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8 giugno 2016 - 2 Sivan  5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Le persone che cambiano il mondo sono quelle che credono che la vita abbia uno scopo, una direzione, un destino. Sanno dove vogliono andare e cosa vogliono ottenere. Nel caso dell’ebraismo tale scopo è chiaro: mostrare cosa significhi creare una piccola oasi nel deserto dell’umanità, dove coesistano l’ordine e la libertà, regni la giustizia, ci si prenda cura dei deboli, dove abbiamo l’umiltà di attribuire i nostri successi a Dio e i nostri fallimenti a noi stessi, godiamo della vita come dono divino e facciamo di tutto per renderla sacra.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Come approccio culturale, io sono quello che si suol definire un naturalista. Osservando un caso particolare, cerco istintivamente la regola generale; un po' come faceva Darwin, per dirne uno. Cosa mi insegna l'arresto di Gregoire Moutaux, trovato con un arsenale in territorio ucraino, mentre progettava attentati a moschee e sinagoghe durante gli europei di Francia? Svela un inquietante legame fra islamofobia e antisemitismo, come se nella sua testa bacata fossero due vasi comunicanti.
 
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Elezioni Usa, per Clinton
una candidatura storica
Ampio spazio sui quotidiani di oggi per la svolta nelle primarie democratiche negli Stati Uniti: con il raggiungimento dei delegati necessari, sarà Hillary Clinton ha rappresentare il suo partito alle presidenziali di novembre contro il repubblicano Donald Trump. “Siamo alla soglia di un momento storico”, ha dichiarato Clinton, prima donna nei 240 anni di storia Usa ad essere candidata alla Casa Bianca. Il suo problema ora, come spiegano Corriere e Repubblica tra gli altri, è riunire un elettorato diviso tra lei e Bernie Sanders, lo sfidante democratico capace di raccogliere consensi al di là delle di ogni previsione. Clinton dovrà conquistare l’elettorato che fino ad oggi parteggiava per Sanders (che formalmente non è ancora fuori dai giochi), soprattutto la fascia più giovane. Questi ultimi, spiega la filosofa americana Martha C. Nussbaum al Corriere, preferiscono l’approccio rivoluzionario di Sanders al pragmatismo di Clinton: “Io credo si sbaglino di grosso. – afferma Nussbaum – II loro atteggiamento mi ricorda il disprezzo che molti giovani della mia generazione, che è quella del 1968, provavano per Hubert Humprey (candidato democratico ndr). Sfortunatamente proprio la loro disaffezione verso la politica assicurò l’elezione a Richard Nixon. Spero che non succeda di nuovo”.

Rav Sacks e il futuro dell’Occidente. “Il futuro dell’occidente, l’unica forma che ha aperto la strada alla libertà negli ultimi quattro secoli, è a rischio. La civiltà occidentale è sull’orlo di un crollo come quella di Roma antica perché la generazione moderna non vuole la responsabilità di allevare i figli”, le parole di rav Jonathan Sacks, a cui di recente è stato conferito il prestigioso Templeton Prize. Intervistato dal Telegraph – e ripreso oggi dal Foglio – rav Sacks ha messo in guardia l’Occidente dal crollo della natalità, tra le cause, secondo l’ex rabbino capo del Commonwealth, del suo declino. Sul fronte politico, la preoccupazione del rav è legata agli estremismi: “L’estrema destra cerca un ritorno a un passato d’oro che non c’è mai stato. L’estrema sinistra cerca un futuro utopico che non sarà mai. Gli estremisti religiosi credono che si pud portare la salvezza con il terrore. I secolaristi aggressivi credono che sbarazzandosi della religione ci sarà la pace. Sono fantasie e perseguendole si mettono in pericolo le fondamenta della libertà”.

L’ossessione antiebraica cambia forma. Sabotiamola. Così titola il Corriere della Sera l’editoriale di Pierluigi Battista riguardo alla cancellazione da parte di Google della app antisemita realizzata “da un gruppo di dementi, concepita per individuare e indicare al pubblico ludibrio con nome e cognome i singoli ebrei da intimidire e forse colpire”. Battista plaude all’efficacia “del sistematico sabotaggio dei sabotatori, la possibilità di scassare il gioco neutralizzandolo come hanno fatto gli ebrei fingendosi seguaci dell’app. Entrare nei loro meccanismi, distruggerne le potenzialità, fare uscire gli antisemiti dal loro guscio per annullare il loro discorso dell’odio”.
 
