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9 Ottobre 2015 - 26 Tishri 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ricordo con frustrazione profonda i giorni dopo le feste di Tishri quando, maestro in una piccola comunità ebraica d’Italia, vedevo la sinagoga svuotarsi dei tanti volti e dei tanti passi e tornare al suo essere luogo consono per pochi. Ricordo le ansie rispetto a tutti coloro che non avrei rivisto se non in capo a un anno e che erano figli del mio popolo, ma le cui vite erano altrove, destinate ed educate verso “l’altrove.” Ricordo i giorni di tristezza per tutti coloro che sarebbero dovuti essere e che non erano, per tutto il futuro che sarebbe dovuto essere parte di quella piccola comunità (così come di altre) e che non lo era. Ricordo che come Ignazio Silone in Fontamara mi chiedevo incessantemente: “Che fare?” Di fronte a questo mare di gente nostra eppur lontana, che fare? Di fronte a chi non ha voluto o saputo o potuto educare ebraicamente, che fare? Di fronte a quello che altro non è se non assimilazione, che fare? Ricordo uno Shabbat Bereshit quando mi cadde tra le mani una poesia di Kavafis.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
“All’inizio creò Elohìm il cielo e la terra. E la terra era ‘tohu vabohu’ e oscurità sulla superficie dell’abisso e il soffio di Elohim galleggiava sull’acqua. E disse Elohìm: sia la luce e così avvenne. E vide Elohìm la luce come buona e distinse Elohìm fra la luce e l’oscurità. E chiamò Elohìm la luce giorno, e l’oscurità la chiamò notte e fu sera e fu mattino giorno primo”. Già dal primo verso della rinnovata lettura della Torah (che ho provato indegnamente a rendere in senso letterale) i problemi sono molto più grandi delle risposte che riusciamo a trovare. Ci sono espressioni intraducibili (tohu vabohu), ci sono situazioni impossibili per noi umani limitati (come si può creare la luce senza creare la sua fonte fisica, il sole, che comparirà solo poco dopo?). Ed è poi chiaro che l’atto della creazione è accompagnato – come già aveva sottolineato Walter Benjamin – dall’assegnazione di nomi (giorno e notte, in questo caso). Quindi la scrittura e la pronuncia del nome diventano parte integrante del processo di creazione. E lasciamo naturalmente da parte la questione fondamentale che sottende a tutto ciò, e cioè chi sia Elohìm, e perché lo leggiamo qui in forma plurale pur essendo singolo e unico l’Autore della creazione. E che dire della recita cantilenata che nella tradizione ebraica non è facoltativa, che è parte integrante di una lettura che deve essere esatta, per dare il giusto peso a ogni singola lettera che il testo ci tramanda.
Solo da queste prime e elementari considerazioni si capisce quanto sia centrale per la civiltà ebraica il nuovo inizio che ogno anno ci si dà, per intraprendere la lunga lettura di un testo così complicato, anomalo, stratificato e affascinante. È questa lettura, anzi, questa recita e rappresentazione, che costituisce il nucleo centrale di quella che noi moderni chiamiamo identità.
 
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Terrorismo palestinese, Israele sotto attacco
Proseguono senza sosta gli attacchi terroristici palestinesi contro la popolazione israeliana. “Pietre, coltelli e Facebook. È l’Intifada 3.0” scrive Repubblica, utilizzando però impropriamente il termine “rivolta” per definire quanto sta accadendo. “L’estremismo islamico che affligge questa regione è arrivato anche qui” dice il primo ministro Benjamin Netanyahu (dichiarazione riportata dalla Stampa). Di ieri l’invito del sindaco di Gerusalemme ai suoi concittadini: “Girate armati”. Tace invece Abu Mazen, leader Anp. Un silenzio denunciato anche dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna (Avvenire, tra gli altri) in un messaggio rivolto alla comunità internazionale: “Servono parole chiare e nette di condanna contro azioni improntate all’odio e al disprezzo della vita umana. Il silenzio e l’indifferenza, oggi come sempre, costituirebbero una grave colpa”. Intervistato da Repubblica, lo scrittore israeliano Etgar Keret afferma: “Non c’è più speranza, la violenza aumenterà”. Rispondendo a un lettore (Giorgio Berruto, firma del giornale Ugei Hatikwa), Maurizio Molinari analizza sulla Stampa i possibili scenari futuri.
