Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Ed
Itrò ascoltò...": così comincia la parashà che narra il dono/ricezione
della Torah. Secondo Rav Wolbe questo incipit è una indicazione
generale sulla qualità necessaria per ricevere adeguatamente la Torah:
la capacità di ascoltare; avere un cuore che ascolta, non solamente
orecchie che sentono.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nessun
paese è per vocazione o libero o autoritario. Non si nasce né liberi né
autoritari, lo si diventa. Per questo le liste di proscrizione
annunciate da Ronen Shoval, leader del gruppo “Im Tirtzu“, sono una
sfida. In una società libera compilare liste di individui che non
devono parlare, indicare qualcuno come “nemico del popolo” equivale ad
auspicare una società autoritaria , quando non totalitaria. Anche
questo non è un percorso obbligato. Dipende se si crea una opposizione
interna, se quell’atto provoca una risposta, se il diritto di opinione
segna un punto a suo favore e non soccombe. Essere uno stato libero o
autoritario non è un destino. È una scelta. Yesh brerah.
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Family-Day a Roma
numeri e polemiche
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Ampio
spazio sui quotidiani di oggi per la manifestazione contro le unioni
civili – e contro la legge Cirinnà che le istituirebbe – tenutasi ieri
al Circo Massimo a Roma. Gli organizzatori, tra cui il movimento
“Difendiamo i nostri figli” – sostiene ci fossero due milioni di
persone in piazza, trecentomila la stima della questura (Corriere della
Sera, Repubblica). Nel corso della manifestazione, nota come Family
Day, era stata letta una presunta lettera di adesione del rabbino capo
di Roma Riccardo Di Segni ma, terminato shabbat, è arrivata la
smentita: “Riccardo Di Segni non ha partecipato né aderito alla
manifestazione denominata Family Day di oggi, né ha inviato alcun
messaggio – si legge nel comunicato della Comunità ebraica romana –
Qualcuno non autorizzato potrebbe aver citato una risposta alla
precedente manifestazione che comunque non era da intendersi come
un’adesione ma un’invito al dialogo” (Corriere).
Il post Family Day. La linea intransigente dei manifestanti del Family
Day contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili ha fatto saltare una
possibile mediazione, scrive La Stampa, e ora la palla passa in
parlamento. Sul Corriere della Sera il cardinale Camillo Ruini si fa
portavoce della manifestazione mentre sul Fatto Quotidiano Furio
Colombo scrive: “ciò che è accaduto a Roma, a cura della Chiesa
cattolica,è uno straordinario esercizio di egoismo antico e barbaro
fondato sulla celebrazione della fertilità di maschi e femmine, che si
dichiara minacciato dal desiderio appassionato delle famiglie gay
(che,sia chiaro, nel loro caso non è un diritto) di avere un bambino da
stringere e crescere come un figlio”.
Venezia e i 500 anni del Ghetto. Su La Stampa un lungo articolo che
racconta l’istituzione del ghetto di Venezia nel 29 marzo 1516. “Qui
gli ebrei dovevano stare rinchiusi dal tramonto all’alba (e chatzer, in
ebraico «recinto», è il nome con cui sempre lo designarono), – scrive
il giornalista del La Stampa, accompagnato nelle strade dell’antico
ghetto dallo scrittore Riccardo Calimani – pena sanzioni pecuniarie e
nei casi recidivi la prigione. L’area era chiusa da alti muri, le vie
di accesso presidiate da cancelli sorvegliati”.
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Comics&Jews – il premio del festival francese
Primo Levi, una stella tranquilla
Angoulem incorona Scarnera
È
l’italiano Pietro Scarnera a vincere al Festival internazionale del
fumetto di Angouleme, il “Prix Révélation” con il graphic novel Una
stella tranquilla, ritratto sentimentale di Primo Levi, pubblicato in
Francia dalle edizioni Rackham. Aveva raccontato a Pagine Ebraiche come
il volume, uscito in Italia per Comma 22, fosse stato anche una scusa
per poter dedicare tempo alla sua città. Torino è in effetti molto
presente nel libro, ma soprattutto Scarnera non nuovo a storie
difficili, con il lavoro di ricerca compiuto aveva mostrato chiaramente
quanto fosse profondo il suo interesse per Primo Levi.Il precedente
graphic novel, Diario di un addio, aveva mostrato la sua capacità di
portare su carta, con sensibilità, la storia difficile dei cinque anni
passati in clinica a fianco di suo padre in coma.
E Una stella tranquilla si era fatto notare all’uscita in Italia per
quella stessa delicatezza: basandosi sui testi e sulle interviste
rilasciate negli anni da Levi l’autore ha costruito una storia la cui
struttura non usa le vignette classiche ma immagini spesso a tutta
pagina, che rendono l’idea di uno sguardo d’insieme. Le illustrazioni
che raccontano la riflessione sui sommersi e sui salvati sono invece
pastelli, in cui sono riprese le opere del pittore Zoran Music,
deportato a Dachau, il cui contrasto con la linea pulita e leggera del
graphic novel è fortissimo.
