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19 febbraio 2016 - 10 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
È interessante leggere i versetti della parashà di Tezzavè, Esodo 28,2 che descrivono i vestiti sacri del Cohen Gadol: “Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà”. Le parole ebraiche per gloria e maestà sono כבוד ותפארת , a ricordare che lo scopo della “maestà” del sacerdote non era terreno ma era di educazione e di azione sacra espressa anche attraverso gli abiti, il vestiario, elementi che in ogni società ebraica, sin dai primi abiti di Adamo ed Eva cuciti dallo stesso Dio, hanno sempre espresso decoro, educazione ed anche eleganza.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
In linea di principio, in un paese come l’Italia, che fa della cultura una delle sue potenzialità principali, la realizzazione di un museo dovrebbe essere parte di un progetto strategico. Se nello specifico parliamo di un museo dedicato al Fascismo, credo che l’istituto di cui si discute questa settimana dovrebbe essere il risultato di una maturazione culturale frutto di riflessioni su scala nazionale e che non ci si possa limitare a dipendere dalla ristrutturazione di un edificio – per quanto interessante – né dalla partecipazione ad un bando di finanziamento regionale. Ha certamente ragione il sindaco di Predappio: facendo leva sulla sua funzione istituzionale, si muove in maniera efficace per realizzare un museo nel paese natale di Mussolini, un luogo che aiuti a ragionare sull’esperienza storica del Novecento e sottragga quel ridente paese alle peregrinazioni nostalgiche e alla commercializzazione Made in China del volto tragico e ridicolo dell’ex dittatore. Un’operazione legittima, che tuttavia non giustifica il colpevole ritardo di intere generazioni di dirigenti politici e illustri accademici che non hanno in questi decenni trovato il tempo né l’occasione di discutere e progettare seriamente un museo nazionale per lo studio del Fascismo e di quello che significò per la società italiana contemporanea.
 
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L'intidafa dei coltelli
torna a colpire
La lunga striscia di violenza in Israele e Cisgiordania, avviata l'ottobre scorso con la cosiddetta intifada dei coltelli, continua a fare vittime. Ieri, infatti, in Cisgiordania è stato accoltellato a morte Tuvia Yanai Weissman, soldato israeliano di 21 anni. Ad aggredirlo, mentre si trovava con la moglie e il figlio in un supermercato, due quattordicenni palestinesi, che hanno ferito anche un'altra persona. I due aggressori sono stati entrambi uccisi. A dare brevemente notizia dell'attentato, Libero, il Fatto Quotidiano e Avvenire. Quest'ultimo riporta di un dossier della Commissione Giustizia e Pace, ente legato ai vescovi cattolici, in cui si parla di “situazione 'stagnante e senza vita, senza luce di speranza' sofferta sia dagli israeliani, che hanno bisogno di 'sicurezza e tranquillità', sia dai palestinesi, che attendono 'la fine dell'occupazione' e lo sviluppo effettivo di uno Stato indipendente”.

L'Islam e l'Intesa con lo Stato italiano. Sul Corriere della Sera, a firma di Goffredo Buccini, l'appello alle forze di governo italiano a costruire una carta dei valori con l'Islam, che porti al riconoscimento di quest'ultimo da parte dello Stato e, dall'altra parte, alla sua piena adesione ai principi della Costituzione. L'ultimo tentativo in questo senso fu di Giuliano Amato nel 2006-2008 e, riporta Buccini, “scaturì per reazione a una sortita antisemita dell'Ucoii, la più forte organizzazione delle comunità islamiche italiane (allora ritenuta assai vicina alla Fratellanza musulmana)”. Da quel progetto, poi arenatosi, nacque una Carta dei valori in cui si prevedeva “il riconoscimento dell’Islam italiano, il supporto (normativo e anche finanziario) all’emersione delle moschee, in cambio di una esplicita adesione a elementi costitutivi della nostra cultura e del nostro patrimonio identitario come libertà, tolleranza, uguaglianza uomo-donna”.

