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25 settembre 2015 - 12 Tishri 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
All’unità delle voci e dei propositi espressi a Kippur, come un solo uomo con un solo cuore, segue la diversità della festa di Sukkot. Una diversità che si esprime in capanne che, entro i limiti imposti dalla Halakhah, possono essere più ampie, più alte, più strette, con pareti in legno, in stoffa, in muratura. Una diversità che trova la propria unità nel tetto: da esso, di qualunque forma o materiale ‘casher’ sia fatto, bisogna poter intravedere le stelle ed il cielo, cioè la dimensione a noi lontana, il luogo simbolico delle nostre aspirazioni, dei nostri buoni propositi.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Insegnando storia dell’emigrazione (argomento piuttosto rilevante di questi tempi), capita di imbattersi in due vuoti molto visibili nella letteratura scientifica italiana sul tema. Sia che si parli di movimenti migratori, sia che si parli di minoranze linguistiche nella Penisola, gli ebrei e la loro storia non mi sembra vengano in alcun modo considerati. Esiste una legge, la n. 482/1999 con cui giustamente “la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo”. Ma se si va a vedere la consistenza numerica – ad esempio – dei parlanti la variante del tedesco nella val dei Mòcheni, vicino a Trento, si scopre che si tratta di qualche centinaio di persone in tutto, che ancora resistono (opportunamente tutelati e considerati dalla legge) nel portare avanti le proprie tradizioni. Non che gli ebrei in Italia siano stati mai tantissimi, ma credo che includere la loro storia nella nostra Penisola osservandola anche dal particolare prisma delle migrazioni e dell’insediamento delle minoranze linguistiche (senza relegarla nello stretto ambito della storia ‘religiosa’) contribuirebbe più di ogni altra cosa a riaffermare l’idea che la storia degli italiani è una storia di sovrapposizioni, interazioni e integrazioni plurietniche.
 
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Appuntamento a NY
per i leader mondiali
Questa settimana e la prossima, centosessanta leader mondiali saranno accolti a New York per la settantesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tra questi, spicca il premier israeliano Netanyahu che, spiega la Stampa, porterà all’Onu due messaggi: il primo riguarda “la minaccia globale dell’estremismo islamico nella versione sciita guidata dall’Iran e nella versione sunnita al momento guidata dall’Isis” e il secondo sarà sul Medio-Oriente e la soluzione dei due Stati secondo la quale propone che “ogni Nazione assorba i suoi profughi” ovvero “come i profughi ebrei dei paesi arabi sono stati accolti da Israele, dovrà essere lo stato palestinese, smilitarizzato, ad occuparsi dei suoi”. Lunedì inoltre, ricorda Repubblica, il presidente Usa Barack Obama incontrerà il suo omologo russo Vladimir Putin per fare il punto sull’entrata in scena della Russia nel conflitto siriano in merito alla quale “resta difficile la questione del ruolo del presidente siriano Assad. La Casa Bianca ne ha auspicato la destituzione immediata. Mosca non ci sta”.
 
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  davar
l'animatore del padiglione israele
Simone da Expo al reality show
Da Expo allo show business. Uno dei nuovi concorrenti della quattordicesima edizione del Grande Fratello, il reality show più longevo d'Italia, è Simone, venticinquenne, animatore familiare ai visitatori del padiglione Israele all'esposizione universale di Milano.
Fino a poco tempo lavorava infatti per "Fields of Tomorrow", lo spazio dell'Expo dedicato all'impegno di Israele per l'agricoltura e l'alimentazione, dove accoglieva i visitatori e li conduceva nel percorso tra monitor e nuove tecnologie. Studente di matematica, si definisce un nerd a causa della sua passione per i videogiochi e per le formule algebriche e sogna di diventare un supereroe.
(Nell'immagine Simone con la madrina del padiglione Israele, l'attrice Moran Atias).

