Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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È
interessante leggere i versetti della parashà di Tezzavè, Esodo 28,2
che descrivono i vestiti sacri del Cohen Gadol: “Farai per Aronne, tuo
fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà”. Le parole
ebraiche per gloria e maestà sono כבוד ותפארת , a ricordare che lo
scopo della “maestà” del sacerdote non era terreno ma era di educazione
e di azione sacra espressa anche attraverso gli abiti, il vestiario,
elementi che in ogni società ebraica, sin dai primi abiti di Adamo ed
Eva cuciti dallo stesso Dio, hanno sempre espresso decoro, educazione
ed anche eleganza.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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In
linea di principio, in un paese come l’Italia, che fa della cultura una
delle sue potenzialità principali, la realizzazione di un museo
dovrebbe essere parte di un progetto strategico. Se nello specifico
parliamo di un museo dedicato al Fascismo, credo che l’istituto di cui
si discute questa settimana dovrebbe essere il risultato di una
maturazione culturale frutto di riflessioni su scala nazionale e che
non ci si possa limitare a dipendere dalla ristrutturazione di un
edificio – per quanto interessante – né dalla partecipazione ad un
bando di finanziamento regionale. Ha certamente ragione il sindaco di
Predappio: facendo leva sulla sua funzione istituzionale, si muove in
maniera efficace per realizzare un museo nel paese natale di Mussolini,
un luogo che aiuti a ragionare sull’esperienza storica del Novecento e
sottragga quel ridente paese alle peregrinazioni nostalgiche e alla
commercializzazione Made in China del volto tragico e ridicolo dell’ex
dittatore. Un’operazione legittima, che tuttavia non giustifica il
colpevole ritardo di intere generazioni di dirigenti politici e
illustri accademici che non hanno in questi decenni trovato il tempo né
l’occasione di discutere e progettare seriamente un museo nazionale per
lo studio del Fascismo e di quello che significò per la società
italiana contemporanea.
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L'intidafa dei coltelli
torna a colpire
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La
lunga striscia di violenza in Israele e Cisgiordania, avviata l'ottobre
scorso con la cosiddetta intifada dei coltelli, continua a fare
vittime. Ieri, infatti, in Cisgiordania è stato accoltellato a morte
Tuvia Yanai Weissman, soldato israeliano di 21 anni. Ad aggredirlo,
mentre si trovava con la moglie e il figlio in un supermercato, due
quattordicenni palestinesi, che hanno ferito anche un'altra persona. I
due aggressori sono stati entrambi uccisi. A dare brevemente notizia
dell'attentato, Libero, il Fatto Quotidiano e Avvenire. Quest'ultimo
riporta di un dossier della Commissione Giustizia e Pace, ente legato
ai vescovi cattolici, in cui si parla di “situazione 'stagnante e senza
vita, senza luce di speranza' sofferta sia dagli israeliani, che hanno
bisogno di 'sicurezza e tranquillità', sia dai palestinesi, che
attendono 'la fine dell'occupazione' e lo sviluppo effettivo di uno
Stato indipendente”.
L'Islam e l'Intesa con lo Stato italiano. Sul Corriere della Sera, a
firma di Goffredo Buccini, l'appello alle forze di governo italiano a
costruire una carta dei valori con l'Islam, che porti al riconoscimento
di quest'ultimo da parte dello Stato e, dall'altra parte, alla sua
piena adesione ai principi della Costituzione. L'ultimo tentativo in
questo senso fu di Giuliano Amato nel 2006-2008 e, riporta Buccini,
“scaturì per reazione a una sortita antisemita dell'Ucoii, la più forte
organizzazione delle comunità islamiche italiane (allora ritenuta assai
vicina alla Fratellanza musulmana)”. Da quel progetto, poi arenatosi,
nacque una Carta dei valori in cui si prevedeva “il riconoscimento
dell’Islam italiano, il supporto (normativo e anche finanziario)
all’emersione delle moschee, in cambio di una esplicita adesione a
elementi costitutivi della nostra cultura e del nostro patrimonio
identitario come libertà, tolleranza, uguaglianza uomo-donna”.