 
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  davar
ISRAELe - nuovi attacchi
La violenza non si ferma
Gerusalemme, Tel Aviv, Afula, Kyrat Arba. La mappa degli attacchi del terrorismo palestinese si aggiorna di ora in ora. In meno di 24 ore oltre dieci persone sono state ferite e nel giorno di preghiera per i musulmani, il venerdì, la tensione continua a salire. Mentre le autorità israeliane cercano di riportare la calma, con un forte dispiegamento di forze e con una Capitale blindata, dal movimento terroristico di Hamas arriva un nuovo appello alla violenza: il suo leader Ismail Haniyeh ha invocato la terza intifada in Cisgiordania e scontri sono stati registrati, oltre che nella West Bank, anche al confine tra Gaza e Israele. Il motore dell’escalation di violenza palestinese, affermano gli analisti, è strettamente connesso a quanto accaduto nelle scorse settimane al Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee): i palestinesi – appoggiati da diverse voci del mondo arabo – accusano Israele di voler modificare lo status quo del luogo, sacro sia per l’Islam sia per l’Ebraismo, e di voler cacciare i musulmani dal sito. Una teoria che ha fatto presa all’interno della realtà palestinese e che è stata fomentata, anche attraverso i social network, dalla leadership di Ramallah. Israele ha più volte ribadito di non aver nessun interesse nel modificare l’accordo previsto per il Monte del Tempio e il premier Benjamin Netanyahu ha vietato ai parlamentari della Knesset di recarvisi onde evitare che questo causi ulteriori disordini. Netanyahu ha inoltre invitato pubblicamente l’opposizione a entrare nell’esecutivo per creare uno governo di unità nazionale per rispondere in modo compatto alla nuova ondata di attacchi terroristici. “La decisione è nelle mani dell’opposizione”, ha dichiarato Netanyahu affermando però, con riferimento alla sua vittoria contro la sinistra di Isaac Herzog alle elezioni di marzo, che “tutti sanno cosa sarebbe successo se ora non ci fossimo stati noi qui (al governo, ndr) ma qualcun altro”. In campagna elettorale il premier aveva più volte affermato che una vittoria dei laburisti avrebbe fatto precipitare il Paese nell’insicurezza. “I cittadini israeliani, l’esercito e le forze di sicurezza stanno affrontando questa onda di terrorismo con coraggio e determinazione ma hanno bisogno di un Primo ministro non del capo di una macchina per le relazioni pubbliche”, il commento di Herzog che ha rimandato al mittente l’invito a entrare in un governo di unità nazionale. “Le parole non fermeranno il terrorismo e non servono per la sicurezza”, l’affondo del leader laburista.
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33 ANNI FA L'ATTENTATO ALLA SINAGOGA
9 ottobre, Roma non dimentica
Non c'è differenza tra chi attacca in queste ore civili israeliani inermi e chi, esattamente 33 anni e nel cuore di Roma, fa si macchiò dell'orrendo crimine dell'uccisione di un bambino di due anni e del ferimento di molte altre decine di persone. Questo il messaggio che si è voluto lanciare in occasione dell'anniversario dell'attentato al Tempio Maggiore del 9 ottobre 1982, celebrato quest'oggi nei pressi della targa che ricorda il piccolo Stefano Gaj Taché, giovane vittima innocente del terrorismo palestinese.
"È una ricorrenza dolorosa per tutti, che ricordiamo mentre assistiamo a una recrudescenza di odio contro Israele e la sua popolazione. La matrice ideologica è la stessa ed è un fatto che va denunciato chiaramente" spiega la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello dando inizio alla breve cerimonia di raccoglimento che si svolge alla presenza dei familiari di Stefano e degli studenti della vicina scuola ebraica. Il rabbino capo Riccardo Di Segni parla a sua volta di "ferita incancellabile" e invita all'impegno comune per "rinsaldare" e "rinvigorire" il senso identitario collettivo. Perché, spiega il rav, l'identità è un qualcosa di prezioso che ci appartiene e che “nessuno potrà portarci via".
Contro l'odio e contro le nuove minacce, esorta il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, "ciascuno deve svolgere il proprio ruolo, monitorare ciò che accade attorno a sé, agire all'interno di una rete compatta e unitaria". Lo stesso presidente Gattegna ha poi rivolto un caloroso apprezzamento per l'apporto fornito oggi dalle forze dell'ordine nella tutela delle istituzioni ebraiche.
