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20 dicembre 2015 - 8 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Quando Giuseppe incontra suo padre dopo tanti anni di lontananza, durante i quali quest’ultimo lo aveva creduto morto, gli si getta al collo, lo bacia e piange. Giacobbe, dal canto suo, non fa altrettanto: era intento, secondo il midrash, a recitare lo Shemah. Rav Wolbe vede in questo atteggiamento di Giacobbe il raggiungimento della menuchat hanefesh, la tranquillità di animo: la capacità di non farsi turbare – anche di fronte ad avvenimenti di grande portata emotiva – da ciò che accade intorno a noi.
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Martedì prossimo cade il digiuno del 10 di Tevet. Per molto tempo è stato associato al ricordo della deportazione e della Shoah, poi questa identificazione è venuta meno. È una metamorfosi interessante e, credo, significativa: dice che la Memoria non è un atto di registrazione, bensì di costruzione del ricordo passato. Non è assegnare date a eventi, ma un modo di classificarli e dunque di interpretarli.
Una forza di pace
per la Libia
Dopo il sì unanime di venerdì notte sul cessate il fuoco e la risoluzione sulla pace in Siria, il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affronta la situazione della Libia, su cui tra domani e martedì dovrebbe approvare un’altra risoluzione. Da un lato l’Onu avallerà dunque l’accordo raggiunto giovedì in Marocco tra le parti libiche per la formazione di un governo unitario, dall’altro farà appello alla comunità internazionale per sostenere le richieste d’aiuto inviate dal paese, formando una forza di pace multinazionale probabilmente sotto comando italiano.
La questione siriana non è però del tutto chiusa, sottolinea Repubblica. Alcuni nodi di fondo sono infatti rimandati ai negoziati tra opposizione e regime che inizieranno a gennaio, probabilmente a Ginevra, sotto la guida di Staffan De Mistura, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Il più complesso riguarda il futuro di Bashar al-Assad, di cui la risoluzione non fa menzione.

Mogherini: “Una vittoria per la diplomazia”. Sulle ultime mosse della diplomazia si è espressa al termine del vertice sulla Siria l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, che in un’intervista al Corriere della sera sottolinea “il successo dei formati multilaterali, dove si connette il lavoro delle Nazioni Unite, dei partner regionali e della Ue, un modello che potrebbe in futuro aiutarci a prevenire nuove crisi e a gestirne delle altre”.

“Ecco perché Marine è come i jihadisti”. Su Repubblica parla il politologo francese ed esperto di mondo islamico Gilles Kepel, autore del saggio
Terreur dans l’Hexagone (Gallimard), che analizza l’anno che sta per concludersi, protagonista negli scorsi giorni di un acceso scontro con la leader del Front National Marine Le Pen per aver suggerito un parallelismo tra i jihadisti e l’estrema destra. Entrambi i movimenti, afferma Kepel, “vogliono costruire un mondo basato sull’estremizzazione di una funzione identitaria, sia essa nazionalista o religiosa”. Secondo il politologo, “i video per il reclutamento francese della jihad hanno una sconvolgente somiglianza con le cassette della propaganda xenofoba”. Basti citare – dice Kepel – “il rigetto delle élite politiche, giudicate incapaci di gestire i problemi sociali del Paese”.
 
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  davar
concerto di fine anno in senato
"Convivenza, la nostra sfida"
Anche il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna tra i selezionati ospiti che hanno preso parte al tradizionale concerto di fine anno tenutosi questa mattina nell'aula del Senato. Svoltosi alla presenza delle più alte cariche dello Stato, incluso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il concerto ha avuto come protagonisti i ragazzi e le ragazze del coro delle voci bianche del Teatro dell'Opera di Roma (direzione di José Maria Sciutto), esibitisi in un repertorio che ha spaziato dal Medioevo a brani contemporanei, oltre al celebre cantautore napoletano Massimo Ranieri.
Accanto al presidente UCEI il cardinale vicario Agostino Vallini e il segretario del centro islamico culturale d'Italia Abdellah Redouane. Una scelta simbolica, sottolineata con queste parole dal presidente del Senato Pietro Grasso: “La pluralità di opinioni, di tradizioni culturali e fedi religiose deve rappresentare un motivo di arricchimento e di scambio, di sviluppo della civile convivenza, piuttosto che un pretesto per divisioni e scontri
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(Nell'immagine, da sinistra, il cardinale vicario Agostino Vallini, il presidente UCEI Renzo Gattegna e il segretario del centro islamico culturale d'Italia Abdullah Redouane)


l'assise dell'unione delle comunità ebraiche
Risorse, bilancio e nuovi assetti
Il Consiglio UCEI al lavoro 

