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24 marzo 2016 - 14 Adar II 5776
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Speciale purim

Dentro i segreti della Meghillah

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Meghillat Ester. Il fascino di uno dei testi più allusivi e misteriosi della tradizione ebraica inizia dal significato che si cela nel suo nome. “È un testo in codice”, esordisce rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. E grazie al rav cercheremo di svelare alcuni dei misteri contenuti nella storia della regina Ester, del benedetto (baruch) Mordechai e del maledetto (arur) Haman. Un viaggio nelle radici delle parole ebraiche, nei riferimenti biblici, nelle millot mafteach - parole chiave – del racconto che ogni anno gli ebrei leggono per celebrare e ricordare Purim. Perché? Perché “quei giorni dovevano esser commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; e quei giorni di Purim non dovevano cessar mai d’esser celebrati fra gli ebrei, e il loro ricordo non doveva mai cancellarsi fra i loro discendenti” (Ester 9:28).

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lutto nel mondo del pensierO

Hilary Putnam (1916-2016)

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“Nel 1976, a Oxford, ho passato molto tempo con Peter Strawson, e un giorno a pranzo mi ha fatto un’osservazione che non sono mai riuscito a dimenticare. ‘Di certo metà del piacere della vita risiede nei commenti sarcastici sull’effimera operetta che si svolge sotto i nostri occhi’”. Era dunque questa la massima che ha guidato Hilary Putnam, filosofo ebreo statunitense, scomparso a 89 anni questa settimana. Grande amico di Umberto Eco e di Noam Chomsky, nonostante la sua lunga carriera che ne ha fatto una vera e propria colonna portante della filosofia contemporanea, con tutta l’autorevolezza che insegnare per una vita a Harvard può dare, questo spirito sereno, quasi un po’ pop nonostante la serietà delle implicazioni del suo pensiero, è rimasto sempre intatto. Nato a Chicago il 31 luglio 1926 da genitori comunisti, la prima parte dell’infanzia di Putnam si è svolta a Parigi, o come diceva lui, il momento della sua vita in cui si chiamava “Hilaire Poot-nomm” per una scelta di suo padre Samuel, studioso di letteratura, traduttore e attivista politico (era collaboratore del Daily Worker, un organo del Partito Comunista Americano), che aveva deciso di trasferirsi nella capitale francese. Sua madre Riva era ebrea, ma Hilary fu cresciuto con un’educazione laica. Dopo quegli anni a Parigi però, il pensiero e la filosofia continentale sono rimasti per lui importanti nel corso di tutta la sua carriera, un’apertura piuttosto insolita per un filosofo americano.

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lutto nel mondo del pensiero

Hilary Putnam, gigante della filosofia moderna

Hilary Putnam, un filosofo di Harvard la cui influenza spaziava attraverso molti settori del pensiero, incluse logico-matematica, filosofia della mente e del linguaggio, epistemologia e metafisica, è scomparso il 13 marzo nella sua abitazione di Arlington (Massachusetts). Aveva 89 anni.
A causare la morte è stato un mesotelioma in metastasi, ha spiegato la nuora Rebecca Steinitz.
Nel mondo dei filosofi contemporanei, il professor Putnam era conosciuto per l’ampiezza del suo pensiero, la vividezza delle sue tesi provocatorie, e l’inclinazione al mettersi in discussione e volontà di cambiare idea. Nel campo dell’indagine caratterizzata da concetti elusivi, “ismi” da capogiro, e sottili tassonomie, i filosofi combattono costantemente per resistere alle semplificazioni.

Bruce Weber, The New York Times
17 marzo 2016


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lutto nel mondo del pensiero

Hilary Putnam, il realismo non ammette miracoli

Ho incontrato Hilary Putnam per l’ultima volta lo scorso febbraio. A differenza di quando l’avevo visto alla fine dello scorso anno, camminava con grande difficoltà e il suo stato fisico era molto deteriorato; ma la mente era ancora lucidissima e lo spirito niente affatto rassegnato. In quell’occasione Putnam mi ha ribadito quanto fosse in disaccordo con i filosofi che si disinteressano di scienza, o peggio la denigrano, ma anche con quelli che pensano che la scienza possa risolvere da sola i problemi filosofici.
Soprattutto, però, abbiamo discusso della scoperta delle onde gravitazionali, le curvature dello spazio-tempo previste un secolo fa dalla teoria della relatività generale di Einstein. Putnam era entusiasta di questa scoperta e, con lo sguardo felice di un bambino, mi ha raccontato di quando a Princeton fece visita a Einstein e discusse con lui a lungo di quel tema.

Mario De Caro, Il Sole Domenica
20 marzo 2016


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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

Sfiorare il sogno, 1967

img headerShalom Hanoch nasce nel 1948 a Mishmarot, dove i suoi genitori fondano un kibbutz. Figlio della libertà, da piccolo ascolta ogni genere di musica, dal folklore russo alla musica classica e impara a suonare flauto e mandolino. Dopo aver trascorso gli anni del servizio militare nel grande laboratorio musicale israeliano, la band del NaHaL, inizia a scrivere per Arik Einstein, l’icona della canzone israeliana. Dagli anni Settanta diventa l’indiscutibile re del rock israeliano, scrive poesie di protesta civile e politica e i suoi fan contano tre generazioni. Dedico questo testo alla memoria di Bruno Chiesa, professore di lingua e letteratura ebraica, Torino. Bruno amava Israele, aveva amici, allievi e colleghi affezionati. Forse lì ha sfiorato il sogno.
                                
È andata, è finita,
è il confine di un sogno e basta.
La sabbia del tempo è scivolata
tra le mie dita.

È andata, è finita,
forse per sempre;
il cerchio si è chiuso
e la tua vita procede.

Ci incontreremo, ci vedremo
un cuore innamorato non erra.
Come l’acqua al mare
ancora e ancora
ci cercheremo fino a incontrarci
e sfioreremo il sogno.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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