Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Questa
settimana mi è capitato tra le mani un testo di Abraham Bengio in
"Pavana para una comunidad judía difunta", in cui descrive sentimenti
dell'Ebraismo di Tangeri. Lascio il testo a voi in Spagnolo, senza
tradurlo, per non tradirne nessuna sfumatura. Una sola nota mi
permetto: fermatevi a riflettere sulle parole "judaismo sonriente" e
lasciate il resto alla storia.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Caro Mark Zuckerberg (CEO di Facebook),
le scrivo per discutere di democrazia e di web. La grandissima comunità
di volti e persone che lei e i suoi colleghi avete ideato, è fondata su
alcuni principi altamente condivisibili. Sono stati chiamati “Standard
della comunità” https://www.facebook.com/ communitystandards/ e offrono
alcune definizioni molto chiare su quelli che dovrebbero essere i
principi di convivenza civile di ogni comunità, non solo sul web. Si
tratta di sicurezza delle informazioni, di comportamento rispettoso, di
protezione delle informazioni personali. Esiste anche una sezione
specifica, che denuncia come inaccettabili i “contenuti che incitano
all’odio”, fra i quali sono compresi attacchi discriminatori per razza,
etnia, nazionalità di origine, affiliazione religiosa, orientamento
sessuale, sesso, disabilità o malattia. Con orgoglio partecipo da anni
a questa comunità di volti, trovandola utilissima per scambiarsi
opinioni e per dibattere, e la utilizzo come strumento di comunicazione
per diffondere conoscenza culturale e per organizzare eventi.
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Israele, il viaggio di Salvini
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Non
esistono soluzioni semplici, io lo so che se il mio vicino di casa ha
fame e solo cinque ore al giorno di corrente elettrica, è un problema
anche per me, ma la convivenza va costruita ogni giorno”. Così Ani
Shaked, ex militare israeliano a cui è affidato il controllo del valico
di Kerem Shalom tra Israele e la Striscia di Gaza, spiega a Matteo
Salvini la complessità del suo lavoro e del rapporto con i vicini a
Gaza. La visita al checkpoint del leader della Lega fa parte del tour
di tre giorni, incentrato sulla sicurezza, organizzato in Israele dal
Carroccio e raccontato dal Corriere della Sera. Per il Fatto Quotidiano
il viaggio israeliano di Salvini, che nel corso del tour ha visitato il
Memoriale della Shoah dello Yad Vashem, nascerebbe dalla volontà di
ottenere una legittimazione alla guida della destra italiana.
Aeroporto Ben Gurion, modello antiterrorismo. Le misure di sicurezza
scattano a 5 chilometri dai terminal e i servizi di intelligence hanno
la lista passeggeri 24 ore prima. Sono alcune delle procedure dei
servizi di sicurezza israeliani per sventare eventuali minacce
all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. A raccontare il rodato protocollo
di sicurezza israeliano, “un intelligente mix tra tecnologia e Humint (
Human Intelligence)”, la Repubblica. Il quotidiano racconta dall’altra
parte cosa accade a Bruxelles dove i poliziotti in servizio
all’aeroporto di Zaventem denunciano “la presenza di almeno 50
simpatizzanti dello Stato Islamico tra gli addetti ai magazzini, alle
pulizie e ai bagagli”.
Imre Kertész (1929 – 2016). Ampio spazio sui quotidiani italiani al
ricordo dello scrittore ungherese premio Nobel Imre Kertész,
sopravvissuto alla Shoah, scomparso ieri a 86 anni. “Aveva conosciuto i
nazisti da ragazzo, deportato ad Auschwitz nel 1944 a quattordici anni,
e che al ritorno a casa ci trovò i comunisti, sapeva della perfetta
ripetibilità del male”, scrive Mattia Feltri su La Stampa. “II suo
libro finale, in uscita per Bompiani, si chiama L’ultima locanda e
tratta dell’Europa e dell’islam, l’Europa affascinata o imbelle davanti
ad Adolf Hitler e al socialismo reale, e ora senza armi sotto i colpi
dell’islam per stupidità di democrazia e morbidezza di pacifismo”.
