Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Con
la Parashah di Beaalotechà, letta nella diaspora lo scorso Shabbat, ha
inizio una sequela di lagnanze e di contestazioni che
caratterizzano gran parte del quarto libro della Torah.
Nell’undicesimo capitolo di Bemidbàr, lo smanioso desiderio della carne
e la nostalgia dell’Egitto sono associati al rifiuto della manna. La
manna prende questo nome quando, in Shemòt, 16; 15, il popolo si
chiede: "..mah hu..? ”, “ ..cosa è...perché non sapevano cosa
fosse...”.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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In
una Polonia che ben poche tracce conserva del suo passato ebraico, a
parte qualche falso ad uso del turista cursorio e corrivo e qualche
cimitero antico che non riesci a vedere, l'unico motivo di una visita è
il museo dell'ebraismo polacco a Varsavia. Una visione ironicamente
equilibrata dell'antisemitismo polacco durante la Shoah, ma senza
troppe statistiche: alcuni aiutarono, altri furono indifferenti, altri
ancora furono antisemiti.
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Israele e Turchia, l'intesa
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Ampio
spazio sui quotidiani italiani per l'accordo siglato a Roma tra Israele
e Turchia. Un'intesa che, dopo sei anni di tensione, ha portato alla
normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, toccando diversi aspetti
strategici: dalla costruzione di una pipeline che porterà il gas del
giacimento israeliano Leviatano in Europa attraverso la Turchia, fino
alla costruzione da parte dei turchi di un ospedale Gaza, di una nuova
centrale elettrica e di un impianto di desalinizzazione dell’acqua
(Sole 24 Ore, Corriere della Sera e Il Foglio tra gli altri). Un
accordo, scrive Antonio Ferrari sul Corriere, che dimostra realismo
mentre Albero Negri sul Sole 24 Ore sottolinea come l'accordo tra
Gerusalemme e Ankara può portare a un nuovo equilibrio in Medio
Oriente, anche rispetto al conflitto contro l'Isis in Siria. Più
scettico l'analista israeliano Zvi Bar'el, intervistato dal Corriere,
che però sottolinea come sia Israele sia Turchia siano impegnati – e
per questo alleati - a contrastare l'espansionismo dell'Iran.
Renzi in Israele e l'impegno contro il Bds. Come anticipato ieri dal
notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24, uno dei temi toccati durante
l'incontro tenutosi a Roma tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu
e il Primo ministro italiano Matteo Renzi è stato la minaccia del
movimento che vuole il boicottaggio d'Israele. “L’Italia e le sue
istituzioni sono in prima fila nella lotta al Bds", ha sottolineato
Netanyahu, rispondendo a una domanda di Pagine Ebraiche, e spiegando
che il movimento del boicottaggio non è una minaccia economica ma
politica e culturale. E per dare un segnale forte in chiave
anti-Bds, Renzi, come riporta La Stampa, ha promesso che sarà in
visita a Gerusalemme "il prossimo dicembre e si farà accompagnare da
una nutrita delegazione di rettori e professori italiani per spezzare
l'isolamento accademico".
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le reazioni in israele all'intesa con ankara
Bibi apre al Medio Oriente 2.0,
con i turchi accordo strategico
Ognuno
da casa propria ma in contemporanea e soprattutto con lo stesso
messaggio: l'intesa per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e
Turchia è stata firmata. Nelle scorse ore infatti è arrivata da
Gerusalemme e Ankara l'ufficializzazione della firma dell'accordo che
ricuce il rapporto tra i due Paesi, dopo sei anni di gelo. Il fatto che
l'annuncio sia stato fatto separatamente, sottolineano i media
israeliani, - ognuno a casa propria appunto –, dimostra che ancora
molta è la strada da fare. “È un accordo che ha importanza strategica
per Israele” e che permetterà di “creare un'isola di stabilità” nel
Medio Oriente, il commento del Premier israeliano Benjamin Netanyahu da
Roma, dove ha incontrato il segretario Usa John Kerry e il Premier
italiano Matteo Renzi. D'accordo con lui la maggior parte della
maggioranza che lo sostiene e che domani all'interno del gabinetto dei
ministri voterà a favore dell'intesa. Ma non tutti. Il ministro
dell'Educazione Naftali Bennett e il ministro alla Giustizia Ayelet
Shaked, di HaBayt HaYehudi, così come il ministro della Difesa Avigdor
Lieberman, leader di Israel Beitenu, hanno annunciato che voteranno
contro. Leggi
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pagine ebraiche - dossier sport
Identità, passione, valori positivi La parola ai grandi protagonisti
Chi
l’ha detto che una favola a stagione è abbastanza? Magari non vale
quanto quella del Leicester di Claudio Ranieri, l’uomo simbolo di un
calcio dove il cuore è più forte di piedi raffinati e di investimenti
multimilionari. Ma comunque l’impresa dell’Hapoel Beer Sheva, che in
Israele si è aggiudicato all’ultimo tuffo e dopo 40 anni un titolo
nazionale, e che appena un paio di stagioni fa lottava per non
retrocedere in seconda divisione, ha comunque i contorni della magia.
