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23 marzo 2016 - 13 Adar II 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“E la carne che sarà venuta a contatto con una qualsiasi cosa impura non si dovrà mangiare ...” (Vaikrà 7, 19). Ha detto il Grande Tzaddìk Rabbì Menachem Mendel di Kotzk: È ben noto che una cosa pura si renda impura con il contatto di questa; e non avvenga il contrario, cioè che una cosa impura divenga pura avendo contatto con essa. I nostri Maestri ci hanno però insegnato nel Talmud (Sotà 11a, Sanedrìn 8b) che una buona qualità è superiore ad una caratteristica negativa.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
8.30 di mattina, prime comunicazioni degli attentati. Il giornalista alla radio legge freneticamente i comunicati delle agenzie di stampa. Sui social network i primi post con le immagini di chi è presente sui luoghi della strage. Le notizie si fanno man mano più precise. Poco dopo, altre esplosioni nella metropolitana. Speciali su ogni canale televisivo, i politici si affrettano a commentare. Parte l’hashtag #prayforbruxelles; Salvini comincia a twittare. Poi, ancora dirette televisive e radiofoniche, prime vignette su Facebook per esorcizzare la paura, comunicati di solidarietà a Bruxelles da parte delle comunità islamiche occidentali.
 
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Le stragi di Bruxelles
Il terrorismo islamista torna a colpire l’Europa e lo fa in una delle capitali teoricamente più blindate, Bruxelles. Sui quotidiani italiani compaiono sia ricostruzioni sia analisi in merito alla doppia strage terroristica di ieri nella capitale belga. Il bilancio dei due attacchi rivendicati dai jihadisti dell’Isis parla di 31 morti e oltre 230 feriti: il primo, alle 8 del mattino all’aeroporto di Zaventem dove, secondo le autorità, due uomini si sono fatti esplodere e la polizia è in cerca di un terzo complice (è caccia all’uomo, scrive Repubblica), ritratto dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto mentre è al fianco dei kamikaze; il secondo, verso le 9 del mattino con un’esplosione che ha investito un convoglio della metropolitana alla stazione di Maelbeck, nella zona dove si trovano le istituzioni europee (Il Sole 24 Ore). Leonardo Cohen sul Fatto Quotidiano scrive che “gli attentatori facevano probabilmente parte del gruppo che compì le stragi in Francia ed erano braccati da giorni” mentre Guido Olimpo sul Corriere della Sera ricostruisce la rete jihadista che ha coordinato gli attacchi in Europa e la genesi di questi ultimi, avviata con l’attentato al Museo ebraico di Bruxelles nel 2014. “La strage al museo ebraico è stata condotta da uno solo, poi tentativi sempre affidati al lupo solitario o a pochi, – scrive Olimpo – infine la grande offensiva coordinata in grado di superare lo scudo anche quando c’era l’allarme”.

Le vittime delle stragi di Bruxelles. Cominciano ad emergere le testimonianze dei sopravvissuti e le storie delle vittime degli attentati in Belgio. Il Corriere racconta di come un uomo si sia salvato perché costretto a correr dietro alle figlie che si erano allontanate. Sua moglie, Adelma Marina Tapie Ruiz, rimasta nella zona check-in è stata investita e uccisa dall’esplosione. “Assieme a lei – scrive il Corriere – il primo corpo a ritrovare la sua identità è quello di un israeliano, Yossef Haim ben Haya Sarah Gittel, che, con un gruppo di ebrei Hassidim, avrebbe dovuto prendere lo stesso velo”.

Le reazioni. “Ci aspettavamo un attentato ed è accaduto”, le prime dichiarazioni del Premier belga Charles Michel, che, mentre montano le polemiche sulla gestione della sicurezza da parte delle autorità del paese, ha parlato di “giorno più buio per il Belgio”. “Siamo in guerra”, ha dichiarato il suo collega francese Manuel Valls mentre per il presidente Usa Barack Obama è necessario rimanere uniti nella guerra al terrore (Corriere). “Gli attentati in Belgio sono una terza guerra mondiale contro i nostri valori comuni” le parole del ministro della difesa israeliano Moshe Yaalon riprese dall’Unità, che evidenza anche la reazione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna:“C’è chi vorrebbe distruggere i nostri valori fondamentali che accomunano i popoli liberi. Ma non glielo permetteremo”.
 
