Roberto
Della Rocca,
rabbino
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"…Poiché
l’ebreo Mordekhai era secondo solo al re Achashveròsh, grande per gli
ebrei e gradito alla maggioranza dei suoi fratelli…” (Ester, 10; 2),
“..ma non a tutti i suoi fratelli”, spiega il Talmùd, “..per dirci che
una parte del Sinedrio prese le distanze da lui. Dice Rav Yoseph: è più
grande lo studio della Torah del salvataggio di vite umane…” ( T.B.
Meghillah 16 b). Perché una volta compiuto da Mordekhai il salvataggio
del suo popolo egli avrebbe dovuto dedicarsi allo studio della Torah
anziché proseguire l’attività politica, sia pure allo scopo di
scongiurare eventuali pericoli futuri.
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Dario
Calimani,
anglista
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Questa
sera, a Venezia, Mahler avrà il compito di farci riflettere sul Ghetto,
fondato a Venezia cinquecento anni fa. Come possa accadere questo
miracolo della riflessione non è chiaro a nessuno. Ma Mahler è una
delle mie molte fisse sinfoniche e non me lo perdo per tutto l’oro del
mondo. Non mi fa demordere neppure il fatto che il compositore, in un
clima di antisemitismo, si sia convertito per far carriera. Non è
questo che mi scandalizza. La musica sopravvive alle meschinità degli
uomini, se di musica si tratta.
Ma il problema è un altro. Anche grazie a Moked e a Pagine Ebraiche si
è finalmente cominciato a dibattere sul senso di celebrare/festeggiare/
commemorare/ricordare il Ghetto. Un malinteso deve pur esserci stato se
attorno all’argomento si stanno accalorando il dibattito e la polemica.
Qualcuno ha avviato un’operazione che, scendendo per una china più
ripida del previsto, è diventata man mano reclamistica, spettacolare.
Ora (siamo onesti!) è inutile dire che l’immagine festeggiante e
celebrante che la stampa internazionale dà di questo evento è tutta
colpa dei giornalisti che non hanno capito perché ignoranti. Forse a
quei giornalisti è pervenuto un messaggio errato, quanto meno sbavato,
e i responsabili di quel messaggio forse siamo noi - scrittori,
giornalisti, pubblicisti, figure delle istituzioni e collaboratori
vari. È ovvio a tutti che Mahler, tanto per dirne una, con il Ghetto
non ha proprio nulla a che fare. E il concerto che lo mette al centro
dell’occasione non può che apparire un modo superficiale di riunirsi
per un’occasione sociale, come per puro intrattenimento o per porgere
distinti saluti a tanti amici e autorità. Nessun significato scaturisce
dalla musica di Mahler che possa essere collegato in modo diretto,
facilmente fruibile dal grande pubblico (non a pochissimi eletti, colti
e studiati) e trasmettere il senso della segregazione degli ebrei nel
ghetto.
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Egitto, dirottato un aereo
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Un
Airbus dell’Egypt Air con 80 passeggeri a bordo è stato dirottato da
Alessandria d’Egitto verso Larnaka (Cipro)”: lo riferiscono fonti
aeroportuali al Cairo. Si sospetta una bomba a bordo. L’Airbus
dell’Egypt Air è atterrato a Larnaka e “si crede” che uno dei
passeggeri a bordo sia “armato”, riferiscono le agenzie di stampa.
Secondo le prime informazioni fra i 30 e i 40 passeggeri sono stati
liberati. Fra loro tutti quelli di nazionalità egiziana.
