Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
radice shanah, in ebraico, contiene tanto il significato della
ripetizione quanto quello del rinnovamento. Rosh ha Shana - il
capodanno - è, in questa un po' paradossale congiunzione di senso,
'capo di ripetizione e di novità'. E dunque: auguriamoci di poter
mantenere saldamente la nostra identità - individuale e collettiva -
attivando allo stesso tempo la capacità che abbiamo di rinnovarci
continuamente.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Noi
laici viviamo la festa nel tempo dell’attesa e non in quello del suo
svolgersi. Forse perché siamo più propensi a riconoscerci nel mito
anziché nel rito.
Nel momento della festa valgono norme che regolano atti, gesti, parole,
riti appunto, che crediamo (forse impropriamente) non esprimano una
condizione di libertà.
D’altra parte è indubbio che non c’è festa senza rito: solo in forza
del rito si mantiene la dimensione della festa, perché le feste sono
soprattutto espressioni di coralità e il rito induce una dimensione di
collettività che oggi il vissuto laico non è capace di suscitare o di
produrre.
A noi laici, anche per questo, alla fine rimane una dimensione
“triste”. Una condizione in cui l’attesa è il momento di massima
tensione, in cui vale lo sforzo, ma non il risultato, perché non c’è
appagamento nella festa che rimane una “sospensione del tempo” senza
riuscire a dare, per noi laici, significato allo scorrere del tempo.
Ad ogni buon conto Shanà Tovà.
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Emergenza migranti
Vienna contro Orban
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È
sempre la questione migranti a tenere banco sui quotidiani di oggi. A
far discutere l’accusa mossa dal governo di Vienna contro i
provvedimenti presi da Budapest per fermare la fuga di migliaia di
persone verso l’Europa: una barriera lungo la ferrovia per bloccare ai
profughi l’accesso ai binari che si dirigono a ovest (Corriere della
Sera). Un’iniziativa che ha scatenato le polemiche contro il governo
ungherese di Victor Orban, accusato dal cancelliere austriaco Werner
Fayman di usare metodi che rievocano il nazismo: “Stipare i rifugiati
in treni e inviarli in posti totalmente differenti da quelli dove
credono di andare – ha dichiarato al settimanale Der Spiegel Fayman –
ci ricorda i capitoli più bui della storia”. Uno spettro che ritorna
anche nella testimonianza della filosofa ungherese Agnes Heller,
sopravvissuta alla Shoah, di cui compare su Repubblica un duro J’accuse
nei confronti di Budapest: “Il governo ungherese ha dato il via a una
campagna di odio contro gli stranieri ancora prima che i profughi
siriani arrivassero da noi”, scrive Heller ricordando che quell’odio
lei lo ha sperimentato sulla sua pelle da bambina, “a quei tempi
l’antisemitismo e il nazionalismo erano le principali armi ideologiche
che usava il governo ungherese per garantirsi il consenso a favore di
una guerra micidiale e ingiusta”.
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ROSH HASHANA 5776 - il presidente ucei
"Lottare contro l'indifferenza,
il nostro impegno per il futuro"
Alla
vigilia del capodanno ebraico, Rosh Hashanah 5776, Il Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha inviato,
tramite i canali radiofonici della Rai, il seguente messaggio augurale:
La
solennità ebraica di Rosh Hashana celebra la Genesi, l’inizio, la
creazione dell’universo e dei primi esseri umani ai quali D. stesso
infuse la vita.
Tale inizio costituisce inequivocabile conferma che tutti gli esseri
umani discendono dall’unica coppia originaria composta da Adamo e Eva e
rimangono legati da un vincolo di fratellanza quindi sono tutti
titolari degli stessi diritti, degli stessi doveri e della stessa
libertà.
Il genere umano non sempre ha fatto un buon uso della libertà che gli
stata conferita e la storia dell’umanità è fatta di un alternarsi di
epoche di progresso ed altre di regresso, di periodi di pace ed altri
di feroci e disumani conflitti. Nel corso dell’anno che sta per
chiudersi siamo stati costretti ad assistere impotenti all’espansione
del dominio di gruppi che propongono l’esaltazione della morte di
chiunque professi idee o religioni diverse.
La festa di Rosh Hashanà segna l’inizio di un periodo di dieci giorni
durante il quale tutti sono tenuti a compiere un profondo esame di
coscienza circa i comportamenti tenuti nell’anno trascorso allo scopo
di proseguire e incrementare le cose positive e a emendare quelle
negative. Ma in un periodo come quello attuale di così grandi
sconvolgimenti, tante morti, tante sofferenze e tante ingiustizie,
nessuno può limitarsi ad analizzare solo il proprio comportamento
individuale; ogni valutazione e ogni giudizio sulle cause e sulle
conseguenze deve essere allargato e prendere in considerazione anche il
ruolo che ognuno svolge nell’ambito della società.