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  davar
in ricordo della strage delle FOSSE ARDEATINE
"Costruiamo insieme la speranza"
I nazisti di ieri e di oggi. L'impegno comune per far fronte contro ogni forma di odio e barbarie. La solidarietà alle vittime degli orribili attentati islamici di Bruxelles. Carica di emozioni e significati la cerimonie di commemorazione svoltasi quest'oggi alle Fosse Ardeatine, a poche ore dal 72esimo anniversario della strage. "Ancora oggi esecuzioni, violenze e paure attraversano le nostre società. Serve l'impegno di tutti, per offrire una speranza di futuro basata sulla convivenza civile" sottolinea Rosetta Stame, presidente dell'associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria., cui spetta il compito di aprire la cerimonia.
Presenti le più alte cariche dello Stato: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al presidente del Senato Pietro Grasso al ministro della Difesa Roberta Pinotti. E ancora il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il prefetto di Roma Franco Gabrielli, il commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca. Guidano una folta rappresentanza ebraica il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello, che in precedenza aveva accolto ZIngaretti davanti alla lapide del Tempio Maggiore. Invoca la misericordia del creatore il rabbino capo Riccardo Di Segni, che ricorda i morti dell'eccidio leggendo il salmo 130.
Vengono scanditi i nomi dei 335 innocenti che trovarono la morte, in questi luoghi, il 24 marzo del 1944. Una lunga sfilza di vite spezzate, di sogni infranti. Il capo dello Stato visita privatamente le cave, al suo fianco solo le autorità e i collaboratori più stretti. Una rapida sosta nei luoghi più significativi, il pensiero che va anche al preoccupante scenario internazionale che si delinea in queste ore.
"Caro presidente, la scelta simbolica di iniziare il suo mandato dalle Ardeatine resta un messaggio e un impegno fortissimo. Vinceremo noi, perché la vita vince sempre sulla morte" gli dice il presidente Gattegna. "È vero, sono assolutamente d'accordo" risponde Mattarella.

a.s twitter @asmulevichmoked

(Nell'immagine, l'incontro durante la cerimonia alle Fosse Ardeatine tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente UCEI Renzo Gattegna)
 

dopo gli attentati di bruxelles
Belgio, gli ebrei contro il terrore:
"Difendiamo le nostre libertà"

Siamo vicini a tutte le vittime degli attacchi terroristici di Bruxelles. Il messaggio di solidarietà diffuso nelle scorse ore dai presidenti delle due maggiori istituzioni ebraiche del Belgio Philippe Markiewicz, del  Consistoire Central Israélite de Belgique, e Serge Rozen, del Comité de Coordination de la Communauté Juive de Belgique. “Il nostro paese, i nostri valori e la nostra democrazia vengono attaccati nella loro essenza da atti indiscriminati di barbarie”, si legge nella nota dei due presidenti, che hanno sottolineato l'impegno ebraico in queste ore difficili per tutto il Belgio. Sia  Markiewicz che Rozen sono stati coinvolti dalle autorità di Bruxelles nell'unità anti-crisi formata immediatamente dopo i due attentati di matrice islamica che hanno colpito ieri la città, causando 31 vittime e oltre 250 feriti. Amare le considerazioni di Samuel Markowitz, membro della Comunità ebraica belga: “non era una questione del 'se' ma di 'quando' i terroristi ci avrebbero colpito”, ha sottolineato Markowitz, ricordando l'attacco al Museo ebraico di Bruxelles del 2014. D'altra parte la Comunità ha ricordato l'impegno delle autorità per garantire la sicurezza delle istituzioni ebraiche del Paese.

(Foto di Carl Court - Getty Images)

dopo gli attentati di bruxelles
Sicurezza, il Belgio e l'Europa
guardano al modello Israele 

