orizzonti
Il «depresso» di Nizza
e i fanatici dell’Apocalisse
Da
più parti, nei giornali e tra i commentatori solitamente più inclini a
separare il terrorismo dalla sua matrice religiosa islamica, si
sottolinea con malcelato sollievo che lo stragista jihadista di Nizza
pare fosse un «depresso», un asociale, un folle insomma. Come se fosse
più rassicurante attribuire la carneficina al gesto di uno psicopatico.
Come se, soprattutto, una personalità disturbata, clinicamente incline
alla depressione nientemeno, contribuisse ad annullare, o comunque a
lasciar sbiadire, la matrice ideologico-religiosa di un atto
terroristico così infame. Come se il fanatismo assoluto, la
consacrazione di sé a una Causa santa che prevede il martirio e lo
sradicamento del Male attraverso il sacrificio di innumerevoli esseri
umani non fosse, appunto, una formidabile e sanguinaria risposta al
banalissimo male di vivere, all’insignificanza della vita, al vuoto
dell’esistenza, a un’umanità affamata di significati da servire con
dedizione intransigente.
Pierluigi Battista, Corriere della Sera
19 luglio 2016
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