22 ottobre 2015 - 9 Cheshvan 5776 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Elia Richetti e di
Sergio Della Pergola. Nella sezione pilpul una riflessione di Stefano
Jesurum e Daniel Funaro.
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Reuven Rivlin
@PresidentRuvi 21 ottobre Visiting
#CzechRepublic "The clear moral stance of the Czech Republic against
terrorism stands out." http://tinyurl.com/PresRivlin
The Times of Israel
@TimesofIsrael 21 ottobre
Four Israelis hurt in West Bank vehicular terror attack http://dlvr.it/CW9tL1
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#PE24BreakingNews |
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Memoria, il passo falso di Bibi
È
bufera in Israele dopo le dichiarazioni del primo ministro Benjamin
Netanyahu che ieri, parlando al Congresso sionista a Gerusalemme, ha
affermato che non sarebbe stato Hitler a ideare lo sterminio degli
ebrei, bensì il mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Huseini a chiedergli
di eliminarli nel loro incontro a Berlino alla fine del 1941. A opporsi
alle parole del premier – scrive la Stampa – sono sopravvissuti alla
Shoah, storici del nazismo, leader dell'opposizione, ministri del
governo e cittadini comuni, e “l'intento del premier è indicare nel
mufti di allora, padre storico del nazionalismo palestinese, la genesi
dell'odio antiebraico che incita i giovani arabi all'Intifada dei
coltelli”.
“Abbiamo il documento su quell'incontro e spiega come fu Hitler a
parlare, chiedendo al mufti di fare propaganda nazista in Medio
Oriente” spiega Yehuda Bauer, tra i massimi esperti di Shoah, mentre
dallo Yad Vashem parla il capo degli storici Dina Porat: “Non si può
dire che il mufti diede a Hitler l'idea di bruciare gli ebrei, è falso”.
In Germania il portavoce della cancelliera Angela Merkel ha
sottolineato che “tutti i tedeschi sanno della smania omicida e
razzista dei nazisti che portò all'Olocausto, una rottura con la
civiltà: sono i fatti che insegniamo nelle nostre scuole perché non
devono essere mai dimenticati, sappiamo che che la responsabilità per
questo crimine contro l'umanità è nostra” (Corriere, tra gli altri). Da
Berlino, dove si è recato per incontrare la cancelliera e il segretario
di Stato americano John Kerry, Bibi cerca di correggere il tiro: “Non
volevo assolvere Hitler ma dimostrare che il padre della nazione
palestinese aspirava fin da allora alla nostra distruzione”.
La Stampa fa anche il punto sui fatti dell'ultima giornata in Israele,
dove una soldatessa israeliana è stata pugnalata nella zona di Ramallah
e il suo assalitore palestinese è morto sotto i colpi di arma da fuoco,
mentre un complice è stato arrestato. Nelle stesse ore due razzi sono
stati lanciati da Gaza esplodendo senza fare nessun morto o ferito, e
il comitato esecutivo dell'Unesco ha approvato una risoluzione che
condanna la gestione israeliana della Spianata delle Moschee a
Gerusalemme, escludendo però che il Muro del Pianto sia parte
integrante della moschea di Al Aqsa.
Per Gramellini è “Neganyahu”.
“Le dichiarazioni fatte dal premier israeliano Netanyahu al Congresso
sionista – scrive Anna Foa su Avvenire – sono a dir poco incaute, come
le ha definite l'organo dell'Ucei ieri”. “La semplice cronologia è
sufficiente a smentire le affermazioni del premier” continua Foa,
secondo cui il significato di tali affermazioni sarebbe che il premier
“è pronto a far saltare in secondo piano tutta l'opera di ricostruzione
storica, di elaborazione della Memoria, di vero e proprio culto dello
sterminio del popolo ebraico che dal processo Eichmann in poi è stato
tanto significativa ed importante per Israele”.
Su Repubblica anche Elie Wiesel, Nobel per la Pace e sopravvissuto ad
Auschwitz, invita a maggiore cautela. “I politici al potere spesso
pensano di poter dire quello che vogliono sull'onda di emozioni del
momento. Sembrano pensare che il potere dia loro licenza speciale,
anche davanti all'igiene delle parole richiesta da temi come il Male
Assoluto. Non è la prima volta che egli dice cose discutibili –
sostiene Wiesel – ma mai dal 1948 a oggi un premier israeliano ha
pronunciato frasi così gravi”.
Sulle colonne della Stampa si riporta inoltre l'opinione dello storico
e giornalista tedesco Sven Felix Kellerhoff, autore di un libro appena
uscito sul Mein Kampf di Adolf Hitler. Kellerhoff sottolinea che già
nel 1919 Hitler aveva espresso in una lettera a un soldato il suo odio
contro gli ebrei evocando pogrom, discriminazioni per legge,
allontanamenti. “Le fantasie da sterminio – argomenta – sono già
evidenti in quella lettera, ma anche nel Mein Kampf”.
Dedicato a queste tematiche anche il quotidiano “Buongiorno” di Massimo
Gramellini, oggi intitolato “Neganyahu”. “Il paradosso – afferma
Gramellini – ma anche l’unico raggio di luce in questa storia, è che a
seppellire la boutade del primo ministro israeliano è stato il governo
tedesco. Lo sterminio degli ebrei e il suo concepimento sono opera
esclusiva dei nazisti, ha ricordato a tutti. Si spera anche al signor
Neganyahu”.
Israele, la solidarietà di Milano. Vari
giornali citano la maratona oratoria con fiaccolata a sostegno di
Israele tenutasi ieri sera di fronte al Tempio centrale di via della
Guastalla a Milano, organizzata dalla Comunità ebraica locale in
collaborazione con altri enti. Tra i vari oratori che si sono alternati
anche il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Roberto Jarach, come ricorda il Corriere Milano.
Ospedale Israelitico: 14 arresti. In
forte evidenza su tutti i giornali i 14 arresti domiciliari effettuati
dai carabinieri dei Nas nell'ambito dell'inchiesta guidata dai pm
Fasanelli e Palaia sull'Ospedale Israelitico di Roma contestualmente al
sequestro preventivo per equivalente pari all'ammontare di 7,5 milioni
di euro disposto dall'autorità giudiziaria.
Elementi dell'indagine appaiono anche in alcune intercettazioni telefoniche riportate dai quotidiani.
Assad-Putin: asse rafforzato. Faccia
a faccia a sorpresa al Cremlino tra Vladimir Putin e il presidente
siriano Bashar Assad, che ha compiuto il suo primo viaggio all'estero
dal 2011. Assad ha espresso “immensa gratitudine” per i bombardamenti
russi contro i gruppi jihadisti “che hanno frenato il terrorismo”,
mentre Putin ha osservato che alle azioni militari dovrà seguire “un
processo politico con la partecipazione di tutte le forze politiche, di
tutti i gruppi etnici e religiosi”, per cui la Russia è pronta ad
avviare colloqui, ponendosi “al centro del quadro politico
mediorientale e non solo di quello siriano”, come scrive il Corriere.
Previsto invece per domani il vertice tra il segretario di Stato
americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, con al
tavolo anche rappresentanti di Turchia e Arabia Saudita.
Francesca Matalon
twitter @fmatalonmoked
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