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22 dicembre 2015 - 10 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Oggi, decimo giorno del mese di Tevèt, celebriamo il digiuno istituito per l’assedio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, continuato per tre anni, che segnò l’inizio delle tragedie del popolo ebraico culminate nella distruzione del primo Tempio e l’inizio dell’esilio.
Non è casuale che il Rabbinato centrale dello Stato di Israele, alla fine degli anni ’50, abbia proposto di associare questa data alla commemorazione e alla recitazione del Kaddìsh per le vittime della Shoah di cui resta ignota la data della morte.
Questa coniugazione di date, oltre a ribadire quanto tutti gli avvenimenti della nostra storia siano concatenati, costituisce una dolorosa supplica al Creatore perché la Shoah sia l’ultima delle tragedie vissute dal popolo ebraico iniziate proprio il 10 di Tevèt di 26 secoli fa. A queste due tragiche esperienze trascorse, quest’anno si aggiunge, in modo particolare, la nostra angoscia per la situazione di continuo pericolo che attanaglia Israele, per la minaccia del terrorismo globale che ci vede consapevolmente obiettivi sensibili.
Un’angoscia che ancora una volta cerca conforto e speranza nel digiuno, nella lettura di Salmi e nelle preghiere dedicate, senza mai offendere simboli e valori di altre culture.
 
Dario
Calimani,
anglista
Qualcuno si ritrova per l’ennesima volta nelle liste antisemite neonaziste, ora trasformate in liste islamiche/islamiste. Naturalmente si è in bella compagnia, con decine e decine di altri eletti, ebrei o scambiati per ebrei, vivi o scambiati per vivi. Il fastidio è epidermico e non solo, anche perché certa stampa locale, non avendo notizie più succulente sulle quali imbastire il numero del giorno, fa esplodere la notizia senza pensare ai danni che ne possono derivare a chi già subisce il disagio di sentirsi ‘osservato’ da occhi estranei e ostili.
Ti chiedi se mai, ai corsi di giornalismo, si parli di etica professionale o di semplice coscienza individuale. Ti rispondi che evidentemente no. L’importante è riempire la pagina, a qualsiasi costo. Anche a spese altrui, se necessario. Poi ci sono gli spiriti burloni, e si tratta di amici che, numerosi, ironici o meno, si rammaricano sui social network di non essere importanti al punto da essere stati inclusi anche loro nella deprecabile lista. Ovviamente ci stanno scherzando sopra. E tu speri dal profondo del cuore che sia davvero così.
 
 
 
Il presidente Mattarella: "Dignità ai migranti"
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è schierato apertamente contro la proposta danese, che deve essere ancora ratificata dal parlamento di Copenaghen, di espropriare i migranti dei loro beni in cambio del diritto di asilo. “A fronte dei tanti bambini morti in mare – dice Mattarella – assume un sapore crudelmente beffardo ferire la dignità stessa dei migranti, prevedendo addirittura di spogliarli dei beni”. “Una misura – continua, evocando il dramma della Shoah – che riconduce alla memoria i momenti più oscuri dell’Europa”. (Avvenire)

Italiani a Mosul: la frenata del governo iracheno. Dopo che il premier Renzi aveva annunciato il dispiegamento di 450 soldati italiani per difendere la diga di Mosul, il governo di Baghdad frena. La decisione – spiega l’esecutivo iracheno – dovrà infatti passare per il voto del Parlamento e dovrà avvenire attraverso un’intesa preliminare tra i due Paesi. “Ci dovrà essere un’assegnazione formale della commessa”, ha precisato il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Una risposta, quella dell’Iraq – scrive la Stampa – volta a sottolineare come Baghdad non concederà nessuna cessione della propria sovranità.
 
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  davar
PROSEGUONO LE INDAGINI SULL’ATTACCO A DUMA
Bennett: "L'estremismo ebraico
mina le fondamenta d'Israele"

“Non si può ignorare ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi, i tag mehir (azioni di estremisti israeliani contro i palestinesi), gli omicidi di Duma e l’omicidio del ragazzo a Gerusalemme. C’è un nuovo approccio seguito da qualche decina di anarchici squilibrati che vuole distruggere i legami tra la nazione d’Israele e lo Stato d’Israele”.