Per Pagine Ebraiche a scrivere del graphic novel di Scarnera era stata la storica Anna Bravo, ne riproponiamo qui il testo. Leggi
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israele risponde alla francia "Ultimatum sui negoziati di pace
controproducenti e inaccettabili"
Riavviare
i colloqui di pace e, se non dovessero portare a nulla, Parigi
riconoscerà lo Stato palestinese. Questa l'idea di Laurent Fabius,
ministro degli Esteri francese, che ha recentemente lanciato la
proposta di organizzare una conferenza internazionale con la presenza
di israeliani e palestinesi, assieme a Stati Uniti, Unione Europea e
Paesi Arabi, per riavviare i colloqui di pace tra le parti. Fabius
(nell'immagine) ha proseguito affermando che, in caso di fallimento
delle trattative, la Francia procederebbe con il riconoscimento dello
Stato palestinese. Nel corso della riunione di gabinetto di inizio
settimana, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la
proposta francese “un incentivo per i palestinesi per venire alla
conferenza internazionale e non fare nessun compromesso”. “La
nostra posizione è chiara – ha proseguito Netanyahu – vogliamo avviare
negoziati diretti senza precondizioni o scadenze”. Per il primo
ministro ogni ultimatum è da rispedire al mittente e, una soluzione che
non preveda colloqui diretti non può che essere controproducente. Leggi
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italia ebraica - febbraio 2016
“Mio padre e il soldato eroe, un'amicizia lunga una vita”
Il
numero di Italia Ebraica di febbraio in distribuzione si apre con un
nuovo emozionante capitolo di storia locale: Vittorio Polacco ci
racconta infatti l’amicizia che legò suo padre e i suoi familiari a
Charles Aaron Golub, il soldato americano che per primo varcò la soglia
del Tempio Maggiore di Roma una volta liberata la città dai
nazifascisti. Nelle stesse pagine si racconta inoltre il ritorno a
teatro di Ghetto, performance artistica ideata dal coreografo Mario
Piazza. Mentre Grazia Di Veroli dà vita ai nonni, scomparsi nella Shoah
e ricordati quest’anno con le pietre d’inciampo.
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qui roma
Donne, insieme attraverso l'arte
In
occasione della World Interfaith Harmony Week, la settimana dedicata
all’armonia delle fedi promossa dalle Nazioni Unite, è stata inaugurata
stamane a Roma la mostra “Donne in arte” che sarà possibile visitare
fino al 7 febbraio al Museo Umberto Mastroianni (parte del Complesso
Museale di San Salvatore in Lauro). Attraverso il canale comunicativo
comune, quello dell’arte, pittrici di religione ebraica, cristiana,
islamica, buddista e induista rielaborano il concetto di armonia e del
dialogo tra le fedi. In mostra anche le opere della romana Franca
Sonnino, già protagonista di numerose esposizioni in Italia e
all’estero, e Micol Nacamulli, diplomata alla Rufa, le cui tele
richiamano un mondo fiabesco e onirico da scopire. “Donne in arte” è
patrocinato dal Municipio I di Roma Capitale.
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Il racconto della Memoria |
L’esercitarsi
sull’utilità o meno del Giorno della Memoria, ricorrenza oramai
consolidata nel calendario laico della nostra Repubblica e, più in
generale, di una parte consistente dell’Unione europea, ha valore se
non si trasforma da subito nell’ennesimo plebiscito a favore o contro
la legge che lo istituisce e, in immediato riflesso, riguardo a ciò che
per il suo tramite si realizza, soprattutto con i giovani, ogni anno da
un quindicennio a questa parte. Va ricordato che per non pochi, nel
Duemila, l’approvazione di quella norma rappresentò un traguardo.
Senz’altro mediato sul versante della politica poiché, come si
ricorderà, l’ipotesi di identificare nel 16 ottobre la data della
ricorrenza venne di fatto cassata dal compromesso, necessario ma non
per questo nobile ed esaltante, al quale si dovette dare corso per
trovare una sufficiente convergenza tra le diverse forze politiche. Di
tempo ne è già trascorso. Sulla controproducenza del ritualismo si è
oggi in molti ad essere d’accordo.
Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Sparta |
“Prendi
il MIT, Harvard, Princeton, Yale e Caltech, mettili tutti assieme, e
avrai un’idea di questa incredibile unità dell’esercito israeliano
chiamata Talpiot.” Talpiot è il programma che consente a cadetti
super-selezionati di fare l’università durante il servizio militare, e
poi dirigere attività di ricerca e sviluppo tecnologico, in cambio di
una ferma prolungata fino a nove anni; ma non crediate di aver letto
materiale propagandistico dei reclutatori dell’esercito. Ad esprimersi
così è invece Walid Raad, un’artista libanese che in occasione di una
sua mostra al Museum of Modern Art di New York ha raccontato di come è
stato avvicinato dal Fondo Pensioni per gli Artisti. Il Fondo si basa
su un’idea semplice ma geniale: convincere a partecipare 250 artisti al
top, in ciascuna delle città in cui opera, New York, Londra, Berlino,
Bombay, Pechino, Dubai, Città del Messico, … . Ogni artista si impegna
a cedere al fondo un’opera all’anno, che potrà essere esposta, lasciata
in magazzino oppure venduta. Nell’ultimo caso, un terzo del ricavato
andrà all’autore, un terzo al Fondo e un terzo sarà redistribuito fra i
249 altri artisti, fra i quali ci sarà qualcuno che sta attraversando
un periodaccio, e potrà così contare su una modesta entrata per la sua
sopravvivenza. Ma che c’entra Talpiot?
Alessandro Treves, neuroscienziato
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