torinospiritualità
Le religioni di fronte al male
Delusione per il pubblico di Torinospiritualità che ha visto annullare, ieri, la prevista lezione di rav Giuseppe Laras, che avrebbe dovuto dedicare il suo intervento a “La contemplazione del creato”, raccontando al pubblico – che continua numerosissimo ad affollare tutti gli spazi dedicati alla manifestazione – come la dottrina ebraica non guardi alla natura esclusivamente in relazione all’uomo e al mondo, ma la veda sempre in relazione a Dio, perché “La natura, profondamente intrisa di spiritualità, rende testimonianza della grandezza di chi l’ha creata”. Il centro studi Sereno Regis, invece, ha ospitato un incontro intitolato “Le religioni tra violenza e non violenza, a cui hanno partecipato esponenti di varie tradizioni religiose, tra cui, per la comunità ebraica, Franco Segre, noto per la sua profonda cultura e per la pazienza e la dedizione con cui insegna da anni i fondamenti dell’ebraismo ai tanti che seguono i suoi corsi. Muovendo dalla consapevolezza che le religioni possono produrre sia violenza che nonviolenza, il pomeriggio ha mostrato come, dentro le contraddizioni della storia esistano reali possibilità per una convivenza e un dialogo che a Torino, città multireligiosa, fanno parte del quotidiano. In serata Haim Fabrizio Cipriani è stato impegnato in “‘E Dio vide che era buono’, ma era davvero così buono? Bene e male nella mistica ebraica”.
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Giorgio Israel (1945-2015)
Illustre matematico, epistemologo e storico della scienza, il professor Giorgio Israel ha concluso nelle scorse ore a Roma la sua vita terrena all’età di 70 anni. Membro della Académie Internationale d’Histoire des Sciences e docente dell’Università La Sapienza di Roma, Israel è stato autore di più di 200 articoli scientifici e 30 volumi. Attivo in prestigiosi gruppi di lavoro internazionali dedicati al mondo dell’università e della ricerca, ha fatto parte anche della commissione per il riordino del fondo d’archivio Vito Volterra presso l’Accademia Nazionale dei Lincei e del Comitato Nazionale per le celebrazioni in onore di Enrico Fermi.
Ha inoltre diretto, dal 1976 al 2012, numerosi programmi di ricerca presso l’Università La Sapienza, il ministero della Pubblica Istruzione, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e guidato l’unità di Roma dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) nell’area della storia della matematica. Intensa l’attività pubblicistica sulle pagine di quotidiani come L’Osservatore Romano, Il Messaggero, Il Mattino, Il Foglio, Avvenire, Paese Sera, L’Unità, Il Giornale, Libero, Tempi. E prezioso il suo contributo come collaboratore di diverse testate ebraiche, in particolare negli anni in cui nuove sfide e nuove iniziative venivano lanciate rivolgendosi a fasce sempre più ampie di opinione pubblica. L’impegno nel mondo ebraico si è esplicato anche attraverso una costante partecipazione alla sua vita politica e ai suoi momenti di incontro. Come delegato ai congressi UCEI o ancora, pochi mesi fa, come candidato nella lista guidata da Fiamma Nirenstein alle elezioni di rinnovo del Consiglio comunitario romano. Sempre stimolanti e attuali gli interrogativi suscitati dai suoi interventi. Ammoniva ad esempio il professore in un editoriale pubblicato su Pagine Ebraiche alla vigilia di importanti cambiamenti che avrebbero ridefinito l’assetto dell’Unione delle Comunità, la massima assise dell’ebraismo italiano: “Si sente in giro un certo trionfalismo – scriveva Israel – mai come in questi tempi l’ebraismo e la cultura ebraica sono al centro di un interesse diffuso. È vero. Ma dire che ciò sia prova di interesse, e magari anche di simpatia, per gli ebrei, comporta un salto logico avventato. Chi può negare che la cultura greca sia da secoli circondata da un interesse e un’ammirazione immensi, che il tempo non consuma? Ma di qui a dire che da ciò derivi interesse e simpatia per i greci contemporanei ne corre”. Naturalmente, proseguiva, il parallelismo è grossolano: gli ebrei di oggi hanno una relazione con la loro tradizione di gran lunga più forte.
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giorgio israel (1945-2015)
La lezione più grande
Ricordare Giorgio Israel, la forza del suo slancio, l’impegno del suo lavoro, il coraggio delle sue idee, la scontrosità della sua ruvida, autentica amicizia, richiama molteplici pensieri e innumerevoli spunti di riflessione.