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  davar
interventi straordinari della giunta ucei 
Roma, Keillah in crisi finanziaria L'Unione sblocca gli aiuti
Al via i finanziamenti straordinari per far fronte alla crisi finanziaria della Comunità ebraica di Roma.
Le modalità dell'intervento straordinario sono state definite nelle scorse ore dalla Giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, cui il Consiglio UCEI del 15 maggio scorso, l'ultimo di questo quadriennio, aveva demandato la definizione tecnica dell'operazione.
Preso atto della discussione svoltasi nel corso dei lavori di Consiglio al quale erano intervenuti anche la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello e l'assessore al Bilancio Roberto Coen, la Giunta dell'Unione ha deliberato di procedere all'erogazione straordinaria in favore della Comunità ebraica di Roma.
L'intervento sarà articolato in due fasi, con una prima tranche di 150 mila euro da versare entro questo mese di luglio 2016 a valere sull'extragettito dell'8 per mille. La seconda tranche sarà versata entro il mese di dicembre di quest'anno, fino al raggiungimento dell’importo complessivo di 300 mila euro.
Tale intervento potrà avvenire sulla base della relazione del Collegio sindacale della Comunità ebraica di Roma che attesti lo stato di avanzamento delle misure attuative del Bilancio preventivo 2016 della Comunità e sulla base della approvazione del Bilancio preventivo 2017 della stessa Comunità con il relativo piano di ristrutturazione.
Oltre ad assumere tali provvedimenti d'urgenza, la riunione della Giunta UCEI ha costituito una inconsueta occasione di incontro che ha visto al lavoro congiuntamente i componenti dell'organismo esecutivo che ha condotto l'Unione nello scorso quadriennio e molti altri componenti del Consiglio.
Tutti i Consiglieri, infatti, erano stati invitati a prendere parte, di persona o in teleconferenza, alla prima parte dei lavori, che è stata dedicata all'analisi della situazione venutasi a creare con la diffusione sui mezzi di comunicazione e sui social network, da parte dei cinque rabbini componenti del Consiglio dell'Assemblea rabbinica italiana, alla vigilia della consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio UCEI, di una nota mirata a sconfessare la relazione conclusiva presentata allo stesso Consiglio dell'Unione dal presidente uscente Renzo Gattegna.
All'indomani di un serrato scambio di messaggi e di valutazioni, alla discussione hanno preso parte numerosi Consiglieri in rappresentanza delle Comunità italiane e, fra gli altri, anche i rabbini Alfonso Arbib e Adolfo Locci, anch'essi Consiglieri UCEI, ma pure componenti del Consiglio Ari.
La Giunta è proseguita nella nottata per affrontare un serrato Ordine del giorno. Fra i diversi argomenti presi in esame il programma di rilancio del Centro bibliografico UCEI, che animerà la prossima stagione culturale con molti appuntamenti di grande rilievo e la definizione dei programmi della prossima Giornata della cultura ebraica, che si terrà in tutte le città italiane il prossimo 18 settembre e proporrà il tema dei linguaggi dell'ebraismo.
Nell'ambito dei lavori, il Segretario generale dell'Unione Gloria Arbib ha consegnato al presidente Renzo Gattegna, a nome di tutti i Consiglieri e di tutti i dipendenti, un piccolo dono, la litografia originale ispirata allo Shir HaShirim dell'artista Raffaele Luzzati, in segno di riconoscenza e di ammirazione per il grande lavoro svolto nella decennale stagione del suo mandato alla guida dell'Unione che ora volge al termine
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ucei - verso le elezioni
Roma, la parola ai candidati
Entra nel vivo la competizione per il prossimo Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che sarà eletto in occasione del voto convocato per domenica 19 giugno.
Numerose le pagine di approfondimento sul numero di giugno di Pagine Ebraiche in distribuzione.
Quattro le formazioni in lizza a Roma, dove saranno eletti 20 dei 52 Consiglieri del nuovo esecutivo. In ordine di presentazione di lista Menorah, Benè Binah, Kol Israel e Israele siamo noi.


