Paolo Sciunnach,
insegnante | Il
Servo di D-o soffre. Un filosofo chiese a Rabbi Eliezer: se il popolo
ebraico è il popolo eletto, perché è quello più debole e perseguitato?
Rabbi Eliezer rispose: questo è il destino del popolo di D-o, il Servo
sofferente. Dal momento che è il popolo eletto, deve tendere a essere
santo, un popolo sacerdotale, ed esso stesso come popolo non può
sopportare per se stesso nessun errore, nessun difetto, né spirituale
né materiale. A causa della propria vocazione spirituale particolare,
quello che per altri è perdonabile, per il popolo ebraico è peccato. È
come per il cuore, il più sensibile e vitale degli organi del corpo, il
più lieve difetto fisico o titubanza spirituale possono essere per lui
fatali.(Sefer HaZohar III)
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Anna
Foa,
storica | Perlomeno
si discute di politica e non di gossip politico nostrano, di principi e
non di poltrone. Sull’onda della paura, dello sconcerto, anche della
disperazione, rinasce forse un discorso vero. Si riparla da qualche
parte di Europa non soltanto in termini di burocrazia ma in termini di
necessità di un’unione politica. Si parla di popolo e di populismo, di
profughi e di ruolo dell’Europa. Certo, i discorsi sull’orlo
dell’abisso non annullano il pericolo del vuoto. E qui l’abisso è il
rischio di annullare la speranza non utopistica ma concreta di
un’Europa unita, dopo che per due volte, nella prima metà del
Novecento, l’Europa si era scannata e distrutta. Ma forse la scossa può
anche spingerci ad andare avanti. Noi ebrei siamo parte integrante di
questo sconvolgimento che ci può solo cambiare, se non vogliamo
distruggerci. La storia ci ha insegnato che quando le nazioni europee
hanno rifiutato, nel 1938, di accogliere i profughi (allora eravamo noi
ebrei) quello che ne è seguito è stata la catastrofe, prima per noi ma
poi per tutti. Forti di quella memoria che coltiviamo nei nostri cuori
ed insegniamo ai nostri figli e ai figli del mondo, non possiamo che
impegnarci a fondo per un’Europa unita, solidale rispetto a chi sfugge
la guerra e la morte, senza muri e barriere. È il minimo, il
prerequisito. Poi, da lì, possiamo, spero, ripartire.
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Israele-Turchia, la svolta
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Sei
anni dopo aver interrotto le relazioni diplomatiche e congelato i
rapporti economici, Israele e Turchia riallacciano le loro relazioni.
L’intesa è data per fatta dalle televisioni israeliane che hanno
anticipato la notizia ieri sera e l’annuncio ufficiale, scrive tra gli
altri Repubblica, “verrà dato oggi dallo stesso premier Benjamin
Netanyahu a Roma” (dove è volato per incontrare il segretario di Stato
americano John Kerry e il premier italiano Matteo Renzi).
Secondo le anticipazioni della stampa turca e israeliana, l’accordo
prevede l’indennizzo da parte di Israele ai parenti delle nove vittime
della Mavi Marmara e la possibilità che Ankara invii alla popolazione
della Striscia di Gaza (attraverso il porto israeliano di Ashdod)
“materiali per costruire infrastrutture per acqua, elettricità e
ospedali”.
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qui roma - bibi annuncia la svolta diplomatica Netanyahu a Pagine Ebraiche:
"Assieme all'Italia contro il Bds" “Il
movimento di boicottaggio contro Israele, che va sotto il nome di Bds,
è stato tra i temi al centro del confronto che ho avuto questa mattina
con il primo ministro italiano Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Un
confronto estremamente positivo, in cui il premier mi ha ampiamente
rassicurato sull’impegno del governo contro questa odiosa minaccia, che
si presenta in modo sempre più aggressivo. Anche in questo paese.
L’Italia e le sue istituzioni sono in prima fila nella lotta al Bds.
