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 5 agosto  2016 - 1 Av 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ieri ho goduto della lirica in piazza a Massa Marittima e chiudere la giornata con la Madama Butterfly mi ha portato sul palco il destino di una sposa bambina di quindici anni “netti netti” ed anche quello di una donna che per amore rinnega se stessa restando sola, senza famiglia e alla fine è uccisa (suicida), di fatto, da quello stesso amore.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Oscurato dall'ipervisibilità delle manifestazioni per i 500 anni del Ghetto di Venezia, passa completamente in secondo piano il 150esimo anniversario dell'annessione del Veneto e di parte del Friuli al Regno d'Italia. Tutti noi abbiamo studiato la cosiddetta terza guerra d'indipendenza, caduta un po' nel dimenticatoio a causa dell'ingloriosa sconfitta della flotta italica a Lissa e delle altrettanto ignobili figure collezionate dal generale La Marmora con le sue truppe di terra. Eppure nell'Agosto 1866 alla fine il Veneto venne assegnato all'Italia, dopo essere stato regalato alla Francia dagli austriaci, offesi e militarmente vittoriosi, ma fatalmente sconfitti a Sadowa dal nemico-cugino prussiano.
 
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Rio, il giorno dei Giochi
Si terrà questa sera la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Rio, la prima edizione dei Giochi in Sud America. Il mondo a Rio titola Repubblica mentre La Stampa riporta la presenza all’inaugurazione del Segretario di Stato Usa John Kerry, del Primo ministro italiano Matteo Renzi e del presidente francese Fracois Hollande. La porta bandiera italiana sarà come è noto Federica Pellegrini seguita da una delegazione di 50 atleti. E prima dell’Italia, sarà Israele a sfilare, arrivata a Rio con la più folta rappresentanza di atleti di sempre: 47 per 17 sport diversi.

L’Isis arretra, Libia nuovo fronte. Secondo quanto emerso dalla riunione al Pentagono americano, con il vertice a cui ha presenziato il presidente Obama, l’Isis sta arretrando in Siria e Iraq e per questo Washington ha deciso di aprire un altro fronte in Libia, colpendo l’avamposto jihadista di Sirte. La città, scrive Repubblica è “ancora uno scoglio troppo difficile per le forze del governo Serraj (appoggiato dagli Usa). Di qui l’ipotesi di intensificare la campagna accogliendo l’invito del governo Renzi di usare anche la base di Sigonella”. In Egitto intanto inflitto un duro colpo allo Stato Islamico in Sinai: il Cairo ha infatti annunciato di aver ucciso il capo del movimento Abu Duaa al Ansaci e altri 45 terroristi (Avvenire).

Il totalitarismo religioso dell’Isis. Nel terrorismo islamista si ritrova “una delle caratteristiche peculiari del totalitarismo: l’idea di un nemico oggettivo, cioè di una categoria di persone individuata e colpita (fino al la morte) non per ciò che fa ma per ciò che è”, spiega Giovani Belardelli sul Corriere, tracciando un’analogia tra il totalitarismo nazista e la politica del terrore dell’Isis. “Se siamo di fronte a un terrorismo che predica la nostra distruzione in quanto noi siamo individuati in blocco come nemici, – la posizione di Belardelli – ha poco senso, rischia anzi di portare fuori strada, continuare a evocare la mancata integrazione degli islamici europei di seconda generazione come un modo per combattere il terrorismo”. Per Beppe Severgnini (Corriere Sette), “Gli spacciatori di violenza non hanno il diritto di vivere tra noi (il ministero dell’Interno fa bene ad espellerli). Le comunità islamiche devono collaborare, segnalando e denunciando”.

