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10 luglio 2016 - 4  Tammuz 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Secondo la narrazione biblica, tutti discendiamo da un unico uomo  e spartiamo tutti lo stesso albero genealogico. Secondo alcune teorie evoluzionistiche, tutti deriviamo dalle scimmie (magari africane). Nessuno, comunque, può pretendere di essere di partenza meglio di un altro.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
L’uccisione di Emmanuel Chidi Namdi a Fermo risponde al principio: “esisto solo io e quelli come me. Chi non è eguale a me non merita né affetto, né rispetto. Né da vivo né da morto”.
I segnali non sono mancati in questi mesi. L’ultimo una settimana prima di Fermo quando molti hanno obiettato all’impiego di denaro pubblico per il recupero di cadaveri di emigranti in fondo al Mediterraneo. Certo con quei soldi si potevano fare molte cose (per esempio: un fondo di investimento per favorire l’occupazione giovanile).
Il fatto però è che chi siamo, e che cosa vogliamo e quale società ci piace contribuire a costruire per domani nascono dagli atti che dicono della nostra umanità, e dall’idea di futuro cui quei gesti alludono. A me sembra che quel moto di fastidio e l’atto del fascista di Fermo appartengano alla stessa famiglia. Non sono la stessa cosa, ma fra di loro fanno rima.
Il Cinque Stelle Di Maio
e la questione palestinese
Da Hebron in Cisgiordania, la delegazione Cinque Stelle – impegnata in una visita nella regione – per bocca di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, dichiara che “con noi al governo, l’Italia riconoscerà lo Stato palestinese” (Repubblica). Un riconoscimento che“si deve basare sui confini del 1967 e deve comportare anche il ritiro dal Golan. – affermano i 5 Stelle – Bisogna partire da lì per arrivare a un eventuale scambio di terre basato su accordi locali”. Una posizione, affermano, che fa riferimento alla posizione dell’Onu e non tiene conto di quanto più volte espresso dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu: la pace con i palestinesi è possibile solo con i negoziati diretti, non con riconoscimenti terzi. Per Di Maio – che con il viaggio in Israele, spiegano i media italiani, prepara la sua candidatura a Primo ministro – i problemi tra israeliani e palestinesi si risolveranno “se si riconosceranno due popoli e due Stati e la Ue dovrebbe avviare negoziati come Ue e non con i soliti attori” (intervista sul Corriere della Sera).

Israele, come rispondere al terrorismo. Sul Corriere un articolo prende Israele come modello rispetto alla capacità di rispondere alla minaccia terroristica. “L’abitudine a convivere con il terrorismo, seppure al prezzo di dolore e sforzi, non ha impedito alla società dello Stato ebraico di ottenere risultati positivi. Tra il 2004 e il 2013 – riporta il quotidiano – Israele ha avuto una media di sviluppo economico di circa il 5% all’anno. Anche quando tensioni internazionali lo h anno contratto, il tasso di crescita è stato migliore del nostro: nel 2015, il 2,5%. Le vittime sarebbero state di più se la prevenzione non fosse stata di alto livello”.

Ebraismo polacco. Il libro di Wlodek Goldkorn Il bambino nella neve (Feltrinelli) è lo spunto per lo storico David Bidussa per riflettere, in un articolo pubblicato sul domenicale del Sole 24 Ore, sulla storia del mondo ebraico polacco, in particolare dopo la fine della Second guerra mondiale. “Sulla falsa riga di ricostruire la storia della sua famiglia – scrive Bidussa – ciò che Goldkorn propone è un viaggio inquieto in quel mondo ebraico-polacco di tradizione non sionista, laico, che ha investito speranze nel progetto bundista, il movimento socialista ebraico antisionista, che ha rinnovato la sua speranza di libertà e di emancipazione nella Polonia del secondo dopoguerra”.
 