“Kertész – spiega Giulio Busi sul Sole 24 Ore – esprime, senza
abbellirlo, il mistero del secolo XX, quest’età di distruzione,
dissoluzione, minaccia: “Afferrai il semplice segreto dell’universo che
mi era stato rivelato: potevo venir abbattuto a fucilate dovunque, in
qualsiasi momento”. Susanna Nirenstein su Repubblica ricorda il grande
scrittore come il Testimone con il sorriso.
Milano, Sala e le moschee. “Per me avere una moschea a Milano è
necessario, non è solo auspicabile”. Così il candidato sindaco Pd
Giuseppe Sala, intervistato da Repubblica Milano, interviene sul
dibattito nato in città riguardo al bando per la realizzazione di due
moschee sul territorio milanese. Il progetto dell’assessore Majorino
sarà il punto di partenza, afferma Sala, ma “Bisogna avere delle regole
come base del confronto con chi gestirà la moschea. Il sermone in
italiano, certo, un controllo dei flussi di finanziamento e delle
associazioni”.
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il leader dell'anp alla televisione israeliana
Abbas rompe un lungo silenzio
"Netanyahu vogliamo negoziare"
L'attenzione
dei media e dell'opinione pubblica in questi giorni è concentrata sul
caso del soldato che a Hebron ha ucciso un terrorista palestinese
mentre era a terra disarmato. Il caso è al vaglio della giustizia
militare ed è in attesa di un verdetto. L'imputazione è di omicidio
preterintenzionale. Secondo il procuratore, il colonnello Sharon
Pinchas Zagagi, il soldato ha agito “deliberatamente e senza una
giustificazione operativa”, mettendo in pericolo gli altri soldati e le
persone presenti sulla scena.
Sempre di sicurezza ma completamente in
un'altra direzione ha invece parlato in questo ore, e forse un po' a
sorpresa, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, rimasto a lungo in
silenzio. Dopo diverse richieste da parte di Israele al leader
palestinese di denunciare l'ondata di violenza contro civili e soldati
israeliani, Abbas ha infatti deciso di parlare e di farlo
sull'emittente israeliana più popolare Arutz 2. Nel corso
dell'intervista il presidente dell'Anp ha detto di essere contrario
agli attacchi contro gli israeliani e sostenuto che queste violenze
potrebbero cessare se si riaprissero i colloqui di pace. Abbas ha
affermato che il Primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu è “il
partner” per la pace, e ha invitato il premier a incontrarsi con lui
“in qualsiasi momento”. “Voglio vedere la pace nella mia vita”, le sue
parole.
(Nell'immagine, l'ultimo incontro in un'occasione ufficiale tra il
Premier Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Mahmoud Abbas. La
foto dell'Associated Press è stata scatta a Parigi, lo scorso 1
dicembre, durante la Conferenza sul clima) Leggi
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il progetto a villa pamphilj
Roma e il suo Giardino dei Giusti
Dopo
Milano e altre città d'Italia, anche Roma da ieri ha il suo Giardino
dei Giusti, ispirato a quello più famoso di Gerusalemme. Nell'ambito
delle iniziative per la Giornata europea dei Giusti del 6 marzo, è
stato infatti inaugurato uno spazio verde all'interno del grande parco
di Villa Pamphilj dedicato a coloro che si sono opposti con coraggio e
forte senso morale ai crimini contro l'umanità compiuti nella storia
rischiando la loro vita per salvare quella altrui. Si trova nella
pineta antistante Villino Corsini, “già teatro di battaglia in difesa
degli ideali di democrazia e libertà e luogo ideale per commemorare
persone la cui vita rappresenta un esempio per tutti”, come
sottolineano l'Adei-Wizo e Gariwo, promotori dell'iniziativa realizzata
dal Municipio Roma XII. Il Giardino sarà dunque simbolo delle “idee di
pace e non violenza e dello spirito umanitario e di fratellanza che i
Giusti hanno messo al di sopra delle proprie azioni”, ha affermato la
presidente del Municipio Cristina Maltese. Un'ideale che “tutti sentono
nel profondo”, ha aggiunto Ziva Fischer Modiano dell'Adei-Wizo,
sottolineando la presenza di un grande pubblico raccoltosi per
l'inaugurazione. Insieme a Fischer e Maltese hanno partecipato
all'evento Noemi Di Segni, assessore al Bilancio dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni,
la presidente della Comunità ebraica capitolina Ruth Dureghello, la
storica Anna Foa per Gariwo, Tiziana Capriotti, assessore alla Cultura
Municipio Roma XII, e Alessia Salmoni, presidente del Consiglio
Municipio Roma XII. Leggi
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qui torino
Gli aromi d'Israele a tavola
L’Associazione
Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica di Torino ha organizzato una
cena nei locali della comunità, definendola una grande occasione per
imparare qualcosa di più sulla cucina israeliana. I piatti, tutti a
base di pesce, sono stati preparati dal cuoco stellato ed enologo Eyal
Drori.
