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23 giugno 2016 - 17 Sivan 5776
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ORIZZONTI

Il fondatore di Limmud Clive Lawton:
"Il referendum su Brexit? Idea assurda"

img header“L’idea che la Gran Bretagna possa lasciare l’Europa mi fa inorridire. E questo non perché io abbia una qualsivoglia opinione che questo possa essere positivo o negativo per l’economia inglese o questioni simili, ma perché non riesco a comprendere come, dopo il XX secolo, chiunque possa pensare sia un bene incoraggiare i paesi a indebolire i legami e l’interdipendenza reciproca”. Clive Lawton, fondatore di Limmud, il grande movimento dedicato all’educazione ebraica a 360 gradi che ogni anno riunisce in Regno Unito oltre 2500 persone da tutto il mondo, con un format esportato in oltre trenta paesi, è stato di recente premiato dalla regina Elisabetta. La famiglia reale non si è espressa sulla consultazione programmata per il 23 giugno 2016 che potrebbe portare il paese fuori dall’Unione Europea. Forse una delle pochissime istituzioni a rimanere silente: dai vertici della Premier League, il campionato di calcio più seguito del mondo, all’autrice di Harry Potter JK Rowling, i campi di “Bremain” e “Brexit” (British+remain/exit) sono stati protagonisti di una battaglia di toni e retorica feroci. A indagare l’approccio della comunità ebraica britannica (circa 270mila persone) è stato nelle scorse settimane un sondaggio dello storico settimanale Jewish Chronicle, che ha registrato una netta prevalenza del fronte europeista (49 per cento, a fronte del 33 per cento di contrari, con un 17 per cento di indecisi). Lawton spiega a Pagine Ebraiche che la popolazione ebraica vive in queste ore gli stessi dubbi e pulsioni del resto dei britannici.

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Identità e storia

Milano ebraica, 150 anni d’integrazione

img headerEbrei a Milano. Due secoli di storia fra integrazione e discriminazioni. Nel nuovo libro di Rony Hamaui, appena pubblicato da Il Mulino, si racconta il ruolo trainante della realtà ebraica lombarda. Qui di seguito ne anticipiamo un breve stralcio.

La rinascita della Comunità ebraica iniziò nel maggio del 1945 in via Unione 5. Da quel palazzo passarono migliaia di rifugiati (Displaced Persons): per la maggior parte provenivano clandestinamente dai campi di concentramento e dai paesi dell’Europa centro-orientale. Lì, come ricorda Primo Levi, ritrovarono “un’atmosfera più familiare” e un’esistenza migliore. Sotto la direzione di Raffaele Cantoni furono costituiti un piccolo ospedale, un tempio, una mensa e soprattutto un dormitorio. In quel luogo, che rimarrà nella memoria di molti, operarono ben tredici organizzazioni ebraiche, fra cui la Joint, l’Adei-Wizo, la Ort, e internazionali, come l’Unrra. La ricostruzione della Comunità è anche indissolubilmente legata alle figure di Carlo Schapira, Sally Mayer e del figlio Astorre. Il primo, uomo straordinario di origine romena, poliglotta, aveva fatto fortuna con il Cotonificio Bustese. Il secondo, giunto a Milano da un piccolo borgo della Germania, riuscì nel giro di pochi anni a costruire un impero nella produzione della carta. Quale primo presidente della Comunità eletto nel dopoguerra, gestì con passione e generosità l’assistenza ai profughi, si adoperò alla ricostruzione del Tempio di via Guastalla, alla rinascita della scuola di via Eupili, della casa di riposo di via Jomelli e delle altre strutture amministrative e sociali della Comunità.

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Identità e storia

Napoli, l’antica sinagoga ora riscoperta

img headerLa presenza ebraica nella città di Napoli è di antica memoria; la sua popolazione doveva essere alquanto consistente, dal momento che risiedeva in più aree cittadine. Al primo nucleo stabilitosi in vicus iudaeorum, denominato successivamente vico Spogliamorti e attualmente conosciuto come vico Limoncello, nei pressi di Porta San Gennaro, si aggiungevano l'area di Forcella conosciuta col toponimo di Giudecca Vecchia e la zona di Patrizzano a Porta Nuova denominata Giudecca Nuova che, partendo dalle rampe di San Marcellino, si estendeva fin quasi all'odierna piazza Nicola Amore per raggiungere verso sud la cinta muraria lato mare. La giudecca di Porta Nuova venne costituendosi intorno al VII secolo; la zona era collegata a piazzetta Nilo, che già nel periodo romano era abitata da genti di origine asiatica. È proprio in quest'area cittadina che gli ebrei napoletani diedero la loro disponibilità a difendere una parte della cinta muraria durante l'assedio posto da Belisario alla città nel 537 e.v., molto probabilmente proprio perché in quest’area urbana vi erano le abitazioni e gli edifici comunitari. In un documento del 984 viene menzionata la presenza di una sinagoga attigua a un bagno pubblico ai piedi dell'altura di Monterone, ossia le rampe di San Marcellino, in prossimità della cinta muraria presso il mare: da ciò possiamo dedurre che questa sinagoga doveva essere un luogo di culto già in epoca antica, dato che la normativa bizantina prevedeva fin dal secolo V il divieto di costruire nuove sinagoghe. Molti sono gli indizi per identificare questa sinagoga nell’attuale chiesa di Santa Caterina Spina Corona, conosciuta un tempo come Santa Maria della Purificazione. La confisca alla comunità ebraica avvenne nel 1290, quando la Sinagoga Grande della città di Napoli venne trasformata in chiesa prendendo il nome di Santa Caterina Spina Corona o, come veniva chiamata dal popolino, la chiesa delle “zizze”, in quanto sulla facciata venne posta una fontana, ancora in situ, dalla quale dai seni della sirena Partenope sgorgava l'acqua di una sorgente, la stessa che alimentava il mikveh, il bagno rituale presente all'interno dell'edificio sinagogale, ad uso esclusivo delle donne.

