|
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
Ricordo
con frustrazione profonda i giorni dopo le feste di Tishri quando,
maestro in una piccola comunità ebraica d’Italia, vedevo la sinagoga
svuotarsi dei tanti volti e dei tanti passi e tornare al suo essere
luogo consono per pochi. Ricordo le ansie rispetto a tutti coloro che
non avrei rivisto se non in capo a un anno e che erano figli del mio
popolo, ma le cui vite erano altrove, destinate ed educate verso
“l’altrove.” Ricordo i giorni di tristezza per tutti coloro che
sarebbero dovuti essere e che non erano, per tutto il futuro che
sarebbe dovuto essere parte di quella piccola comunità (così come di
altre) e che non lo era. Ricordo che come Ignazio Silone in Fontamara
mi chiedevo incessantemente: “Che fare?” Di fronte a questo mare di
gente nostra eppur lontana, che fare? Di fronte a chi non ha voluto o
saputo o potuto educare ebraicamente, che fare? Di fronte a quello che
altro non è se non assimilazione, che fare? Ricordo uno Shabbat
Bereshit quando mi cadde tra le mani una poesia di Kavafis.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
|
“All’inizio
creò Elohìm il cielo e la terra. E la terra era ‘tohu vabohu’ e
oscurità sulla superficie dell’abisso e il soffio di Elohim galleggiava
sull’acqua. E disse Elohìm: sia la luce e così avvenne. E vide Elohìm
la luce come buona e distinse Elohìm fra la luce e l’oscurità. E chiamò
Elohìm la luce giorno, e l’oscurità la chiamò notte e fu sera e fu
mattino giorno primo”. Già dal primo verso della rinnovata lettura
della Torah (che ho provato indegnamente a rendere in senso letterale)
i problemi sono molto più grandi delle risposte che riusciamo a
trovare. Ci sono espressioni intraducibili (tohu vabohu), ci sono
situazioni impossibili per noi umani limitati (come si può creare la
luce senza creare la sua fonte fisica, il sole, che comparirà solo poco
dopo?). Ed è poi chiaro che l’atto della creazione è accompagnato –
come già aveva sottolineato Walter Benjamin – dall’assegnazione di nomi
(giorno e notte, in questo caso). Quindi la scrittura e la pronuncia
del nome diventano parte integrante del processo di creazione. E
lasciamo naturalmente da parte la questione fondamentale che sottende a
tutto ciò, e cioè chi sia Elohìm, e perché lo leggiamo qui in forma
plurale pur essendo singolo e unico l’Autore della creazione. E che
dire della recita cantilenata che nella tradizione ebraica non è
facoltativa, che è parte integrante di una lettura che deve essere
esatta, per dare il giusto peso a ogni singola lettera che il testo ci
tramanda.
Solo da queste prime e elementari considerazioni si capisce quanto sia
centrale per la civiltà ebraica il nuovo inizio che ogno anno ci si dà,
per intraprendere la lunga lettura di un testo così complicato,
anomalo, stratificato e affascinante. È questa lettura, anzi, questa
recita e rappresentazione, che costituisce il nucleo centrale di quella
che noi moderni chiamiamo identità.
|
|
Leggi
|
|
Terrorismo palestinese, Israele sotto attacco
|
Proseguono
senza sosta gli attacchi terroristici palestinesi contro la popolazione
israeliana. “Pietre, coltelli e Facebook. È l’Intifada 3.0” scrive
Repubblica, utilizzando però impropriamente il termine “rivolta” per
definire quanto sta accadendo. “L’estremismo islamico che affligge
questa regione è arrivato anche qui” dice il primo ministro Benjamin
Netanyahu (dichiarazione riportata dalla Stampa). Di ieri l’invito del
sindaco di Gerusalemme ai suoi concittadini: “Girate armati”. Tace
invece Abu Mazen, leader Anp. Un silenzio denunciato anche dal
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
(Avvenire, tra gli altri) in un messaggio rivolto alla comunità
internazionale: “Servono parole chiare e nette di condanna contro
azioni improntate all’odio e al disprezzo della vita umana. Il silenzio
e l’indifferenza, oggi come sempre, costituirebbero una grave colpa”.
