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1 aprile 2016 - 22 Adar II 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Questa settimana mi è capitato tra le mani un testo di Abraham Bengio in "Pavana para una comunidad judía difunta", in cui descrive sentimenti dell'Ebraismo di Tangeri. Lascio il testo a voi in Spagnolo, senza tradurlo, per non tradirne nessuna sfumatura. Una sola nota mi permetto: fermatevi a riflettere sulle parole "judaismo sonriente" e lasciate il resto alla storia.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Caro Mark Zuckerberg (CEO di Facebook),
le scrivo per discutere di democrazia e di web. La grandissima comunità di volti e persone che lei e i suoi colleghi avete ideato, è fondata su alcuni principi altamente condivisibili. Sono stati chiamati “Standard della comunità” https://www.facebook.com/ communitystandards/ e offrono alcune definizioni molto chiare su quelli che dovrebbero essere i principi di convivenza civile di ogni comunità, non solo sul web. Si tratta di sicurezza delle informazioni, di comportamento rispettoso, di protezione delle informazioni personali. Esiste anche una sezione specifica, che denuncia come inaccettabili i “contenuti che incitano all’odio”, fra i quali sono compresi attacchi discriminatori per razza, etnia, nazionalità di origine, affiliazione religiosa, orientamento sessuale, sesso, disabilità o malattia. Con orgoglio partecipo da anni a questa comunità di volti, trovandola utilissima per scambiarsi opinioni e per dibattere, e la utilizzo come strumento di comunicazione per diffondere conoscenza culturale e per organizzare eventi.
 
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Israele, il viaggio di Salvini
Non esistono soluzioni semplici, io lo so che se il mio vicino di casa ha fame e solo cinque ore al giorno di corrente elettrica, è un problema anche per me, ma la convivenza va costruita ogni giorno”. Così Ani Shaked, ex militare israeliano a cui è affidato il controllo del valico di Kerem Shalom tra Israele e la Striscia di Gaza, spiega a Matteo Salvini la complessità del suo lavoro e del rapporto con i vicini a Gaza. La visita al checkpoint del leader della Lega fa parte del tour di tre giorni, incentrato sulla sicurezza, organizzato in Israele dal Carroccio e raccontato dal Corriere della Sera. Per il Fatto Quotidiano il viaggio israeliano di Salvini, che nel corso del tour ha visitato il Memoriale della Shoah dello Yad Vashem, nascerebbe dalla volontà di ottenere una legittimazione alla guida della destra italiana.

Aeroporto Ben Gurion, modello antiterrorismo. Le misure di sicurezza scattano a 5 chilometri dai terminal e i servizi di intelligence hanno la lista passeggeri 24 ore prima. Sono alcune delle procedure dei servizi di sicurezza israeliani per sventare eventuali minacce all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. A raccontare il rodato protocollo di sicurezza israeliano, “un intelligente mix tra tecnologia e Humint ( Human Intelligence)”, la Repubblica. Il quotidiano racconta dall’altra parte cosa accade a Bruxelles dove i poliziotti in servizio all’aeroporto di Zaventem denunciano “la presenza di almeno 50 simpatizzanti dello Stato Islamico tra gli addetti ai magazzini, alle pulizie e ai bagagli”.

Imre Kertész (1929 – 2016). Ampio spazio sui quotidiani italiani al ricordo dello scrittore ungherese premio Nobel Imre Kertész, sopravvissuto alla Shoah, scomparso ieri a 86 anni. “Aveva conosciuto i nazisti da ragazzo, deportato ad Auschwitz nel 1944 a quattordici anni, e che al ritorno a casa ci trovò i comunisti, sapeva della perfetta ripetibilità del male”, scrive Mattia Feltri su La Stampa. “II suo libro finale, in uscita per Bompiani, si chiama L’ultima locanda e tratta dell’Europa e dell’islam, l’Europa affascinata o imbelle davanti ad Adolf Hitler e al socialismo reale, e ora senza armi sotto i colpi dell’islam per stupidità di democrazia e morbidezza di pacifismo”. “Kertész – spiega Giulio Busi sul Sole 24 Ore – esprime, senza abbellirlo, il mistero del secolo XX, quest’età di distruzione, dissoluzione, minaccia: “Afferrai il semplice segreto dell’universo che mi era stato rivelato: potevo venir abbattuto a fucilate dovunque, in qualsiasi momento”. Susanna Nirenstein su Repubblica ricorda il grande scrittore come il Testimone con il sorriso.