Museo del fascismo, il sì di 50 storici. “Come storici riteniamo che la costruzione di un museo sul periodo fascista della storia italiana sia da valutare in modo positivo, considerate le garanzie di serietà, rigore scientifico che il sindaco Frassinetti ha sempre posto come requisiti necessari”. L'opinione di cinquanta storici – tra cui riporta il Giornale Marco Gervasoni, Marcello Flores, Alessandro Campi e Stephen Gundle – espressa in una lettera che appoggia la creazione di un museo del fascismo a Predappio. Un museo che dovrà prendere esempio da istituzioni simili nel mondo, in cui si favorisce la conoscenza dei fatti storici e si evita ogni tipo di celebrazione, scrivono i firmatari (La Stampa).


 
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  davar
l'incontro in italia tra LE DIVERSE CORRENTI 
Quale futuro per gli ebrei europei
Rabbini e leader a confronto 

Dibattito aperto fra rabbini di diversa estrazione sull'identità ebraica e sul ruolo del rabbino nella società contemporanea. Presente e futuro delle comunità, matrimoni misti, conversioni. E ancora il ruolo dell'educazione, le sfide che investono oggi un maestro.
Intenso confronto tra decine di rabbini e leader comunitari, appartenenti alle diverse correnti dell'ebraismo europeo, dagli ortodossi ai riformati, richiamati in queste ore a Pomezia, nei pressi di Roma, dall'associazione filantropica Keren Matanel.
Coordinato tra gli altri dai rabbini Eliahu Birnbaum ed Eli Edelkopf, il think tank ha tra i suoi protagonisti il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e quello di Trieste rav Eliezer Di Martino, oltre al noto talmudista rav Adin Steinsaltz.
Ad aprire i lavori odierni, anche un intervento di saluto della presidente della Comunità romana Ruth Dureghello.
 

israele
Gerusalemme, violenza alla porte
Ancora violenza e odio a Gerusalemme. E il teatro degli attentati è per l'ennesima volta in questi mesi, la Porta di Damasco. Qui due agenti della polizia di frontiera israeliana sono stati accoltellati e feriti nelle scorse ore da un attentatore palestinese. Il terrorista, un ventenne proveniente dal quartiere di Gerusalemme Est Kafr Aqab, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco e ucciso. Nello scontro, riportano i medici intervenuti sul luogo, è rimasta lievemente ferita anche una donna palestinese di 50 anni.
L'attentatore, riferiscono i quotidiani locali, aveva dedicato il suo folle gesto a Mohammed al-Qiq, il palestinese che da tre mesi osserva uno sciopero della fame per protestare contro gli arresti amministrativi fatti da Israele. Questa aggressione arriva a distanza di sole 24 ore dall'assassinio di Tuvia Yanai Weissman, ucciso da due terroristi palestinesi di soli 14 anni mentre faceva la spesa insieme alla moglie in un  supermercato in Cisgiordania.
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il giovane padre vittima del terrorismo
Tuvia Weissman (1994-2016)
Rispondere con la vita. A poche ore dall'attacco perpetrato giovedì sera da due quattordicenni palestinesi, che hanno ucciso a coltellate Tuvia Yanai Weissman, 21 anni, e ferito gravemente un altro civile israeliano di 36 anni dentro un supermercato di Shaar Binyamin, in Cisgiordania, in rete è iniziato a circolare un video.
Nelle immagini, che scorrono con il sottofondo di una canzone d'amore, si vede Tuvia, elegante nel suo vestito buono, il giorno delle nozze. Sorride scavandosi due fossette sulle guance, è nervoso, euforico, gli cade una lacrima solitaria. Poi viene inquadrata la sua giovane sposa, Yael, che con fare sicuro -  stretta tra la madre e il padre - si dirige verso la tevà, pronta per un nuovo inizio. Una decina di minuti idilliaci stridenti con le foto pubblicate dopo l'attentato: una pozza di sangue tra gli scaffali dei detersivi e il banco frigo.
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la preoccupazione della comunità ebraica
Olanda, la macellazione rituale
e gli effetti delle nuove regole