Prospettive future, impegno sul sociale, rafforzamento della sicurezza. Sono alcuni dei temi al centro del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, riunitosi in queste ore a Roma. Diversi i punti all'ordine del giorno, in primo luogo l'approvazione del Bilancio preventivo 2016, accolto favorevolmente dal Consiglio e votato a larghissima maggioranza (tre le astensioni e nessun voto contrario). L'esame e l'approvazione delle modifiche allo Statuto dell'ebraismo italiano, l'approvazione del riparto dei progetti legati all'extragettito dell'Otto per mille per le Comunità e altri enti, la nomina della Commissione centrale per le elezioni UCEI e la scelta della loro data (prevista comunque per il 2016), sono alcuni degli argomenti al centro dei lavori del Consiglio; lavori che si sono aperti con la comunicazione del presidente dell'Unione Renzo Gattegna, a cui è seguita la presentazione del Bilancio da parte dell'assessore UCEI competente Noemi Di Segni. Di Segni ha tracciato una panoramica sullo stato economico dell'ente e della realtà ebraica, sottolineando come – alla luce di quanto accaduto a Milano e soprattutto dopo gli attentati di Parigi – il tema della sicurezza abbia assunto ulteriore rilevanza e come si sia portato avanti in queste settimane una attività di collaborazione e valutazione della situazione delle ventuno Comunità italiane, volto a tutelare tutti gli iscritti. Altri temi che rimangono prioritari, ha ricordato l'assessore Di Segni, sono quelli legati all'emergenza sociale e all'assistenza delle famiglie in difficoltà, con il proseguo dell'impegno dell'UCEI per rispondere a queste problematiche. Nella prima parte della riunione consigliare si è svolta, in un clima sereno e di dialogo, la discussione sul Bilancio, impostato a una logica di chiara lettura delle risorse a disposizione dell’ebraismo italiano e a un impegno di spesa scandito per centri di costo. I lavori proseguono nel pomeriggio.

rabbinato d'israele-santa sede
“I migranti una opportunità”
Far sì che l'immagina divina, che è in ciascun essere umano, sia rispettata e promossa. Far sì che piena dignità sia accordata a chi bussa alle nostre porte, anche nella consapevolezza del positivo contributo che potrà derivarne. Far sì che l'opinione pubblica e i legislatori si distinguano nell'individuazione e nell'implementazione delle migliori pratiche.
Questi gli obiettivi che si sono posti i partecipanti al 13esimo incontro della commissione bilaterale delle delegazioni del Gran Rabbinato di Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l'ebraismo, guidate rispettivamente dal rav Rasson Arousi e dal cardinale Peter Turkson.
Incentrato sul tema “Migranti e rifugiati: minaccia o opportunità?”, l'incontro si è svolto a Gerusalemme e ha rilanciato il comune impegno di ebrei e cristiani sui grandi temi della contemporanietà, anche in relazione agli ultimi segnali arrivati in tal senso dal Vaticano. Come il nuovo documento della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, dedicato alla dimensione teologica del dialogo e intitolato “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”.
Tale documento, si legge in una nota congiunta, afferma la validità eterna della “divina alleanza” con il popolo ebraico e sottolinea che da parte della Chiesa “non c’è l’intento di convertire gli ebrei”. Centrale inoltre, si afferma, lo sforzo di costruzione di un mondo “più giusto e pacifico”.

