Rav Laras: “Il Collegio rabbinico italiano
sia presente anche in Israele”

Una lettera aperta diffusa nelle scorse ore a firma del rabbino milanese Giuseppe Laras e diretta alle istituzioni ebraiche prende spunto dalla ricorrenza del 10 di Tevèt, in cui si ricorda l’assedio babilonese di Gerusalemme e dopo la Seconda guerra mondiale anche le vittime della Shoah, per mettere in evidenza alcuni problemi.
Il rabbino traccia un quadro piuttosto negativo del recente passato e manifesta preoccupazione a fronte dell’attuale situazione. Tra i punti toccati nella lettera la scelta di molti giovani ebrei italiani di emigrare, in particolare in Israele e qui, a suo dire, vi potrebbe essere una delle chiavi per affrontare il futuro. La lettera si rivolge poi al mondo rabbinico italiano, auspicando la creazione di un ponte tra Italia e Israele, verso cui nel corso degli anni è aumentata l’aliyah degli ebrei italiani, sul fronte dello studio della tradizione. “Occorre, poi, in particolare, e lo scrivo con emozione, – si legge nella lettera – che il nostro glorioso Collegio Rabbinico Italiano, in qualche modo apra finalmente i suoi battenti anche in Israele. Se vi sono, come vi sono, molte migliaia di ebrei italiani in Israele è giusto e doveroso che la Torah degli ebrei di Italia – la nostra tradizione interpretativa e halakhica – parli loro in ebraico oggi, così che si possa restituire all’ebraismo mondiale – questa la grande sfida e la grande ambizione – la straordinaria e preziosa avventura di emunah e di chochmah dell’ebraismo italiano nei vari ambiti in cui esso si è espresso; che non siano unicamente i libri a parlare, ma gli ebrei italiani oggi e domani viventi”.

(22 dicembre 2015)