Fra tutti, oggi che è l’ora di rivolgergli un ultimo, commosso saluto, emerge la memoria di un limpido scambio di idee che mostrava come si possa essere chiari nella difesa di Israele, fermi nella lotta all’antisemitismo, determinati nella definizione della propria identità di ebrei italiani, senza per questo cedere alle semplificazioni, alle sguaiataggini e all’aggressività di chi, incapace di fare un’informazione convincente, si degrada nella propaganda e nel linguaggio della demenza digitale. Commentando assieme il contenuto della recente pubblicazione di un collega dichiaratamente orientato a denunciare gli ebrei accusati di odiare se stessi, a tracciare una lista dei buoni e dei cattivi nel mondo ebraico, Giorgio, che pure per il rigore delle sue idee poteva essere tranquillamente accreditato fra i primi della classe, rigettò questo indegno modo di fare con parole chiare e indimenticabili.
Quando si affronta la grande diversità di opinioni che caratterizza il mondo ebraico italiano – disse allora – “bisogna trovare il giusto punto di equilibrio. Penso che Pagine Ebraiche contribuisca a fare questo”. E riferendosi all’autore della pubblicazione appena contestata aggiungeva come avesse “sollevato problemi autentici, ma nel modo più sbagliato e superficiale possibile. Per giunta compilando liste di proscrizione, il che trovo sia la cosa peggiore che si possa fare (e lo dico con cognizione di causa essendone stato vittima)”. Nella scienza come nella politica Giorgio Israel aveva molto da insegnare. Ma la sua lezione più alta, quella che induce a inchinarsi al suo ultimo passaggio, è che senza libertà di critica, di pensiero e d’espressione la nostra identità di ebrei italiani è compromessa e gravemente minacciata. Di questa sua lezione, la più grande, nessuno di noi può fare a meno.

gv
giorgio israel (1945-2015)
Il veleno dell'antisionismo
Il carattere nazionalista del movimento sionista non avrebbe rappresentato, di per sé, un ostacolo alla sua accettazione da parte della sinistra. In definitiva, esso poteva essere considerato come uno dei tanti movimenti nazionali di liberazione dei popoli che, secondo una nota dottrina, costituiscono una prima fase necessaria della lotta anti-imperialista. Non a caso, l’URSS fu uno dei primi paesi a riconoscere lo Stato d’Israele e a manifestare per qualche tempo simpatia e sostegno nei suoi confronti, al punto di definire “aggressione imperialista” il tentativo dei paesi arabi di soffocare il nuovo stato nella culla. Questa fase durò fino a che la dirigenza sovietica non constatò con delusione che Israele tendeva a collocarsi nel campo occidentale, ovvero nel campo dell’“imperialismo”. Si trattava, in definitiva, della solita delusione nel prendere atto dell’attrazione della maggioranza degli ebrei per la democrazia liberale. Il primo consistente banco di prova dell’atteggiamento del campo comunista e di larga parte della sinistra europea nei confronti di Israele e del sionismo fu rappresentato dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Un episodio vale ad illustrare il clima di quel periodo e le opinioni circolanti. Fummo quasi un centinaio a scrivere una lunga lettera indirizzata all’organo del Partito Comunista Italiano, L’Unità, per protestare contro la posizione duramente anti-israeliana assunta dal giornale e dal partito. Una rappresentanza dei firmatari ebbe un colloquio “chiarificatore” con il responsabile esteri de L’Unità Alberto Jacoviello e con il cronista delle cose mediorientali Arminio Savioli. Uniti nel condannare Israele, finirono per litigare fra di loro sulla questione seguente: il primo sosteneva che Israele era “soltanto” un agente dell’imperialismo americano, mentre il secondo asseriva che Israele era una potenza imperialista autonoma, la quale conduceva una politica ancor più aggressiva degli USA e talora in dissenso con l’alleato. La controversia fu risolta da dura lettera inviataci dal direttore del giornale, Maurizio Ferrara, che di fatto si schierò con il primo punto di vista. Dopo aver definito i propositi di distruzione di Israele da parte dei paesi arabi circostanti come un «elemento di debolezza» del fronte anti-imperialista, affermava: «è in corso un atto, importante, della lotta tra imperialismo e forze anti-imperialiste e che, in questa lotta, Israele rappresenta un punto di forza dirompente dell’imperialismo, i paesi arabi la tendenza contraria».