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  davar
domani l'incontro con i membri della knesset
Cinque Stelle, viaggio in Israele
in cerca di visibilità oltre confine

Continua in queste ore la visita in Israele e Cisgiordania della delegazione del Movimento Cinque Stelle guidata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, affiancato dai parlamentari Manlio Di Stefano e Ornella Bertorotta . Dopo aver dichiarato da Hebron (città chiave in Cisgiordania per il movimento terroristico di Hamas), che “se saremo al governo, riconosceremo lo Stato palestinese”, i Cinque Stelle hanno chiesto di visitare la Striscia di Gaza. Per questioni di sicurezza però Gerusalemme, come ha spiegato in queste ore il portavoce dell'ambasciata israeliana a Roma Amit Zarrouk, non ha rilasciato i permessi per attraversare il confine. “La Striscia di Gaza è controllata dall'organizzazione terroristica di Hamas che è un'entità ostile ad Israele”, ha sottolineato Zarrouk, spiegando che “l'ingresso da Israele a Gaza e viceversa deve coinvolgere permessi specifici e speciali che sono soggetti a considerazioni di sicurezza”. Una situazione notoriamente delicata, visto che si parla di una zona sotto il controllo di terroristi, che i Cinque Stelle hanno semplificato definendo la decisione israeliana, dettata appunto da esigenze di sicurezza, come “un cattivo segnale per la pace”.
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l'intervista a gadi luzzatto voghera
Il direttore del Cdec e l'Ebraismo “Raccontiamoci, a testa alta”
C’è un firmamento di stemmi che accoglie a Padova il visitatore nel cortile storico di Palazzo del Bo, il cuore di una delle più antiche università del mondo. Sono migliaia e costellano le pareti, le volte dei porticati, le grandi scale. “Questa è Padova, un cuore della cultura europea e soprattutto la prima università ad aprire coraggiosamente le porte agli ebrei. E questi sono gli stemmi, i simboli di migliaia di studenti che hanno contribuito a scrivere pagine leggendarie di storia della cultura e della ricerca”. Gadi Luzzatto Voghera racconta il clima di una città che è ormai la sua, anche se le origini richiamano a Venezia e a Trieste e prepara intanto la sua valigia metaforica per Milano. Sarà lui il nuovo direttore della fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), succedendo allo storico Michele Sarfatti. E l’impegno, se non imporrà l’abbandono della città veneta tanto amata, richiederà quantomeno lunghi periodi d’assenza da casa. “La mia famiglia nelle generazioni si è tante volte ritrovata a Padova”, commenta.

Un riferimento all’opera del rav Shmuel David Luzzatto, il grande Shadal?

Non solo, anche a tanti altri, a tante vicende, a tante generazioni che nei secoli hanno fatto la Padova ebraica. Storie che dal 1400 sono passate attraverso la gloriosa Yeshiva, poi mutatasi nel polo di formazione rabbinica voluto da Vienna. Ma anche nella crescita di un’università prestigiosa, dove gli ebrei, con alterne vicende, sono stati accolti e hanno potuto dimostrare il proprio valore.

Luce e prestigio offuscati dagli anni bui…

Quando con il tradimento delle leggi razziste e persecutorie del 1938 gli ebrei furono cacciati dalle università italiane, fu forse proprio questo ateneo a pagare uno dei prezzi più alti, vedendo allontanarsi docenti e studiosi di altissimo valore. Gli ebrei di Padova hanno a lungo incarnato la vocazione dell’ebraismo italiano di offrire al mondo rabbini, giuristi, medici di valore.

Un passato ormai lontano…

È un passato che non dobbiamo dimenticare, per rendere omaggio e per rendere giustizia a chi ci ha preceduto. Ma anche per non perdere gli strumenti che ci consentono di interpretare e di lavorare correttamente sul presente e di combattere per il futuro.

Guido Vitale, Pagine Ebraiche, Luglio 2016

(Ritratto di Giorgio Albertini).
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Dopo la sparatoria in Texas – Le voci ebraiche
“A Dallas solidali con la polizia
ma basta vittime per le strade”