Intervistato da Repubblica, lo scrittore israeliano Etgar Keret
afferma: “Non c’è più speranza, la violenza aumenterà”. Rispondendo a
un lettore (Giorgio Berruto, firma del giornale Ugei Hatikwa), Maurizio
Molinari analizza sulla Stampa i possibili scenari futuri.
|
|
Leggi
|
|
|
ISRAELe - nuovi attacchi La violenza non si ferma
Gerusalemme,
Tel Aviv, Afula, Kyrat Arba. La mappa degli attacchi del terrorismo
palestinese si aggiorna di ora in ora. In meno di 24 ore oltre dieci
persone sono state ferite e nel giorno di preghiera per i musulmani, il
venerdì, la tensione continua a salire. Mentre le autorità israeliane
cercano di riportare la calma, con un forte dispiegamento di forze e
con una Capitale blindata, dal movimento terroristico di Hamas arriva
un nuovo appello alla violenza: il suo leader Ismail Haniyeh ha
invocato la terza intifada in Cisgiordania e scontri sono stati
registrati, oltre che nella West Bank, anche al confine tra Gaza e
Israele. Il motore dell’escalation di violenza palestinese, affermano
gli analisti, è strettamente connesso a quanto accaduto nelle scorse
settimane al Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee): i palestinesi
– appoggiati da diverse voci del mondo arabo – accusano Israele di
voler modificare lo status quo del luogo, sacro sia per l’Islam sia per
l’Ebraismo, e di voler cacciare i musulmani dal sito. Una teoria che ha
fatto presa all’interno della realtà palestinese e che è stata
fomentata, anche attraverso i social network, dalla leadership di
Ramallah. Israele ha più volte ribadito di non aver nessun interesse
nel modificare l’accordo previsto per il Monte del Tempio e il premier
Benjamin Netanyahu ha vietato ai parlamentari della Knesset di
recarvisi onde evitare che questo causi ulteriori disordini. Netanyahu
ha inoltre invitato pubblicamente l’opposizione a entrare
nell’esecutivo per creare uno governo di unità nazionale per rispondere
in modo compatto alla nuova ondata di attacchi terroristici. “La
decisione è nelle mani dell’opposizione”, ha dichiarato Netanyahu
affermando però, con riferimento alla sua vittoria contro la sinistra
di Isaac Herzog alle elezioni di marzo, che “tutti sanno cosa sarebbe
successo se ora non ci fossimo stati noi qui (al governo, ndr) ma
qualcun altro”. In campagna elettorale il premier aveva più volte
affermato che una vittoria dei laburisti avrebbe fatto precipitare il
Paese nell’insicurezza. “I cittadini israeliani, l’esercito e le forze
di sicurezza stanno affrontando questa onda di terrorismo con coraggio
e determinazione ma hanno bisogno di un Primo ministro non del capo di
una macchina per le relazioni pubbliche”, il commento di Herzog che ha
rimandato al mittente l’invito a entrare in un governo di unità
nazionale. “Le parole non fermeranno il terrorismo e non servono per la
sicurezza”, l’affondo del leader laburista.
Leggi
|
33 ANNI FA L'ATTENTATO ALLA SINAGOGA
9 ottobre, Roma non dimentica
Non
c'è differenza tra chi attacca in queste ore civili israeliani inermi e
chi, esattamente 33 anni e nel cuore di Roma, fa si macchiò
dell'orrendo crimine dell'uccisione di un bambino di due anni e del
ferimento di molte altre decine di persone. Questo il messaggio che si
è voluto lanciare in occasione dell'anniversario dell'attentato al
Tempio Maggiore del 9 ottobre 1982, celebrato quest'oggi nei pressi
della targa che ricorda il piccolo Stefano Gaj Taché, giovane vittima
innocente del terrorismo palestinese.
"È una ricorrenza dolorosa per tutti, che ricordiamo mentre assistiamo
a una recrudescenza di odio contro Israele e la sua popolazione. La
matrice ideologica è la stessa ed è un fatto che va denunciato
chiaramente" spiega la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello
dando inizio alla breve cerimonia di raccoglimento che si svolge alla
presenza dei familiari di Stefano e degli studenti della vicina scuola
ebraica. Il rabbino capo Riccardo Di Segni parla a sua volta di "ferita
incancellabile" e invita all'impegno comune per "rinsaldare" e
"rinvigorire" il senso identitario collettivo. Perché, spiega il rav,
l'identità è un qualcosa di prezioso che ci appartiene e che “nessuno
potrà portarci via".
Contro l'odio e contro le nuove minacce, esorta il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, "ciascuno
deve svolgere il proprio ruolo, monitorare ciò che accade attorno a sé,
agire all'interno di una rete compatta e unitaria". Lo stesso
presidente Gattegna ha poi rivolto un caloroso apprezzamento per
l'apporto fornito oggi dalle forze dell'ordine nella tutela delle
istituzioni ebraiche.