500 anni del Ghetto, Venezia blindata. Si aprono ufficialmente questa
sera, al Teatro La Fenice, le iniziative per il Cinquecentenario del
Ghetto ebraico di Venezia. In scena la Sinfonia n.1 in re maggiore
Titano di Gustav Mahler, eseguita dall’orchestra diretta da Omer Meir
Wellber. A supporto delle forze di sicurezza italiane, racconta il
Corriere del Veneto, sono arrivati da Israele agenti del Mossad, che
presenzieranno in borghese a tutte le attività di oggi, in
collaborazione con la Digos. Il quotidiano ricorda come l’appuntamento
alla Fenice sia “frutto della collaborazione tra Fondazione La Fenice,
comitato I 500 anni del Ghetto di Venezia, Comunità ebraica veneziana,
Unione comunità ebraiche italiane, World Jewish congress”.
All’appuntamento, riporta il Corriere, parteciperanno “Ron Lauder,
presidente del Congresso mondiale ebraico, Moshè Kantor, presidente del
congresso europeo, e Renzo Gattegna, presidente delle comunità ebraiche
italiane”e, tra le autorità, il presidente della Camera Laura Boldrini
e il ministro Maria Elena Boschi. In una breve sul Corriere della Sera
si parla di “festa” per i 500 anni del Ghetto, seppur il comitato
organizzatore abbia più volte sottolineato che non si possa parlare di
celebrazioni o festeggiamenti ma la ricorrenza debba essere vista come
uno spunto di riflessione sul significato del ghetto, della
segregazione.
Turchia, scuole ebraiche nel mirino dell’Isis. L’Isis sta preparando un
attacco imminente contro scuole e asili nidi ebraici in Turchia. È
quanto rivela la rete britannica Sky News. L’obiettivo più probabile è
la sinagoga di Istanbul a Beyoglu, che ospita anche una centro
giovanile ed una scuola. La notizia dell’attacco imminente proviene da
sei distinti membri di Isis arrestati nella città turca di Gaziantep.
Israele ha chiesto ai suoi cittadini presenti in Turchia di lasciare
“al più presto” il Paese (Corriere della Sera).
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I 500 ANNI DEL GHETTO
Gli occhi del mondo su Venezia
L'attenzione
del mondo puntata su Venezia e sul suo quartiere ebraico nelle ore che
segnano l'avvio delle iniziative per i 500 anni dall'istituzione del
Ghetto.
Un grande momento di incontro per riflettere sui temi delle minoranze,
dell'esclusione, dei diritti e delle libertà negate. Le terribili
vessazioni che furono inflitte agli ebrei veneziani, ma anche lo
straordinario contributo culturale che seppero offrire all'umanità
intera in quella condizione degradante al centro di un fitto calendario
di impegni che si aprono questa sera all'Ateneo Veneto e al Teatro La
Fenice, sede di due prestigiosi appuntamenti.
Nell'immagine il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach e il
presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati mentre
accolgono il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini in
visita nel Ghetto.
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i 500 anni del ghetto - speciale pagine ebraiche
Venezia, il racconto della Storia
che vale una presa di coscienza
La
condizione delicata degli ebrei veneziani è la metafora di un bivio che
obbligava a compiere scelte forti e a prendere decisioni ferme ed al
tempo stesso aperte al mondo circostante”. È la riflessione di rav
Roberto della Rocca ad aprire l’ampio dossier di Pagine Ebraiche
dedicato al Cinquecentenario dell’istituzione del Ghetto di Venezia. Un
anniversario che non andrà celebrato come una festa ma servirà “per
approfondire una storia secolare che parla la lingua amara della
negazione, della sopraffazione e del disprezzo”, come ricorda nel suo
editoriale per il giornale dell’ebraismo italiano il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Ed è
questo il percorso – ricordare il significato della segregazione – che
seguono le diverse riflessioni e gli approfondimenti presenti nello
speciale curato da Ada Treves per il numero di marzo di Pagine Ebraiche
dal significativo titolo “Questa Storia vale una presa di coscienza”.
Un dossier che sarà distribuito nelle prossime ore ai rappresentanti
delle istituzioni e ai cittadini che parteciperanno alla prima
iniziativa ufficiale per il Cinquecentenario del Ghetto: la messa in
scena al Teatro La Fenice della Sinfonia n.1 in re maggiore Titano di
Gustav Mahler, eseguita dall’orchestra diretta da Omer Meir Wellber.