Così il ministro dell’Educazione Naftali Bennett (nell'immagine) mette in guardia sulla deriva estremista legata ad alcune frange minoritarie della realtà israeliana e riemersa in modo violento nel recente passato. È da questo ambiente che provengono i presunti responsabili dell’attacco incendiario al villaggio palestinese di Duma, dove lo scorso luglio una casa era stata data alle fiamme uccidendo tre persone, tra cui un bambino di 18 mesi.
Nelle settimane scorse lo Shin Bet, il servizio di intelligence interno israeliano, ha arrestato diversi giovani ebrei ritenuti coinvolti nell’attentato. I quotidiani locali hanno riportato in queste ore le accuse dell’avvocato del sospettato principale della vicenda. Secondo il legale, il suo assistito avrebbe confessato ma sarebbe stato indotto a farlo dai metodi usati dagli agenti dello Shin Bet. “Ciò che è stato fatto era legale – l’intervento di Bennett in difesa delle forze di sicurezza – Così come mi fido dello Shin Bet nel perseguire gli assassini degli ebrei, mi fido anche in questo caso, non senza verificare e chiedere informazioni”.
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qui genova - la mostra sulla fotografa
Lisetta Carmi, scatti di vita
“L’amore è tutto, un fotografo deve amare la vita, le persone, questo è l’unico segreto che conta. Io amo i poveri soprattutto, i deboli, chi non può difendersi“.

Così Lisetta Carmi ha sintetizzato quello che l’ha guidata nella sua lunga carriera, in mostra fino al 31 gennaio al Palazzo Ducale di Genova, con il più alto numero di fotografie mai esposte: 220 immagini che ripercorrono l’intero percorso creativo della grande fotografa ebrea. La sua città le rende dunque omaggio con una retrospettiva, intitolata “Il senso della vita. Ho fotografato per capire” che racconta il legame che aveva con essa e i suoi abitanti, ma anche i suoi viaggi in giro per il mondo tra cui quelli in Israele, Afghanistan, India, America latina, e tutta l’arte dei suoi ritratti più conosciuti.
Furono le persecuzioni razziste a segnare l’adolescenza e la carriera di Carmi. Espulsa dalla scuola, mentre i suoi fratelli andarono a studiare in Svizzera, rimase nella sua casa genovese con una sola compagnia, quella del pianoforte. Fu così che iniziò una carriera da concertista ma “quando gli avvenimenti politici italiani con il governo Tambroni generano una svolta a destra – scrive in un saggio nel catalogo della mostra Giovanna Chiti – Lisetta sente l’urgenza di prendere posizione, non può più accettare di rimanere in casa a proteggere le sue mani di pianista da possibili incidenti”. Così abbandonò la carriera musicale, ma fu grazie all’amico etnomusicologo Leo Levi che si avvicinò alla fotografia, quando le propose di accompagnarlo in Puglia dove doveva studiare i canti di una comunità ebraica. Affascinata dalla luce e dalla bellezza del Salento comprò in quell’occasione la sua prima macchina fotografica, un’Agfa Silette, e i soggetti dei suoi primi scatti sono proprio San Nicandro, Rodi Garganico, Venosa, le catacombe ebraiche. Del resto, il legame tra musica e fotografia è rimasto forte per tutta la sua vita: ”Come nella musica, nelle mie foto c’è ritmo, il ritmo della musica che ho studiato per 35 anni”.

(Nell’immagine in alto uno scatto di Lisetta Carmi al porto di Genova del 1964, in basso un ritratto dell'artista fotografata da Gianni Ansaldi)
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l'antisemitismo del partito svoboda
Ucraina, il sindaco dell'odio
Piccoli ma preoccupanti i segnali, da contestualizzare nella complessa realtà Ucraina – da anni al centro di tensioni e capovolgimenti – che richiamano l’attenzione della comunità ebraica ucraina e la spingono a tenere alta la guardia.
Dopo il fenomeno di Jobbik in Ungheria, Alba dorata in Grecia, e l’arresto in extremis dell’avanzata del Front National francese, è infatti il partito ucraino di estrema destra Svoboda a prendere il centro della scena. Nonostante la significativa diminuzione dei suoi sostenitori dal 2012 al 2014 (si è passati dal 10,45% al 4,71 %), Svoboda continua a far parlare di sé in negativo. Tra le fila del gruppo fondato nel 1991, spiccano le scelte estreme di Artem Semenikhin, sindaco di Konotop, città a nord del paese. Semenikhin non nasconde i propri nostalgici sentimenti neonazisti e a due mesi dalla sua elezione desta già polemiche.
Nella sua macchina, per esempio, ha deciso di mettere in bella mostra la combinazione di numeri 14/88 che nella simbologia nazista richiamano alla supremazia dei bianchi oltre a rappresentare il saluto ad Hitler. Ma non solo; il neo-sindaco ha deciso di sostituire nel suo ufficio la foto del presidente attuale Petro Poroshenko con quella di Stepan Bandera, storico capo della organizzazione dei nazionalisti ucraini e collaborazionista dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La foto di Semenikhin, in tenuta militare, davanti al ritratto circola già in rete sui diversi social network. Lo stesso politico si sarebbe inoltre rifiutato di sventolare la bandiera ufficiale della città perché avrebbe una stella a sei punte. “È triste ma assai reale il momento in cui degli antisemiti vengono eletti nei governi locali, con sindaci che promuovono odio e intolleranza” ha commentato Eduard Dolinsky (nell’immagine), direttore generale dell’Ukrainian Jewish Committee. “Konotop – aggiunge – è un caso esemplare”.
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Una lettera firmata dal rav giuseppe laras
"Il Collegio rabbinico italiano
sia presente anche in Israele"