Ad intervenire anche il fratello di Stefano, il Consigliere comunitario
Gadiel Tachè, gravemente ferito a sua volta nell'attacco, che ha
ricordato con amarezza l'assenza più grave in quella giornata
terribile: proprio quella di chi avrebbe dovuto vigilare. E invece non
c'era.
|
QUI BOLOGNA - BENI CULTURALI EBRAICI Un patrimonio rivolto a tutti Con
un anno d'intensa attività alle spalle e un'agenda ricca per il
prossimo, il Consiglio della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in
Italia ha approvato, nel corso di una riunione ospitata dalla Comunità
ebraica di Bologna, il bilancio preventivo per il 2016 e stabilito le
nuove linee programmatiche. Che tra grandi eventi – tra cui una mostra
alla Biblioteca Nazionale a Firenze dei libri colpiti dall'alluvione
dell'Arno del 1966 restaurati e valorizzati, e le celebrazioni per i
500 anni del ghetto di Venezia – occasioni d'incontro, pubblicazioni,
attività di ricerca e restauri, confermano il forte impegno della
Fondazione nell'opera già intrapresa di catalogazione dei beni
culturali ebraici in Italia. Ed è stato proprio questo uno dei punti su
cui si è maggiormente concentrata la riunione, anche grazie agli
interventi di Laura Brazzo, ricercatrice del Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea di Milano e curatrice dell'Open Memory Project,
l'archivio digitale sulla storia della Shoah in Italia, e Stefano
Frache, amministratore delegato della società Dynamix che ha curato un
progetto di catalogazione per la Tavola Valdese e successivamente è
stato incaricato dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la
Documentazione di ottimizzare parte dei processi interni del suo
sistema informatico SigecWeb, di cui grazie a una convenzione
recentemente firmata la Fbcei potrà avvalersi.
Leggi
|
BOLOGNA - ARCHITETTI E STUDIOSI A CONFRONTO
Quale ricordo attraverso l'arte Possono
l'arte e l'architettura rappresentare la Memoria della Shoah? Questa la
complessa domanda di partenza del convegno “Un viaggio nei luoghi della
Memoria” che ha concluso la mostra Tzachor-Ricorda, in cui sono state
ripercorse le tappe che hanno portato alla selezione del progetto
vincitore per il nuovo Memoriale della Shoah che sorgerà a Bologna. A
intervenire presso la Salaborsa nel Comune della città architetti e
studiosi che si sono confrontati sui vari modelli esistenti e progetti
in corso di realizzazione, tra cui i consiglieri della Fondazione per i
Beni Culturali Ebraici in Italia Luca Zevi, progettista del Museo
Nazionale della Shoah di Roma, e lo storico dell’architettura Andrea
Morpurgo, che ha presentato una rassegna di esempi da tutto il mondo, e
poi Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah
di Parigi, e i SET architets, il gruppo vincitore del bando per il
Memoriale di Bologna composto da Andrea Tanci, Chiara Cucina, Gianluca
Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno. A introdurre l'incontro,
moderato da Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto Parri, è stato
il presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz, mentre a
portare i loro saluti sono intervenuti il presidente Fbcei Dario
Disegni, Patrizia Gabellini, che presso il Comune di Bologna ha la
delega all’Urbanistica, Città storica e Ambiente, Maurizio Mezzetti,
assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, e Pier Giorgio
Giannelli, presidente dell’Ordine degli architetti di Bologna. Il
conflitto tra l'indicibilità di quanto accaduto durante la Shoah e la
volontà di esprimerlo, ha spiegato Morpurgo, “è un sentimento su cui si
sono interrogati fin da subito artisti e architetti, e le risposte sono
varie come varia costantemente nel tempo la concezione stessa della
Memoria”.
Leggi
|
Stati uniti
Il rabbino che insegna al papa
la strategia del sorriso
“Sono
sposato da 46 anni e mia moglie e io siamo sulla stessa lunghezza
d’onda. Per esempio, nello stesso momento in cui ho ottenuto un
apparecchio acustico, lei ha smesso di borbottare”. È con questa
barzelletta che il rabbino americano riformato Bob Alper
(nell'immagine) è riuscito a far ridere Bergoglio e guadagnarsi
ufficialmente il titolo di comedic advisor, consigliere di battute
umoristiche del papa, vincendo la somma di diecimila dollari da
devolvere in beneficenza. Dietro al nuovo sorprendente ruolo,
l’iniziativa “Joke with the pope” lanciata dalla Pontifical Mission
Societies lo scorso settembre in occasione della visita di Bergoglio in
America. I termini della gara, a scopo benefico, erano chiari: i
partecipanti dovevano mandare un video con una battuta o barzelletta,
tassativamente non volgare, che secondo loro sarebbe potuta piacere al
papa e sono stati poi giudicati da un gruppo di esperti. Alper (attivo
su twitter sotto il nome di thefunnyrabbi), 70 anni, rabbino e autore
comico del Vermont, donerà la sua vincita per la costruzione di case
per i senzatetto in Etiopia.