Renzi a breve sarà in Israele per testimoniarlo con al fianco una
nutrita delegazione di accademici. Un segno tangibile di amicizia,
impegno, collaborazione”.
Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, rispondendo a una
domanda di Pagine Ebraiche, nel corso di un incontro riservato in un
hotel della Capitale a poche ore dalla conclusione della sua missione
romana dedicata al negoziato di pace in Medio Oriente. Al centro del
confronto, cui hanno partecipato anche alcuni giornalisti e
rappresentanti diplomatici israeliani, tra cui l’ambasciatore Naor
Gilon e il suo portavoce Amit Zarouk, il futuro della regione
mediorientale, la ripresa dei rapporti con la Turchia (la grande
notizia del giorno sui media di tutto il mondo), l’amicizia tra Italia
e Israele.
Grande
la fiducia espressa al termine della serie di incontri che hanno
segnato questa missione. In particolare Netanyahu si è soffermato sul
ripristino delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e Ankara,
annunciato nelle scorse ore e ufficializzato proprio questa mattina. Un
accordo che, per il primo ministro, avrà conseguenze “immense” per
l’economia israeliana oltre a costituire “un passo importante per la
normalizzazione delle relazioni”.
Tra i vari punti, esposti stamane dal premier, l’accordo prevede il
pagamento da parte di Israele di 20 milioni di dollari per le vittime
dello scontro sulla nave Mavi Marmara nel 2010, il reinsediamento dei
rispettivi ambasciatori, un compromesso sugli aiuti umanitari per Gaza
secondo il quale la Turchia potrà intervenire attraverso il porto di
Ashdod (la prima nave partirà venerdì), l’impegno della Turchia a
sostegno di Israele per affinché siano recuperati i resti di due
soldati caduti nella Striscia del 2014 e si arrivi al rilascio di altri
civili ad oggi prigionieri del movimento terroristico Hamas. Leggi
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QUI LONDRA, QUI PARIGI - L'APPELLO "Il razzismo lo si combatte
solamente restando uniti"
“Come
musulmano britannico, non sono estraneo al pregiudizio. So che cosa
significhi essere discriminato solo per la propria cultura o religione.
Ed è per questo che prometto di combattere il razzismo in tutte le sue
forme e farò della lotta all’allarmante crescita dell’antisemitismo
negli ultimi anni una delle mie priorità”. Lo ha scritto Sadiq Khan,
sindaco di Londra da meno di due mesi, in un intervento pubblicato dal
Jerusalem Post questa mattina, nel quale ribadisce l’importanza del
ruolo della capitale britannica come polo di incontro tra etnie,
culture e fedi diverse. Un luogo le cui varie componenti “non mostrano
solo semplice tolleranza reciproca, ma anche rispetto, accoglienza e
incoraggiamento”. La consapevolezza di questa commistione costituisce
per il primo cittadino una risorsa. Una convinzione condivisa anche con
il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, insieme alla quale Khan ha diffuso
oggi, attraverso il giornale inglese Financial Times e quello francese
Le Parisien, un appello congiunto a “lavorare insieme più strettamente
che mai” proprio nelle ore successive alla decisione dell’Inghilterra
tramite referendum di lasciare l’Unione europea. Leggi
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qui trieste - festival ullmann Tyberg, la sinfonia ritrovata
Prima
esecuzione in Italia, proprio nel luogo che lo vide deportato, una
sinfonia di Marcel Tyberg, uno dei tanti autori ebrei “cancellati” dal
regime nazista, protagonisti della III edizione del Festival Viktor
Ullmann dedicato – unico in Europa – alla musica concentrazionaria,
degenerata e dell’esilio. In collaborazione con il Civico Museo della
Risiera di San Sabba , nella struttura di via Palatucci è stata
eseguita dall’Orchestra Abimà e dalla Civica Orchestra a fiati
“G.Verdi” (dirette entrambe da chi scrive) la seconda sinfonia di
Tyberg, autore che visse a lungo ad Abbazia e passò per la Risiera
prima di essere deportato ad Auschwitz dove morì. Sul palco
un’orchestra sinfonica di ben 50 elementi. Nato a Vienna nel 1893 in
una famiglia di musicisti (suo padre era un violinista molto conosciuto
e sua madre una valente pianista), Tyberg – grazie alle amicizie del
genitore – conobbe molti musicisti famosi e divenne amico di Rodolfo
Lipizer. Dopo la morte del padre, nel 1927, andò vivere con la madre ad
Abbazia. Dopo l’occupazione tedesca del 1943, venne arrestato e
deportato.
