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8 Aprile 2016 - 29 Adar II 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Una famiglia di olim chadashim italiani ha lasciato Gerusalemme ed è tornata in Italia. Perché? Molti i motivi: difficoltà nell’iniziare una nuova vita in Israele, valutazioni economiche, complessità nel decodificare la società israeliana nella vita di tutti i giorni e bisogno di ritmi di vita diversi. Una famiglia di olim chadashim italiani ha lasciato Gerusalemme e subito si sono alzati “venticelli ed aurette assai gentili” di pensieri, critiche, borbottii ed altri sussurri. Perché? Perché tra gli italkim che li hanno conosciuti c’è chi si è chiesto quanto ancora sia dura la klità (l’inserimento) nella società di Israele, c’è chi ha pensato quanto Israele non possa essere la panacea di ogni problema economico, identitario o sociale che sia, c’è poi chi non si è chiesto nulla e ha considerato questa, come altre “yeridot”, un tradimento, un abbandono, forse anche una abiura.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
A proposito dell’orgogliosa partecipazione dei vessilli della Brigata ebraica alla manifestazione del 25 Aprile e dell’inopportunità politica e storica dell’intervento polemico del Forum Palestina ha certamente ragione Anna Foa. Trovo però che sia necessario ragionare sull’opportunità di allargare gli orizzonti della riflessione sul significato della guerra di resistenza antifascista e antinazista intrapresa in Italia e in Europa.
 
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Modì, guerra in tribunale
La sorte toccata a un capolavoro di Amedeo Modigliani, Uomo seduto con bastone (1918), al centro delle ultime rivelazioni dei Panama Papers. Tra i casi sui quali l’inchiesta fa emergere nuovi elementi c’è infatti la contesa legale che oppone nei tribunali statunitensi Philippe Maestracci, nipote del mercante d’arte ebreo Oscar Stettinger, e la famiglia Nahmad, molto influente nel settore da decenni. Come spiega Repubblica, Maestracci sostiene che il quadro fu requisito dai nazisti “tra i beni che Stettinger fu costretto a lasciare dietro di sé” abbandonando la Francia per sfuggire alle persecuzioni, e poi venduto. Secondo Maestracci si troverebbe quindi in possesso dei Nahmad, “che hanno sempre negato in tribunale di aver acquisito l’opera”.

Prima tornata di discussioni ieri a Roma, nella sede della scuola superiore di polizia, per inquirenti e investigatori di Italia ed Egitto titolari delle inchieste sull’omicidio di Giulio Regeni. Scrive il Corriere: “Come un vertice internazionale tra capi di Stato e di governo, l’incontro è stato diviso in diverse sessioni. E solo alla fine, se tutto andrà come previsto e annunciato, ci sarà un comunicato sui risultati raggiunti. Magari congiunto”. Le discussioni dovrebbero concludersi oggi, anche se gli egiziani “hanno fatto scrivere ai giornali locali che si potrebbe andare anche oltre, persino una settimana”.
 
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  davar
iERI ALLA SAPIENZA UNA INQUIETANTE RIUNIONE
Roma, il 25 aprile dei propal:

