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31 gennaio 2016 - 21 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Ed Itrò ascoltò...": così comincia la parashà che narra il dono/ricezione della Torah. Secondo Rav Wolbe questo incipit è una indicazione generale sulla qualità necessaria per ricevere adeguatamente la Torah: la capacità di ascoltare; avere un cuore che ascolta, non solamente orecchie che sentono.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nessun paese è per vocazione o libero o autoritario. Non si nasce né liberi né autoritari, lo si diventa. Per questo le liste di proscrizione annunciate da Ronen Shoval, leader del gruppo “Im Tirtzu“, sono una sfida. In una società libera compilare liste di individui che non devono parlare, indicare qualcuno come “nemico del popolo” equivale ad auspicare una società autoritaria , quando non totalitaria. Anche questo non è un percorso obbligato. Dipende se si crea una opposizione interna, se quell’atto provoca una risposta, se il diritto di opinione segna un punto a suo favore e non soccombe. Essere uno stato libero o autoritario non è un destino. È una scelta. Yesh brerah.
Family-Day a Roma
numeri e polemiche
Ampio spazio sui quotidiani di oggi per la manifestazione contro le unioni civili – e contro la legge Cirinnà che le istituirebbe – tenutasi ieri al Circo Massimo a Roma. Gli organizzatori, tra cui il movimento “Difendiamo i nostri figli” – sostiene ci fossero due milioni di persone in piazza, trecentomila la stima della questura (Corriere della Sera, Repubblica). Nel corso della manifestazione, nota come Family Day, era stata letta una presunta lettera di adesione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ma, terminato shabbat, è arrivata la smentita: “Riccardo Di Segni non ha partecipato né aderito alla manifestazione denominata Family Day di oggi, né ha inviato alcun messaggio – si legge nel comunicato della Comunità ebraica romana – Qualcuno non autorizzato potrebbe aver citato una risposta alla precedente manifestazione che comunque non era da intendersi come un’adesione ma un’invito al dialogo” (Corriere).

Il post Family Day. La linea intransigente dei manifestanti del Family Day contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili ha fatto saltare una possibile mediazione, scrive La Stampa, e ora la palla passa in parlamento. Sul Corriere della Sera il cardinale Camillo Ruini si fa portavoce della manifestazione mentre sul Fatto Quotidiano Furio Colombo scrive: “ciò che è accaduto a Roma, a cura della Chiesa cattolica,è uno straordinario esercizio di egoismo antico e barbaro fondato sulla celebrazione della fertilità di maschi e femmine, che si dichiara minacciato dal desiderio appassionato delle famiglie gay (che,sia chiaro, nel loro caso non è un diritto) di avere un bambino da stringere e crescere come un figlio”.

Venezia e i 500 anni del Ghetto. Su La Stampa un lungo articolo che racconta l’istituzione del ghetto di Venezia nel 29 marzo 1516. “Qui gli ebrei dovevano stare rinchiusi dal tramonto all’alba (e chatzer, in ebraico «recinto», è il nome con cui sempre lo designarono), – scrive il giornalista del La Stampa, accompagnato nelle strade dell’antico ghetto dallo scrittore Riccardo Calimani – pena sanzioni pecuniarie e nei casi recidivi la prigione. L’area era chiusa da alti muri, le vie di accesso presidiate da cancelli sorvegliati”.
 
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  davar
qui roma - la presunta adesione all'iniziativa
Family Day, la smentita del rav
“Rav Riccardo Di Segni non ha partecipato né aderito alla manifestazione denominata Family Day, né ha inviato alcun messaggio”. È quanto si legge nella nota diffusa dalla Comunità ebraica di Roma appena terminato shabbat in risposta a quanto accaduto durante l'iniziativa organizzata al Circo Massimo. Nel corso della manifestazione contro le unioni civili infatti – e mentre era ancora in corso shabbat – era stata data lettura di una presunta lettera di adesione all'iniziativa del rabbino capo. “La vostra manifestazione è importante”, perché serve a sottolineare che non deve essere “stravolto” il concetto di famiglia “già carente di certezze”, le parole attribuite dagli organizzatori al rav e pronunciate dal palco dell'iniziativa indetta per affossare la legge Cirinnà in discussione in Parlamento cui hanno partecipato, accanto ad esponenti delle istituzioni e dell'associazionismo cattolico, anche gruppi apertamente estremisti, razzisti e omofobi.
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informazione
Rouhani e le domande scomode
Il confronto tra due modelli