|
EXPO MILANO
Adei, un ulivo per la pace
L’arte
come strumento di dialogo tra le diverse anime della società
israeliana. È quanto si propone la mostra itinerante “Women and their
olive trees”, inaugurata in queste ore al Padiglione Israele e
realizzata dalla Wizo, l’associazione internazionale che unisce donne
ebree di tutto il mondo. E sono proprio trentacinque donne ad essere
protagoniste della mostra esposta fino al 14 ottobre ad Expo e portata
a Milano dall’Adei-Wizo italiana: ebree, musulmane, cristiane,
circasse, hanno lavorato insieme nel laboratorio del Centro Wizo di
Afula, in Israele, ritraendo tutte lo stesso modello, un albero di
ulivo, simbolo di pace e di speranza. Ciascuna artista ne ha dato una
propria interpretazione, raccontando attraverso le opere la propria
cultura e religione ma anche creando un ponte tra le diverse realtà che
compongono Israele.
Leggi
|
NUOVI ARRIVI Benvenuta Rachel Dora Simcha! Mazal tov a Debora e Jacov Di Segni per la nascita della loro secondogenita Rachel Dora Simcha.
Ai
genitori le più sincere felicitazioni da parte della redazione del
portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche.
|
Chi ha paura delle opinioni? |
Viviamo
in una società in cui i dibattiti parlamentari e televisivi si riducono
spesso ad una gara a chi grida più forte, in cui cercare compromessi e
mediare tra diverse posizioni pare quasi disdicevole; eppure se provo
ad assegnare ai miei allievi temi argomentativi su problemi di
attualità molto dibattuti fatico a trovarne qualcuno che esprima
un’opinione netta: quasi tutti tergiversano per qualche pagina, danno
ragione un po’ a questo e un po’ a quello (spesso senza rilevare che
dicono cose opposte), e concludono affermando che la questione è troppo
complessa. È vero che il tema scolastico non è il contesto più
appropriato per esprimersi liberamente (ci sono limiti di tempo, c’è la
paura di dire cose sgradite all’insegnante, in alcuni casi c’è qualche
difficoltà a spiegarsi per iscritto), ma anche tenendo conto di tutto
questo la reticenza ad esprimere opinioni personali precise rimane
piuttosto sconcertante in una società in cui la diplomazia non pare
certo un valore molto di moda.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
|
La domanda di Israele |
In
periodi drammatici come questi mi sorge frequentemente la domanda se la
Terra di Israele reale sia la stessa terra stillante latte e miele
presente nella Torah che D-o donò al popolo ebraico, o se invece
quest’ultima, senza mettere in dubbio la sua esistenza, non sia un
mondo celeste che si compirà solamente nell’era messianica prendendo il
posto di quella attuale. Trovo difficile pensare una totale uguaglianza
tra le due terre, quando una di queste è martoriata da un conflitto che
dura ormai da quasi un secolo, spezzettata da confini e traccie, e
gronda sangue continuamente senza che all’orizzonte si possa
intravvedere anche solo un leggero spiraglio di luce. La Kabbalah avrà
sicuramente delle risposte più esaurienti sulla corrispondenza tra i
due mondi, ma intanto le notizie che ci arrivano non cessano di
raccontarci di attentati, razzi, accoltellamenti e violenza. Quanto
tempo dovrà ancora passare prima che Israele diventi un paese “normale”
e riconosciuto? Tra quanto un ebreo potrà sentirsi finalmente sicuro in
ogni parte del globo?… La risposta, spero, che stia soffiando nel vento.
Francesco Moises Bassano, studente
Leggi
|
|
Nello stesso destino |
Roma,
14-16 ottobre 1943. Quest’anno il Comune di Roma insieme
all’Istituzione Biblioteche dedicherà giornate speciali a quegli
uomini, donne, bambini, anziani e libri della Comunità ebraica di Roma
rastrellati, sequestrati e deportati in quei giorni drammatici. Libri,
persone, culture e idee nello stesso destino. La storia ebraica conosce
bene questa storia che, da Chanukkah a Purim, si ripete nei secoli
sotto nuove sembianze.
Ilana Bahbout
Leggi
|
|
|