Oltre alle responsabilità individuali è necessario che ognuno si
domandi se è stato positivo e corretto il ruolo che ha svolto
nell’ambito della collettività alla quale appartiene. A questa esigenza
nessuno può sottrarsi, né i comuni cittadini, né tantomeno coloro che
svolgono funzioni di rappresentanza pubblica o di governo. Soprattutto
è necessario che da parte di tutti venga respinta la tentazione di
rimanere immobili, silenziosi e indifferenti mentre tutto intorno
dilagano violenze e ingiustizie.
L’indifferenza e l’opportunismo sono i pericoli più grandi, voltare la
testa dall’altra parte e far finta di non vedere è l’atteggiamento più
facile e più comodo, ma anche il più deleterio. Nel prossimo anno 5776
che sta per iniziare sarà necessario che ognuno svolga fino in fondo il
proprio dovere e si impegni con tutte le proprie forze nella conquista
di una pace che potrà essere solida ed eticamente fondata solo se
basata sulla libertà, l’eguaglianza e la fratellanza.
Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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Rosh Hashanah 5776 - il presidente ari
"Ascoltare il suono dello shofar
e aprire il cuore al prossimo"
Nel
quadro di forte preoccupazione per le situazioni di sofferenza e di
crisi su tanti e diversi fronti, l’inizio del nuovo anno porta per ogni
ebreo occasioni di riflessione, momenti di preghiera, di intimo
approfondimento, la riscoperta di valori e sentimenti, l’invito
all’azione nei termini ebraici delle Mizvot, con impegno, fiducia e
responsabilità.
Il percorso che si snoda attraverso le solennità del mese di Tishrì è
veramente ricco di occasioni, se solo le sappiamo cogliere.
Rosh Hashanah, incentrata sul ricordo della creazione, sulla
responsabilità di tutti i popoli, per il bene dell’universo, è una
ricorrenza che ribadisce l’unità del genere umano di fronte a D.O, ci
impone di guardare ai nostri doveri con uno sguardo ampio, rivolto al
mondo, a non chiudere gli occhi e il cuore di fronte ai problemi che
incombono, da vicino e da lontano.
Lo shofar, la cui mizvah è “l’ascolto del suono” ci invita fra l’altro
a saper ascoltare, con più attenzione e disponibilità il prossimo, sia
quando si esprime con le parole, sia quando ci invia dei segnali,
richieste di attenzione, meno espliciti ma comunque comprensibili. Lo
shofar, è però innanzitutto ricordo della Akedat Izhak del drammatico
momento in cui Abramo aveva legato all’altare il proprio amato figlio,
pronto a corrispondere alla prova estrema richiestagli da D.O; nella
storia del popolo ebraico, la akeda si è poi ripetuta tante volte fino
all’estremo sacrificio di tanti nostri fratelli, che non rinnegarono la
fede in D.O e il nome d’Israele. Questo richiamo che ci giunge dallo
shofar dobbiamo ben ricordarlo nel corso dell’anno, quando l’impegno
ebraico ci appare talvolta gravoso, quasi un intralcio ai nostri
programmi personali.
Yom Kippur, attraverso la ricerca del perdono, dall’uomo e da D.O, ci
riporta ad una dimensione più intima e personale, siamo all’esame di
coscienza che dobbiamo compiere dentro di noi, al rapporto che abbiamo
in prima persona con altre persone, che può richiedere azioni di
correzione e ripresa, siamo al momento in cui dobbiamo essere sinceri
ed autentici innanzitutto nel giudicare noi stessi, senza di che non
può darsi iniziativa veramente costruttiva nella vita, né sul piano
materiale né in quello spirituale.
Sukkot, attraverso la suggestiva e accogliente capanna, simbolo della
protezione che ci viene data dal Signore, ci proietta verso i ricordi
del deserto biblico in cui vissero i nostri padri, ma anche verso
quello simbolico che rappresenta la nostra condizione ebraica, sempre
ancora in marcia ‘in un deserto’, cioè nell’incertezza del presente,
delle scelte necessarie per ravvivare e far fiorire il nostro ebraismo,
nella ricerca della strada da seguire per arrivare,insieme a tutto il
nostro popolo alla meta, la Terra d’Israele.
Giuseppe Momigliano
presidente dell’Assemblea rabbinica italiana
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Rosh Hashanah 5776 - gli auguri da israele -
Un anno per lavorare insieme
Dobbiamo
lavorare internamente per rafforzare i legami tra di noi, tra le
diverse comunità che compongono il popolo israeliano, e tra i nostri
fratelli e sorelle, amici e sostenitori di Israele in tutto il mondo”.