Continua il dibattito all’interno del mondo giornalistico su quanto accaduto negli scorsi giorni nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma dall’ambasciata iraniana durante la quale il redattore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Adam Smulevich ha posto al presidente Hassan Rouhani una domanda sui diritti civili negati, eludendo la rigida censura dei funzionari di Teheran e ottenendo in cambio il rigoroso silenzio dal leader sciita, fino ad allora prodigo di proclami propagandistici, che ha lasciato la sala visibilmente infastidito.
“Abbiamo anticipato i temi che intendevamo toccare. Ma nessuno si è sognato di chiederci nel dettaglio le singole domande”.
Caporedattore Esteri di Le Monde, Christophe Ayad (nell’immagine) ha intervistato Rouhani assieme ai colleghi Marc Perelman e Ludovic Piedtenu. Dalla crisi siriana al conflitto tra sunniti e sciiti, dalla fine dell’embargo alla negazione dei diritti umani. Temi veri, domande vere. Che la stampa italiana si è ben guardata dal porgli.
“Sunto della conferenza stampa di Rouhani a Roma: non fate domande non vi saranno risposte bugie”, il pensiero di una collega che ha partecipato all’incontro.
Come ci conferma Ayad con la sua testimonianza, il confronto risulta impietoso.
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Comics&Jews – il premio del festival francese 
Primo Levi, una stella tranquilla

Angoulem incorona Scarnera 

È l’italiano Pietro Scarnera a vincere al Festival internazionale del fumetto di Angouleme, il “Prix Révélation” con il graphic novel Una stella tranquilla, ritratto sentimentale di Primo Levi, pubblicato in Francia dalle edizioni Rackham. Aveva raccontato a Pagine Ebraiche come il volume, uscito in Italia per Comma 22, fosse stato anche una scusa per poter dedicare tempo alla sua città. Torino è in effetti molto presente nel libro, ma soprattutto Scarnera non nuovo a storie difficili, con il lavoro di ricerca compiuto aveva mostrato chiaramente quanto fosse profondo il suo interesse per Primo Levi.Il precedente graphic novel, Diario di un addio, aveva mostrato la sua capacità di portare su carta, con sensibilità, la storia difficile dei cinque anni passati in clinica a fianco di suo padre in coma.
E Una stella tranquilla si era fatto notare all’uscita in Italia per quella stessa delicatezza: basandosi sui testi e sulle interviste rilasciate negli anni da Levi l’autore ha costruito una storia la cui struttura non usa le vignette classiche ma immagini spesso a tutta pagina, che rendono l’idea di uno sguardo d’insieme. Le illustrazioni che raccontano la riflessione sui sommersi e sui salvati sono invece pastelli, in cui sono riprese le opere del pittore Zoran Music, deportato a Dachau, il cui contrasto con la linea pulita e leggera del graphic novel è fortissimo.
Per Pagine Ebraiche a scrivere del graphic novel di Scarnera era stata la storica Anna Bravo, ne riproponiamo qui il testo.
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israele risponde alla francia
"Ultimatum sui negoziati di pace
controproducenti e inaccettabili"

Riavviare i colloqui di pace e, se non dovessero portare a nulla, Parigi riconoscerà lo Stato palestinese. Questa l'idea di Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, che ha recentemente lanciato la proposta di organizzare una conferenza internazionale con la presenza di israeliani e palestinesi, assieme a Stati Uniti, Unione Europea e Paesi Arabi, per riavviare i colloqui di pace tra le parti. Fabius (nell'immagine) ha proseguito affermando che, in caso di fallimento delle trattative, la Francia procederebbe con il riconoscimento dello Stato palestinese. Nel corso della riunione di gabinetto di inizio settimana, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la proposta francese “un incentivo per i palestinesi per venire alla conferenza internazionale e non fare nessun compromesso”.  “La nostra posizione è chiara – ha proseguito Netanyahu – vogliamo avviare negoziati diretti senza precondizioni o scadenze”. Per il primo ministro ogni ultimatum è da rispedire al mittente e, una soluzione che non preveda colloqui diretti non può che essere controproducente.
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IL PRESIDENTE DELL'ITALIAN TECHNION SOCIETY
“Haifa, un esempio d'eccellenza.
Chi boicotta è solo in malafede"

“Oltre ad essere un’eccellenza nel proprio settore, il Technion è un fulgido esempio di come identità e culture diverse possano convivere nel nome della scienza: arabi ed ebrei, drusi e cristiani. Il 15 per cento degli allievi è composto da arabi, così come il corpo docente. Chi non vuole riconoscerlo è chiaramente in malafede”. Presidente dell’Italian Technion Society, Piero Abbina (nell’immagine in un suo recente intervento) commenta con queste parole l’appello per il boicottaggio del prestigioso ateneo israeliano, tra i primi al mondo per numero di premi Nobel, lanciato nelle scorse ore da 168 accademici italiani. “Collaborare con il Technion significa rendersi attivamente partecipi del regime di occupazione, colonialismo e apartheid d’Israele e in questo modo essere complici del sistema di oppressione che nega ai palestinesi i loro diritti umani più fondamentali”, il delirante atto di accusa dei firmatari.
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spotlight
Barbie, rivoluzione estetica
“Adesso possiamo smetterla di parlare del mio corpo?”.
A dirlo forte e chiaro è una Barbie, fotografata in penombra e di profilo sulla copertina del Time, che non nasconde le sue forme più rotonde e che dopo 57 anni di onorata carriera verrà finalmente venduta in nuove versioni mai sperimentate prima: il modello curvy, formoso, ma anche più alto dell’originale e più basso.
Un esperimento sul quale la casa di produzione Mattel lavorava da tempo attraverso un progetto segretissimo chiamato Dawn project (inteso come l’alba di un nuovo giorno), con la consapevolezza del dirompente potere mediatico che avrebbe ottenuto sovvertendo l’irraggiungibile canone estetico della bambola più famosa del mondo.
Creata nel 1959 da Ruth Handler, un’ebrea americana originaria della Polonia, Barbie è stata per anni nel mirino di gruppi femministi che ne criticavano la vita esageratamente stretta contrapposta ad un seno prosperoso e il volto incorniciato da lunghi e lucenti capelli biondi, giudicandola sostanzialmente diseducativa e troppo provocante.
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italia ebraica - febbraio 2016
“Mio padre e il soldato eroe,
un'amicizia lunga una vita”

