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10 novembre 2015 - 28 Cheshvan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Dopo la morte di Sarah, Avraham sposa una donna di nome Keturah con cui genera sei figli. Chi era questa Keturah? Rashì la identifica con Hagàr. Profondo e suggestivo il parallelismo narrativo con cui la Torah ci racconta i due matrimoni: quello di Yitzchak con Rivkà e quello di Avraham con Hagàr – Keturah. La preoccupazione con cui Avraham cerca una compagna adeguata per suo figlio si intreccia con il prodigarsi di Yitzchàk nel riportare Hagàr nella casa di suo padre, da cui era stata cacciata. Non si tratta soltanto di una riparazione della frattura che l’allontanamento di Hagàr aveva procurato, ma piuttosto sembra che Yitzchak comprenda in profondità il valore che Hagàr riveste per suo padre. Non solo una serva o una madre surrogata, ma una moglie a pieno titolo.
 
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Dario
Calimani,
anglista
All’Expo, Israele mostrava le importanti scoperte tecnologiche nel campo dell’agricoltura e il proprio contributo alla lotta contro la fame nel mondo. Con l’irrigazione goccia a goccia, con la desalinizzazione dell’acqua di mare, Israele ha fatto fiorire il deserto. Con le sue start-up e con uno sviluppo esponenziale del high-tech, Israele fa concorrenza alla Silicon Valley. La chiamano già la Start-up Nation. Se passate per Tel Aviv, fatevi accompagnare, vicino al centralissimo Rothschild Boulevard, a quell’impressionante incubatore tecnologico, giovane e dinamico, che è il MindSpace. La ricerca medica, in Israele, sta facendo importanti scoperte per la cura della fibromialgia e dell’Alzheimer, ha scoperto un super-farmaco per la cura del diabete. È tutto questo che l’ottusità del movimento anti-israeliano BDS sta boicottando.
 
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Il popolo ebraico Ë santo e non ha bisogno di leader) o da interessi personali (secondo RashÏ KÚrach si sarebbe ribellato dopo che era stato nominato a capo della famiglia di Kehat, sua famiglia d'origine, un'altra persona). Il popolo ebraico Ë santo e non ha bisogno di leader) o da interessi personali (secondo RashÏ KÚrach si sarebbe ribellato dopo che era stato nominato a capo della famiglia di Kehat, sua famiglia d'origine, un'altra persona).
 
Obama-Netanyahu,
prove di disgelo
Rassicurazioni reciproche e una promettente stretta di mano: a più di un anno di distanza il Premier israeliano Benjamin Netanyahu è volato a Washington per incontrare il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Un vertice atteso, dopo il progressivo raffreddamento dei rapporti tra i due a seguito del’accordo sul nucleare in Iran, nel quale si sono riaffermate le reciproche intenzioni: Obama ha sottolineato come la sicurezza d’Israele sia tra le priorità americane, mentre Netanyahu ha ribadito che “nonostante le aumentate violenze delle ultime settimane non abbiamo perso la nostra speranza di pace e rimaniamo convinti della necessità di due Stati per due popoli”. Da quanto filtrato dall’incontro avvenuto a porte chiuse, anche la notizia che la cifra stanziata in aiuti militari verso Israele dovrebbe aumentare da 3 a 5 miliardi di dollari (Repubblica).
 
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  davar
qui roma - a ventanni dall'assassinio di rabin
Arafat-Abbas, leader bugiardi
Eitan Haber, portavoce dell’ex Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin (1922-1995), sarà protagonista di una serata, organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, al Centro Ebraico Pitigliani di Roma, giovedì 12 novembre (ore 20.30). Un’occasione per discutere e riflettere, a vent’anni di distanza dall’assassinio del premier, in compagnia dei giornalisti Antonio Polito (Corriere della sera) e Anna Momigliano (Rivista Studio).

“L’Autorità palestinese (Ap) si è rivelata un regno virtuale della menzogna, dove ogni funzionario – dal presidente Arafat in giù – passa le sue giornate a mentire a una serie ininterrotta di giornalisti occidentali”. Sono passati dieci anni da quando lo storico israeliano Benny Morris nell’introduzione del suo celebre 1948: Israele e Palestina tra guerra e pace affermava tutta la sua disillusione nei confronti della leadership palestinese.