L’Otto per mille ai musulmani. “Pronti a rinunciare ai finanziamenti dall’estero in cambio di un’intesa”, è quanto affermano alcune delle sigle della realtà islamica italiana che vorrebbero firmare con lo Stato un’intesa appunto per poi poter accedere all’8 per mille. Le comunità però, come racconta un lungo articolo di Repubblica, non riescono a trovare una rappresentanza unitaria, necessaria secondo il governo per aprire una trattativa. “Oggi le principali organizzazioni musulmane, che potrebbero aspirare a un’intesa con lo Stato, sono: l’Ucoii, la Coreis, il Centro islamico culturale che fa capo alla Grande moschea di Roma e la Confederazione islamica italiana (rappresentativa anche del mezzo milione di marocchini che vive in Italia ). E ciascuna è gelosa della propria identità”. La controproposta di queste sigle è di “stipulare accordi separati come accade con le chiese protestanti” ma non sembra una direzione che il governo vuole prendere.
 
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  davar
a processo in israele il capo di una nota ong 
Gaza, i milioni rubati da Hamas
alla popolazione palestinese

Decine di milioni di dollari raccolti da un'ong, la World Vision, e destinati alla popolazioni della Striscia di Gaza, sono stati distratti e utilizzati per finanziare le operazioni del movimento terroristico di Hamas. È quanto afferma lo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, che lo scorso 15 giugno ha arrestato presso il valico di Eretz Mohammed El-Halabi (nell'immagine), direttore della sezione di Gaza della World Vision (organizzazione internazionale cristiana impegnata in missioni umanitarie) con l'accusa di aver usato la sua posizione per passare enormi quantità di denaro a Hamas.
Secondo quanto riporta il New York Times, un alto funzionario dello Shin Bet – incontrando i giornalisti in condizione di anonimato -  ha dichiarato che Halabi è stato reclutato nel 2004 da Hamas e incaricato di infiltrarsi nella World Vision con l'obiettivo di raggiungere una posizione influente all'interno della ong. Quest'ultima è un'organizzazione umanitaria evangelica cristiana, che dispone di 50 mila dipendenti, lavora in oltre cento paesi e ha un bilancio annuo di 2,6 miliardi di dollari. Tra coloro che la sostengono, figurano le Nazioni Unite e diversi governi occidentali.
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verso rio 2016 - oggi la cerimonia inaugurale
Israele, l'Italia e le portabandiera
Due atlete aprono i Giochi 

Questa sera prenderà il via a Rio de Janeiro la 31esima edizione dei Giochi Olimpici. E un successo importante è già stato ottenuto: per la prima volta, come riportava un articolo pubblicato sul notiziario Pagine Ebraiche 24 di ieri, il Comitato olimpico ha ricordato la strage di Monaco 72, quando undici atleti israeliani furono trucidati da un commando palestinese. “Non avrei mai creduto che sarebbe successo. E invece, dopo 44 anni, sono felice di vivere questo momento storico”, le parole di commozione di Ilana Romano, vedova del pesista Joseph Romano, uno degli atleti assassinati in Germania. Parole espresse durante la cerimonia di inaugurazione del Memoriale dedicato alle vittime di Monaco 72, un luogo simbolo che da ora accompagnerà tutte le future edizioni delle Olimpiadi. Un atto dovuto e aspettato a lungo, come hanno dichiarato la vedova Romano e Ankie Spitzer, vedova di Andre. E a Rio si terrà anche un’altro momento in memoria delle Olimpiadi di Monaco, con una commemorazione il 14 di agosto al Municipio, organizzata dal Comitato olimpico israeliano e dal Consolato d'Israele nella città brasiliana, con il grande sostegno di Carlos Arthur Nuzman, presidente del comitato olimpico brasiliano nonché membro della comunità ebraica locale.
Una iniziativa a cui parteciperanno alcuni rappresentanti della delegazione olimpica israeliana (nell'immagine assieme al presidente d'Israele Reuven Rivlin prima della partenza per il Brasile) che in questa edizione ha già raggiunto uno storico risultato: è la più numerosa di sempre, con 47 atleti divisi 17 discipline diverse. Saranno loro a sfilare questa sera dietro alla portabandiera Neta Rivkin, forte ginnasta israeliana, classe 1991, alla sua seconda presenza alle Olimpiadi dopo Londra e con l'ambizione di arrivare sul podio a Rio. Dopo la Rivkin sarà un'altra atleta donna a portare in alto la bandiera del proprio paese: dopo Israele infatti toccherà all'Italia percorrere il tragitto della cerimonia inaugurale con la nuotatrice Federica Pellegrini a portare in alto il tricolore.