Ad intervenire anche il fratello di Stefano, il Consigliere comunitario Gadiel Tachè, gravemente ferito a sua volta nell'attacco, che ha ricordato con amarezza l'assenza più grave in quella giornata terribile: proprio quella di chi avrebbe dovuto vigilare. E invece non c'era.
dibattito aperto sulla diffusione dell'opera
Proteggere i Diari di Anna Frank Tra negazionisti e diritti d'autore
“Anne, mia cara Anne, ti scrivo questa lettera per chiederti il permesso di non aspettare il 2050. Dopo aver scritto questo messaggio metterò online il tuo diario. Così facendo, compirò un’azione illegale.” Così il francese Olivier Ertzscheid ha annunciato la diffusione online dei pdf delle due versioni esistenti dei Diari di Anne Frank, entrando in modo pesante nelle polemiche sui diritti d’autore connessi ai Diari, che gli aventi diritto sono riusciti in questi giorni a prorogare sino al 2050. Ertzscheid non è però un pirata del web, e scrive: “Non sono un blogger che ha messo online dei documenti. Sono un accademico che da quindici anni riflette sulle problematiche connesse con l’accesso pubblico alle opere, che conosce i modelli editoriali e che pur senza essere un avvocato è consapevole delle questioni giuridiche di fondo”.
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qui roma - cerimonia in campidoglio 
Gaj Tachè, l'omaggio dei bimbi
Dopo il racconto di Gadiel sul nostro viso è sparito il sorriso”. “Vorrei che il mondo cambiasse”. “Stefano, prometto che non ti dimenticherò”. Sono alcune frasi che i bambini di quattro scuole romane hanno voluto dedicare alla memoria di Stefano Gaj Tachè, il bambino ucciso il 9 ottobre del 1982 nel corso dell’attentato alla sinagoga della Capitale. Le letture dei componimenti si sono svolte nella sala della Protomoteca in Campidoglio e sono state realizzate in occasione del “Premio Stefano Gaj Tachè – L’amico dei bambini”, il riconoscimento istituito nel 2002 per iniziativa dell’associazione Ebraismo e dintorni che si propone di mantenere viva la memoria. Tra le scuole coinvolte le elementari ebraiche Vittorio Polacco, l’Istituto Comprensivo Alfieri – Lante della Rovere, l’Istituto Comprensivo Salvatore Pincherle “Livio Tempesta” e l’Istituto Comprensivo via Cassia 1964 “Tomasetti”.
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QUI BOLOGNA - BENI CULTURALI EBRAICI
Un patrimonio rivolto a tutti
Con un anno d'intensa attività alle spalle e un'agenda ricca per il prossimo, il Consiglio della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia ha approvato, nel corso di una riunione ospitata dalla Comunità ebraica di Bologna, il bilancio preventivo per il 2016 e stabilito le nuove linee programmatiche. Che tra grandi eventi – tra cui una mostra alla Biblioteca Nazionale a Firenze dei libri colpiti dall'alluvione dell'Arno del 1966 restaurati e valorizzati, e le celebrazioni per i 500 anni del ghetto di Venezia – occasioni d'incontro, pubblicazioni, attività di ricerca e restauri, confermano il forte impegno della Fondazione nell'opera già intrapresa di catalogazione dei beni culturali ebraici in Italia. Ed è stato proprio questo uno dei punti su cui si è maggiormente concentrata la riunione, anche grazie agli interventi di Laura Brazzo, ricercatrice del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano e curatrice dell'Open Memory Project, l'archivio digitale sulla storia della Shoah in Italia, e Stefano Frache, amministratore delegato della società Dynamix che ha curato un progetto di catalogazione per la Tavola Valdese e successivamente è stato incaricato dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di ottimizzare parte dei processi interni del suo sistema informatico SigecWeb, di cui grazie a una convenzione recentemente firmata la Fbcei potrà avvalersi.