Milano, Sala e le moschee. “Per me avere una moschea a Milano è necessario, non è solo auspicabile”. Così il candidato sindaco Pd Giuseppe Sala, intervistato da Repubblica Milano, interviene sul dibattito nato in città riguardo al bando per la realizzazione di due moschee sul territorio milanese. Il progetto dell’assessore Majorino sarà il punto di partenza, afferma Sala, ma “Bisogna avere delle regole come base del confronto con chi gestirà la moschea. Il sermone in italiano, certo, un controllo dei flussi di finanziamento e delle associazioni”.
 
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  davar
il leader dell'anp alla televisione israeliana
Abbas rompe un lungo silenzio
"Netanyahu vogliamo negoziare"

L'attenzione dei media e dell'opinione pubblica in questi giorni è concentrata sul caso del soldato che a Hebron ha ucciso un terrorista palestinese mentre era a terra disarmato. Il caso è al vaglio della giustizia militare ed è in attesa di un verdetto. L'imputazione è di omicidio preterintenzionale. Secondo il procuratore, il colonnello Sharon Pinchas Zagagi, il soldato ha agito “deliberatamente e senza una giustificazione operativa”, mettendo in pericolo gli altri soldati e le persone presenti sulla scena.
Sempre di sicurezza ma completamente in un'altra direzione ha invece parlato in questo ore, e forse un po' a sorpresa, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, rimasto a lungo in silenzio. Dopo diverse richieste da parte di Israele al leader palestinese di denunciare l'ondata di violenza contro civili e soldati israeliani, Abbas ha infatti deciso di parlare e di farlo sull'emittente israeliana più popolare Arutz 2. Nel corso dell'intervista il presidente dell'Anp ha detto di essere contrario agli attacchi contro gli israeliani e sostenuto che queste violenze potrebbero cessare se si riaprissero i colloqui di pace. Abbas ha affermato che il Primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu è “il partner” per la pace, e ha invitato il premier a incontrarsi con lui “in qualsiasi momento”. “Voglio vedere la pace nella mia vita”, le sue parole.

(Nell'immagine, l'ultimo incontro in un'occasione ufficiale tra il Premier Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Mahmoud Abbas. La foto dell'Associated Press è stata scatta a Parigi, lo scorso 1 dicembre, durante la Conferenza sul clima)
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il progetto a villa pamphilj
Roma e il suo Giardino dei Giusti
Dopo Milano e altre città d'Italia, anche Roma da ieri ha il suo Giardino dei Giusti, ispirato a quello più famoso di Gerusalemme. Nell'ambito delle iniziative per la Giornata europea dei Giusti del 6 marzo, è stato infatti inaugurato uno spazio verde all'interno del grande parco di Villa Pamphilj dedicato a coloro che si sono opposti con coraggio e forte senso morale ai crimini contro l'umanità compiuti nella storia rischiando la loro vita per salvare quella altrui. Si trova nella pineta antistante Villino Corsini, “già teatro di battaglia in difesa degli ideali di democrazia e libertà e luogo ideale per commemorare persone la cui vita rappresenta un esempio per tutti”, come sottolineano l'Adei-Wizo e Gariwo, promotori dell'iniziativa realizzata dal Municipio Roma XII. Il Giardino sarà dunque simbolo delle “idee di pace e non violenza e dello spirito umanitario e di fratellanza che i Giusti hanno messo al di sopra delle proprie azioni”, ha affermato la presidente del Municipio Cristina Maltese. Un'ideale che “tutti sentono nel profondo”, ha aggiunto Ziva Fischer Modiano dell'Adei-Wizo, sottolineando la presenza di un grande pubblico raccoltosi per l'inaugurazione. Insieme a Fischer e Maltese hanno partecipato all'evento Noemi Di Segni, assessore al Bilancio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, la presidente della Comunità ebraica capitolina Ruth Dureghello, la storica Anna Foa per Gariwo, Tiziana Capriotti, assessore alla Cultura Municipio Roma XII, e Alessia Salmoni, presidente del Consiglio Municipio Roma XII.
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qui gerusalemme
L'intreccio tra Ebraismo e arte
“La cultura ebraica ha dato un contributo fondamentale all’Italia”. Lo ha ricordato l’ambasciatore italiano in Israele, Francesco Maria Talò, intervenendo ieri sera al Bet Hatfuzot (il museo del popolo ebraico), a Gerusalemme, dove si è aperta la mostra “Italian Beauty in Jewish Art”.
In mostra 40 oggetti del periodo d’oro dell’arte ebraica italiana, tra Rinascimento e Risorgimento. Alcuni oggetti appartengono anche agli anni Novanta del secolo scorso a dimostrazione che il mondo ebraico continua ad influenzare l’arte e la produzione culturale.
Tra gli oggetti più moderni in mostra un parochet colorato opera di Emanuele Luzzati e i pamotim di Luigi Del Monte. Tutti gli oggetti sono di proprietà del museo d’arte ebraica italiana Umberto Nahon.
“Chi abita a Tel Aviv o Ramat Gan non sempre ha la possibilità di venire a Gerusalemme. Grazie a questa circostanza abbiamo offerto una possibilità di conoscenza, uno sguardo speciale sulla bellezza dell’arte ebraica italiana” ha affermato Dan Tadmor, il direttore generale di Bet Hatfuzot.