"In piazza contro i sionisti"
Non certo il pubblico delle grandi occasioni (immagine in basso), ma comunque il consueto campionario di follie e deliri. “Il sionismo? Il peggior crimine contro l’umanità”. “Israele oggi è come il nazifascismo ieri”. “Diciamo no al mostro imperialista”. Questo il clima che si respirava ieri nelle aule di Fisica dell’Università La Sapienza di Roma, dove il Forum Palestina ha convocato un’assemblea per discutere, assieme ad altri sigle e movimenti, gran parte dei quali appartenenti alla galassia propal, il comportamento da tenere in occasione delle prossime celebrazioni del 25 aprile.
L’idea, già annunciata in un farneticante testo circolato sul web, è quella di assicurare una presenza “militante antifascista, internazionalista, antisionista e antimperialista”. Un impegno da condurre “sulla scia dei risultati conseguiti lo scorso anno”. Come è noto, tra i risultati ci fu quello di tenere lontano le insegne della Brigata Ebraica e di tanti altri che, schifati dalla distorsione valoriale proposta da questi movimenti e da chi all’interno dell’Anpi Roma poco ha fatto per scongiurare tensioni e parole di odio, non hanno partecipato al tradizionale corteo che dal Colosseo arriva ogni anno a Porta San Paolo.
Lo scenario per quest’anno appare non molto diverso, ma resta ancora da capire quali passi muoverà l’Anpi romana in occasione di una riunione organizzativa che si svolgerà nel fine settimana. Ieri il commissario straordinario Claudio Maderloni ha preso molti appunti e, intervenendo in apertura di riunione, ha assicurato la massima disponibilità all’ascolto e all’inclusione. Ma al tempo stesso ha voluto chiarire alcuni punti. “Il 25 aprile – ci ha detto Maderloni – deve essere la festa di tutti, quindi preventivamente non si può dire di no a nessuno. Certamente però su certi punti non può esserci convergenza, in particolare quando si portano avanti impossibili equiparazioni tra sionismo e nazifascismo.
Ogni decisione organizzativa e operativa sul corteo sarà comunque vagliata nelle prossime ore, tanto di più non posso dire”. Sarà interessante capire se verranno recepite le indicazioni del presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia, così intervenuto negli scorsi giorni: “Da anni c’è chi prova a inquinare lo spirito più autentico del 25 aprile con iniziative che intendo rigettare chiaramente. Siamo al lavoro per instaurare anticorpi solidi, che tengano il più possibile al riparo da brutte sorprese”.


Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked


QUI LIVORNO - A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Rav Toaff, il ricordo dei Maestri
È stata la “presenza fisica” del rav Elio Toaff, che si poteva quasi percepire in ognuno degli interventi, il denominatore comune del Limmud organizzato a Livorno in sua memoria a poco meno di un anno dalla scomparsa. “Qualunque argomento si sia affrontato – le parole del presidente della Comunità ebraica Vittorio Mosseri – il filo conduttore è stato sempre il riferimento a un grande rabbino e Maestro che ha amato l’insegnamento, un uomo retto e di grande spessore, aperto al dialogo e al confronto ma difficilmente condizionabile, e sempre pronto a lottare”. Il rav Giuseppe Momigliano, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana e rabbino capo a Genova, ha sottolineato in particolare come Toaff, allo stesso modo in cui si discute se i salmi di Pesach che si leggeranno a breve si rivolgano agli ebrei o a un’umanità più ampia, fosse riuscito a “rivolgersi con i suoi insegnamenti contemporaneamente al popolo ebraico e anche in generale a tutti, trasmettendo la tradizione in un momento difficile e allo stesso tempo proponendo messaggi dal valore universale”.
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GRANDE SUCCESSO PER L'INIZIATIVA DELL'UNIONE
Pesach, a tavola con K.it
Un successo significativo. Pacchi esauriti in poche ore, tanti messaggi e telefonate di congratulazioni. E un generoso benefattore che, a Milano, ha acquistato tutti i cartoni a disposizione per destinarli ai più bisognosi. L’iniziativa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per la festività di Pesach ha lasciato il segno: 500 cartoni low cost con all’interno numerosi prodotti, dal vino al pane azzimo, dagli affettati ai biscotti, in vendita al prezzo calmierato di 20 euro. Grandi, medie e piccole comunità. Un servizio reso a tutte e 21 le realtà territoriali su impulso di K.it, il marchio di certificazione nazionale promosso dall’Unione. ”L’apprezzamento che ha suscitato e continua a suscitare questa iniziativa è davvero notevole. Sia nei leader comunitari che nei rabbini che nei singoli iscritti. Una ulteriore dimostrazione che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta” afferma Jacqueline Fellus, assessore UCEI e referente del progetto K.it sin dagli inizi.
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QUI ROMA - LA GIORNATA DELLE BUONE AZIONI
"L'ebraismo? È solidarietà"
“Insieme per il bene comune”. Questa la sfida lanciata dal Good Deeds Day, la giornata delle buone azioni nata nel 2007 in Israele grazie all’iniziativa dell’imprenditrice Shari Arison e poi diffusasi rapidamente in tutto il mondo.