Il numero di Italia Ebraica di febbraio in distribuzione si apre con un nuovo emozionante capitolo di storia locale: Vittorio Polacco ci racconta infatti l’amicizia che legò suo padre e i suoi familiari a Charles Aaron Golub, il soldato americano che per primo varcò la soglia del Tempio Maggiore di Roma una volta liberata la città dai nazifascisti. Nelle stesse pagine si racconta inoltre il ritorno a teatro di Ghetto, performance artistica ideata dal coreografo Mario Piazza. Mentre Grazia Di Veroli dà vita ai nonni, scomparsi nella Shoah e ricordati quest’anno con le pietre d’inciampo.

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qui roma
Donne, insieme attraverso l'arte
In occasione della World Interfaith Harmony Week, la settimana dedicata all’armonia delle fedi promossa dalle Nazioni Unite, è stata inaugurata stamane a Roma la mostra “Donne in arte” che sarà possibile visitare fino al 7 febbraio al Museo Umberto Mastroianni (parte del Complesso Museale di San Salvatore in Lauro). Attraverso il canale comunicativo comune, quello dell’arte, pittrici di religione ebraica, cristiana, islamica, buddista e induista rielaborano il concetto di armonia e del dialogo tra le fedi. In mostra anche le opere della romana Franca Sonnino, già protagonista di numerose esposizioni in Italia e all’estero, e Micol Nacamulli, diplomata alla Rufa, le cui tele richiamano un mondo fiabesco e onirico da scopire. “Donne in arte” è patrocinato dal Municipio I di Roma Capitale. 

pilpul
Il racconto della Memoria
L’esercitarsi sull’utilità o meno del Giorno della Memoria, ricorrenza oramai consolidata nel calendario laico della nostra Repubblica e, più in generale, di una parte consistente dell’Unione europea, ha valore se non si trasforma da subito nell’ennesimo plebiscito a favore o contro la legge che lo istituisce e, in immediato riflesso, riguardo a ciò che per il suo tramite si realizza, soprattutto con i giovani, ogni anno da un quindicennio a questa parte. Va ricordato che per non pochi, nel Duemila, l’approvazione di quella norma rappresentò un traguardo. Senz’altro mediato sul versante della politica poiché, come si ricorderà, l’ipotesi di identificare nel 16 ottobre la data della ricorrenza venne di fatto cassata dal compromesso, necessario ma non per questo nobile ed esaltante, al quale si dovette dare corso per trovare una sufficiente convergenza tra le diverse forze politiche. Di tempo ne è già trascorso. Sulla controproducenza del ritualismo si è oggi in molti ad essere d’accordo.

Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Sparta
“Prendi il MIT, Harvard, Princeton, Yale e Caltech, mettili tutti assieme, e avrai un’idea di questa incredibile unità dell’esercito israeliano chiamata Talpiot.” Talpiot è il programma che consente a cadetti super-selezionati di fare l’università durante il servizio militare, e poi dirigere attività di ricerca e sviluppo tecnologico, in cambio di una ferma prolungata fino a nove anni; ma non crediate di aver letto materiale propagandistico dei reclutatori dell’esercito. Ad esprimersi così è invece Walid Raad, un’artista libanese che in occasione di una sua mostra al Museum of Modern Art di New York ha raccontato di come è stato avvicinato dal Fondo Pensioni per gli Artisti. Il Fondo si basa su un’idea semplice ma geniale: convincere a partecipare 250 artisti al top, in ciascuna delle città in cui opera, New York, Londra, Berlino, Bombay, Pechino, Dubai, Città del Messico, … . Ogni artista si impegna a cedere al fondo un’opera all’anno, che potrà essere esposta, lasciata in magazzino oppure venduta. Nell’ultimo caso, un terzo del ricavato andrà all’autore, un terzo al Fondo e un terzo sarà redistribuito fra i 249 altri artisti, fra i quali ci sarà qualcuno che sta attraversando un periodaccio, e potrà così contare su una modesta entrata per la sua sopravvivenza. Ma che c’entra Talpiot?

Alessandro Treves, neuroscienziato 
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