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Elia Richetti,
rabbino
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Siamo
vicini alla conclusione degli insegnamenti che Moshè, ormai prossimo
alla fine, rivolge al popolo ebraico. Gli ammonimenti a rimanere fedeli
alla Torah si susseguono con ritmo incalzante. Particolare rilievo ha
in queste Parashòth il concetto che all’osservanza delle mitzwòth sia
strettamente collegata la benedizione divina, mentre l’allontanamento
dalle medesime porterebbe la maledizione. Dopo aver ribadito questo
concetto, la Torah afferma che “Le cose occulte sono del Signore D.
nostro, e quelle manifeste sono per noi e per i nostri figli per
sempre, per fare tutte le parole di questa Torah”. In questo contesto,
però, non è chiaro che cosa debba intendersi per occulto e che cosa sia
manifesto. I nostri Maestri, nel trattato talmudico di Chullìn, ci
vengono incontro insegnando che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ non ha voluto
rivelare i motivi e la ricompensa di ogni singola mitzwah affinché noi
non si fosse portati a trascurare le mitzwòth di minore portata
limitandoci ad osservare quelle portatrici di maggior premio. In realtà
– essi osservano – a proposito di due mitzwòth la Torah ci indica la
stessa conseguenza positiva (“cosicché tu vivrai e allungherai i tuoi
giorni”): si tratta di una mitzwah importante e continuativa, il
rispetto dovuto ai genitori, e di una semplice e momentanea, il divieto
di sottrarre i pulcini o le uova alla madre in atto di cova. Ciò ci
insegna evidentemente che al di là della maggiore o minore difficoltà
nella loro osservanza, le due mitzwòth devono essere considerate di
uguale importanza e quindi di uguale obbligatorietà.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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L’Europa
di quest’estate è ammalata di schizofrenia di fronte ai grandi
movimenti migratori, ondeggia fra le sommosse xenofobe e le note della
Nona Sinfonia di Beethoven, varia fra le migliori dichiarazioni di
principio e il turpiloquio e gli sgambetti. In questa Europa continuano
a dominare i compartimenti stagni nell’analisi politica e nell’etica
sottostante alle proposte di soluzione. Si commiserano le migliaia di
profughi siriani e ci si commuove di fronte all’immagine del bambino
curdo annegato col volto piegato sulla battigia, ma nessuno ha il
coraggio e l’onestà di formulare le domande che si celano dietro a
queste drammatiche scene. Che tipo di paese, di società, di regime è
stata ed è la Siria? Quali obiettivi politici e militari ha perseguito
in passato e persegue tutt’oggi? A chi, se non a Israele, erano
destinate all’origine quelle armi chimiche, prima accumulate per anni e
poi usate largamente contro i rivoltosi anti-governativi? Quali
potenze, se non l’Iran e la Russia, hanno sostenuto e sostengono il
regime di Assad figlio? E che tipo di negoziati ha svolto l’Occidente,
magari a Vienna, con tali sostenitori? E in cosa il figlio è meglio del
padre? Chi era il presidente siriano che ha attaccato Israele
nell’ottobre del 1973? Perché allora non c’era indignazione ma oggi sì?
E dov’è il movimento europeo a sostegno dei diritti legittimi del
popolo curdo a un suo stato? Perché parlando della Siria e dei curdi, o
della Turchia e dei curdi, o dell’Iraq e dei curdi, o dell’Iran e dei
curdi, non si parla mai di uno stato per due popoli? O di due stati per
due popoli? Dov’era l’occidente fino a ieri? Tante e tali sono le
contraddizioni e le ipocrisie della politica occidentale che le tardive
profferte di assistenza ai rifugiati non possono cancellare.