Evento inaugurale che vede tra i suoi protagonisti una delle voci più
autorevoli e conosciute della storiografia moderna, Simon Schama, a cui
è stato affidato il compito di raccontare al pubblico il Ghetto, la sua
storia e le sue complessità. Un tema che l’illustre storico ha voluto
anticipare al direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale, nell’ampia
intervista concessa al giornale. Venezia, spiega Schama, è “il punto di
svolta, il nostro inizio per comprendere il presente” della realtà
ebraica. E per questo proprio dall’istituzione nella città lagunare del
primo ghetto d’Europa, racconta a Vitale lo storico (nell'immagine, un
momento dell'incontro), muoverà i passi il secondo e atteso capitolo
della sua La storia degli ebrei – In cerca delle parole (Mondadori
editore per l’edizione italiana) che attraverserà cinque secoli di vita
ebraica per arrivare fino al mondo contemporaneo.

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i 500 anni del ghetto
In Laguna per parlare di cultura
e tutela del patrimonio ebraico
Due
dense giornate di impegno a Venezia per i delegati dell'Association
européenne pour la Préservation du Patrimoine Juif, chiamati a
raccogliere idee e proposte per un anno di importanti iniziative
culturali.
La delegazione, ospite dal Consiglio d'Europa, sarà inoltre
protagonista di alcuni eventi legati al Cinquecentenario del Ghetto. A
partire dallo svelamento di alcune targhe all'interno del museo ebraico
cittadino che avranno luogo nella giornata di domani.
Partecipano ai lavori dell'associazione, tra gli altri, il presidente
della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni, la
vicepresidente della Fbcei Annie Sacerdoti e il vicepresidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach.
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I 500 ANNI DEL GHETTo
Le pagine di Venice Synagogue,
identità da sfogliare e custodire
Pagine
di identità, pagine da collezione. Pagine per continuare a scrivere una
grande storia di impegno, cultura, tradizione. Una grande folla ha
assistito questa mattina alla presentazione di “Venice Synagogue”,
elegante e prestigioso volume pubblicato da Assouline i cui ricavati
contribuiranno, sotto l'egida della fondazione Venetian Heritage, alla
realizzazione di alcuni progetti legati alla Venezia ebraica. A
presentare l'opera Toto Bergamo Rossi.
L'impegno di comunicazione e divulgazione vede protagonista anche la
stampa locale. Tra le altre, significativa la proposta del Gazzettino,
che ai propri lettori offre un approfondito studio dello storico
Giovanni Distefano intitolato “Venezia e il Ghetto”. A presentarlo il
giornalista e assessore comunitario Paolo Navarro Dina.
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qui roma - l'incontro al pitigliani
Web, navigare in sicurezza
Sicurezza
informatica, istruzioni per l’uso. Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Pitigliani e Polizia Postale organizzano domani (30 marzo) a
Roma un’occasione di confronto per rappresentare al meglio le
problematiche, i fenomeni e i comportamenti raccomandati e più
opportuni per arginare i rischi e limitare l’accesso alle informazioni
più delicate sul web. A confrontarsi sul tema nelle sale del Centro
Pitigliani, alcuni esperti di sicurezza 2.0 e di comunicazione.
L'incontro, secondo appuntamento organizzato dall'Unione dopo quello
realizzato a Milano con la Comunità ebraica locale, sarà aperto dai
saluti dell’assessore alle Finanze UCEI Noemi Di Segni, del presidente
del Pitigliani Daniele Fiorentino e del dirigente della Polizia Postale
Nunzia Ciardi. Gli interventi in materia di comunicazione e di
sicurezza informatica saranno invece affidati al direttore della
redazione giornalistica dell’Unione Guido Vitale, al sostituto
commissario della Polizia Postale Roberto Giuli e all'esperto di
sicurezza digitale Simone Tedeschi.