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BOLOGNA - ARCHITETTI E STUDIOSI A CONFRONTO
Quale ricordo attraverso l'arte
Possono l'arte e l'architettura rappresentare la Memoria della Shoah? Questa la complessa domanda di partenza del convegno “Un viaggio nei luoghi della Memoria” che ha concluso la mostra Tzachor-Ricorda, in cui sono state ripercorse le tappe che hanno portato alla selezione del progetto vincitore per il nuovo Memoriale della Shoah che sorgerà a Bologna. A intervenire presso la Salaborsa nel Comune della città architetti e studiosi che si sono confrontati sui vari modelli esistenti e progetti in corso di realizzazione, tra cui i consiglieri della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Luca Zevi, progettista del Museo Nazionale della Shoah di Roma, e lo storico dell’architettura Andrea Morpurgo, che ha presentato una rassegna di esempi da tutto il mondo, e poi Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi, e i SET architets, il gruppo vincitore del bando per il Memoriale di Bologna composto da Andrea Tanci, Chiara Cucina, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno. A introdurre l'incontro, moderato da Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto Parri, è stato il presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz, mentre a portare i loro saluti sono intervenuti il presidente Fbcei Dario Disegni, Patrizia Gabellini, che presso il Comune di Bologna ha la delega all’Urbanistica, Città storica e Ambiente, Maurizio Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, e Pier Giorgio Giannelli, presidente dell’Ordine degli architetti di Bologna. Il conflitto tra l'indicibilità di quanto accaduto durante la Shoah e la volontà di esprimerlo, ha spiegato Morpurgo, “è un sentimento su cui si sono interrogati fin da subito artisti e architetti, e le risposte sono varie come varia costantemente nel tempo la concezione stessa della Memoria”.
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Stati uniti
Il rabbino che insegna al papa

la strategia del sorriso
“Sono sposato da 46 anni e mia moglie e io siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Per esempio, nello stesso momento in cui ho ottenuto un apparecchio acustico, lei ha smesso di borbottare”. È con questa barzelletta che il rabbino americano riformato Bob Alper (nell'immagine) è riuscito a far ridere Bergoglio e guadagnarsi ufficialmente il titolo di comedic advisor, consigliere di battute umoristiche del papa, vincendo la somma di diecimila dollari da devolvere in beneficenza. Dietro al nuovo sorprendente ruolo, l’iniziativa “Joke with the pope” lanciata dalla Pontifical Mission Societies lo scorso settembre in occasione della visita di Bergoglio in America. I termini della gara, a scopo benefico, erano chiari: i partecipanti dovevano mandare un video con una battuta o barzelletta, tassativamente non volgare, che secondo loro sarebbe potuta piacere al papa e sono stati poi giudicati da un gruppo di esperti. Alper (attivo su twitter sotto il nome di thefunnyrabbi), 70 anni, rabbino e autore comico del Vermont, donerà la sua vincita per la costruzione di case per i senzatetto in Etiopia.
EXPO MILANO 
Adei, un ulivo per la pace
L’arte come strumento di dialogo tra le diverse anime della società israeliana. È quanto si propone la mostra itinerante “Women and their olive trees”, inaugurata in queste ore al Padiglione Israele e realizzata dalla Wizo, l’associazione internazionale che unisce donne ebree di tutto il mondo. E sono proprio trentacinque donne ad essere protagoniste della mostra esposta fino al 14 ottobre ad Expo e portata a Milano dall’Adei-Wizo italiana: ebree, musulmane, cristiane, circasse, hanno lavorato insieme nel laboratorio del Centro Wizo di Afula, in Israele, ritraendo tutte lo stesso modello, un albero di ulivo, simbolo di pace e di speranza. Ciascuna artista ne ha dato una propria interpretazione, raccontando attraverso le opere la propria cultura e religione ma anche creando un ponte tra le diverse realtà che compongono Israele.
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qui torino - migranti e rifugiati
Diritto d'asilo, voci a confronto
“Dibattito interreligioso sul diritto di asilo e rifugio dei migranti”. È il tema scelto per uno dei principali appuntamenti della terza Festa della Cittadinanza del quartiere San Salvario di Torino, dove si trovano sia la sinagoga che tutti gli edifici comunitari. Organizzata dall’Anpi insieme alla locale circoscrizione, la serata ha affrontato un tema delicato e profondamente attuale dal punto di vista delle quattro confessioni religiose presenti nel quartiere. Bertin Nzonza, rappresentante dei valdesi che hanno ospitato l’incontro nel loro tempio, a pochissima distanza dalla sinagoga, si è così confrontato con il rappresentante dei musulmani, Khaled Fayyad, con don Mauro Megola e con Franco Segre per la Comunità ebraica, rappresentata in sala anche dal Presidente Dario Disegni e dal Consigliere David Sorani.


