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17 settembre 2015 - 4 Tishri 5776

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Elia Richetti e di Sergio Della Pergola. Nella sezione pilpul una riflessione di Stefano Jesurum e Daniel Funaro.
 
Benjamin Netanyahu @netanyahu
16 settembre
A thug threw stones at cars in Jerusalem until he murdered an Israeli man. We are declaring war on stone throwers.

pordenonelegge.it ‏@pordenonelegge
16 settembre
#Pennac. "Il desiderio di scrivere nasce dal desiderio di immergersi nella lingua come se fosse acqua" #pnlegge2015
 
a
#PE24BreakingNews
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Netanyahu e l'incontro con Putin
"Vogliamo garanzie sulla Siria"

Garanzie sulla gestione del flusso delle armi in Siria. È quanto chiederà il Primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu al presidente russo Vladimir Putin nell'imminente incontro fissato tra i due al Cremlino. La Russia, come spiega La Stampa, è schierata al fianco del regime di Bashar al-Assad nel conflitto che sta dilaniando da anni la Siria. Nelle ultime settimane Mosca ha aumentato la sua presenza sul territorio siriano e i suoi aiuti militari ad Assad, rivendicando una posizione da protagonista nello scacchiere mediorientale. Israele, per parte sua, teme che le sofisticate armi russe cadano nelle mani di Hezbollah ed altri gruppi terroristici, che da sempre minacciano la sicurezza dello Stato ebraico e che hanno potuto contare sul sostegno di Assad e dell'Iran. Ma mentre Gerusalemme si preoccupa per i nuovi sviluppi in Siria, da Mosca Putin ribadisce il suo sostegno al regime di Damasco in chiave anti-Isis e invita altre nazioni a seguire la Russia. “L'emergenza profughi è colpa vostra”, l'accusa di Assad all'Europa, che cerca di estorcere all'Occidente il sostegno militare, ribadendo - come già in passato – di essere l'unico argine al terrorismo del Califfato e, di conseguenza, alla fuga di massa verso il Vecchio Continente dalle zone coinvolte nel conflitto con i jihadisti. Come spiega il Messaggero, l'obiettivo – sia di Assad sia della Russia – è creare una grande coalizione anti-Isis, che coinvolga anche gli Stati Uniti, e la telefonata delle scorse ore tra il presidente Usa Barack Obama e il presidente Putin potrebbe aprire le porte a questa soluzione.

Un ricordo di Saba. In una lettera al Corriere della sera lo scrittore Antonio Debenedetti ricorda il suo Umberto Saba e risponde alla recensione di Paolo Mieli legata al libro “Via San Nicolò 30 – Traditori e traditi nella Trieste nazista” (Il Mulino), di cui nelle scorse ore Pagine Ebraiche ha pubblicato analisi e impressioni degli storici italiani Anna Foa e Simon Levis Sullam, affiancate da una nota del direttore del giornale dell’ebraismo italiano Guido Vitale. Debenedetti sottolinea nella sua lettera il gusto per la provocazione “tipicamente sabiano” per poi intervenire sulla sua percezione dell'ebraismo e su quanto scritto da Mieli sull'argomento. “L'ebraicità è un privilegio che si sconta vivendo. - scrive Debenedetti - A proposito dei mezzi ebrei, come lo era Saba e lo sei anche tu, posso anche aggiungerti, caro Paolo, che Umberto diceva: 'I mezzi ebrei sono due volte ebrei perché si vedono essere ebrei'. Io, in queste parole che ho trascritto nel mio Giacomino, mi ci riconosco. E tu? Spero di sì. Con affetto”.

La camicia nera. “Lazio in camicia nera. Una squadra fascista”. È l'accusa che arriva dalle pagine del quotidiano francese Le Monde alla società biancoceleste, per la maglietta color antracite con il simbolo dell'aquila stilizzata che la squadra indosserà nelle partite di trasferta di Europa League, debuttando stasera in Ucraina. “Il club laziale – scrive Le Monde – ha una cattiva reputazione soprattutto per i suoi sostenitori neofascisti della Curva Nord, che si sono distinti più volte”. Il Corriere dello sport riporta la replica del responsabile della comunicazione della Lazio Stefano De Martino, che afferma che il quotidiano francese si sarebbe lasciato andare a “derive imbarazzanti”. “La società – sottolinea – ha sempre dimostrato di essere presente con valori importanti, così come i propri tifosi. Non permetteremo certi giudizi”.

Ungheria, l'Europa dov'è? Dalla chiusura con un muro di filo spinato si è arrivati al respingimento dei profughi con la violenza alla frontiera ungherese, dove ieri all'altezza di Horgoz i reparti della polizia schierati dal primo ministro Victòr Orbàn in assetto di guerra hanno attaccato con gas lacrimogeni, potenti idranti e manganellate le centinaia di persone che cercavano di passare, molti issando un ritratto della cancelliera tedesca Angela Merkel. Circa 300 feriti, tra cui due bambini, e 29 arresti il bilancio degli scontri, e mentre arrivavano la condanna di Unione Europea e Onu e l'appello di Merkel, che chiama d'urgenza a un vertice europeo straordinario, Repubblica riporta che Orbàn ha annunciato l'intenzione di estendere il muro anche ai confini con Croazia e Romania e che ben presto a presidiare quello con la Serbia sarà inviato anche l'esercito ungherese.

Insulti a Kyenge, il salvacondotto a Calderoli. Il Senato ha concesso alla Procura l'autorizzazione a procedere contro Roberto Calderoli per l'accusa di diffamazione nei confronti Cécile Kyenge, negando però l'aggravante di istigazione razziale. Il senatore leghista aveva insultato nel 2013 l'allora ministro dell'Integrazione, definendola un “orango”. “Quello dell'Aula di ieri è un messaggio triste, devastante, irresponsabile. Getta un'ombra pesante sulla lotta al razzismo, proprio mentre in Europa cresce la xenofobia”, le parole di Kyenge, che intervistata da Repubblica afferma di essere incerta sulla sua permanenza all'interno del Partito Democratico senza una chiara presa di posizione da parte dei vertici. “I parlamentari del Pd che hanno votato così dovranno risponderne alla loro coscienza – ha dichiarato – è una scelta grave, un caso di razzismo”.

Allan di nuovo agli arresti. Mentre a Gerusalemme sono al terzo giorno consecutivo gli scontri intorno all'area della moschea di Al-Aqsa, la polizia israeliana annuncia di aver nuovamente arrestato per le accuse di legami con la Jihad islamica il palestinese Mohammed Allan, che ad agosto, dopo uno sciopero della fame di due mesi, aveva ottenuto una sospensione della detenzione amministrativa per le sue precarie condizioni di salute. Condizioni che sarebbero ora migliorate secondo la polizia, che lo ha fermato all'ospedale di Ashkelon. Allan ha subito annunciato che riprenderà lo sciopero della fame (Avvenire).

Le accuse a Casa Pound. Continua la polemica tra il sindaco di Castano Primo, Giuseppe Pignatiello, e i vertici di Casa Pound, dopo la revoca dell'autorizzazione per la festa del movimento neofascista tenutasi lo scorso weekend, in seguito alle quali sono stati riportati alcuni danni alla tensostruttura occupata per la manifestazione. “Nei prossimi giorni attiveremo le opportune azioni legali a tutela dell'amministrazione”, ha affermato Pignatiello, mentre Casa Pound respinge le accuse (Libero Milano).

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
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