Quella del Leicester del deserto è una delle tante storie un po’
speciali che vi raccontiamo nel dossier “Sport”, sul numero di Pagine
Ebraiche in distribuzione mentre entra nel vivo la competizione per
aggiudicarsi gli Europei di Francia (con l’Italia in grande smalto) e
si avvicina l’appuntamento con una nuova Olimpiade, la prima a
svolgersi in Sud America. Un’edizione molto attesa, segnata anche da
una diversa consapevolezza del passato rispetto ai Giochi di Londra,
quando il comitato organizzatore si dimostrò piuttosto indifferente
rispetto al 40esimo anniversario del massacro palestinese ai Giochi di
Monaco, suscitando un vespaio di meritate polemiche (quest’anno le cose
dovrebbero andare molto diversamente).
Questo approfondimento è dedicato allo sport, ma non necessariamente in
una dimensione agonistica. Nostro gradite ospite nelle pagine interne è
infatti il sociologo Mauro Valeri, a capo dell’osservatorio che
monitora gli episodi di intolleranza nelle diverse serie del calcio
italiano. Un fenomeno articolato, che come tale richiede investimenti e
ragionamenti complessi. Quelli che svolgono assieme a noi alcuni
protagonisti dell’informazione sportiva, chiamati a rapportarsi con una
società che cambia e che inevitabilmente influenza anche quello che
accade sugli spalti, dove talvolta l’estremismo dilaga, e il modo in
cui questo viene raccontato dai grandi media. Leggi
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pagine ebraiche - dossier sport
Antognoni e l'arbitro israeliano
"Così ho sconfitto i fantasmi"
Ci
sono voluti oltre trent’anni perché si rincontrassero. L’italiano,
ancora la stessa criniera bionda che ha fatto sognare i tifosi della
Fiorentina e della nazionale. L’israeliano, un po’ invecchiato ma
comunque lucido, l’ha riconosciuto al volo. “Toh, guarda chi si vede”.
L’italiano avrebbe potuto sfogare un po’ di acredine, e ne avrebbe
avuto pieno diritto, ma con la signorilità che lo contraddistingue ha
preferito scherzarci sopra. L’israeliano è stato al gioco. Pochi minuti
insieme, il tempo di un cocktail, di un paio di battute fulminanti, e
poi ciascuno via per la sua strada.