"Rinnoviamo un clima di fiducia”
“Bisogna partecipare e considerare l’Unione come propria, più vicina. Anche perché oggi partiamo inevitabilmente da due sfide da cui dipenderà la sopravvivenza dell’ebraismo italiano: quella demografica e quella, purtroppo, della sicurezza. E non solo: bisogna rispondere a chi ha sempre disconosciuto l’Unione e vorrebbe magari imporre un modello di governo non collaborativo”. Così Livia Ottolenghi, ex assessore alla Cultura della Comunità ebraica romana e capolista di Menorah.
“Giovane, preparata, motivata” i tre aggettivi scelti per definire la formazione. “La composizione della lista parla da sé: sette under 40, sette veterani, undici debuttanti alle elezioni in Comunità, la più giovane e il meno giovane tra tutti i candidati. Rappresentanti di tutte le professioni e i mestieri, studenti. Esperienza e nuove idee. Una squadra di persone diverse – dice Ottolenghi – con un unico intento”.

“Seminiamo insieme per il futuro”
“Votare è un meraviglioso strumento democratico, è un diritto ma anche un dovere di tutti coloro che desiderano esprimere la loro rappresentanza all’Unione e contribuire allo sviluppo e al riconoscimento del nostro popolo. Andare a votare perché l’istituzione e la politica (anche in ambito ebraico) è ‘noi’, non un luogo ‘loro’ o del ‘voi’". È l’invito alla partecipazione della capolista di Benè Binah, l’attuale assessore al Bilancio e Otto per Mille UCEI Noemi Di Segni.
“A cominciare dai 18 anni – afferma – votare è segno di partecipazione a uno dei tanti rami del grande albero che è l’ebraismo intero. L’albero non a caso da noi scelto come simbolo di lista. Radici che ci tengono saldamente uniti e una grande chioma che infonde nuova linfa e rinnovamento”.

“Portiamo l’istruzione al centro”
“Il 19 giugno dobbiamo cambiare e far sentire in maniera autorevole la nostra voce, senza delegare ad altri le scelte per il nostro futuro e quello dei nostri figli. In una frase, bisogna votare per garantire un futuro ebraico delle nostre Comunità”. Così Franca Formiggini Anav, già presidente degli Asili ebraici, in corsa con la lista Kol Israel. “Coesa, competente, per Israele”: queste le tre caratteristiche che, secondo la candidata, definiscono la lista. “Siamo fortemente compatti nella visione del futuro e intendiamo cambiare i criteri di ripartizione delle risorse per favorire l’istruzione. In questo siamo forti del contributo che ciascuno di noi ha già dato, operando pro bono in ambito ebraico. Inoltre – afferma Anav – saremo sempre dalla parte di Israele e in prima linea contro ogni forma di odio”.
I tre aggettivi per l’Unione del futuro sono invece “unita, organizzata e moderna”.