Il Dallas Holocaust Museum Center for Education and Tolerance, il museo della Shoah della città texana impegnato sul fronte della Memoria e dei diritti umani “per combattere pregiudizio, odio e indifferenza”, è al momento chiuso per favorire le indagini sulla sparatoria contro le forze dell’ordine avvenuta a Dallas lo scorso venerdì. L’edificio (nell'immagine) si trova a pochi passi dal luogo in cui si svolgeva la manifestazione di protesta contro le recenti uccisioni di due uomini di colore da parte della polizia in Minnesota e in Louisiana, seguite poi nella notte di venerdì da un’altra a Houston, sempre in Texas. Nell’esprimere cordoglio per le vittime, sia gli afro-americani sia i poliziotti vittime della sparatoria di Dallas, il museo ha condannato in un messaggio gli atti di violenza e di odio ed esortato “la nostra comunità a unirsi nel discorso civile”. E sono molte le istituzioni ebraiche statunitensi tra cui la Anti-Defamation League e il Jewish Council for Public Affairs, che si sono unite nelle scorse ore a questo appello contro la violenza ma anche per una maggiore presa di coscienza dei problemi della società americana.
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la scomparsa del giornalista premio pulitzer
Sydney Schanberg (1934-2016)
Praticamente il corrispondente dall’estero perfetto: un uomo d’avventura che sapeva correre dei rischi, che non si fidava degli ufficiali ma solo di se stesso in una zona di guerra, e scriveva vividamente allo stesso modo di tiranni politici e militari e della sofferenza e della morte delle loro vittime, con la passione di un testimone della storia”. Così il New York Times descrive il suo storico reporter dall’indocina Sydney Hillel Schanberg, deceduto ieri a New York per problemi di cuore all’età di 82 anni. Schanberg, proveniente da una famiglia ebraica, nato a Clinton (Massachussets) nel 1934 e diplomato ad Harvard, per quei reportage aveva vinto un premio Pulitzer nel 1976. Successivamente denunciò le atrocità dei comunisti cambogiani, i khmer rossi, anche nel libro The Death and Life of Dith Pran (Penguin, 1980), da cui nel 1984 venne tratto il film del regista Roland Joffé Urla del silenzio, vincitore di tre premi Oscar. Il protagonista del libro e del film – ma anche della stessa vita di Schanberg, che non si arrese mai all’idea che fosse scomparso – è appunto Dith Pran, fotoreporter cambogiano suo amico e assistente, che era stato imprigionato nel 1975 in un campo di lavoro dal feroce regime comunista di Pol Pot e solo nel 1979 era riuscito a fuggire in Thailandia e poi a raggiungere gli Stati Uniti.

(Nelle immagini: in alto, Sydney Schanberg e Dith Pran mentre intervistano un soldato del governo nel 1973)
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sorgente di vita
Il nuovo presidente dell'Unione
Un’intervista a Noemi Di Segni, appena eletta Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dal nuovo Consiglio, formato dopo le recenti elezioni, apre la puntata di Sorgente di vita di domenica 10 luglio. Vivere come minoranza nella società, la difesa dell’identità ebraica, il sostegno alle comunità, la sicurezza, il legame con Israele, l’attenzione ai giovani sono alcuni dei temi toccati nel servizio.
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pilpul

Essere fuori scena
Ci troviamo dinanzi ad una tale inflazione di sgradevoli notizie che, anche avendone la voglia, viene quasi a mancare il tempo per commentarle. Con quali parole, poi? Di deprecazione, di sconcerto, di accusa o che altro? Verificatosi un episodio deprimente o angosciante (in genere entrambe le cose nella medesima misura, l’una fronte e la seconda retro di una stessa medaglia) se ne avvicenda un altro per poi proseguire con l’ennesimo ancora. Si tratta di una successione pressoché interminabile, una sequela senza fine, una sequenza ininterrotta. Dopo di che, fatta la tara di una disposizione d’animo forse pessimista, va riconosciuto l’improbabilità che il tempo che stiamo vivendo sia necessariamente, se non esclusivamente, peggiore di altri già trascorsi. Ovvero, non risponde al riscontro dei fatti storici l’impressione, altrimenti piuttosto diffusa, che le cose oggi vadano in un verso più oscuro e brutale rispetto ad altre epoche. Il tasso di aggressività così come quello di prevaricazione non sono di certo una prerogativa del presente.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Re Leone
“In Africa, Re Leone Bibi comincia a ruggire più forte dei palestinesi” è intitolato il commento di Raphael Ahren, sul Times of Israel dell’8 luglio, al successo del viaggio in Africa Orientale del primo ministro israeliano. Nel corso della visita di quattro giorni, dall’Uganda al Kenya, dal Ruanda all’Etiopia, cominciata con una celebrazione del quarantennale del raid di Entebbe, in collegamento ideale con l’eroico fratello Yoni, Netanyahu si è dato da fare, con imponente dispiegamento di forze di sicurezza, per aprire un nuovo capitolo nelle relazioni col continente nero, centrato sull’export di tecnologia e di armi in cambio di appoggio sul piano diplomatico. È stato ricevuto, scrive Ahren, come il leader di una superpotenza globale.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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