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La protesta degli urtisti |
Diversi
quotidiani dedicano spazio al presidio convocato ieri in Campidoglio
dagli urtisti, i venditori di souvenir per lo più ebrei, per protestare
contro le misure anti-degrado messe in atto a luglio dal sindaco di
Roma Ignazio Marino. Il provvedimento dell’amministrazione capitolina
ha ordinato il trasferimento degli urtisti dalla zona archeologica
centrale verso zone più defilate, con la previsione di una
ricollocazione a cui, protestano i manifestanti, non è stato dato
seguito. “Hanno lasciato duecento famiglie romane senza stipendio per
due mesi, ora siamo sul lastrico”, dichiara il presidente degli urtisti
Fabio Gigli a Repubblica. Presenti alla manifestazione anche il rabbino
capo di Roma Riccardo Di Segni e la presidente della Comunità ebraica
della Capitale Ruth Dureghello, di cui compare un’intervista sulle
pagine romane di Repubblica: “Marino non ha mantenuto le promesse non
solo con gli urtisti ma anche con il rabbino e con me”, afferma
Dureghello, che parla di fiducia tradita riferendosi al sindaco. “II
Comune ci aveva promesso, anzi garantito un percorso differente”, la
posizione del presidente della Comunità romana che auspica un
intervento immediato dell’Amministrazione capitolina per risolvere la
situazione. E quest’ultima affida la sua risposta, sempre dalle pagine
di Repubblica, all’assessore comunale alle Attività produttive Marta
Lenori: “Gli urtisti della Comunità ebraica ci chiedono un passo
indietro che noi non possiamo fare. Abbiamo avviato un percorso, ma
bisogna tener conto delle regole del tavolo del decoro”. Secondo
Lenori, ogni decisione è comunque sospesa fino al 20 ottobre, quando il
Tar si esprimerà sulla legittimità del provvedimento di sgombero deciso
dal Comune rispetto alla zona del Colosseo.
La Siria e l’intervento russo. Sono
fonti libanesi a far sapere che “le operazioni militari russe in Siria
sono iniziate”, con uno sbarco a Latakia, dove è in pieno svolgimento
il ponte aereo del Cremlino, con l’invio di uomini e armi per sostenere
il regime di Bashar al-Assad nella guerra civile che infuria nel paese.
I primi aerei-cargo sono partiti dalla Russia del Sud, sorvolando
Bulgaria e Grecia, ma dopo la chiusura dei cieli da parte dei due paesi
su pressante richiesta degli Stati Uniti, i nuovi voli passano
attraverso l’Iran. La Stampa riporta che dalla conferenza sulla
sicurezza in corso a Herzliya, il direttore generale del ministero
dell’Intelligence israeliana Ram Ben-Barak ha dichiarato che questi
ultimi sviluppi potrebbero avere delle conseguenze per Israele in
termini di possibilità di operare contro Hezbollah in Siria. “I russi
non sono nostri nemici – sottolinea però Amos Gilad, consigliere del
ministro della Difesa Moshe Yaalon – e abbiamo modo di comunicare con
loro”.
Danimarca, chiuse le frontiere.
“Aiutiamo chi fugge”, è questo l’accorato appello lanciato dal
presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker e riportato dal
Corriere della sera nel presentare all’Europarlamento di Strasburgo il
nuovo piano di ridistribuzione di 160 mila migranti, che dovrà essere
approvato dai ministri dell’Interno il 14 settembre e subito dopo da un
vertice di leader Ue. La strada verso una risoluzione dell’emergenza
appare tuttavia ancora in salita, sia perché sei paesi, guidati dalla
Gran Bretagna, hanno immediatamente bocciato le nuove misure, sia
perché a partire dal tramonto di ieri la Danimarca – che comunque è
esonerata dal piano di Junker – ha bloccato tutti i treni provenienti
dalla Germania, carichi di migranti siriani. Sono poi stati bloccati
anche i traghetti e l’autostrada che la unisce alla Svezia, che ha
visto marciare centinaia di profughi, diretti in altri paesi scandinavi
ritenuti più ospitali o dove parenti hanno già trovato rifugio. Risalto
sui quotidiani riguardo alla vicenda della video-operatrice della
televisione ungherese Petra Laszlo, immortalata mentre fa uno sgambetto
a un migrante in fuga dalla polizia e con in braccio il figlio. Dopo la
diffusione delle immagini, la Laslo è stata licenziata dall’emittente
per cui lavorava (Corriere).
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qui mantova - festivaletteratura
Un archivio che ricorda il passato
per interpretare il presente
Aperto
ieri, il Festivaletteratura torna per il diciannovesimo anno a invadere
Mantova di blu, il colore dominante della manifestazione che per cinque
giorni riempie la città di libri, scrittori, e soprattutto di lettori.
