tra alterità il filo conduttore della sua creatura: il Festival delle Religioni, proposto a maggio nella sua seconda edizione con un forte riscontro mediatico e la partecipazione di ospiti di prestigio agli incontri.
“Riflettere sulle religioni è fondamentale. Un’esigenza – afferma – che il festival sta cercando di interpretare al meglio, ponendo una lente di ingrandimento sulle diversità e al tempo stesso educando a vincere le chiusure e le paure del diverso. Perché una manifestazione di questo tipo? Perché le religioni, che lo si voglia o no, influenzano fortemente le dinamiche del nostro tempo”.
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mondiali di atletica a pechino
Hanna, un volo per la storia
Hop…step…jump. Atterra e attende la misurazione dei giudici di gara: 14,78 metri. Medaglia d’argento e nuovo record nazionale israeliano per Hanna Knyazyeva-Minenko nella gara del salto triplo ai mondiali di atletica a Pechino. Grandissimo, e per certi versi inaspettato, risultato per la sportiva nata in Ucraina e naturalizzata israeliana nel 2013 dopo il matrimonio con il decatleta Anatoly Minenko.
È la prima donna d’Israele a vincere una medaglia mondiale e la seconda atleta di sempre dopo le due medaglie (un bronzo e un argento) vinte nel salto con l’asta da Aleksandr Averbukh nel 1999 e nel 2001.
“Tutti in Israele stavano guardando questa gara e sognavano la medaglia – ha detto Hanna ai microfoni – non posso spiegare quanto mi senta emozionata”.

Filippo Tedeschi
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il progetto di un fotografo italiano  
The Sound of Tel Aviv,
la città che batte il ritmo

La musica di Tel Aviv si annida ovunque. Dietro la fontana arcobaleno di Dizengoff, alla fermata dell'autobus, in riva al mare. È il ritmo dei matkot, i famigerati racchettoni, che scandiscono i pomeriggi della città, sono dei secchi di vernice rivoltati che fanno da tamburi improvvisati. A raccontarla è “The Sound of Tel Aviv”, la mostra fotografica di Mario Troiani che riempirà le sale del Felicja Blumental Music Center, l'associazione cittadina dedicata alla musica nel cuore di Bialik street, fino a ottobre.
Nato a Milano, Troiani vive a Tel Aviv da tre anni e da uno è diventato cittadino israeliano. Ha lavorato come fotoreporter in Cina, India e Indonesia e si è dedicato alla fotografia in ambito cinematografico per Medusa Film e Istituto Luce. A Pagine Ebraiche racconta i suoi nuovi progetti.

(In alto una foto di Mario Troiani, parte della mostra “The sound of Tel Aviv”)

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gli studenti alla prova con i tirocini
Master UCEI, è tempo di stage 
La prima edizione del master in Cultura Ebraica e Comunicazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sta per volgere al termine. Dopo aver superato gli esami è ora giunto il momento per gli studenti di dedicarsi agli stage. L’organizzazione del Master infatti prevede, oltre alla didattica frontale, un tirocinio della durata di 125 ore da svolgere presso realtà ebraiche o vicine al mondo ebraico.
Molti hanno già cominciato e alcuni addirittura finito, come Ivan Grosso di Milano, che ha svolto il suo stage lavorando come guida al Binario 21, il Memoriale della Shoah che si trova presso la stazione centrale del capoluogo lombardo. A proposito della sua esperienza Grosso ha detto: “Le visite al Memoriale sono veri e propri viaggi, non del dolore né del terrore, ma didattici. Sono un arricchimento per gli insegnanti i quali, inizialmente timorosi, escono sorpresi per come si possa raccontare la Shoah. La scritta ‘indifferenza’ apposta sul muro di cemento armato accompagna i visitatori durante tutto il loro viaggio come monito a fare proprio l’opposto, a non rimanere indifferenti alle varie situazioni della vita e a raccontare alle famiglie il viaggio della memoria da loro intrapreso”.

Manuela Giuili
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pilpul
La fatica di studiare
Ho conosciuto un vecchio yemenita a Tel Aviv. Mi sono reso conto che riusciva a leggere da tutti e quattro gli angoli del tavolo, senza problemi. Al contrario e dai lati. Gli ho chiesto come avesse sviluppato questa abilità: da bambino, in Yemen, c’era un solo libro per tutta la classe, e il rabbino stava nel mezzo insieme all’unico scritto. Di necessità virtù. Mi pare di ricordare che don Lorenzo Milani abbia descritto qualcosa di simile a proposito della scuola di Barbiana. E immagino che esperienze analoghe vi siano anche oggi in Africa e in tanti contesti di miseria. Alcuni mesi fa il mondo si commosse scoprendo le immagini di un padre, credo in Asia, che ogni giorno trasporta il figlio invalido per chilometri sia all’andata sia al ritorno dalla scuola. Se dovessi dare un’immagine a ciò che chiamiamo cultura, ne prenderei una di queste.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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