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il progetto del Mibact nella capitale
Le catacombe ebraiche di Roma,
simbolo di un'antica convivenza
Sono
le catacombe ebraiche conosciute più antiche e da ora anche visitabili
quelle di Vigna Randanini, un tesoro dell’archeologia ebraica che
grazie alla presenza di molte decorazioni ancora intatte mostrano una
compresenza di elementi che “testimonia una stretta convivenza tra
ebrei e pagani nella Roma antica”. Lo spiega l’assessore alla Cultura
della Comunità ebraica di Roma Giorgia Calò, sottolineando come questo
intreccio fra le vicende della Capitale e gli ebrei che vi risiedono è
stato una costante della storia che rende eccezionale la presenza della
minoranza ebraica. Le catacombe, databili tra il II e il IV secolo
e.v., si estendono in una proprietà privata a quasi dieci metri di
profondità tra l’Appia Antica e l’Appia Pignatelli, ma apriranno al
pubblico nelle prime domeniche del mese a partire dal Primo maggio,
grazie a una collaborazione tra il Ministero per i Beni e le Attività
culturali e il Turismo e la Soprintendenza archeologica di Roma con il
sostegno della Comunità ebraica.
A presentare il progetto Daniela Porro, responsabile della
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico e del Polo Museale della città di Roma, insieme a
Calò, al ministro del Mibact Dario Franceschini, a monsignor Liberio
Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi,
all’imam Yahia Sergio Pallavicini, al prefetto Angelo Carbone, a capo
della Direzione Centrale per l’amministrazione del Fondo Edifici per il
Culto – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del
Ministero dell’Interno, e a Ugo Taucer, capo di Gabinetto del
Commissario Straordinario di Roma Capitale. Leggi
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Barriere fuori tempo |
Le
esperienze personali influenzano i nostri giudizi sugli avvenimenti
generali. Martedì 15 gennaio sono atterrato a Bruxelles, poche ore
prima del blitz fallito per catturare Salah Abdeslam. Giovedì 17 sono
finito con un gruppo a visitare Molenbeek, ho girato per il mercato e
incontrato degli attivisti che nel quartiere lavorano per l’inclusione
sociale. Il giorno dopo in quelle stesse strade hanno effettivamente
trovato e catturato il terrorista più ricercato d’Europa, in barba alla
retorica sui luoghi comuni che mi ero appena sorbito. Sono ripartito
domenica 20 marzo usando ovviamente l’aeroporto al centro dell’attacco
di martedì 22 (ma c’è chi se la è vista molto più brutta). In tutto
ciò, ero andato per un seminario dell’American German Marshall Fund
(quello del famoso Piano Marshall del Dopoguerra) sulle relazioni
euro-atlantiche.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Il passato di Lufthansa |
Anche
la Lufthansa, la compagnia aerea tedesca, fu complice del nazismo. Nel
1932 la Deutsche Luft Hansa, dalle cui ceneri nel 1955 nacque la
Lufthansa, mise a disposizione di Adolf Hitler un velivolo per la sua
campagna elettorale. Erhard Milch, dirigente della compagnia, divenne
segretario di Stato del potente ministro dell’aviazione Hermann Göring.
E durante la Seconda guerra mondiale la Deutsche Luft Hansa sfruttò 10
mila lavoratori forzati, bambini compresi, costringendoli a lavorare in
condizioni disumane in stabilimenti dove si costruivano o si riparavano
ali, motori e componenti meccaniche.
È quanto rivela uno studio dello storico tedesco Lutz Budrass,
commissionato nel 1999 dalla stessa compagnia aerea, e a lungo tenuto
nel cassetto, i cui risultati sono stati anticipati dalla Lufthansa,
con un fascicolo allegato a un libro fotografico sulla storia della
società, uscito poco prima dell’arrivo in libreria, lo scorso 14 marzo,
del saggio, pubblicato da una casa editrice di Monaco.
Mario Avagliano
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