Alice Fubini
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QUI TORINO
Bach, le note della Memoria
È stato necessario aggiungere diverse file di sedie ieri sera in piazzetta Primo Levi per il terzo appuntamento di “Unconventional Bach”, la serie di itinerari storici per violoncello solo curata da Gabriele Montanaro per il Museo Diffuso della Resistenza di Torino, che ha avuto un successo evidentemente imprevisto. Organizzato dal Museo insieme alla Comunità ebraica e al Comune, il percorso si articola in quattro concerti in luoghi significativi per la Memoria. Dopo l’introduzione di Guido Vaglio, direttore del museo e i saluti dell’assessore alla Cultura della comunità, David Sorani e di Nino Boetti del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza, è stato così lo stesso Gabriele Montanaro a offrire ai presenti un’esecuzione della Suite in re minore di Johann Sebastiann Bach, che come le altre suite resta un pezzo imprescindibile per qualsiasi violoncellista, nonostante siano passati trecento anni da quando sono state scritte.
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NUOVI ARRIVI
Benvenuta Rachel Dora Simcha!
Mazal tov a Debora e Jacov Di Segni per la nascita della loro secondogenita Rachel Dora Simcha.
Ai genitori le più sincere felicitazioni da parte della redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche.
pilpul
Chi ha paura delle opinioni? 
Viviamo in una società in cui i dibattiti parlamentari e televisivi si riducono spesso ad una gara a chi grida più forte, in cui cercare compromessi e mediare tra diverse posizioni pare quasi disdicevole; eppure se provo ad assegnare ai miei allievi temi argomentativi su problemi di attualità molto dibattuti fatico a trovarne qualcuno che esprima un’opinione netta: quasi tutti tergiversano per qualche pagina, danno ragione un po’ a questo e un po’ a quello (spesso senza rilevare che dicono cose opposte), e concludono affermando che la questione è troppo complessa. È vero che il tema scolastico non è il contesto più appropriato per esprimersi liberamente (ci sono limiti di tempo, c’è la paura di dire cose sgradite all’insegnante, in alcuni casi c’è qualche difficoltà a spiegarsi per iscritto), ma anche tenendo conto di tutto questo la reticenza ad esprimere opinioni personali precise rimane piuttosto sconcertante in una società in cui la diplomazia non pare certo un valore molto di moda.

Anna Segre, insegnante
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La domanda di Israele
In periodi drammatici come questi mi sorge frequentemente la domanda se la Terra di Israele reale sia la stessa terra stillante latte e miele presente nella Torah che D-o donò al popolo ebraico, o se invece quest’ultima, senza mettere in dubbio la sua esistenza, non sia un mondo celeste che si compirà solamente nell’era messianica prendendo il posto di quella attuale. Trovo difficile pensare una totale uguaglianza tra le due terre, quando una di queste è martoriata da un conflitto che dura ormai da quasi un secolo, spezzettata da confini e traccie, e gronda sangue continuamente senza che all’orizzonte si possa intravvedere anche solo un leggero spiraglio di luce. La Kabbalah avrà sicuramente delle risposte più esaurienti sulla corrispondenza tra i due mondi, ma intanto le notizie che ci arrivano non cessano di raccontarci di attentati, razzi, accoltellamenti e violenza. Quanto tempo dovrà ancora passare prima che Israele diventi un paese “normale” e riconosciuto? Tra quanto un ebreo potrà sentirsi finalmente sicuro in ogni parte del globo?… La risposta, spero, che stia soffiando nel vento.

Francesco Moises Bassano, studente
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Nello stesso destino
Roma, 14-16 ottobre 1943. Quest’anno il Comune di Roma insieme all’Istituzione Biblioteche dedicherà giornate speciali a quegli uomini, donne, bambini, anziani e libri della Comunità ebraica di Roma rastrellati, sequestrati e deportati in quei giorni drammatici. Libri, persone, culture e idee nello stesso destino. La storia ebraica conosce bene questa storia che, da Chanukkah a Purim, si ripete nei secoli sotto nuove sembianze.

Ilana Bahbout
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