Museo del fascismo, il sì di 50 storici. “Come storici riteniamo che la
costruzione di un museo sul periodo fascista della storia italiana sia
da valutare in modo positivo, considerate le garanzie di serietà,
rigore scientifico che il sindaco Frassinetti ha sempre posto come
requisiti necessari”. L'opinione di cinquanta storici – tra cui riporta
il Giornale Marco Gervasoni, Marcello Flores, Alessandro Campi e
Stephen Gundle – espressa in una lettera che appoggia la creazione di
un museo del fascismo a Predappio. Un museo che dovrà prendere esempio
da istituzioni simili nel mondo, in cui si favorisce la conoscenza dei
fatti storici e si evita ogni tipo di celebrazione, scrivono i
firmatari (La Stampa).
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l'incontro in italia tra LE DIVERSE CORRENTI
Quale futuro per gli ebrei europei
Rabbini e leader a confronto
Dibattito
aperto fra rabbini di diversa estrazione sull'identità ebraica e sul
ruolo del rabbino nella società contemporanea. Presente e futuro delle
comunità, matrimoni misti, conversioni. E ancora il ruolo
dell'educazione, le sfide che investono oggi un maestro.
Intenso confronto tra decine di rabbini e leader comunitari,
appartenenti alle diverse correnti dell'ebraismo europeo, dagli
ortodossi ai riformati, richiamati in queste ore a Pomezia, nei pressi
di Roma, dall'associazione filantropica Keren Matanel.
Coordinato tra gli altri dai rabbini Eliahu Birnbaum ed Eli Edelkopf,
il think tank ha tra i suoi protagonisti il rabbino capo di Roma rav
Riccardo Di Segni e quello di Trieste rav Eliezer Di Martino, oltre al
noto talmudista rav Adin Steinsaltz.
Ad aprire i lavori odierni, anche un intervento di saluto della presidente della Comunità romana Ruth Dureghello.
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israele
Gerusalemme, violenza alla porte
Ancora
violenza e odio a Gerusalemme. E il teatro degli attentati è per
l'ennesima volta in questi mesi, la Porta di Damasco. Qui due agenti
della polizia di frontiera israeliana sono stati accoltellati e feriti
nelle scorse ore da un attentatore palestinese. Il terrorista, un
ventenne proveniente dal quartiere di Gerusalemme Est Kafr Aqab, è
stato raggiunto da colpi di arma da fuoco e ucciso. Nello scontro,
riportano i medici intervenuti sul luogo, è rimasta lievemente ferita
anche una donna palestinese di 50 anni.
L'attentatore, riferiscono i quotidiani locali, aveva dedicato il suo
folle gesto a Mohammed al-Qiq, il palestinese che da tre mesi osserva
uno sciopero della fame per protestare contro gli arresti
amministrativi fatti da Israele. Questa aggressione arriva a distanza
di sole 24 ore dall'assassinio di Tuvia Yanai Weissman, ucciso da due
terroristi palestinesi di soli 14 anni mentre faceva la spesa insieme
alla moglie in un supermercato in Cisgiordania.
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il giovane padre vittima del terrorismo
Tuvia Weissman (1994-2016)
Rispondere
con la vita. A poche ore dall'attacco perpetrato giovedì sera da due
quattordicenni palestinesi, che hanno ucciso a coltellate Tuvia Yanai
Weissman, 21 anni, e ferito gravemente un altro civile israeliano di 36
anni dentro un supermercato di Shaar Binyamin, in Cisgiordania, in rete
è iniziato a circolare un video.
Nelle immagini, che scorrono con il sottofondo di una canzone d'amore,
si vede Tuvia, elegante nel suo vestito buono, il giorno delle nozze.