Giorgio Israel

(“La questione ebraica. I conti sempre aperti con il razzismo”, ed. Salomone Belforte)
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qui venezia
L'eredità di Attilio Milano diventa patrimonio di tutti
Pilastro per quanto riguarda la ricerca sulla storia degli ebrei italiani, grazie alla quantità di materiale raccolto in una vita dedicata a scavare nelle vicende socio-economiche di una delle comunità più antiche al mondo, la figura di Attilio Milano è oggi grande protagonista. È infatti in corso a Venezia una giornata di studio e approfondimento per inaugurare il fondo librario donato dalla famiglia di Milano alla Biblioteca di Area Umanistica dell’Università Ca’ Foscari e presentare l’archivio privato dello storico confluito nella Biblioteca Archivio “Renato Maestro” della Comunità ebraica di Venezia. A introdurre la giornata a nome della famiglia Lucio Milano, nipote di Attilio, seguito dagli interventi dell’archivista Paolo Eleuteri, della direttrice della BAUM Daniela Grandin, degli storici Simon Levis Sullam e Gadi Luzzatto Voghera, del professore di Letteratura inglese e presidente del Centro Veneziano di Studi Ebraici Internazionali Shaul Bassi, dell’antropologa Emanuela Trevisan, dello studioso ed ex presidente della Comunità ebraica di Venezia e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Amos Luzzatto, e Dina Gut Milano.
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l'incontro domani a roma
Fiano: "Hezbollah-Casa Pound
non sottovalutiamo il legame"

“È una realtà che non dobbiamo né vogliamo sottovalutare”. Così il deputato del Pd Emanuele Fiano commenta la notizia del convegno che si terrà domani a Roma, organizzato da movimenti legati all'estrema destra di Casa Pound e a cui parteciperanno rappresentanti del gruppo terroristico Hezbollah. Per non sottovalutare queste binomio pericoloso, “assieme a dei colleghi abbiamo già depositato questa mattina un'interrogazione parlamentare – spiega a Pagine Ebraiche Fiano - per chiedere informazioni al Ministro dell'Interno e a quello degli Esteri e avere notizie sulla geografia dei movimenti dell'estrema destra italiana e le loro connessioni con gli estremismi all'estero”. “Sono in contatto con l'ambasciata israeliana, che ha ringraziato per la nostra iniziativa - conclude - Prefetto e polizia sono allertati e monitorano la situazione”.
roma - l'iniziativa del parlamento europeo
L'Europa di tutte le culture
Quali sono i mezzi di comunicazione più adatti per veicolare l’interculturalismo? Chi è l’altro? Come rendere l’Europa un’isola felice nella quale convivere tra diversi? Sono stati questi alcuni dei dibattiti che hanno animato la giornata di ieri organizzata dal Parlamento europeo in collaborazione con il ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca e numerose organizzazioni, tra cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Come costruire un’Europa di tutte le culture?”, questo il titolo dell’iniziativa, ha visto la partecipazione di di educatori, sociologi, esponenti di comunità religiose e studenti che, attraverso il metodo dell’Open Space Technology, hanno proposto argomenti di discussione e si sono divisi in gruppi avendo il fine ultimo di redigere un documento contenente una proposta in tema di interculturalismo che poi verrà esaminata dalla commissione Cultura del Parlamento europeo.
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qui torino
Prix Italia: il potere della Storia
Si è conclusa ieri la sessantasettesima edizione del Prix Italia, Festival internazionale di radio televisione e web, sostenuto e organizzato dalla Rai, teso a premiare la qualità e l’innovazione in questi tre campi della comunicazione. Il festival si è svolto a Torino, città a cui ormai il Prix Italia è legato da diversi anni.
Il potere delle storie e il laboratorio della creatività. Questo il tema scelto per l’edizione del 2015. Quanto è importante oggi saper raccontare? Ci sono delle piattaforme più adatte di altre nel farlo? Cos’è oggi lo storytelling se lo decliniamo nell’universo del web? Tutte domande a cui il Prix Italia ha cercato di dare una risposta mettendo a confronto prodotti creati da più broacasters internazionali di radio tv e web. A concorrere 89 programmi radio, 98 programmi televisivi e 54 prodotti web. Un’ulteriore domanda da porsi è cosa bisogna raccontare oggi? Bisogna trattare di finzione o anche di realtà? Tra storytelling e creatività è rimasto ancora posto per la Storia? La risposta a quest’ultima punto interrogativo la si è avuta durante la cerimonia di premiazione. Infatti tra i molti, sono stati premiati tre prodotti, i primi due accomunati dal fatto di aver posto al centro il passato per rimetterlo in discussione e studiarlo sempre da nuove prospettive; il terzo che approfondisce un tema come quello del razzismo radicato nella storia, declinandolo però nel presente e più in specifico nell’universo del web. Il primo progetto, “Il cabaret della morte”, prodotto da TVP (Polonia) e diretto da Andrzej Celinski, è un documentario che mette in scena la storia di un gruppo di artisti ed ebrei che durante la segregazione razziale della Seconda Guerra Mondiale, combattono la loro drammatica condizione con la musica, il teatro, l’umorismo, le risa.


