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12 maggio 2016 - 4 Iyar 5776
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YOM HAATZMAUT

Il Giorno delle Indipendenze

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Oggi si festeggia in Israele Yom HaAtzmaut, il sessantottesimo anniversario dell'Indipendenza dello Stato degli ebrei. Indipendenza. Da che cosa? Innanzitutto da tutte le brutte e tragiche cicatrici e incrostazioni che si sono accumulate su di noi durante una lunga esperienza di popolo disperso attraverso il mondo. Indipendenza dalla schiavitù, dalla dittatura e dall'oppressione che ci hanno decimati fisicamente e moralmente. Indipendenza dalla subordinazione della diaspora ebraica non solo sotto despoti stranieri, ma anche di fronte a leggi e a convenzioni stabilite da altri per i loro motivi, non necessariamente per i nostri. Indipendenza dalla mancanza di autonomia sovrana e del potere decisionale di essere attori protagonisti e responsabili della nostra propria storia. Indipendenza dalla prevaricazione, dal pregiudizio, dai due pesi e dalle due misure attuati verso di noi dall'altro. E poi indipendenza da tutte le storture e devianze che si sono formate all'interno di noi stessi nel corso di quella stessa lunga esperienza di esilio. Indipendenza dalla fatale spirale sempre in agguato tra violenza subita e spirito di vendetta. Indipendenza dalle rozze manifestazioni di arroganza, di egocentrismo e di fanatismo che ci sono anche fra di noi. Indipendenza dalle grandi e piccole diatribe e lotte fratricide. Indipendenza dalla prevaricazione e dal pregiudizio da parte nostra verso l'altro, ora che siamo noi a esercitare il potere. È sufficiente un Giorno di Indipendenza per liberarci da tutte queste piaghe? Forse no, ma è utile e necessario per una riflessione.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

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YOM HAATZMAUT

Il grande miracolo

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Paradossalmente una rara occasione di incontro ideologico fra haredim e laici è data proprio dalla considerazione per lo Yom HaAtzmaut, l’anniversario dell’indipendenza dello Stato d’Israele. Lo scorso anno i miei allievi di Milano, tutti di stretta osservanza, mi domandarono se vi avrei o meno recitato i Tachanunim, le preghiere penitenziali come in un qualsiasi giorno feriale. Sotto i loro sguardi attoniti risposi che non solo non l’avrei fatto, ma avrei aggiunto i salmi del Hallel come nelle feste, sia pure senza la relativa benedizione e soggiunsi che c’è nel mondo nazional-religioso anche chi dice la benedizione. Rientrato a Torino in un ambiente di orientamento completamente diverso mi fu chiesto all’improvviso: “Perché voi religiosi vi siete impossessati di Yom HaAtzmaut, che è una festa laica?” Insomma, su un punto tutti i miei interlocutori concordavano: Yom HaAtzmaut non ha alcuna valenza halakhica. Entrambi sono kefuyyè tovah, “ingrati”!

Rav Alberto Moshe Somekh, Pagine Ebraiche, maggio 2016

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YOM HAATZMAUT

Il messaggio del presidente Reuven Rivlin
“Israele nasce da 2000 anni di speranze”

img header“Ero solo un bambino di nove anni quando è nato lo Stato d'Israele. Mi ricorderò per sempre la vista della bandiera di Israele sventolare per la prima volta come vessillo di un paese libero e sovrano. Oggi ogni volta che vedo la bandiera issata riempie il mio cuore di orgoglio e di gioia“. Inizia così il messaggio diffuso in un video dal presidente israeliano Reuven Rivlin in occasione di Yom Haatzmaut, la festa dell'indipendenza. “Mentre Israele compie 68 anni – continua – possiamo guardare con orgoglio al nostro passato e dobbiamo guardare al futuro con speranza. Lo Stato d'Israele è nato dalla speranza di duemila anni, grazie al coraggio di sognatori che hanno lavorato per trasformare i loro sogni in realtà. Il loro spirito è con noi oggi. Nell'ultimo anno, ho visitato tanti luoghi in questo meraviglioso paese, e ho visto il nostro spirito, la nostra gioia e il nostro orgoglio che ancora oggi ci fanno andare avanti".

