Qui Gerusalemme
L’arte e il segno dell’identità

Schermata 2016-04-01 alle 13.24.17“La cultura ebraica ha dato un contributo fondamentale all’Italia”. Lo ha ricordato l’ambasciatore italiano in Israele, Francesco Maria Talò, intervenendo ieri sera al Bet Hatfuzot (il museo del popolo ebraico), a Gerusalemme, dove si è aperta la mostra “Italian Beauty in Jewish Art”.
In mostra 40 oggetti del periodo d’oro dell’arte ebraica italiana, tra Rinascimento e Risorgimento. Alcuni oggetti appartengono anche agli anni Novanta del secolo scorso a dimostrazione che il mondo ebraico continua ad influenzare l’arte e la produzione culturale.
Tra gli oggetti più moderni in mostra un parochet colorato opera di Emanuele Luzzati e i pamotim di Luigi Del Monte. Tutti gli oggetti sono di proprietà del museo d’arte ebraica italiana Umberto Nahon.
“Chi abita a Tel Aviv o Ramat Gan non sempre ha la possibilità di venire a Gerusalemme. Grazie a questa circostanza abbiamo offerto una possibilità di conoscenza, uno sguardo speciale sulla bellezza dell’arte ebraica italiana” ha affermato Dan Tadmor, il direttore generale di Bet Hatfuzot.
“Il museo Nahon ha una collezione importante e molto bella, ma poco spazio per l’esposizione” ha spiegato la curatrice Micol Schreiber, motivando la scelta di questa sede. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della nuova commissione dirigenziale del museo Nahon, Jack Arbib, che ha spiegato il significato del noto adagio “L’unione fa la forza”.
“Bisogna ricordarsi che ogni oggetto ha un valore etico. Le comunità in Italia una volta erano chiamate ‘nazioni ebraiche’ e ogni oggetto racconta la storia di una nazione. Per mantenerne il ricordo – la sua riflessione – bisogna unire le forze”.
Ad essere ricordata la storia della nazione veneziana, anche con riferimento alle iniziative che hanno preso avvio nelle scorse ore per i 500 anni del Ghetto.
“Una ricorrenza che non può essere celebrata, ma ricordata. Non dimenticandoci che la creatività fu una risposta alla segregazione” ha sottolineato l’ambasciatore Talò, che ha invitato i presenti a visitare il museo Nahon e la sinagoga originaria di Conegliano Veneto che vi è ospitata e che è usata “sia da israeliani che da italiani”.
Fondamentale il contributo di Andreina Contessa, curatrice del museo d’arte ebraica italiana, che ha annunciato la catalogazione degli oggetti nel portale virtuale dei musei israeliani (dove si può anche trovare il catalogo della mostra dedicata alla Mantova ebraica). La mostra al Bet Hatfuzot resterà aperta fino al gennaio del prossimo anno.

Michael Sierra

(1 aprile 2016)