spotlight - una nuova prova per portman
Natalie veste i panni di Jackie

“Per quanto riguarda il mio aspetto fisico, sono alta un metro e sessanta, ho i capelli castani, il volto squadrato e gli occhi così disgraziatamente distanti l’uno dall’altro che mi ci vogliono tre settimane per riuscire a trovare un paio d’occhiali che si adattano al mio naso. Il mio viso non ha niente d’eccezionale, ma se mi vesto come si deve posso sembrare snella”. Si descriveva così Jacqueline de Bouvier, meglio conosciuta come Jackie Kennedy per il suo
matrimonio con il presidente statunitense, in un autoritratto inviato alla rivista Vogue per partecipare al concorso letterario del Prix de Paris nel 1951. A questo ritratto ha dovuto far di tutto per assomigliare Natalie Portman, che sarà protagonista di un film biografico intitolato Jackie, prodotto da Darren Aronofsky, la cui uscita è prevista per il 2017. La prima fotografia di Portman nei panni di una delle più grandi icone di stile degli anni ’60, scattata dal regista Pablo Larraín, ha già fatto il giro del web, aprendo un dibattito sulla somiglianza tra le due che fa già crescere l’attesa per la pellicola.

(Nelle immagini: in alto Portman nei panni di Jackie Kennedy, sotto la First Lady nel 1962)

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melamed - dafdaf 64
Storia, storie e un grande artista
Apre con una copertina diversa dal solito, il numero 64 di DafDaf, in quello che vuole essere un omaggio sia a un grandissimo artista, Henri Matisse, che a una casa editrice per ragazzi che ha saputo osare, e pubblica il primo volume di una nuova collana, in collaborazione con il MoMa. Il giardino di Matisse, infatti, è il primo dei “Grandi Albi MoMA” della casa editrice Fatatrac, un progetto sviluppato insieme al MoMa, il celebre Museum of Modern Art di New York e dedicato all’arte per giovani lettori, a partire dalle grandi mostre retrospettive del museo. Il testo del primo Grande Albo della collana è stato scritto da Samantha Friedman, una delle curatrici della mostra “Henri Matisse: The Cut Outs” insieme a Cristina Amodeo, l’illustratrice italiana che è stata chiamata a interpretare il tema del collage in Matisse. E inizia così: “Un giorno l’artista Henri Matisse ritagliò un uccellino da un pezzo di carta bianca. Aveva una forma semplice, ma gli piaceva così tanto che decise di non gettarlo via. L’attaccò allora alla parete del suo appartamento per nascondere una macchia. L’uccellino sembrava sentirsi molto solo così Matisse ritagliò altre forme che lo raggiunsero sul muro”, raccontando il percorso di Matisse verso l’utilizzo del collage come mezzo espressivo.

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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pilpul
Il giorno e la Memoria
La notizia è recente ma il suo contenuto è, per così dire, datato: la Procura di Roma ha avviato un’indagine su una lista di proscrizione firmata da Radio Islam (sito web e incubatore del peggiore antisionismo e del negazionismo più abietto) già diversi anni fa. Della disgustosità della lista, intitolata al “monopolio ebraico sui mezzi di informazione”, non è il caso di dire più di tanto, essendo tale elemento fatto in sé ovvio. Se ne occupi la magistratura, per l’appunto, facendo ricorso all’applicazione della legge. Tuttavia, ne deriva una prima riflessione, che rimanda al rapporto tra ciò che è stato, anche solo poco tempo fa, e il come lo percepiamo adesso, nel nostro presente: la sfasatura tra i tempi in cui la lista di proscrizione fu prima redatta e poi pubblicata e quelli dell’azione penale, rischia di consegnare ai suoi estensori un’immeritata notorietà.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle: Usa-Israele
Dopo la rielezione di Barack Obama, la percentuale di ebrei americani che lo avevano votato venne stimata al 70% – mentre fra gli ebrei americani trasferitisi in Israele, che potevano comunque votare alle presidenziali, appena al 20%, ovvero addirittura l’80% avrebbe votato per Mitt Romney. La parte dell’ebraismo americano che ha scelto l’aliyah, circa 170 mila persone, non è quindi rappresentativa, politicamente, dei 5-6 milioni rimasti in Usa, in maggioranza vicini al partito democratico e alle sue istanze civili e sociali. Un contrasto riproposto dall’editoriale di Haaretz del 18 dicembre e dall’articolo di Allison Kaplan Sommer del 14 dicembre.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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