19 agosto 2016 - 15 Av 5775 |


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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano e Ilana Bahbout.
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Roberto Saviano @robertosaviano
18 agosto
“Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini.” Dietrich Bonhoeffer #Siria
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#PE24BreakingNews
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Arrestato in Libia leader dell'Isis,
reclutava in Italia futuri jihadisti
Abu
Nassim, il contatto tra jihadisti in Libia e l'Italia, sarebbe stato
preso al confine con la Tunisia. Il Corriere usa il condizionale,
sottolineando come la situazione in Libia sia molto confusa e capita
che notizie come questa si rivelino false. Nassim era il ricercato
numero uno dalle autorità di Tunisi, che lo considerano il responsabile
del blitz dell'Is dello scorso marzo a Ben Guerdane, con 58 vittime.
Attivo da mesi in Libia, per il suo passato in Italia è considerato
dall'intelligence libica parte di una rete di islamici ancora operativi
nel nord del nostro Paese, racconta Repubblica, che, sulle pagine
milanesi, intervista Guido Salvini, il giudice che nel 2009 seguirà
l'inchiesta a carica di Nassim. La Stampa parla di una rete di
estremisti cresciuta in Lombardia: “Tra Milano e la Lombardia c’è il
maggior numero di personaggi all’attenzione dei nostri servizi segreti
e dell’Antiterrorismo. Dalla Lombardia è partita anche la gran parte
dei 'foreign fighters' italiani, che ora però non sognano più il
martirio in Afghanistan al fianco di Bin Laden, ma il Califfo che si è
insediato a cavallo tra Siria e Iraq”.
Onore ai libici che lottano contro il Califfato. Il
filosofo francese Bernard-Henri Lévy sul Corriere parla di quella che
sembra oramai imminente, la caduta di Sirte, ultimo bastione dell'Isis
in Libia.
“È un nuovo fronte dove, nella guerra che ha dichiarato al mondo, Daesh
viene sbaragliato. - scrive il filosofo - E lo si deve, che piaccia o
no, a quei Libici Liberi, ultimi arrivati della Storia, senza memoria
repubblicana o anche solo politica, di cui possiamo esser fieri di aver
abbracciato la causa (ma che abbiamo, in seguito, piantato in asso –
salvo poi disperare del loro avvenire, col pretesto che l’esito della
loro rivoluzione era più deludente di quanto potessimo immaginare).
L’Occidente , in realtà, ha commesso a su o tempo un solo errore: non
accompagnare questo popolo per qualche passo in più sul cammino della
democrazia alla quale aspirava e – a quanto pare – aspira tuttora”.
Ernst Nolte (1923-2016).
È morto ieri a 93 anni lo storico tedesco Ernst Nolte che, nelle parole
de La Stampa, rappresentò “il negazionismo dal volto umano”. Il
quotidiano torinese spiega che Nolte ha utilizzato la “storiografia
come disciplina da impiegare 'retroattivamente' anche
nell’interpretazione del presente, e che alla normalizzazione e al
'superamento del senso di colpa' della Germania per il nazismo e la
Shoah ha consacrato la propria opera. Ma il suo paradigma relativistico
estremo faceva da maschera alle finalità reali e al pensiero autentico
di un profeta dell’antisemitismo e del negazionismo, convinto delle
'buone ragioni' dell’aberrante e mostruosa ideologia
nazionalsocialista”. Tra i suoi critici, Gian Enrico Rusconi che su La
Stampa scrive, Nolte rimarrà nella storiografia come un autore
estremamente controverso, ma motivo di importanti riflessioni critiche.
Molti dei concetti associati alla sua ricerca sono diventati
indispensabili nel dibattito storiografico: revisionismo/negazionismo,
'passato che non passa', 'uso pubblico della storia', 'guerra civile
europea'”. Per Repubblica “voleva 'cancellare il passato che non passa'
equiparando la Shoah ai crimini dei gulag”. Giudizio più favorevole
allo storico tedesco, quello espresso da Sergio Romano sul Corriere
della Sera.
Siria, la guerra nel volto di un bambino.
Il Corriere racconta la storia di Omran Daqnish, bimbo siriano
estratto dalle macerie ad Aleppo e diventato, grazie a una fotografia,
il simbolo dell'attuale tragedia della città e del popolo siriano.
Nello scatto si vede il suo volto coperto di sangue e di polvere e lo
sguardo perso nel vuoto. La sua città, Aleppo, è stata violentemente
bombardata dai russi (al fianco del dittatore Assad) e la Nato ha
ottenuto una fragile tregua di 48 ore. Ma la situazione è tragica e
Stati Uniti e Occidente non hanno il controllo della situazione in mano
a Mosca, Ankara e Damasco, scrive la Stampa, raccontando di un
possibile accordo a tre tra questi Paesi.
Burkini sì, burkini no.
Continua il dibattito sulla questione dell'abbigliamento, iniziato dopo
la decisione di alcuni comuni francesi di vietare il costume integrale
usato dalle donne musulmane e chiamato burkini. In Francia,
l'iniziativa ha trovato il favore del premier Manuel Valls mentre in
Germania la cancelliera Angela Merkel si è schierata contro il burqa,
in quanto “ostacolo all'integrazione” (Repubblica). “Condivisibili o
meno tali atteggiamenti, - scrive Renzo Guolo sulla prima di Repubblica
- si tratta di capire se il divieto favorisce o meno quella liberazione
della donna che, nominalmente, si vuole perseguire. Oppure se, come
prevedibile, non rischi di generare l'effetto contrario”.
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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