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 31 Agosto 2016 - 27 Av 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Ephraim Mirvis,
rabbino
Il grande re Salomone, l'uomo più saggio mai vissuto, una volta disse: "Come il ferro plasma il ferro, un amico plasma un amico". Credo che intendesse che un amico è qualcuno che ha un impatto positivo su di sé. Gli amici ci sostengono e incoraggiano. Ci rendono più forti quando potremmo invece sentirci deboli.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Mi ha molto colpito la partecipazione, anche con numeri non trascurabili, dell'Associazionismo islamico italiano al soccorso ai terremotati dell'Umbria e delle Marche. È un gesto, che potrebbe inserirsi in un'operazione di distensione fra le comunità musulmane ed i Paesi europei, che ha visto il suo apice estivo nella partecipazione alla messa la domenica seguente all'omicidio del sacerdote di Rouen.
 
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Ucciso portavoce dell'Isis
Incitava la Jihad europea
“Considerato la mente degli attacchi dell’Isis in Europa e numero due del movimento terroristico islamista, Abu Mohammad al Adnani è stato ucciso ieri ad Aleppo, in Siria. Almeno così riporta un comunicato dell’Isis e per questo, sottolinea Guido Olimpio sul Corriere della Sera, la notizia è stata accolta con prudenza: potrebbe essere un tentativo di depistaggio, spiega il giornalista. Al Adnani, su cui pendeva una taglia da 5 milioni di dollari, era considerato il creatore di Emni, il servizio d’intelligence dello Stato Islamico, che coordina la jihad del terrore contro l’Occidente ed è l’organizzazione considerata responsabile degli attacchi a Bruxelles e Parigi. Inoltre, riporta Repubblica, “secondo gli studiosi del jihadismo, era lui che seguiva ed elaborava la delicata strategia di comunicazione dell’Is, strumento efficace di proselitismo”.

Francia, Valls e le polemiche su donne e burkini. “Sul ruolo delle donne non possiamo transigere. Marianna, il simbolo della Repubblica, ha il seno nudo, perché nutre il popolo. Non è velata, perché è libera! Questa è la République! Questa è Marianne! E questo quel noi dobbiamo difendere sempre!”, così il Primo ministro francese Manuel Valls, nel corso di un intervento pubblico sull’identità della Francia e la lotta al totalitarismo islamista. Affermazioni pronunciate per difendere la sua posizione contro il burkini (costume integrale) che però non sono piaciute a parte dell’opinione pubblica e diversi giornalisti hanno fatto notare al Premier che Marianne porta in realtà il capo coperto (Repubblica). Intanto l’Onu ha salutato con favore la decisione del Consiglio di Stato di bocciare l’ordinanza anti-burkini, sostenendo che “i divieti sull’abbigliamento alimentano la stigmatizzazione dei musulmani” (Corriere della Sera).

Da Torino a Milano, il ritorno di Safran Foer. Dopo dieci anni, lo scrittore ebreo americano Jonathan Safran Foer torna in libreria con Eccomi (ed. Guanda), opera di cui i nostri lettori avevano avuto un’ampia anticipazione sul numero di agosto di Pagine Ebraiche. Lo scrittore, intervistato oggi dal Corriere Milano e dal Giornale, sarà protagonista questo pomeriggio di un incontro al Circolo dei lettori di Torino (Repubblica Torino) mentre domani sarà ospite al Teatro Parenti di Milano.

Predappio, il premio alla Memoria per il sindaco. L’Austrian Holocaust Memorial Award, creato nel 2006 dal Servizio austriaco all’estero, verrà conferito oggi a Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, per la creazione del Centro di documentazione del Novecento, in via di realizzazione. Il premio viene conferito ogni anno a chi si è impegnato per mantenere vivo il ricordo dei crimini del nazionalsocialismo e del fascismo, spiega Repubblica Bologna, e sarà consegnato nel pomeriggio al sindaco al Teatro comunale di Predappio.
 