verso rio 2016 - dafdaf
Il mondo ebraico sale sul tatami
I judoka che sognano il podio 

Riuscite a immaginare niente di più bello? Migliaia di atleti, in rappresentanza di centinaia di paesi. Culture, religioni, identità diverse che si incontrano, pacificamente, per alcune settimane di sport ad altissimo livello.
Ogni quattro anni il miracolo riesce. Ed è un miracolo a cinque cerchi. Il miracolo delle Olimpiadi.
Questa estate l’appuntamento è a Rio De Janeiro, in Brasile, dove dal 5 al 21 agosto prossimi si svolgerà la 31esima edizione dei Giochi, la prima ad essere ospitata in Sud America.
Attenzione però, 31esima dell’epoca moderna. I Giochi furono infatti rifondati nel 1896, grazie all’iniziativa del barone Pierre de Coubertin. Ma la loro è una storia antichissima: l’istituzione delle Olimpiadi risale a quasi 3mila anni fa, nell’Antica Grecia. All’inizio erano essenzialmente una manifestazione locale e comprendevano solo una gara di corsa. Poi si aggiunsero nel tempo altre discipline, come pugilato, lotta e pentathlon.
Oggi gli sport sono molte decine, di tutti i tipi e per tutti i gusti.
Tra un tuffo e l’altro, ad agosto, ritagliatevi uno spazio per questo spettacolo imperdibile!

L’importante è partecipare

“Se vinci, non gloriarti della tua vittoria; se perdi, non lasciarti scoraggiare. Quando sei al sicuro non essere imprudente; quando sei in pericolo non avere paura. Continua semplicemente a percorrere la strada che hai davanti a te”. Così parlava il giapponese Jigoro Kano, che sul finire del 1800 ideò il Judo, una delle arti marziali oggi più popolari al mondo. In giapponese judo significa via dell’adattabilità, o via della gentilezza ed è allo stesso tempo un’arte, una filosofia, uno sport da combattimento e un metodo di difesa personale. Insegna il rispetto verso l’altro – con l’inchino con cui inizia ogni incontro -, verso se stessi, a capire e misurarsi con le proprie forze e con quelle degli altri senza diventare violenza gratuita. Ed è per questi motivi, spiegano diversi atleti che parteciperanno alle Olimpiadi di Rio 2016, che molti di loro hanno scelto il judo; hanno scelto di salire sul tatami (il tappeto quadrato i due judoka si fronteggiano) e combattere.
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verso rio 2016 - dafdaf
Gli ebrei che scoprirono il Brasile
Che gli ebrei brasiliani sappiano ballare la samba, l’allegro ballo tipico del loro paese, lo si può constatare anche senza volare fino all’altro capo del mondo. A Tel Aviv infatti nei giorni in cui si svolge il famoso carnevale sono tanti i brasiliani che scendono in strada muovendosi a ritmo di musica latina! Del resto, lì in patria, gli ebrei sono tanti – le comunità sono circa un centinaio – e si calcola arrivino a 120 mila, per la maggior parte tra San Paolo e Rio de Janeiro. E sono molto ben integrati, con alle spalle una storia lunga e complessa.
In un certo senso si può proprio dire che gli ebrei abbiano scoperto l’America: i primi sono arrivati con Cristoforo Colombo! Erano membri dell’equipaggio delle sue Caravelle, e si dice che il primo a mettere piede sul nuovo continente sia stato un certo Luis de Torres, di cui in una delle sue lettere Colombo dice che era ebreo e parlava ebraico e arabo. E così in Brasile gli ebrei sono già arrivati dal Portogallo all’inizio del Cinquecento, principalmente in fuga dall’Inquisizione, passando prima dai Paesi Bassi, dove c’era maggiore libertà religiosa e che in quel periodo stavano colonizzando il Brasile. La presenza ebraica brasiliana è la più antica di tutte oltreoceano, visto che la prima sinagoga di tutte le Americhe fu costruita nel 1636 a Recife, nel nord del Brasile.
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pilpul
Una punta di amarezza
La partecipazione per solidarietà di musulmani alla messa di domenica scorsa è un piccolo segno di speranza in questa estate terribile (a questo punto possiamo solo augurarci che la ricorderemo così, perché vorrà dire che le prossime non saranno peggiori); ma all’apprezzamento si accompagna anche una punta di amarezza, se pensiamo che un gesto analogo di solidarietà non è stato compiuto per gli ebrei (per lo meno, non in queste dimensioni). Certo, l’idea di ebrei e musulmani che si scambiano visite durante le preghiere determinerebbe infiniti problemi di sicurezza e proporla oggi in grandi numeri sarebbe poco realistico. Eppure sarebbe logico supporre che i musulmani si troverebbero più a loro agio in una sinagoga priva di immagini e con preghiere in una lingua che non dovrebbe suonare del tutto incomprensibile a chi conosce l’arabo. Per lo meno, questa è la sensazione che ho provato io nell’unica occasione che ho avuto di assistere a una preghiera del venerdì presso una moschea: parole non del tutto estranee in un luogo non del tutto estraneo. Sottolineo questo perché vorrei che l’amarezza potesse trasformarsi in una speranza per qualcosa che non è stato ma un giorno potrebbe essere. E se fosse potrebbe avere conseguenze davvero straordinarie.