Sorride scavandosi due fossette sulle guance, è nervoso, euforico, gli
cade una lacrima solitaria. Poi viene inquadrata la sua giovane sposa,
Yael, che con fare sicuro - stretta tra la madre e il padre - si
dirige verso la tevà, pronta per un nuovo inizio. Una decina di minuti
idilliaci stridenti con le foto pubblicate dopo l'attentato: una pozza
di sangue tra gli scaffali dei detersivi e il banco frigo.
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Geografia
inattuale |
Diciamolo:
insegnare geografia di questi tempi è una missione impossibile. Non
tanto perché la riforma Gelmini ha dimezzato le ore, con il risultato
che molti insegnanti si limitano a far fare agli allievi ricerche
autonome sui singoli Paesi o aree geografiche (mi vengono i brividi a
pensare cosa possa venir fuori su Israele). E neppure perché i testi di
geografia sono smaccatamente e spudoratamente ideologici, e spesso
selezionano le informazioni in funzione della tesi che intendono
sostenere: in molti casi queste tesi sono largamente condivisibili, e
forse una certa dose di dogmatismo politically correct è necessaria per
sottolineare che certi pregiudizi (per esempio contro gli immigrati)
non possono trovare posto in una scuola che deve essere di tutti. Ma
già le tirate contro la globalizzazione o gli ogm (le ultime due
lezioni che mi sono capitate) lasciano molto perplessi. Figuriamoci poi
cosa non viene fuori quando si cerca di concentrare in due o tre pagine
conflitti complessi come quelli mediorientali.
Anna Segre, insegnante
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L'importanza
delle parole |
“Dunque
facciamo l'articolo. Da molto tempo sto zitto: è tempo di risbucare.
Lapis rosso: 1, 2, 3, 4, 5...; le cartelle sono numerate e pronte.
Accendiamo la sigaretta. Inchiniamoci sul tavolino per venerare il
pensiero che gorgoglia, commisto all'inchiostro, giù dalla penna. Lo
sviluppo d'un anima a Trieste. Comincio a scrivere; lacero; di nuovo, e
altro strappo. Sigarette. La stanza s'empie di fumo, e i pensieri si
serrano come corolle al vespro. Inutile illudersi: non ho da dire
niente. Sono vuoto come una canna.”
Già, manca ancora più di un mese a Purim, e con questo testo in qualche
modo autoreferenziale estrapolato da “Il mio Carso” del triestino
Scipio Slataper (1888-1915) lo sto forse un po' anticipando. In realtà,
ci sarebbero argomenti da affrontare: il cosiddetto “armadio della
vergogna” sulle stragi nazi-fasciste adesso online, il carnevale
quotidiano che ci regala la politica del nostro paese degno di un
quadro di Bosch o di Ensor, la guerra che come scriveva Franco Fortini
Lattes avviene “lontano, lontano” e il solo parlarne in confronto
diventa ironico, il terrorismo che continua a commettere indisturbato
stragi e vittime, o quell'altro tipo di terrorismo digitale altrettanto
diffuso, a cui si riferisce il direttore Guido Vitale. Di fronte a
queste negre vicende preferisco adottare il silenzio, una tra le cose
più importanti che la tradizione ebraica ritrovata mi ha trasmesso, è
l'enorme importanza attribuita alle parole..
Francesco Moises Bassano, studente
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Io, ergo Messia |
“Rav
Nachman dice ‘Se è tra i vivi (il Messia), allora sono io. Perchè è
detto: Il suo capo uscirà dal suo seno e il suo sovrano dalle sue
proprie fila (Geremia)…’ Il Messia sono Io (Moi), essere Io è essere
Messia… E concretamente questo significa che ciascuno deve agire come
se fosse il Messia”. (E. Lévinas, Il messianismo)
In questo senso il Messia è l’Io che comanda a se stesso. E agire come
se si fosse il Messia significa essere in una condizione di non
estraneità a se stessi. Una condizione umana radicale e creativa che va
oltre l’individualità o l’essere per altri e oltre la responsabilità.
Ilana Bahbout
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