Una lettera aperta diffusa nelle scorse ore a firma del rabbino milanese Giuseppe Laras e diretta alle istituzioni ebraiche prende spunto dalla ricorrenza del 10 di Tevèt, in cui si ricorda l'assedio babilonese di Gerusalemme e dopo la Seconda guerra mondiale anche le vittime della Shoah, per mettere in evidenza alcuni problemi. Il rabbino traccia un quadro piuttosto negativo del recente passato e manifesta preoccupazione a fronte dell'attuale situazione. Tra i punti toccati nella lettera la scelta di molti giovani ebrei italiani di emigrare, in particolare in Israele e qui, a suo dire, vi potrebbe essere una delle chiavi per affrontare il futuro. La lettera si rivolge poi al mondo rabbinico italiano, auspicando la creazione di un ponte tra Italia e Israele, verso cui nel corso degli anni è aumentata l'aliyah degli ebrei italiani, sul fronte dello studio della tradizione. "Occorre, poi, in particolare, e lo scrivo con emozione, - si legge nella lettera - che il nostro glorioso Collegio Rabbinico Italiano, in qualche modo apra finalmente i suoi battenti anche in Israele. Se vi sono, come vi sono, molte migliaia di ebrei italiani in Israele è giusto e doveroso che la Torah degli ebrei di Italia - la nostra tradizione interpretativa e halakhica - parli loro in ebraico oggi, così che si possa restituire all’ebraismo mondiale - questa la grande sfida e la grande ambizione - la straordinaria e preziosa avventura di emunah e di chochmah dell’ebraismo italiano nei vari ambiti in cui esso si è espresso; che non siano unicamente i libri a parlare, ma gli ebrei italiani oggi e domani viventi”.
Fbcei – Una borsa di ricerca per i giovani
Beni ebraici, come valorizzarli
La Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia ha diffuso un bando di concorso per una borsa di ricerca per l’anno 2016, rivolta a giovani studiosi italiani e stranieri sotto i 35 anni. La borsa, individuale, intende promuovere studi originali sui beni culturali ebraici in Italia. La Fondazione si occupa della conservazione, il restauro, la valorizzazione del patrimonio storico e artistico ebraico in Italia, anche attraverso la promozione di studi, ricerche, convegni e pubblicazioni in merito. A tale fine, l’ente mette a disposizione di giovani studiosi la possibilità di avviare un progetto di ricerca di nove mesi.
Il bando è pubblicato su www.beniculturaliebraici.it, e le candidature possono essere presentate esclusivamente via mail all’indirizzo fondazione@ucei.it . La data di scadenza è il 31 marzo 2016.

pilpul
La nostra insufficienza
Quando una persona sceglie di morire c’è un’unica reazione sensata: tacere. Di fronte all’immensità del mistero, infatti, ogni parola suona superflua, ridondante, inadeguata. Ed è questa la sensazione che si prova ascoltando la voce registrata di Dominique Velati, una donna malata che si è fatta praticare l’eutanasia, in Svizzera, sette giorni fa; mentre i militanti Radicali che l’hanno aiutata in questa impresa prendono questa storia e ne fanno una battaglia politica e culturale.
Hanno molte ragioni: dopo anni in cui il Parlamento ha omesso di varare una norma complessiva sul fine-vita, è necessario aumentare gli sforzi e la mobilitazione. Il che avviene di frequente, in casi come questo, grazie a vicende individuali e dolorose. Pensiamo a Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Tanto più che i protagonisti di queste lotte si rivelano persone straordinarie, animate da una determinazione mite che lascia sbigottiti. Da ultima la signora Dominique Velati, che non soltanto si esprime con una compostezza impressionante, ma che vuole salutare gli amici prima di partire per il Viaggio, proprio come nel vecchio e bellissimo film Le invasioni barbariche.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Rileggere il Mein Kampf
Settant’anni dopo siamo pronti a leggere il Mein Kampf? Se lo chiede Umberto Gentiloni sulle colonne de la Stampa di Torino. In Germania gli studiosi del prestigioso Istituto Storico di Monaco di Baviera stanno lavorando da tre anni ad un’edizione critica di duemila pagine, con 3.700 note. L’obiettivo è quello di distruggere il mito di Adolf Hitler e le sue tracce, “rafforzando le ragioni della storia quindi la sfida e gli strumenti per una consapevole comprensione del passato”, scrive Gentiloni. Sarà davvero possibile? Una sfida da seguire con attenzione.

Mario Avagliano


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