Michael Sierra
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qui torino - il libro di rav della rocca
I percorsi dell'identità ebraica
Percorrere l’ebraismo alla ricerca del significato del tempo, del valore della parola e dell’universo dell’etica: un trivio che si scinde in molte altre vie, una trama complessa di riflessioni che dà forma a una lettura ricca di fascino e puntuale al tempo stesso. E’ la struttura mobile del recente “Con lo sguardo alla luna. Percorsi di pensiero ebraico” (206 pp., 15 euro) di rav Roberto della Rocca, pubblicato nella consueta veste elegante dalla Giuntina e presentato martedì 29 marzo a Torino al Circolo dei Lettori per iniziativa del Circolo stesso e della Comunità ebraica di Torino.
Ho avuto l’onore di introdurre la serata, in cui l’autore ha dialogato con il professor Corrado Martone (Università di Torino) e con Sonia Brunetti (Dirigente delle scuole ebraiche di Torino) e ha risposto alle numerose domande del pubblico.

Giorgio Berruto
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qui torino
Gli aromi d'Israele a tavola
L’Associazione Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica di Torino ha organizzato una cena nei locali della comunità, definendola una grande occasione per imparare qualcosa di più sulla cucina israeliana. I piatti, tutti a base di pesce, sono stati preparati dal cuoco stellato ed enologo Eyal Drori.
Alla serata ha partecipato amici, ex allievi della Scuola, membri della Comunità Ebraica, seduti gli uni di  fianco agli altri, uniti in questo giro del mondo attraverso il gusto.
Tra i presenti il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni (presidente dell'Asset), il presidente della Comunità Ebraica di Torino Dario Disegni, la preside della Scuola ebraica, Sonia Brunetti.

Alice Fubini
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qui firenze
Purim, una festa per tutti
 
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pilpul
Sfasamento
Sappiamo bene che in Israele e nella diaspora non vigono le stesse regole: non ci dobbiamo certo scandalizzare se gli israeliani lavorano in un giorno che per noi è festivo o mangiano la pizza mentre per noi è ancora Pesach. A volte provo la stessa sensazione di sfasamento quando si tratta di politica, e in particolare dei politici italiani. Per molti anni abbiamo avuto un premier assai popolare in Israele ma che in tutta la sua non breve carriera politica non ha mai messo piede in un congresso dell’UCEI, né mi pare sia mai stato particolarmente attivo negli eventi ufficiali per la Giornata della Memoria o per la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Oggi non ci sorprendiamo più di tanto per la visita amichevole in Israele di un leader di partito che non nasconde i suoi buoni rapporti, in Italia e in Europa, con gruppi di estrema destra e anche dichiaratamente neofascisti.

Anna Segre, insegnante
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La Palmira liberata
Le immagini di Palmira liberata sono un buon augurio per la primavera appena iniziata. Ogni liberazione però non è tale se non farà i conti con la propria ricostruzione, non solo materiale, ma anche storica e morale – come si è espresso Alberto Negri su il Sole 24 Ore -.
Fin troppe volte abbiamo accolto con giubilo delle liberazioni che poi si sono rivelate altre forme di oppressione, o liberazioni che non hanno portato ad una riflessione storica sul passato appena sbaragliato. La disfatta completa del Daesh, nella speranza che avvenga al più presto, dovrà confrontarsi innanzitutto sull'eredità che i jihadisti hanno lasciato sulla popolazione, da un punto di vista mnemonico e culturale, affinché non possa ripetersi un altro Daesh. Così Pesach non avrebbe grande significato se non portasse in grembo il ricordo della schiavitù in Egitto.


Francesco Moises Bassano, studente
 


Ghetti e minoranze
Simone Luzzatto, nel XVII secolo a Venezia, teorizzava l’utilità dei gruppi e delle componenti minoritarie all’interno della società. Se pensiamo a quando sono state dette queste parole, dovremmo pensare che in primis non è mai il Ghetto in sé a doverci "preoccupare", ma il contesto in cui esso sorge e convive. 

Ilana Bahbout



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