È l'appello lanciato dal presidente di Israele Reuven Rivlin ai suoi
concittadini e alle Comunità della Diaspora alla vigilia del periodo di
festività che il mondo ebraico si accinge a celebrare. “Abbiamo molte
sfide che ci aspettano, interne ed esterne; sociali, economiche e
ovviamente legate ala sicurezza. Sfide che possiamo affrontare e che
riusciremo a superare”, ha affermato il presidente, sottolineando la
necessità di fare questo percorso “uniti”. Anche il Primo ministro
Benjamin Netanyahu, come da tradizione, ha inviato un messaggio alla
vigilia di Rosh Hashanah, postandolo sul suo profilo Facebook. Leggi
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Rosh Hashanah 5776
Un anno di bontà
Siamo alla fine del mese di Elul, mese di introspezione, di bilanci, di preparazione a Rosh Hashanah e ai Moadim autunnali.
Si rinnoveranno tradizioni, riaffioreranno ricordi, cercheremo con
ancora maggiore determinazione di trasmettere a figli e a nipoti il
significato profondo dell’essere ebrei e dei valori della nostra
identità e tradizione.
Sara Cividalli, presidente Comunità di Firenze Leggi
qui mantova - festivaletteratura
Pagine Ebraiche incontra i lettori
Si
avvia alla chiusura in queste ore la diciannovesima edizione del
Festivaletteratura di Mantova, capostipite dei festival letterari
italiani, il cui successo – con quasi 70mila biglietti staccati e quasi
60mila presenze agli eventi liberi, arrivando a superare i 120mila
partecipanti – conferma la validità di un’idea di evento culturale che
ha ogni anno più imitatori, in tante città e cittadine che ne
riproducono il formato, declinato però in mille argomenti diversi, e
attirando ovunque centinaia di persone. Code, sempre pazienti e
divertite, incontri per cui i biglietti erano esauriti addirittura
prima dell’apertura ufficiale del festival e ovunque libri, e
soprattutto lettori, intenti ad ascoltare, incontrare, discutere e
scoprire le mille offerte e proposte di un festival che quest’anno
tanto si è dedicato ai temi attuali e scottanti di un mondo sempre più
globalizzato. Pagine Ebraiche, come sempre presente sia con le
centinaia di copie distribuite a cura dell’organizzazione del festival
che con la redazione, ha raggiunto anche quest’anno a Mantova un
pubblico di lettori giù naturalmente propensi ad interessarsi alla
cultura. Leggi
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QUI MANTOVA - FESTIVALETTERATURA
Primo Levi, la scrittura liberata
È
stato un dialogo appassionato su Primo Levi quello tenutosi tra Marco
Belpoliti, saggista, scrittore e docente di sociologia della
letteratura, e il giornalista Wlodek Goldkorn di fronte al pubblico
accorso a riempire platea e loggioni del teatro Bibiena di Mantova. In
centinaia hanno composto una di quelle code pazienti che caratterizzano
ogni edizione del Festivaletteratura, questa volta per l’appuntamento
intitolato “Tornare a Primo Levi”. Belpoliti già nel 2007 fu ispiratore
al festival di una serie di incontri intitolati “Scuola Levi”, un
percorso per parole chiave nel pensiero e nelle opere dello scrittore,
e il suo recentissimo Primo Levi. Di fronte e di profilo, portato da
Guanda nelle librerie a fine agosto è un’opera poderosa che si pone
quasi come un’enciclopedia, in un certo senso destinata a chiudere un
periodo ventennale di studi dedicati a Levi. L’uscita del volume, su
cui alcuni dei collaboratori di Pagine Ebraiche
si erano espressi a poche ore dall’arrivo nelle librerie, ha anticipato
di pochi giorni l’uscita in America dell’opera completa di Levi,
tradotta da Ann Goldstein e pubblicata da Liveright, mentre la
pubblicazione della seconda edizione italiana delle opere, curata dallo
stesso Belpoliti per Einaudi è prevista per la fine del 2016 anche se,
come ha spiegato lo stesso curatore dopo l’incontro di Mantova “Sto
lavorando, ma siamo indietro, c’è tanto da fare, ancora”. Leggi
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Lo sgambetto e le giravolte |
Hanno
fatto il giro del web le immagini di una video-operatrice, Petra
Laszlo, di origine ungherese, legata al partito estremista Jobbik, che
riprende i convulsi tafferugli, ma sarebbe meglio parlare di drammatico
impatto umano, tra migranti e polizia al confine tra la Serbia e
l’Ungheria, una delle zone di transito per i profughi mediorientali.
Claudio Vercelli
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