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  davar
napoli e l'ebraismo ricordano il suo impegno
Alberta Levi Temin (1919-2016)
Pochi mesi fa, nel 70esimo anniversario della Repubblica, la Rai aveva voluto che raccontasse il “suo” 2 giugno. Un’emozionante testimonianza per ricordare il valore di quel voto e la svolta democratica impressa al paese.
Raccontare, d’altronde, è stata per Alberta Levi Temin la missione di una vita. Dalla sofferenza patita per l’impossibilità di iscriversi all’università con l’emanazione delle Leggi Razziste alla miracolosa salvezza a Roma, dove sfuggì per pochi secondi e grazie all’altruismo delle persone a lei più care al rastrellamento del 16 ottobre. E ancora come membro attivo delle associazioni di amicizia interreligiosa, in particolare dedicate al dialogo tra ebrei e cristiani, che iniziarono a costituirsi nel solco della dichiarazione Nostra Aetate (dell’associazione di Napoli, città in cui si stabilì nel 1945, fu per molti anni presidente).
Levi Temin era nata a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, e aveva trascorso la propria infanzia e giovinezza a Ferrara (dove insegnò alla locale scuola ebraica e dove rimase fino all’occupazione tedesca, sfuggendo anche in questo caso in modo miracoloso a un arresto).
In occasione dei festeggiamenti per i suoi 90 anni, Levi Temin era stata definita dall’allora sindaco della città partenopea, Rosa Russo Iervolino, “l’oro di Napoli”. E numerose, nel corso della sua vita, sono state le attestazioni di stima e apprezzamento per le sue attività al servizio della memoria, della conoscenza, del dialogo.
Ad inorgoglirla però era anche l’aver dato una continuità ebraica alla sua famiglia, duramente colpita dalle persecuzioni. Cinque figli, dodici nipoti, ventitré bisnipoti. L’ultimo dei quali nato appena due settimane fa.
“A nome mio personale e del Consiglio UCEI vorrei esprimerti il nostro profondo cordoglio per la tua dolorosa perdita. Siamo affettuosamente vicini a te e alla tua famiglia e vi inviamo un caloroso abbraccio” scrive la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio rivolto al figlio Sandro, Consigliere UCEI.
“Perdiamo uno dei pilastri della Comunità, il cui valore è riconosciuto a livello nazionale. Una donna di grande impegno, ebraico e non solo, che ha portato la sua testimonianza nelle scuole fino all’ultimo momento” afferma la presidente della Comunità ebraica napoletana Lydia Schapirer.
Parole di cordoglio anche dalla senatrice Silvana Amati, prima firmataria della legge sul negazionismo. “La sua preziosa testimonianza, insieme a quelle di altri che come lei riuscirono a salvarsi dagli orrori del nazismo – scrive l’onorevole in una nota – ha svolto un ruolo fondamentale nel percorso che ha portato all’approvazione, lo scorso giugno, della legge”.
Al Consigliere Temin, al nipote Gadi Piperno, a tutti i familiari e a tutti coloro che le hanno voluto bene e che da Alberta hanno ricevuto in dono una testimonianza di coraggio e di impegno, la vicinanza e il cordoglio della redazione di Pagine Ebraiche e del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it.
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il diplomatico israeliano entra in carica 
Ambasciata d'Israele al Cairo, l'Egitto accoglie David Govrin 
La sua nomina era stata annunciata da tempo ma mancava l'ultimo passaggio, arrivato con la presentazione, nelle scorse ore, delle lettere credenziali al presidente egiziano Abdel-Fattah Al Sissi. Ora David Govrin è diventato ufficialmente il nuovo ambasciatore d'Israele in Egitto, potendo così contattare i funzionari del governo egiziano in qualità di rappresentante diplomatico dello Stato ebraico. La nomina di Govrin arriva in un momento positivo nei rapporti tra Egitto e Israele, come dimostra la visita a Gerusalemme del ministro degli Esteri egiziano Samekh Shoukry dello scorso luglio. E sembra lontano il brutto episodio del 2011, quando un fiume di manifestanti distrusse la sede dell'ambasciata israeliana al Cairo, portando alla chiusura della struttura e al ritiro dell'ambasciatore (l'ambasciata è stata riaperta ufficialmente solo nel settembre 2015).
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francia - l'esempio di napoleone con gli ebrei
Gli islamici e l’obbligo di fedeltà
Una proposta che fa discutere 

“Alain Juppé vuole essere il Napoleone dei musulmani. Un incubo?”. Titola così una sua riflessione su Slate.fr Claude Askolovitch, giornalista e scrittore, ex direttore del giornale ebraico L’Arche, in cui esamina da un punto di vista storico alcune recenti affermazioni di Juppé, candidato alle primarie del centrodestra per le elezioni presidenziali del 2017. Al momento è dato per favorito, addirittura anche nella corsa alla presidenza (secondo i sondaggi potrebbe essere l’unico in grado di battere Marine Le Pen già al primo turno), e nel corso di un incontro svoltosi sabato a Chatou, nell’Île-de-France, ha fatto alcuni paragoni su cui Askolovitch apre ora un dibattito. In merito alla questione spinosa dei musulmani in Francia, Juppé ha infatti proposto un “accordo solenne tra la Repubblica e i rappresentanti del loro culto”, facendo riferimento al passato glorioso della Francia. “È arrivato il momento – le sue parole – di dare delle risposte precise alle domande che si pongono molti francesi. L’abbiamo fatto per gli ebrei all’inizio del XIX secolo su iniziativa di Napoleone. La Terza Repubblica l’ha fatto con la Chiesa cattolica all’inizio del XX secolo, non senza violenze. Dobbiamo farlo oggi con i francesi musulmani”.