Ciro Moses d'Avino, Consigliere Comunità ebraica di Napoli

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parole

(((Le tre parentesi
simbolo di odio)))

Da tempo, su Twitter, alcuni utenti appartenenti all'estrema destra hanno cominciato a incorniciare alcuni nomi di scrittori e giornalisti fra tre paia di parentesi tonde. (((Jonathan Weisman))), per esempio, dal nome di un redattore del «Washington Post» tra i primi ad accorgersi del fenomeno. Un comportamento sospetto ora svelato da Cooper Fleishman e Anthony Smith, del sito Mic.com, che hanno dimostrato come queste parentesi stiano a segnalare le firme di origine ebraica o con cognomi che «sembrano» tali. La diffusione del codice antisemita è cominciata nel 2014 con un puntata di The Daily Shoah, un podcast antisemita (il titolo significa letteralmente La Shoah Quotidiana) e alcuni articoli del blog «The Right Stuff». Le parentesi sono state ribattezzate echoes, echi, e sono utilizzate da giovani suprematisti bianchi e neonazisti con l'intento di denunciare la supposta cospirazione giudea contro il resto del mondo. Ma che c'entrano gli echi?




Pietro Minto, Corriere La Lettura
19 giugno 2016


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parole

L'identità salvata
dalla lingua

La Germania e i tedeschi è il testo che Thomas Mann legge il 6 giugno 1945 alla Library of Congress a Washington. Quel testo rappresenta l'ultimo episodio di un conflitto ormai decennale tra il premio Nobel, ormai in esilio da dieci anni, e il proprio Paese. II tema di quel "monologo" in cui Thomas Mann "convoca" la Germania e si misura con i "suoi peccati", è a quali condizioni si possa tornare a riprendere un cammino insieme. Quel cammino si era bruscamente interrotto un decennio prima, all'inizio del 1936. Il testo di Britta Böhler fotografa quel momento di rottura. [a Germania dal gennaio 1933 è saldamente in mano al nazismo. Thomas Mann matura un distacco dalle sorti del suo Paese, ma non riesce a trovare il modo di rendere irrevocabile la sua scelta Abbandona Monaco, la città dove ha vissuto a lungo, attraversala frontiera e si stabilisce con la famiglia in una casa vicino a Zurigo. Il suo proposito è trovare il modo di rompere il silenzio e la condizione di ambiguità che ormai contraddistingue il suo atteggiamento pubblico nei confronti del regime (sul piano privato - meglio: intimo - quella rottura si è già consumata da tempo).

David Bidussa, Sole 24 Ore Domenica
19 giugno 201
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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

Laura e Zelda

img header“Fumo e Profumo”, un libro di poesie che non si trova più nelle librerie, ma che negli scaffali del cuore continuiamo a sfogliare. Laura Voghera Luzzatto, nata a Venezia, ha studiato ebraistica presso il rinomato dipartimento di orientalistica dell’Università di Ca’ Foscari e i suoi studi e pubblicazioni l’hanno portata a esplorare le molteplici sfaccettature della presenza ebraica in Italia. Da Asti, Modena e Carpi fino alla sua amata città, in cui la bellezza, la ricchezza di stili, linguaggi ed etnie, ha lasciato un forte segno sulla sua lirica. Forse proprio questa sensibilità, che sgretola i confini e permette l’avvicinamento all’altro, ha portato Laura a tradurre alcune liriche di Zelda Schneeorsohn Mishkovky, nata in Russia nel 1914 e scomparsa nel 1984, nella sua amata città Gerusalemme. I critici la chiamano ancor oggi “La cenerentola del umile quartiere religioso Kerem Avraham”. La spiritualità della sua poesia penetra nelle anime di chi è vicino o lontano da ogni definizione di appartenenza religiosa. Il poeta Meir Wieseltier disse: “La sua lirica è un tesoro prezioso”. Due belle donne, capaci di donare parole preziose e delicate a chi desidera ascoltare.

VENTO

Le fronde ondeggiano lente
Nel cielo variegato
Di nubi:
Azzurro
bianco
verde
in dialogo
calmo a tratti e silente
poi subitamente
rumoroso
per l’ondata di fruscio dei rami
flessibili
per l’agitarsi scomposto delle foglie
nel vento.
Così astratto
Così potente.

OGNI ROSA

Ogni rosa e’ un’isola,
di pace promessa,
di pace perenne.

In ogni rosa abita
un uccello di zaffiro
We-khitetu e’ il suo nome.

E sembra
così vicino
lo splendore della rosa,
così vicino
il suo profumo,
così vicina
la quiete delle foglie,
così vicina
l’isola stessa –
prendi una barca
e attraversa il mare di fuoco.


Sarah Kaminski, Università di Torino

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