Anna Segre, insegnante
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Europa, complice silenziosa
Mercoledì a Berlino centinaia di persone hanno manifestato per ricordare il massacro che gli yazidi hanno subito nell’agosto del 2014 sulle montagne del Sinjar da parte dei miliziani del Daesh. Contemporaneamente con cartelloni riempiti di fotografie e richieste d’aiuto manifestavano anche gli yazidi ancora bloccati nei campi profughi greci, come quello di Petra, nei pressi del Monte Olimpo. A Nea Kavala, un altro campo che provai a visitare in Aprile, 450 yazidi sono stati costretti a lasciare il luogo a causa di attacchi da parte di gruppi di musulmani radicali, come loro ospiti del campo. Analogo episodio sarebbe accaduto in un campo profughi in Iraq, dove alcune tende sono state bruciate dai jihadisti. La tragedia di coloro che fuggono dal Daesh continua di fronte ai nostri occhi, alle nostre porte. La stessa Europa che accettò, chiuse le proprie frontiere, e si mantenne silenziosa di fronte al nazifascismo e allo sterminio di politici, ebrei, omosessuali e zigani nel XX secolo, sta ripetendo lo stesso copione nei confronti del Daesh e nell’indifferenza delle richieste di asilo dei perseguitati dallo Stato islamico.

Francesco Moises Bassano
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Voglia di partecipare
Dalle figlie di Zelofkhad ad oggi, le donne hanno il compito di chiedere, porre domande e interloquire con la legge per svelare quello che questa ancora non ha detto. Perché, come la conoscenza, essa cresce con la nostra curiosità, la voglia di esserci e di partecipare.

Ilana Bahbout
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Diario di un soldato - Inbal
C'è chi a diciannove anni rincorre Pokémon per i ciottoli della città e c'è chi, alla medesima età, segna la storia e inaugura una nuova era.
Questa settimana incontro Inbal e, nonostante l'affetto sincero che nutro per Pikachu e i suoi amici variopinti, rimango impressionato dalla straordinaria personalità scaturita da quel corpo così esile seduto di fronte a me.


David Zebuloni
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