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YOM HAATZMAUT

Dalle bandiere ai barbecue: così la stampa racconta la giornata di festa

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Con un pizzico di ironia, si potrebbe dire che la sintesi migliore della giornata in fondo, la offre la pagina iniziale di ricerca di Google.co.il, la versione israeliana del colosso di ricerca web.
Per festeggiare Yom HaAtzmaut (come accade regolarmente per molte ricorrenze), Google personalizza la home page con un’immagine ad hoc. In questo caso con un disegno in cui diversi bambini dai diversi colori corrono verso un barbecue, uno di loro stringendo un martello gonfiabile dipinto come una bandiera israeliana, gadget parecchio popolare nelle feste per il Giorno dell’Indipendenza nel paese e nel mondo.
D’altronde, come emerge con un’occhiata a giornali israeliani ed ebraici che raccontano Yom HaAtzmaut, i ritmi di bianco e blu e le grigliate rappresentano senz’altro pilastri fondamentali del compleanno dello Stato (nel 2016 gli anni sono 68). Che però va anche molto oltre.
Per l’Indipendenza, i giornali israeliani propongono così contenuti e prime pagine speciali.

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yom haatzmaut

L'insospettabile felicità
di Israele  

Come è possibile che in tutte le classifiche internazionali il popolo israeliano sia uno dei più felici del mondo? Israele è quinto tra i paesi Ocse per soddisfazione dello stile di vita, davanti a Inghilterra e Stati Uniti (l'Italia è indietro anni luce), undicesimo nel World Happiness Report dell'Onu. Né i dati economici, che pure sono eccellenti, né quelli sulla sicurezza personale-che riflettono la situazione che tristemente tutti conosciamo, in cui i cittadini israeliani sono assediati in casa loro, devono guardarsi quotidianamente da attacchi e attentati in patria e dall'odio dei vicini all'estero - giustificano questo tasso di felicità altissimo. Perché un paese assediato, pugnalato e spesso maltrattato nelle sedi internazionali - si pensi al flusso continuo di risoluzioni contrarie proveniente dalle sale dell'Onu - è tra i più felici del mondo? Secondo Avinoam Bar-Yosef del Jewish People Policy Institute, che ne ha scritto sul Wall Street Journal, la felicità insospettabile di Israele risiede in dati non considerati dai sondaggi.

Il Foglio, 12 maggio 2016


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Yom haatzmaut

Nancy Spielberg, docu-film
sui piloti eroi d’Israele

Oggi, 12 maggio, la tv israeliana ha deciso di festeggiare il 68esimo anniversario dell’indipendenza di Israele trasmettendo il docu- film Above and Beyond, diretto da Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg, sorridente e comunicativa sorella di Steven (si somigliano molto), in questi giorni a Roma per trattare i diritti di trasmissione con alcuni gruppi televisivi italiani. È la minuziosa ma spettacolare ricostruzione di un capitolo poco noto della storia dello Stato ebraico: l’avventurosa nascita dell’aviazione israeliana, che nel 1948 letteralmente non esisteva (mentre l’attacco dei Paesi arabi procedeva senza tregua) e si formò grazie a una pattuglia di piloti volontari in gran parte americani, non tutti ebrei, decisi a battersi per un Paese che non era il loro per difendere la libertà di un popolo appena uscito dalla tragedia della Shoah. Testimonianze degli ultimi eroi sopravvissuti si alternano a documenti storici e a pezzi di fiction. Grande intrattenimento e, insieme, materia di riflessione e memoria.

Paolo Conti, Corriere della Sera
12 maggio 2016


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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

La Felicità, il grano

img headerIl poeta Ronny Someck è oggi ospite del Salone del Libro e dell’Università di Torino per parlare della sua poesia “Da Baghdad a Tel Aviv”.
Nei suoi versi si respirano il ritmo di Tel Aviv e i profumi dell’araq e si incontrano le grandi questioni che Israele affronta quando si alza al mattino e si corica la notte; si percepisce il grande amore che il poeta nutre per la gente. Ronny è nato nel 1952 a Baghdad e, non a caso, ora vive a Ramat Gan, il centro più iracheno di Israele. Scrive di rock, di cinema, di attentati al bar accanto a casa, ma quando parla di felicità e di valori esistenziali nulla è come il vento che fluttua sul suo personale campo di grano, i capelli color oro della figlia e della moglie.

Canto di Felicità

Noi sulla torta in posa
come le statuine, sposo e sposa.
E se il coltello s’insinuerà
ci impegneremo
a rimanere nella stessa fetta.

Grano

Un campo di grano fluttua
sul capo della mia donna
e su quello della mia bimba.
Quanto appare banale descrivere così
il biondo,
eppure, là cresce
il pane
della mia vita
.

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Sarah Kaminski, Università di Torino

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