Le mappe del festival comprendono ogni anno un numero maggiore di
luoghi, e sempre più spesso si impongono scelte difficili, tanto il
calendario è pieno di appuntamenti interessanti. Grandi nomi e autori
sconosciuti si incontrano in un festival sempre aperto, curioso, pronto
ad ascoltare con attenzione le istanze più vive del dibattito culturale
senza mai stancarsi di interrogare il passato. Aumenta ancora il ruolo
dell’Archivio del Festivaletteratura, in crescita come la mole enorme
di materiale che contiene, al punto che questa edizione può proporre
addirittura un “Fantafestival”: grazie alla pubblicazione on-line
dell’OPAC dell’archivio è possibile organizzare una playlist degli
incontri e riascoltare e rivedere fotografie, registrazioni o altri
documenti delle edizioni passate. E alcuni fra gli ospiti più
affezionati della manifestazione si cimentano così davanti al pubblico
nella costruzione di una sorta di giornata “ideale” costruita con
incontri delle edizioni passate. E veramente tutto diventa possibile:
si potrebbe costruire un intero programma fatto solo con i premi Nobel
passati a Mantova, o un festival di scrittori israeliani o, perché no,
anche di eventi dedicati ai noir, o alla filosofia, per mettere
l’edizione 2015 in relazione con gli anni precedenti: migliaia di
incontri, autori, letture e idee, ora disponibili per tutto il tempo
del calendario. Ed è presente come ogni anno Pagine Ebraiche, proprio
con il grande dossier che racconta l’anno appena trascorso, e fra la
libreria, la sala stampa e i punti informazione le pagine del giornale
dell’ebraismo italiano ripropongono al pubblico del festival ciò che la
redazione giornalistica dell’Unione delle comunità Ebraiche Italiane ha
ritenuto di mettere in evidenza fra quanto avvenuto nel 5775, insieme
alla grande intervista alla scrittrice Katja Petrowskaja, protagonista
letteraria dell’anno, e alle tante pagine dedicate alla cultura. E
letteratura, cultura, cinema e arte, senza dimenticare il mondo del
fumetto e dell’animazione e la musica sono temi trattati nel dossier di
Pagine Ebraiche e compresi anche nel programma del Festivaletteratura,
che già nelle prime ore ha offerto numerosi spunti di riflessione.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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israele - la nomina della farnesina Elena Loewenthal a Tel Aviv
a rappresentare la cultura italiana
La
letterata italiana Elena Loewenthal è stata nominata nuova addetta
culturale dell'ambasciata italiana in Israele. Autrice di molti libri
ispirati alla cultura e alle tradizioni ebraiche - fra cui il
recentissimo Lo specchio coperto. Diario di un lutto (Bompiani, 2015) -
che hanno contribuito a diffondere la conoscenza della letteratura
ebraica contemporanea nel nostro Paese, Loewenthal ha curato e tradotto
molti testi legati all'ebraismo e a Israele. Tra i suoi numerosi saggi:
“Un’aringa in Paradiso. Enciclopedia della risata ebraica”, “L’ebraismo
spiegato ai miei figli” e “Scrivere di sé”. Ha inoltre pubblicato i
romanzi “Lo strappo nell’anima” (Frassinelli 2002), “Attese” (Bompiani
2004), “Dimenticami” (Bompiani 2006), “Conta le stelle, se puoi”
(Einaudi 2008, finalista al premio Campiello), “Una giornata al Monte
dei Pegni” (Einaudi 2010, vincitore del premio Chiara), “La vita è una
prova d’orchestra” (2011), la raccolta di ricette “Il mio piatto forte.
La cucina ai tempi di facebook” (Einaudi 2012) e “La lenta nevicata dei
giorni” (Einaudi 2013). Insegna cultura ebraica alla Facoltà di
Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e scrive
su La Stampa.
A Elena, proprio alla vigilia del nuovo anno ebraico 5776, gli auguri
di buon lavoro e di buoni successi da parte di tutta la redazione.
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
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qui roma - il seminario al pitigliani
Ebraismo, modello per educare
"Applicare
i dettami dell’ebraismo all’educazione è possibile: ci troviamo infatti
di fronte a una religione che offre un modello coerente, composito e
unitario interessante da prendere in considerazione. Lo scopo del
seminario che concludiamo oggi, in effetti, è stato proprio questo”.
Così la professoressa dell’Università La Sapienza Antonella Castelnuovo
ha aperto i lavori della seconda giornata di “Ebraismo e cultura
europea. Le religioni come sistemi educativi” dedicato a “L’ebraismo ed
i grandi educatori del ‘900″, organizzato dall’Istituto di psicologia
interculturale Onlus e ospitato dal centro ebraico Il Pitigliani con il
patrocino dell’Università la Sapienza, la Comunità ebraica di Roma e
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Il seminario, che ha visto le relazioni di rabbini, educatori,
psicologi e insegnanti moderati dalla psicologa e pedagogista Clotilde
Pontecorvo, si è arricchito oggi della presenza di Marco Rossi-Doria,
neo assessore alla Scuola e allo Sviluppo delle periferie del Comune di
Roma.