I“Quanto delle vostre libertà siete disposti a sacrificare in nome della sicurezza?”. Era la domanda posta dallo storico israeliano Ilan Greilsammer, intervistato da Pagine Ebraiche all'indomani degli attentati di Parigi del novembre scorso. Un interrogativo rivolto ai cittadini europei e ai loro rappresentanti che torna, pochi mesi dopo, attuale quando ad essere colpita è stata un'altra capitale del Vecchio Continente, Bruxelles. “Sapevamo che sarebbe successo”, la dolorosa ammissione del Primo ministro belga Charles Michel, poche ore dopo il doppio attacco compiuto da una cellula terroristica dell'Isis all'aeroporto Zaventem e nella stazione di Maelbeck, nel centro della città. Ora, come dopo Parigi, si cercano risposte per contrastare il terrorismo islamista e in molti guardano al modello Israele come a una possibile soluzione. Da Gerusalemme, il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha già assicurato al collega belga Michel la collaborazione dell'intelligence israeliana, mettendo a disposizione il know-how dei servizi di sicurezza dello Stato ebraico in materia di terrorismo.
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dopo gli attentati di bruxelles
Talia e Alessandra: "Al sicuro, ma non abituiamoci al terrore"
“Stiamo bene, del resto siamo rimaste chiuse in casa da ieri”. Si sente al sicuro tra le mura di un appartamento la milanese Talia Bidussa, ex presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia che adesso lavora per la European Union of Jewish Students, l'organizzazione ombrello con sede a Bruxelles che rappresenta tutte le unioni ebraiche studentesche d'Europa. In questi giorni si trova a casa di Alessandra Ortona, anche lei
giovane ebrea milanese, arrivata a Bruxelles per iniziare una carriera nell'ambito delle istituzioni europee. Da ieri mattina, in seguito agli attentati terroristici che hanno colpito l'aeroporto e una stazione della metropolitana, la Capitale belga si è trasformata in una città deserta, con le forze dell'ordine che esortano gli abitanti a non uscire.
“Mi sono svegliata ieri con la notizia dell'attacco all'aeroporto e subito ho immaginato che non fosse il caso di andare in ufficio, che si trova proprio nella zona delle istituzioni europee”, ha raccontato Talia, che una volta avuta la conferma anche da parte della direzione della Eujs ha poi sentito di una nuova esplosione alla fermata della metropolitana di Maelbeek, a pochi passi da casa.
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Qui Roma - Il volume in ricordo della studiosa
La lezione di Anna Morpurgo
Il ricordo di una studiosa rigorosa ma appassionata e allo stesso tempo di un’amica che ha sempre costituito una fonte di ispirazione. Così Marina Passalacqua ha descritto il contenuto del volume Per Anna – Testimonianze e memorie per ricordare Anna Morpurgo (Deinotera Editrice), da lei curato insieme a Tullio De Mauro e presentato ieri al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il libro raccoglie i testi di colleghi e amici italiani che ricordano la grande filologa, ricercatrice per anni alla Sapienza di Roma prima di arrivare a Oxford. “Una figura prestigiosa e apprezzata nel mondo accademico internazionale – le parole del presidente Ucei Renzo Gattegna, che ha portato i suoi saluti – e questa pubblicazione è un segno d’affetto verso Anna per quello che ha significato e per quello che ha fatto nel mondo per la cultura italiana”. A presentare il volume nel corso della serata, condotta da Passalacqua, oltre a De Mauro, il presidente dell’Associazione Hans Jonas Tobia Zevi e Maurizio Sonnino, professore di Lingua e Letteratura greca alla Sapienza.
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pilpul
Ticketless - Le scuse a Bassani
Iniziato in sordina il centenario della nascita di Giorgio Bassani: poche le novità da segnalare - e dispiace. Chiedono scusa, per averlo stroncato, i superstiti del Gruppo 63. Non dovrebbero essere lasciati soli. Si vorrebbero ascoltare i mea culpa degli studiosi, numerosissimi, del fascismo e della questione ebraica. Un argomento tabù, quello del consenso ebraico al regime, che nessuno osava affrontare quando era vivo lo scrittore ferrarese, che quel viaggio “dentro” il fascismo lo aveva percorso per intero.
Venuto su alla scuola dello storicismo di Croce (proprio per questo le neo-avanguardie lo snobbarono, come snobbarono Croce e la sua elegante prosa) Bassani possedeva un rigoroso “senso della storia”. Le digressioni storiche, assai frequenti nei suoi libri, sono poco note. La scena di quel finire d’estate, su una spiaggia elegante, l’effetto della doppia notizia data dai giornali (provvedimenti sulla razza e morte del dottor Fadigati), nel finale de Gli occhiali d’oro, sono un modello di come Bassani potrà aiutare gli storici a misurare l’inatteso.


Alberto Cavaglion
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Periscopio - Purim
Da millenni, la festa di Purim sta a significare, per gli ebrei di tutto il mondo, sparsi nelle varie nazioni, essenzialmente due cose: da una parte, l’eterna esposizione al pericolo, e il perenne rischio che la situazione di fragilità e precarietà precipiti in una catastrofe, capace addirittura di portare all’annientamento dell’intero popolo d’Israele; dall’altra, allo stesso tempo, l’invito a non perdere mai la speranza, confidando nella possibilità che la fedeltà a se stessi e alla propria missione riesca a portare la salvezza. Perciò il significato della ricorrenza resterà eterno, valevole – come, a mio avviso, per tutto ciò che rappresenta l’essenza più profonda dello spirito dell’ebraismo – per tutti gli uomini: mai abbassare la guardia, mai disperare.

Francesco Lucrezi, storico
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Unioni à la carte
Presso la Camera dei Deputati vi è la proposta di legge n° 3634, approvata dal Senato della Repubblica, recante Regolamentazione delle Unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, evoluzione del c.d. disegno di legge Cirinnà, dal nome della senatrice proponente.
La nuova disciplina, in tesi, dovrebbe essere approvata a scatola chiusa dalla Camera, senza dover tornare in Senato, nel qual caso avremmo dinanzi a noi un’intelaiatura definitiva dei rapporti di coppia in Itali .


Emanuele Calò
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