Allora erano gli ultimi giorni di Yasser Arafat alla guida dell’Ap: “l’uomo di cui nessuno si fidava, Rabin in primis”, come lo ha descritto a Pagine Ebraiche un altro noto storico israeliano, Tom Segev, ha lasciato al suo popolo una realtà divisa, conflittuale e senza speranze di pace. A ereditarne lo scettro, a capo dell’Autorità nazionale palestinese, è stato Mahmoud Abbas che ha deciso di proseguire la politica della menzogna denunciata da Morris. Almeno questa è l’opinione di Eitan Haber, l’uomo ombra dell’ex Primo ministro Yitzhak Rabin, che – a vent’anni dall’assassinio del premio Nobel per la pace israeliano per mano di un terrorista ebreo – quando parla di Abbas lo descrive come una “figura tragica” così come un bugiardo. Un giudizio maturato nel corso degli anni e rafforzato dall’ultima ondata di terrorismo palestinese, quella definita come la “rivolta dei coltelli”, che da settimane colpisce civili e soldati israeliani.
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la decisione del bet din di londra
'Niente divorzio, niente sinagoga' Voci rabbiniche a confronto

Da quindici lunghi anni la signora Rivka, ebrea londinese, aspetta che il suo ex marito, John Abayahoudayan, le conceda il get, il divorzio religioso. Secondo la legge ebraica infatti solo il marito può sciogliere la moglie dal vincolo matrimoniale, altrimenti resta una agunah, una donna “incatenata”, e dunque non può risposarsi.

Una situazione purtroppo ben nota, che spesso si ripropone all’interno delle comunità ebraiche del mondo intero e che ha visto una durissima e importante presa di posizione da parte del Bet Din, il tribunale rabbinico, di Londra. Attraverso un avviso pubblicato sul giornale ebraico inglese Jewish Chronicle, il Bet Din locale ha infatti bandito l’entrata di John Abayahoudayan nelle sinagoghe, fintanto che egli non “libererà” la sua ex moglie. Nella nota, corredata da una foto di Abayahoudayan, oltre a diffidarlo, viene suggerito ai membri della comunità di considerare se sia appropriato o meno entrare in affari e stringere rapporti sociali con lui.
A Pagine Ebraiche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni spiega: “Non conosco il caso specifico, dunque non posso commentarlo. Ma credo che qualsiasi misura adottata per cercare di risolvere situazioni simili sia la benvenuta. Ovviamente le soluzioni variano di contesto in contesto: a certi ad esempio non farebbe alcuna differenza avere il divieto di entrare in sinagoga. In Italia inoltre il Bet Din ha le mani legate, dipendendo dalle leggi dello Stato: diffondere un avviso del genere con tanto di fotografia potrebbe essere considerata una violazione della privacy e avere conseguenze legali”.

(Nell’immagine l’avviso pubblicato dal Bet Din di Londra)
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roma - l'intervento dell'ambasciatore lewy
"Dialogo, non accontentiamoci"
Sono passati cinquant’anni da Nostra Aetate, la dichiarazione vaticana che segnò l’apertura della Chiesa cattolica nei confronti delle diverse fedi. Ne sono passati 800 dal Concilio Lateranense IV, nel quale vennero formalizzate le misure riguardanti gli ebrei che porteranno all’isolamento e a secoli di sofferenza. Nel solco di questi avvenimenti la Pontificia Università Lateranense ha voluto organizzare un momento di incontro con protagonista l’ex ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Mordechay Lewy, affiancato dai docenti dell’ateneo Michael Maier e Achim Buckenmaier. A fare gli onori di casa e accogliere i presenti, tra cui il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il pro-rettore Renzo Gerardi, che ha sottolineato come “faccia una certa impressione voltarsi indietro e osservare questo lungo cammino non privo di momenti oscuri ma che è riuscito a portare al punto in cui siamo oggi”.
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Melamed - modelli educativi a confronto
Scuola, prepararsi al grande salto
Riflettere insieme sulle principali affinità ma anche sulle differenze tra modelli educativi. Condividere le proprie esperienze personali, tra alti e bassi. Rafforzare la consapevolezza delle sfide che si presentano ma anche dei profondi valori che si possono testimoniare in un dialogo franco e aperto con tutta la società. Questo il filo conduttore di un incontro svoltosi presso il centro sociale della Comunità ebraica con l’obiettivo di comprendere in tutte le sue declinazioni il “salto” da scuola comunitaria a scuola pubblica che investe ogni anno decine di giovani torinesi (per alcuni al termine della materna, per altri al termine della scuola media inferiore). A prendere la parola ex presidi, insegnanti, studenti, genitori. Una grande ricchezza di contributi che è stata di grande aiuto. Come nel caso dell’intervento di Gaia Bertolin, madre di due ex studenti, soffermatasi sui comportamenti da adottare in prossimità di festività e ricorrenze ebraiche.


Filippo Tedeschi
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presidenziali usa - hillary clinton
"Con Bibi tutto ok, garantisco io"
“Se diventerò presidente, riaffermerò il legame con Israele e Benjamin Netanyahu”. È la promessa dell’ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton, in testa ai sondaggi per la leadership democratica in vista delle presidenziali del 2016, in un intervento pubblicato dal settimanale ebraico “The Forward”. “Fin da quando nel 1948 il presidente Truman aspettò soltanto undici minuti per riconoscere la nuova nazione, gli americani hanno riconosciuto il carattere speciale di Israele. Non tanto un paese – si legge – quanto un sogno coltivato per generazioni e reso possibile da uomini e donne che hanno rifiutato di piegarsi alle situazioni più difficili.” Ricordando la sua prima visita nel paese, nel dicembre 1981, Hillary esprime infatti ammirazione per come sia stata creata una fiorente democrazia “in una regione piena di avversari e autocrati.” E poi afferma: “Gli israeliani devono oggi affrontare nuovi ostacoli nella loro quotidianità, minacciata anche nelle cose più semplici. Come portare la spesa ed aspettare l’autobus. Questa violenza deve essere fermata immediatamente”. 