(Nell'immagine la professoressa Clotilde Pontecorvo e il neo assessore alla Scuola e allo Sviluppo delle periferie del Comune di Roma Marco Rossi-Doria)
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qui trieste
Rav Di Martino decide di restare
Rav
Eliezer Di Martino continuerà nel suo incarico di rabbino capo di
Trieste. A darne notizia il Consiglio della Comunità triestina che in
un comunicato diffuso in queste ore ha annunciato il raggiungimento di
un accordo e la conseguente decisione del rav di ritirare le dimissioni
presentate in precedenza. Il Consiglio, si legge nella nota, ritiene
che “Rav Di Martino possa dare alla nostra Comunità un futuro lungo e
positivo, grazie alle doti personali e professionali dimostrate nel suo
primo anno di mandato”.
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dopo gli interventi di denuncia
Antisemitismo, Recanati si scusa Il
Comune di Recanati non ha dato il patrocinio all'iniziativa
dell’attivista anti-israeliana Samantha Comizzoli e alla proiezione del
suo docu-film “Israele: il cancro”. Lo afferma il sindaco di Recanati
Francesco Fiordomo firmando un comunicato congiunto con l'ambasciatore
d'Israele in Italia Naor Gilon. Fiordomo, si legge nella nota, ha
telefonato all'ambasciatore “per chiarire, in un clima di grande
cordialità e di ascolto reciproco, come il Comune non abbia concesso il
proprio patrocinio all’iniziativa della Comizzoli e per instaurare un
dialogo volto a superare le incomprensioni emerse”. Diverse le voci di
protesta, tra cui quella dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
che si erano levate negli scorsi giorni per chiedere chiarimenti al
sindaco di Recanati dopo la diffusione di un volantino in cui compariva
la città tra gli enti patrocinanti la proiezione del docu-film
anti-israeliano. “Già dal titolo del video, ben si capisce l’intento
odioso di questo evento. - aveva denunciato l'ambasciatore Gilon in una
prima lettera diretta a Fiordomo - Nessuno, infatti, dovrebbe avere il
diritto di chiamare uno Stato o una persona un 'cancro'”.
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j-ciak Il maestro e i migranti
La
sincronia è perfetta. Mentre i migranti premono ai confini dell’Europa
e la Germania apre loro le porte, il maestro del documentario Frederick
Wiseman porta sul grande schermo i difficili equilibri e le strepitose
possibili armonie del vivere insieme. Nella pellicola “In Jackson
Heights”, il suo nuovo lavoro presentato fuori concorso alla Mostra del
cinema di Venezia, il regista ebreo-americano ci racconta il quartiere
più multiculturale che c’è. A Jackson Heights, Queens, New York, si
parlano 167 lingue. Gli immigrati dal Sud America e dal Messico
convivono con quelli che arrivano da Pakistan, Afghanistan, India,
Cina, Bangladesh. I residenti di lungo corso sono per lo più figli o
nipoti di immigrati e i gay sono una presenza significativa (proprio
all’inizio si incontra un gruppo di sostegno per gay anziani nella
periodica riunione al locale centro ebraico).
Daniela Gross
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rosh hashanah 5776 - qui parma Un anno per le mitzvot
Come
ogni anno ci stiamo avvicinando a un momento importante del calendario
ebraico: Rosh Hahanah, il capodanno, è il giorno in cui si celebra la
creazione del mondo e dell’uomo. Il giorno in cui l’intera
umanità viene giudicata dall’eterno “Yom ha Din”, il giorno in cui si
gettano le fondamenta per il nuovo anno a venire. Queste fondamenta
sono indicate dalla parola ebraica Yesod, parola che può essere letta
anche come Sod Yud cioè, il segreto della Yud. Quella Yud che indica,
nella mistica ebraica, la sapienza divina, la presa di coscienza di
come rettificare e riparare gli errori commessi, ristabilendo
equilibrio ed armonia in alto in basso nella nostra vita. È questo il
percorso di Teshuvah che abbiamo l’obbligo di intraprendere in questo
periodo. I nostri Maestri ci insegnano di non leggere Teshuvah, ma
bensì Tashuv He leggendolo ‘ritorna ad He’, ad Hashem (D-o), poiché
tornando ad Hashem abbiamo il potere di riunire il mondo di sopra
con il mondo di sotto, il mondo dell’anima con il corpo fisico,
ristabilendo così armonia in tutto il creato. L’augurio e la
benedizione che mi sento di fare per il 5776 e quello che sempre più
persone si avvicinino alla Torah e alle mitzvot scoprendo così i
segreti del cielo e della terra.