Davide Casali Leggi
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informazione - international edition L'Europa, sempre protagonista Europa
protagonista nella nuova uscita di Pagine Ebraiche International
Edition. Nella settimana che segue il referendum sulla Brexit e la
scelta dei cittadini del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea,
molti i contenuti che sotto diverse angolature raccontano qualcosa del
Vecchio Continente. Come la grande mostra “Venezia, gli ebrei,
l’Europa. 1516-2016” che, inaugurata negli scorsi giorni nel Palazzo
Ducale della città lagunare, narra il mondo cosmopolita, le lingue, le
culture, delle comunità ebraiche lungo cinque secoli di storia, con uno
sguardo privilegiato al Veneto, ma anche andando oltre. Venezia e
Francoforte sono poi le due città messe a confronto dall’economista
errante Susanna Calimani, che è partita dalla prima dove è cresciuta
per approdare a lavorare nella seconda, dopo varie tappe intermedie, in
un percorso simile a quello di tanti altri cittadini europei. Clima e
cibo fanno pendere la bilancia decisamente a favore della contendente
italiana, vita di quartiere e mancanza di turisti a favore di quella
tedesca, accomunate però da un pezzo di storia comune: anche a
Francoforte gli ebrei furono costretti a trasferirsi e vivere in una
Judengasse a partire dal 1462, pochi decenni prima che lo stesso
avvenisse a Venezia. Leggi
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sorgente di vita Natalia Ginzburg, l'omaggio
Un
omaggio a Natalia Ginzburg nel centenario della nascita ha aperto la
puntata di Sorgente di vita di domenica 26 giugno, in replica oggi alle
1,20 e lunedì 3 luglio alle 7,30 del mattino: dal matrimonio con Leone
Ginzburg, eroe della Resistenza, agli esordi letterari e ai prestigiosi
premi nel dopoguerra, il ritratto di una grande scrittrice italiana
attraverso i ricordi del figlio Carlo, le sue interviste conservate
negli archivi della RAI e le letture di brani dei suoi libri con la
voce di grandi attori italiani, Servillo, Bonaiuto, Moretti e Buy. Leggi
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Oltremare
- Colline
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Che
Tel Aviv sia una bolla è noto a tutti: una specie di città-stato, in
cui si riversa un’ottima parte di quegli israeliani che vogliono vivere
una vita cosmopolita, e migliaia di nuovi immigrati ogni anno, che
cercano il passaggio meno traumatico possibile dalle città europee o
americane alla vita mediorientale. A volte però la bolla scoppia, tutto
d’un tratto, e ti trovi faccia a faccia con l’estremo più lontano alla
vita cittadina e moderata qui accanto al mare.
Sedevo l’altra sera con amici a cena, e dopo una battuta del tutto
bonaria sulla provenienza di un vino dai territori occupati, ho
scoperto che un mio conoscente lavora quotidianamente nei territori,
non solo quelli riconosciuti ma anche quelli fuori dalla legge. Fra un
bicchiere (occupato) e l’altro, racconta che lui, che – va da se –
sostiene i coloni a livello ideologico, ogni tanto va a fare lavori di
costruzione per i giovani delle colline. A quel punto ho messo giù il
bicchiere.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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