L’italiano all’anagrafe fa Giancarlo Antognoni, un gigante dello sport
e del calcio azzurro. L’israeliano è nato a Timosoara, in Romania, ma
da bambino (dopo l’inferno della Shoah) ha scelto la sua terra
promessa, uno Stato giovane che iniziava a sedimentarsi proprio in
quella stagione, dove l’hanno registrato come Abraham Klein. Leggi
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anche israele ricorda bud spencer
Carlo Pedersoli (1929-2016)
Nella
mia vita ho fatto di tutto, ma proprio di tutto. Solo due cose non ho
potuto fare: il ballerino classico e il fantino”. Diceva così di sé Bud
Spencer, all’anagrafe Carlo Pedersoli, scomparso ieri a Roma all’età di
86 anni. Un’affermazione vera nella vita, dove è stato nuotatore
olimpico e attore, studente brillante ai Parioli a Roma e impiegato in
un’impresa di costruzioni in Sudamerica, ma anche pilota di elicotteri
e scrittore; così come al cinema, dove ha recitato nei celebri
Spaghetti Western che l’hanno reso famoso in tutto il mondo insieme al
suo inseparabile compagno Terence Hill, lavorando anche con Eli Wallach
(figlio di ebrei polacchi nonché noto per essere stato il “brutto” di
Sergio Leone), ma ha anche saputo farsi portavoce della denuncia
sociale con una parte in Torino nera di Carlo Lizzani. Soprannominato
“il gigante buono del cinema italiano”, oggi tutti lo ricordano con
affetto, dal premier italiano Matteo Renzi (“Ciao Bud, ti abbiamo
voluto bene in tanti”, lo ha salutato in un tweet) alla stampa
israeliana, che ha sottolineato come “in coppia con il suo amico
Terence Hill sono stati ammirati in tutta Europa e in Israele”. Leggi
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il museo interattivo della comunità
Padova ebraica, storia secolare
d'integrazione e identità
Di
che cosa è fatta una storia? Di luoghi, momenti irripetibili nel bene e
nel male, persone e idee che le guidano. Nulla di tutto questo manca
nella secolare vicenda della comunità ebraica di Padova, che oggi conta
circa duecento anime, ma come in tanti altri casi non sono i numeri che
valgono, è la sostanza di vita. Per raccontare questa storia, che è
unica come ogni altra ma con qualcosa di speciale in più, non si può
non partire da una data terribile: nella notte fra il 13 e il 14 maggio
1943 un incendio doloso – opera di fascisti – distrugge quasi
interamente la sinagoga della città con i suoi archivi. Nessun giornale
menziona l’evento, nessuno viene denunciato. La comunità viene
"consigliata" di "dichiarare che si è trattato di un cortocircuito",
racconta Ada Levi nelle sue memorie.
Elena Loewenthal, La Stampa 28 giugno 2016
(Nell’immagine l’inaugurazione del museo della Padova ebraica) Leggi
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Schegge di razionalità |
A
Roma, nella giornata di ieri, Turchia e Israele hanno trovato un
accordo dopo sei anni di scontri e strali. Risarcimento alle vittime
della Mavi Marmara, immunità per i soldati che avevano condotto
l’assalto, aiuti per Gaza, riconoscimento “velato” per Hamas che potrà
avere degli uffici ad Ankara. Sullo sfondo, il conflitto interno al
mondo arabo tra sunniti e sciiti, e la comune volontà – che avvicina
anche Egitto e Arabia Saudita – di limitare l’ascesa iraniana nella
zona. In un mondo che pare sempre più una maionese impazzita, schegge
di razionalità. E forse non è del tutto casuale che si manifestino a
Roma, sotto gli auspici della diplomazia nazionale e internazionale.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Venezia 1516
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Cinque
secoli fa, nel 1516, veniva istituito a Venezia il primo ghetto al
mondo. La settimana scorsa è stata inaugurata a Palazzo Ducale una
grande mostra dal titolo “Venezia, gli Ebrei e l’Europa. 1516-2016”,
allestita da un comitato scientifico presieduto da Donatella Calabi,
che vede la presenza dei più importanti studiosi mondiali di quella
vicenda e la collaborazione del Museo Ebraico di Venezia e dello Iuav,
con il sostegno della Regione del Veneto e delle Fondazioni David Berg
di New York, Venetian Heritage, Galdys Krieble Delmas, Save Venice, e
Fondazione Ugo e Olga Levi di Venezia.
La mostra, che sarà aperta fino al 13 novembre, racconta attraverso
immagini, documenti e filmati la storia del Ghetto di Venezia, della
sua crescita, della sua architettura, della società dei mestieri, della
vita materiale e delle relazioni tra la minoranza ebraica e l’intera
città in un contesto di rapporti con altri insediamenti ebraici in
Europa e nel bacino mediterraneo, con un catalogo edito dalla casa
editrice Marsilio e curato da Donatella Calabi, Ludovica Galeazzo e
Martina Massaro.
Mario Avagliano
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