Tachel Shana’ u Birkotea – inizi il nuovo anno con le sue benedizioni.
David Sciunnach, rabbino capo di Parma
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Setirot
- Un errore enorme |
Credo
sia noto ai lettori di questa rubrica che le posizioni di Fiamma
Nirenstein – riguardo alla politica israeliana così come a quella
italiana – sono state, e sono il più delle volte molto lontane dalle
mie. Di conseguenza, penso non vi sia dubbio su quanto a me possa non
piacere l’ipotesi di una sua nomina ad ambasciatrice di Israele a Roma.
Il fatto, poi, che tra Fiamma e me esista da quasi quarant’anni una
conoscenza che definirei in qualche modo amicizia dovrebbe essere
garanzia di leale e disinteressato profondo dissenso. Ciò detto, sono
rimasto basito nel leggere l’indiscrezione di Haaretz secondo cui il
rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e la presidente della Comunità
ebraica romana Ruth Dureghello avrebbero espresso al presidente
d’Israele Reuven Rivlin il desiderio di non vedere confermata quella
nomina. Tralasciando i motivi addotti a questa ipotetica richiesta,
confesso che, se la notizia fosse confermata, aggiungerebbe – per me –
dispiacere a dispiacere.
Stefano Jesurum, giornalista
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Tracce |
Se
un mattino d’estate un viaggiatore si aggirasse dalle nostre parti,
troverebbe numerose tracce di vita ebraica. Daniele in visita a Bari mi
ha mandato, dal castello, la foto di una tomba ebraica alto medioevale,
decorata con una menorah e proveniente da una necropoli barese del
secolo VIII-IX. Gli suggerisco di fare un giro a Trani a visitare la
Sinagoga Scolanova, attualmente la più antica in uso in Italia dopo
essere stata per lungo tempo una chiesa, una volta espulsi o convertiti
a forza gli ebrei del meridione i quali, sotto il dominio spagnolo,
hanno condiviso la stessa sorte toccata agli ebrei di Spagna con il
Gherush del 1492. Non lontana è anche Venosa, che vanta la presenza di
catacombe ebraiche a testimoniare l’esistenza di una comunità tra III e
VII secolo. Avendo qualche giorno in più, che tanto pioveva e il mare
era mosso, il viaggio di Daniele ha toccato anche Otranto, di cui
tratta diffusamente il diario di viaggio di Beniamino di Tudela: la
comunità ebraica locale non solo era di antica data (III secolo
almeno), ma fiorente tanto da contare circa cinquecento famiglie nel
XII secolo, e da acquisire fama in tutto il Mediterraneo per la
produzione di testi giuridici.
Sara Valentina Di Palma, ricercatrice
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Madri d'Israele - Michelle |
Amare
Israele, amarla a tal punto da dedicare la propria intera vita alla sua
difesa. No, so a cosa state pensando, questa volta non sto per
presentarvi una giovane soldatessa in divisa. La nostra eroina si
chiama Michelle Rojas-Tal, è il frutto della particolare unione di
un’ebrea americana e un cattolico mezzo portoricano e mezzo siciliano.
“Ho ignorato la mia identità ebraica durante tutta la mia infanzia ed
adolescenza. Il mio rapporto con la Terra d’Israele, con lo Stato
d’Israele, era del tutto inesistente”. Tuttavia qualcosa cambia negli
anni, un tragico evento stravolge per sempre la sua vita. “Ricordo l’11
settembre come fosse ieri: quel giorno mi toccò particolarmente, mi
aprì gli occhi, mi sbatté in faccia una realtà a cui, forse, non ero
ancora pronta”. Prende un lungo respiro e continua: “Il peso di quella
tragedia fece affiorare in me un senso di responsabilità mai provato
precedentemente”. Da quell’istante ebbe inizio per la nostra Michelle
un importante processo, un percorso che la portò a essere la persona
che è oggi.
David Zebuloni
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