Sara Habib
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roma - a settant'anni dai pogrom anti-ebraici
Tripoli, ferita ancora aperta
Risuonano nel cimitero del Verano a Roma i salmi e il kaddish in memoria degli ebrei libici uccisi nei pogrom del 4-7 novembre 1945.

A settanta anni da quei tragici fatti, una memoria viva. Qualcuno condivide ricordi di famiglia, qualcuno è stato testimone diretto, qualcuno accende una candela di fronte al monumento comemorativo voluto da Raffaello Fellah. Tutti ascoltano in silenzio il suono dello shofar. Come viene ricordato ai presenti, centinaia i negozi, le case e le sinagoghe cui fu dato fuoco in quelle ore tra Tripoli, Amrus, Zanzur, Zawia, Tagiura e Msellata. Gli ebrei libici vivevano in dialogo costante con la società di quel tempo, ma l’odio nei loro confronti incendiò rapporti consolidati e mostrò in tutta la sua ferocia il volto della barbarie antisemita. Significativa la delegazione comunitaria romana che ha preso parte alla cerimonia. A rendere omaggio alla memoria delle vittime, tra gli altri, la presidente Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni.

qui  firenze
Binario 16, i giovani ricordano
Tanti giovani, in rappresentanza di diverse scuole del territorio, all’annuale commemorazione in ricordo degli ebrei deportati da Firenze (l’appuntamento era al binario 16 della stazione ferroviaria Santa Maria Novella, da dove partirono i convogli). Tra gli altri gli alunni dell’istituto comprensivo di Scandicci, che hanno cantato un brano su Terezin e recitato una celebre frase del Talmud, dove si legge che il mondo non si mantiene “che per il fiato dei bambini”.
Significativa la presenza istituzionale. Ad intervenire, tra gli altri, la presidente della Comunità ebraica fiorentina Sara Cividalli, il rabbino capo Joseph Levi, la consigliera di Palazzo Vecchio Francesca Paolieri, il vicepresidente del Consiglio comunale Massimo Fratini e Mara Aldrighetti, assessore comunale a Pozzallo, la città siciliana in cui nacque l’indimenticabile sindaco Giorgio La Pira.

(Foto di Sergio Servi)
qui roma - un nuovo studio
Gli ebrei e l'Italia moderna,

una storia di integrazione
Quella degli ebrei e quella dell’Italia. Due storie che si intrecciano e si compenetrano dando vita a una “convivenza e compresenza molto ben riuscita”. Così il giornalista del Corriere della sera Pierluigi Battista ha riassunto gli stimoli suscitati dal libro del libro della studiosa Marina Caffiero, Storia degli ebrei nell’Italia moderna. Dal Rinascimento alla Restaurazione (Carocci editore), vincitore del Premio Benedetto Croce per la saggistica 2015. L’opera è stata presentata ieri al Museo ebraico della Capitale, all’interno di un dialogo tra Battista stesso e l’autrice.
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pilpul
Yitzhak Rabin
A sinistra, l’anniversario della morte di Yitzhak Rabin è servito a commuoversi, certamente, ma anche a mettere sul banco degli imputati Benjamin Netanyahu. In molte delle commemorazioni, infatti, a Bibi è stato imputato il clima di odio in cui maturò l’omicidio e, inoltre, il suo scarso impegno successivo a promuovere il processo di pace. A destra, queste affermazioni hanno destato costernazione e scandalo: quell’atto efferato non sarebbe riconducibile a nessuna dialettica politica, per quanto aspra, e la colpa del conflitto a bassa intensità sarebbe tutta dei palestinesi. Questa divaricazione è stata forte in Israele ma ne abbiamo avuto sentore anche dagli interventi pubblicati su questo giornale, spesso polemici tra loro. Può sembrare un segnale di debolezza, che nemmeno di fronte a un enorme dolore si riesca a recuperare l’unità. Ma io penso che non sia così, se i toni si mantengono civili.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - tro a Roma
con il ministro Kyenge
Dal testo della Torah e dal commento di Rashì sulla parashà di Kòrach non è chiaro se la rivolta sia stata determinata da problemi ideologici (tutto il popolo ebraico è santo e non ha bisogno di leader)... dfdf e non ha bisogno di leader)... dfdf e non ha bisogno di leader)... dfdfe non ha bisogno di leader)... dfdfe non ha bisogno di leader)...

Mario Avagliano
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Pilpul aggiuntivo
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Rachel Silvera, studentessa/stagista
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