Alla serata ha partecipato amici, ex allievi della Scuola, membri della
Comunità Ebraica, seduti gli uni di fianco agli altri, uniti in
questo giro del mondo attraverso il gusto.
Tra i presenti il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Giulio Disegni (presidente dell'Asset), il presidente della
Comunità Ebraica di Torino Dario Disegni, la preside della Scuola
ebraica, Sonia Brunetti.
Alice Fubini Leggi
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Sfasamento |
Sappiamo
bene che in Israele e nella diaspora non vigono le stesse regole: non
ci dobbiamo certo scandalizzare se gli israeliani lavorano in un giorno
che per noi è festivo o mangiano la pizza mentre per noi è ancora
Pesach. A volte provo la stessa sensazione di sfasamento quando si
tratta di politica, e in particolare dei politici italiani. Per molti
anni abbiamo avuto un premier assai popolare in Israele ma che in tutta
la sua non breve carriera politica non ha mai messo piede in un
congresso dell’UCEI, né mi pare sia mai stato particolarmente attivo
negli eventi ufficiali per la Giornata della Memoria o per la Giornata
Europea della Cultura Ebraica. Oggi non ci sorprendiamo più di tanto
per la visita amichevole in Israele di un leader di partito che non
nasconde i suoi buoni rapporti, in Italia e in Europa, con gruppi di
estrema destra e anche dichiaratamente neofascisti.
Anna Segre, insegnante
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La Palmira liberata |
Le
immagini di Palmira liberata sono un buon augurio per la primavera
appena iniziata. Ogni liberazione però non è tale se non farà i conti
con la propria ricostruzione, non solo materiale, ma anche storica e
morale – come si è espresso Alberto Negri su il Sole 24 Ore -.
Fin troppe volte abbiamo accolto con giubilo delle liberazioni che poi
si sono rivelate altre forme di oppressione, o liberazioni che non
hanno portato ad una riflessione storica sul passato appena
sbaragliato. La disfatta completa del Daesh, nella speranza che avvenga
al più presto, dovrà confrontarsi innanzitutto sull'eredità che i
jihadisti hanno lasciato sulla popolazione, da un punto di vista
mnemonico e culturale, affinché non possa ripetersi un altro Daesh.
Così Pesach non avrebbe grande significato se non portasse in grembo il
ricordo della schiavitù in Egitto.
Francesco Moises Bassano, studente
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Ghetti e minoranze |
Simone
Luzzatto, nel XVII secolo a Venezia, teorizzava l’utilità dei gruppi e
delle componenti minoritarie all’interno della società. Se pensiamo a
quando sono state dette queste parole, dovremmo pensare che in primis
non è mai il Ghetto in sé a doverci "preoccupare", ma il contesto in
cui esso sorge e convive.
Ilana Bahbout
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