“Insieme per il bene comune”: un impegno che vede protagonista l’intera città di Roma con molteplici eventi e iniziative. Non ha voluto sottrarsi la Comunità ebraica, promotrice insieme all’ambasciata israeliana di una raccolta di cibo e di giocattoli destinata ad associazioni e famiglie in difficoltà.  Il “tikkun olam”, la riparazione del mondo, come pilastro essenziale dell’ebraismo. Una visione condivisa dalla presidente Ruth Dureghello, dall’ambasciatore Naor Gilon e da Sharon Tal dell’associazione Ruach Tovà così come dal rav Roberto Colombo, che ha preso la parole dopo un applaudito intervento musicale del coro dei bambini. A fare gli onori di casa la dirigente scolastica Milena Pavoncello.
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sorgente di vita
Dalla Siria al nord di Israele,

sognando un futuro diverso  
“Sono partito dalla mia città per combattere. Sono stato colpito all’addome e alla gamba destra. I miei amici mi hanno portato fino al confine con Israele. Ho aspettato una notte, poi i soldati israeliani mi hanno portato in questo ospedale”. A parlare così è un ragazzo di 21 anni: viene dalla Siria ed è ricoverato allo Ziv Medical Center, l’ospedale di Tzfat, in Galilea, nel nord di Israele. È uno degli oltre 600 siriani feriti e malati arrivati qui a partire dal febbraio 2013.


p.d.s
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pilpul
Garantismo e autorevolezza
A cosa si possono paragonare i rabbini? A dirigenti, giudici, insegnanti, professori universitari, organizzatori di eventi culturali? Probabilmente un po’ a tutte queste cose e a nessuna di queste. È un tema di cui abbiamo già parlato tante volte, l’ultima a Torino domenica scorsa. In quel contesto, dato che si discuteva in particolare su come sarà regolato secondo la bozza di modifica dello Statuto Ucei il rapporto tra Comunità e Rabbini, i paragoni proposti non si riferivano tanto alla professione rabbinica in sé quanto ad alcuni aspetti specifici del rapporto di lavoro (come viene assunto un rabbino, di quale livello di autonomia gode nell’esercizio delle sue funzioni, come e quando può essere revocato, ecc.). Come è stato messo in evidenza, tali questioni possono influenzare in modo molto forte il destino dell’ebraismo italiano, anche perché condizionano la scelta dei singoli rabbini di lavorare o meno per una Comunità. Come è logico, nei paragoni proposti durante la serata ciascuno aveva in mente in particolare la propria professione, e anche io non ho potuto fare a meno di pensare alla mia.

Anna Segre, insegnante
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Alle nostre porte 
Da cinque giorni sono nel famigerato campo profughi di Idomeni, in Grecia, al confine con la Macedonia – o FYROM come è chiamata ufficialmente per una disputa territoriale – per adesso sorvolerò nel fare un resoconto dettagliato sulle persone che vivono nel campo o sulle pessime condizioni igenico-sanitarie in cui questo versa. Soltanto un appunto: qui sono bloccati oltre mille Ezidi, gli stessi Ezidi del Sinjar che nel 2014 furono assediati dalle milizie del Daesh e riempirono i titoli dei giornali di tutto il mondo. Adesso essi sono alle nostre porte, ma contemporaneamente sono stati dimenticati da noi e dall’interesse mediatico, e quindi si trovano nuovamente in pericolo.

Francesco Moises Bassano, studente

Costruire insieme
“O Tu che apri senza chiave. O Tu che dai senza pretendere che ti si resti obbligati, sostentaci, e sostenta (gli altri) per mezzo nostro”. Questa sera, 1 Nissan, gli ebrei libici recitano questa formula mescolando la “bsisa”, un impasto di farine in ricordo del “basamento” del Tabernacolo eretto proprio in questa data. Simbolo delle migliori fondamenta, la bsisa si prepara quando si pone la prima pietra di un edificio, quando si celebra un matrimonio o in occasione di un primo parto: quando si vuole costruire qualcosa insieme, mi sembra, in cui vi sia la possibilità e la capacità di donare nel senso più puro e originario.

Ilana Bahbout



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