Qui Bologna – Quale ricordo attraverso l’arte

e8a13443bf214823ef0bd48fa19350e5 Possono l’arte e l’architettura rappresentare la Memoria della Shoah? Questa la complessa domanda di partenza del convegno “Un viaggio nei luoghi della Memoria” che ha concluso la mostra Tzachor-Ricorda, in cui sono state ripercorse le tappe che hanno portato alla selezione del progetto vincitore per il nuovo Memoriale della Shoah che sorgerà a Bologna. A intervenire presso la Salaborsa nel Comune della città architetti e studiosi che si sono confrontati sui vari modelli esistenti e progetti in corso di realizzazione, tra cui i consiglieri della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Luca Zevi, progettista del Museo Nazionale della Shoah di Roma, e lo storico dell’architettura Andrea Morpurgo, che ha presentato una rassegna di esempi da tutto il mondo, e poi Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi, e i SET architets, il gruppo vincitore del bando per il Memoriale di Bologna composto da Andrea Tanci, Chiara Cucina, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno. A introdurre l’incontro, moderato da Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto Parri, è stato il presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz, mentre a portare i loro saluti sono intervenuti il presidente Fbcei Dario Disegni, Patrizia Gabellini che presso il Comune di Bologna ha la delega all’Urbanistica, Città storica e Ambiente, Maurizio Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, e Pier Giorgio Giannelli, presidente dell’Ordine degli architetti di Bologna. Il conflitto tra l’indicibilità di quanto accaduto durante la Shoah e la volontà di esprimerlo, ha spiegato Morpurgo, “è un sentimento su cui si sono interrogati fin da subito artisti e architetti, e le risposte sono varie come varia costantemente nel tempo la concezione stessa della Memoria”.
Di tre tipi sono state quelle da lui descritte: se da una parte è stata scelta una rappresentazione realistica, come nel caso del Monumento agli Eroi del Ghetto di Varsavia di Nathan Rappoport o del Memoriale della Shoah di Washington, dall’altra si è spesso optato per una rappresentazione metaforica, in cui “l’architettura e stessa diventa uno spazio simbolico”, di cui casi emblematici sono il Museo ebraico e il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa di Berlino, mentre le Stolpersteine, le pietre d’inciampo, sono state citate come esempio di quella che Morpurgo ha definito “Shoah evocata”. “Tutti questi progetti – ha sottolineato l’architetto – mostrano le storie di complesse volontà di organizzare la memoria storica e la memoria collettiva, e la prima questione fondamentale in questo processo è stabilire degli obiettivi, che possono essere rappresentare, ricordare, emozionare e suscitare riflessioni”.
In questo contesto si inseriscono i progetti descritti dai vari architetti coinvolti. Luca Zevi ha descritto il suo progetto per il Museo della Shoah di Roma che sorgerà a Villa Torlonia, un luogo dall’alto valore simbolico in quanto fu residenza di Benito Mussolini per quasi vent’anni, e concepito con la caratteristica di voler adattare, oltre che i contenuti del museo, anche l’architettura stessa alla trasmissione della Memoria della Shoah. Una doppia rilevanza che si ritrova anche al Memoriale di Parigi, descritto da Fontana, che ha raccontato la particolarissima vicenda di come la storia del Centro di documentazione ebraica contemporanea in esso ospitato sia iniziata già nel 1943, mentre la guerra era ancora nel suo pieno corso, quando i due fondatori Isaac Schneersohn e Léon Poliakov cominciarono a radunare clandestinamente prove documentarie sulla distruzione degli ebrei d’Europa.
Protagonista è stato naturalmente anche il progetto vincitore del concorso per il Memoriale della Shoah di Bologna, descritto dai giovani architetti coinvolti. La loro proposta consiste nell’installazione al centro del largo spiazzo cittadino di due muri grandi e alti molto vicini tra loro, a formare un passaggio angusto ed evocativo. Il monumento offrirà così spunti di riflessione alle molte persone che si troveranno a passarvi in mezzo, anche per breve tempo, cogliendo l’invito degli ideatori del bando a “entrare in una dimensione diversa, in un viaggio che parte dal dramma storico dello sterminio per arrivare alla contemplazione della bellezza del paesaggio urbano, dalla violenza e dalla morte alla vita”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(9 ottobre 2015)