“Queste nuove disposizioni pongono dei problemi seri sulla shechitah (la macellazione rituale ebraica) e all'intera comunità ebraica olandese”. Non nasconde la sua preoccupazione Frederik A. de Wolff, docente di Tossicologia Clinica e Forense all’Università medica di Leiden e per 18 anni membro della Commissione per la Sanità dei Paesi Bassi. Commentando a Pagine Ebraiche la nuova regolamentazione sulla macellazione casher e halal annunciata dal ministero dell'Agricoltura olandese, de Wolff sottolinea come queste disposizioni apriranno scenari difficili da gestire per la comunità ebraica locale.
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pilpul
Geografia inattuale
Diciamolo: insegnare geografia di questi tempi è una missione impossibile. Non tanto perché la riforma Gelmini ha dimezzato le ore, con il risultato che molti insegnanti si limitano a far fare agli allievi ricerche autonome sui singoli Paesi o aree geografiche (mi vengono i brividi a pensare cosa possa venir fuori su Israele). E neppure perché i testi di geografia sono smaccatamente e spudoratamente ideologici, e spesso selezionano le informazioni in funzione della tesi che intendono sostenere: in molti casi queste tesi sono largamente condivisibili, e forse una certa dose di dogmatismo politically correct è necessaria per sottolineare che certi pregiudizi (per esempio contro gli immigrati) non possono trovare posto in una scuola che deve essere di tutti. Ma già le tirate contro la globalizzazione o gli ogm (le ultime due lezioni che mi sono capitate) lasciano molto perplessi. Figuriamoci poi cosa non viene fuori quando si cerca di concentrare in due o tre pagine conflitti complessi come quelli mediorientali.

Anna Segre, insegnante
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L'importanza delle parole
“Dunque facciamo l'articolo. Da molto tempo sto zitto: è tempo di risbucare. Lapis rosso: 1, 2, 3, 4, 5...; le cartelle sono numerate e pronte. Accendiamo la sigaretta. Inchiniamoci sul tavolino per venerare il pensiero che gorgoglia, commisto all'inchiostro, giù dalla penna. Lo sviluppo d'un anima a Trieste. Comincio a scrivere; lacero; di nuovo, e altro strappo. Sigarette. La stanza s'empie di fumo, e i pensieri si serrano come corolle al vespro. Inutile illudersi: non ho da dire niente. Sono vuoto come una canna.”
Già, manca ancora più di un mese a Purim, e con questo testo in qualche modo autoreferenziale estrapolato da “Il mio Carso” del triestino Scipio Slataper (1888-1915) lo sto forse un po' anticipando. In realtà, ci sarebbero argomenti da affrontare: il cosiddetto “armadio della vergogna” sulle stragi nazi-fasciste adesso online, il carnevale quotidiano che ci regala la politica del nostro paese degno di un quadro di Bosch o di Ensor, la guerra che come scriveva Franco Fortini Lattes avviene “lontano, lontano” e il solo parlarne in confronto diventa ironico, il terrorismo che continua a commettere indisturbato stragi e vittime, o quell'altro tipo di terrorismo digitale altrettanto diffuso, a cui si riferisce il direttore Guido Vitale. Di fronte a queste negre vicende preferisco adottare il silenzio, una tra le cose più importanti che la tradizione ebraica ritrovata mi ha trasmesso, è l'enorme importanza attribuita alle parole..


Francesco Moises Bassano, studente

Io, ergo Messia
“Rav Nachman dice ‘Se è tra i vivi (il Messia), allora sono io. Perchè è detto: Il suo capo uscirà dal suo seno e il suo sovrano dalle sue proprie fila (Geremia)…’ Il Messia sono Io (Moi), essere Io è essere Messia… E concretamente questo significa che ciascuno deve agire come se fosse il Messia”. (E. Lévinas, Il messianismo)
In questo senso il Messia è l’Io che comanda a se stesso. E agire come se si fosse il Messia significa essere in una condizione di non estraneità a se stessi. Una condizione umana radicale e creativa che va oltre l’individualità o l’essere per altri e oltre la responsabilità
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Ilana Bahbout
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