Alice Fubini
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la rassegna settimanale di melamed
Laicità e scuola. È un problema?
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da più di tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.

Laicità, un problema per la scuola?

È una proposta di legge definita “coercitiva” dalla sinistra e “pragmatica” dalla destra francese: cinque punti fra cui il divieto di indossare capi di abbigliamento che mostrino in maniera ostentata un’appartenenza religiosa, e il divieto all’esonero dalle attività scolastiche per motivi religiosi. Viene suggerito, inoltre, l’uso dell’uniforme. È effetto della direttiva emessa a luglio dalla commissione d’inchiesta del Senato sul ruolo dell’educazione come servizio pubblico, commissione nata a gennaio dopo gli attentati e i successivi problemi nelle scuole ed ha già suscitato numerose polemiche.


Ada Treves
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pilpul

Ricominciare da capo
Alla fine di Kippur ci sentiamo come gli allievi all’inizio di un nuovo anno scolastico o di un nuovo quadrimestre: anche se non tutti i brutti voti sono stati davvero recuperati, ormai non hanno più importanza; le nostre manchevolezze sono state perdonate; registro bianco, si ricomincia tutto da capo. Sappiamo che nell’anno appena trascorso avremmo potuto fare di più e ci ripromettiamo per quest’anno di provare a migliorare. Del resto anche a noi insegnanti piace (o meglio ci piaceva, prima dell’avvento dei registri elettronici) quella pagina bianca che non ci vincola a un giudizio precedente e che ci lascia liberi di osservare gli allievi come se li vedessimo per la prima volta: un nuovo anno scolastico porta un nuovo orario, un nuovo programma, nuovi argomenti, un anno di maturazione in più; con tutte queste variabili in gioco sarebbe irragionevole dare per scontato che non ci saranno cambiamenti. Sì, ma cosa c’entra con Kippur? Non preoccupatevi, non mi sono montata la testa e non voglio paragonare i voti scolatici al giudizio divino. Sto pensando ai rapporti tra uomo e uomo, perché Kippur serve anche per quelli.

Anna Segre, insegnante
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La miss
“Vorrei essere vissuta nel’42, per vedere realmente la Seconda Guerra Mondiale. Sui libri ci sono pagine e pagine, io volevo viverla per davvero, poi essendo donna non avrei nemmeno dovuto fare il militare”. Non sono passate sotto silenzio queste parole pronunciate con troppa ironia, dalla nuova Miss Italia 2015, Alice Sabatini. Testimonianza che come è scritto nel Libro dei Proverbi (Mishlei), “Come un anello d’oro nel naso di un maiale, così è una donna bella – e contemporaneamente un uomo – se priva di senno”. Già, non deve essere stato difficile vivere nel 1942, bastava solo non essere ebrei o antifascisti…

Francesco Moises Bassano

Sotto la sukkà
Presto sarà Sukkot. Della sukkà mi è sempre piaciuto il suo aspetto precario: è come incontrarsi in una nuova terra dove non ci affidiamo alle solite certezze; dove non ci copriamo tra le solide mura di casa. Sukkot è un momento di passaggio creativo: ripartiamo con meno difese, un po’ più nudi, con qualche struttura e molta apertura.

Ilana Bahbout


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