"Lavoriamo per essere inclusivi”
Spesso si sente dire, e purtroppo questo vale anche per le elezioni del governo italiano, ‘non sarà il mio voto a spostare le cose…tanto sono tutti uguali…nulla cambierà’. Così ci si abbandona all’indifferenza, e spesso è proprio quella indifferenza a far sì che non si prenda mai posizione. Votare significa poter decidere, significa cambiare”.
Ne è convinta Giorgia Calò, attuale assessore alla Cultura della Comunità ebraica romana, candidata con la formazione Israele siamo noi.
“Bisogna riflettere sul fatto che il disinteresse verso queste elezioni – aggiunge Calò – il non voler esercitare il diritto al voto, non avrà come conseguenza la scomparsa dell’UCEI (non sia mai); l’UCEI si occuperà comunque della vita degli iscritti alle comunità d’Italia, solo che le scelte verranno prese da altri e che probabilmente non terranno conto degli interessi di chi non ha fatto sentire la sua voce quando avrebbe potuto”.
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le nuove voci sull'enciclopedia on-line
Grandi donne dell'ebraismo, anche Wikipedia le riscopre 
La poetessa Fradl Shtok fu la prima a comporre sonetti in yiddish. Henrietta Szold fu la fondatrice di Hadassah, l’Organizzazione delle donne sioniste d’America. Barbara Ochs Adler fu membro del direttivo del Jewish Board of Guardians, la più grande organizzazione ebraica newyorchese di sevizi sociali. Come saperne di più? Cercando su Wikipedia, che domande, ma è una risposta ovvia solo in apparenza. Le voci di queste tre donne ebree e di molte altre degne di nota per i motivi più vari sono infatti online nell’enciclopedia più consultata al mondo solo da pochi giorni, da quando cioè si è tenuto al Center for Jewish History di New York una giornata espressamente dedicata all’aggiornamento, alla modifica, alla correzione e alla creazione – chiamata più precisamente una ‘edit-a-thon’ – delle voci in lingua inglese riguardanti l’universo femminile ebraico (nell'immagine, un momento dell'evento).
A organizzarla per il terzo anno di fila è stata Lea Lange, coordinatore della collezione digitale del Jewish Women’s Archive, e all’evento hanno partecipato una ventina di autori o, come preferiscono farsi chiamare, ‘Wikipedian’.
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pilpul
RiMEIScolando - Il tennista
"Ero un ragazzo dotato di un fisico eccellente (giocavo a tennis niente affatto male, ormai posso dirlo senza falsa modesta), e la vita per me era tutta da scoprire: qualcosa di aperto, di vasto, di invitante, che mi stava dinanzi, e a cui mi abbandonavo con impeto cieco, senza mai voglia di ripiegarmi su me stesso un momento solo”. Così ricordava Giorgio Bassani il tempo della sua primavera ferrarese. Giocava a tennis al Circolo Marfisa d’Este, in via Aurelio Saffi, il più esclusivo di Ferrara. Poi, con le leggi razziali, tutta la famiglia Bassani fu espulsa dal club sportivo ed egli fece chiaro riferimento a questa amara esclusione nel suo romanzo più famoso, Il Giardino dei Finzi-Contini. Dopo quasi ottanta anni, Giorgio Bassani torna al suo prediletto circolo, dove tra l’altro, oltre a giocare a tennis, amava anche consumare i pasti ed intrattenersi con gli amici. Ci torna, seppure idealmente, grazie a una bella iniziativa presa dal Tennis Club Marfisa in occasione del centenario dello scrittore. Quattro incontri con autorevoli voci di Ferrara – lo storico Francesco Scafuri, il classicista Claudio Cazzola, l’italianista Gianni Venturi e la gloria del tennis e del giornalismo sportivo italiano Gianni Clerici – per ricordare i luoghi bassaniani, i dialoghi letterari e quelli con la racchetta. Alla presenza del sindaco Tiziano Taliani, dell’assessore alla Cultura e vicesindaco Massimo Maisto, membro, tra l’altro, del Cda del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, nonché vero sostenitore del MEIS, ho salutato per la prima volta i ferraresi nei miei nuovi panni di direttore del Museo, esprimendo la soddisfazione di far tornare Bassani ai suoi amati campi di tennis ferraresi.

Simonetta Della Seta
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Ticketless - Noi-Voi
Sergio Della Pergola nel suo scritto apparso in aleftav negli scorsi giorni ha ragione. La locuzione “Voi ebrei” dà fastidio. Penso però che sarebbe onesto lamentare l’analogo disturbo procurato dal “Noi ebrei”. L’una e l’altra locuzione abbattono a priori, in Italia direi più che altrove, ogni pluralismo di posizioni. “Voi Ebrei” è monocorde. “Noi Ebrei” dà voce ad un corpo separato. Non usava così negli anni del Risorgimento e del sorgere dello Stato unitario (poi della Resistenza e della Costituente).
Non è un ragionamento astratto. Un segnale positivo viene in questi giorni dalla traduzione del Talmud, che rappresenta un’inversione di tendenza. Erano decenni che si traduceva poco o nulla. “Noi” pensavamo (qualcuno ancora pensa) che la traduzione sia un esercizio inutile, una perdita di tempo. Nulla di nuovo sotto il sole.


Alberto Cavaglion
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Periscopio - Guerre dei romani
È stato presentato sabato scorso a Napoli, all'Associazione Lucana "Giustino Fortunato" (con interventi, oltre che dell'autore, di Marisa Tortorelli, Donata Violante e del sottoscritto), un libro di grandissimo interesse, "Le guerre ebraiche dei Romani" (ed. il Mulino), scritto da Ariel Lewin, professore di Storia romana presso l'Università della Basilicata e tra i massimi conoscitori della storia dell'antico Vicino Oriente (segnatamente, della condizione degli ebrei nell'impero romano, delle provincie di Iudaea e di Syria-Palestina e dei rapporti tra romani e arabi).
Il volume, rivolto a un pubblico più ampio di quello dei soli specialisti, scritto in una prosa semplice e avvincente, si legge come un romanzo.


Francesco Lucrezi, storico
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