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13 MAGGIO 2016
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opinioni a confrontO

Sorrisi a Torino

A Torino, in questi giorni intensi del Salone del libro, assieme ai colleghi della redazione giornalisti‎ca dell'Unione, mi è capitato di sostare qualche attimo lungo la strada per salutare amici incontrati nei pressi della sinagoga. Era l'ora dell'uscita da scuola e sulla via si è riversato un fiume di passi leggeri, di parole entusiaste e di sorrisi, ma anche di orgoglio per il lavoro compiuto in classe nel corso della giornata. Che allegria, che sollievo. Dalle mura delle istituzioni ebraiche italiane, dalle aule delle nostre scuola si sorride ancora. Si dice buongiorno, come stai, buon pomeriggio, mi sei mancata, ti voglio bene. Un piccolo momento di pausa che ti restituisce l'energia di due millenni.

gv

 

PJ Library

A ogni bambino un libro

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Da ragazzo Harold Grinspoon, quando viveva nel suo Tennessee, non aveva i soldi per comprarsi i libri. Ma la lettura era una sua passione così zaino in spalla e cane appresso, si recava alla biblioteca cittadina per prendere in prestito qualche volume e saziare la sua curiosità. Oggi Grinspoon, come raccontava Pagine Ebraiche nel marzo 2012, è riuscito a costruirsi una fortuna nel mondo immobiliare ma non ha dimenticato le difficoltà di un tempo, diventando filantropo e un imprenditore molto attento ai temi sociali. “Nel 1993 – racconta al Jerusalem Post – mi sono detto, ‘ho tutti questi soldi ma come posso utilizzarli’. Ho deciso di investirli in qualcosa che avesse un rendimento elevato”. Non in termini di soldi, ma di educazione e in particolare quella ebraica. Leggi tutto

Scuola e scienza

Gender gap tra i banchi

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Il mondo della tecnologia ha bisogno delle donne. A lanciare questo grido d’allarme da Tel Aviv è una donna che il mondo della tecnologia contribuisce a governarlo. Si tratta di Safra Catz, amministratrice di Oracle, il colosso della Silicon Valley che produce tra i più famosi database management system (DBMS), sistemi di gestione di basi di dati, che ha lanciato un suo nuovo prodotto in Israele. “L’innovazione non avverrà mai senza una maggiore partecipazione delle donne – le sue parole, riportate dal Jerusalem Post – abbiamo bisogno di tutti, di quelli che sono i più interessati e i migliori. Non possiamo permetterci che metà della popolazione decida che non è interessata e che non lo farà“.
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laicità

Una gonna troppo lunga

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K. ha 16 anni ed è allieva del liceo Flora Tristan di Montereau-Fault-Yonne in Francia. Da circa un anno convertita all’islam, tutte le mattine prima di entrare nell’edificio scolastico toglie il velo che le cinge il capo, per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Ciò non le ha evitato martedì scorso di venire bloccata all’ingresso vedendosi impedita la possibilità di seguire le lezioni. La motivazione? Il vestito nero intero è stato giudicato troppo lungo dalla Preside che lo ha ritenuto un simbolo di ostentazione religiosa. La madre di K. fatica a comprendere le decisioni dei responsabili scolastici: "Mia figlia, cresciuta in famiglia cattolica, ha scelto di convertirsi all’islam. Ho sostenuto le sue scelte seppur non tutte condivise, come quella di portare il velo, che sempre toglie prima di entrare in aula. Gli abiti lunghi sono conseguenza non soltanto del suo credo, che viene vissuto con molta discrezione, ma anche da un difficile rapporto con il proprio corpo che la spingeva già in precedenza ad utilizzare abiti larghi e lunghi"

Claudio Gaymonat per Riforma.it

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#u4refugees

L'idea che conviene a tutti

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Raccontata da questo notiziario la scorsa settimana, “#U4Refugees, L’Università per i rifugiati”, è un’iniziativa che consente ai rifugiati l’accesso ai percorsi di alta formazione. Presentata al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal Ministro Stefania Giannini e dalla Presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento europeo Silvia Costa, che già a ottobre dell’anno scorso aveva chiesto alle Università europee di consentire l’accesso agli studenti costretti alla fuga dai Paesi in conflitto, è il tema di un intevento di Fabio Rugge, Professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche, Rettore dell’Università degli Studi di Pavia e Delegato Crui per le relazioni internazionali pubblicato sul Corriere della Sera il 9 maggio.

Perché è conveniente per tutti far studiare da noi i rifugiati

Caro direttore, ogni anno circa cinque milioni di giovani svolgono delle attività di formazione superiore (universitaria o parauniversitaria) in un Paese che non è quello in cui sono nati.

Corriere della Sera, 9 maggio

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