(Nell'immagine, una rappresentazione di metà Ottocento della riabilitazione del culto ebraico da parte di Napoleone Bonaparte)
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CALCIO - L'ESORDIO DELL'ITALIA A HAIFA
Da Ventura a coach Pianigiani,
Israele abbraccia l'azzurro

Si avvicina l’appuntamento con Israele-Italia, primo incontro del girone di qualificazione ai Mondiali di Calcio del 2018. Una sfida ricca di incognite per Giampiero Ventura, all’esordio da selezionatore della nazionale dopo tanti anni in club medi e minori. Tra pochi giorni anche un altro tecnico italiano esordirà in Israele, anche se come protagonista del campionato locale. Grande carattere e progetti ambiziosi segnano infatti la sfida di Simone Pianigiani, l’ex coach degli azzurri del basket che ora punta in alto con l’Hapoel Gerusalemme.
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pilpul
"Museo Shoah, serve chiarezza"
Di passaggio per Roma dopo la mia aliyah dello scorso mese, ho letto con piacere che l’amministrazione capitolina ha sottoscritto con la ditta vincitrice della gara europea bandita nella primavera del 2013 – ma per i ripensamenti dell’amministrazione (e non solo) aggiudicata in via provvisoria solo a Novembre 2014 – il contratto d’appalto definitivo per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori di costruzione del Museo Nazionale della Shoah.
È questa una notizia che avrebbe dovuto rallegrarci tutti, soprattutto i pochi sopravvissuti dai lager ancora in vita e i figli delle migliaia di vittime italiane. Ho letto quindi con sorpresa e incredulità le dichiarazioni dell’attuale presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia, che preferisce “concentrarsi sull’attività viva” preoccupandosi che “si ritorni al passato puntando l’attenzione sull’immobile.” Evidentemente ignora che oggi i musei, come ha affermato la direttrice del MEIS di Ferrara, Simonetta Della Seta, (vedi Moked) “non sono luoghi del passato, di oggetti in vetrina ma poli esperienziali che servono a sollecitare l’identità delle persone, ad aggiungere storie alla nostra conoscenza”. Aggiungo che il costruendo Museo Nazionale della Shoah non è soltanto un risarcimento che l’Italia- che promulgò le infami leggi razziste antiebraiche nel 1938 e che fu corresponsabile con la Germania nazista della deportazione e della morte di 7000 cittadini ebrei dall’Italia e di 2000 da Rodi, allora territorio metropolitano – deve alle vittime , ma vuole essere soprattutto “un centro di studio, di didattica, di formazione dei docenti per mantenere viva e presente nella società civile la memoria della Shoah, contribuire alla promozione dei valori dell’uguaglianza e della pace tra i popoli con l’affermazione del principio di fratellanza e di accoglienza di ogni diversità, contro ogni forma di razzismo e di discriminazione fra gli uomini”, come recita lo Statuto della Fondazione.
Certamente è apprezzabile la preparazione di una mostra sul 16 ottobre 1943, ma mi permetto di ricordare che una grande mostra dallo stesso titolo fu già allestita dalla Fondazione al Vittoriano nel 2013, nel 70° anniversario della grande razzia degli ebrei di Roma, inaugurata dall’allora ministro dei Beni e delle Attività culturali, Massimo Bray.


Leone Paserman
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Ticketless - Bassani, il trotzkista
Fa sorridere pensare che le neoavanguardie degli anni Sessanta se la prendessero con il povero Bassani, accusandolo di tutto e di più, senza accorgersi del carattere politico dei suoi scritti. Nel Giardino e nelle Storie ferraresi espone idee coraggiose. Altro che crepuscolarismo dolciastro. Bassani aveva imparato da Croce e da Zanotti Bianco “il senso della storia”, ma anche la spavalderia delle tesi controcorrente, come si vede nella denuncia contro le politiche della memoria nell’Italia del dopoguerra (Una lapide di via Mazzini). Mise a nudo il fascismo ebraico quando tutti dicevano che non era esistito, descrisse meglio degli storici togati le dimensioni del “consenso”. Non negò importanza nemmeno ad un tema che era tabù ai suoi tempi: l’antisemitismo di sinistra. Neanche oggi si parla molto di questa serpe in seno cresciuta dentro la cultura dell’antifascismo. Malnati, nel Giardino, con le sue rozze teorie materialistiche e l’onorevole Bottecchiari, passato indenne e non senza compromessi nel ventennio, nella “storia” di Clelia Trotti, testimoniano le doti di uno scrittore più di altri “politico”.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Roma-Teheran
Ho appreso, poco prima della pubblicazione di questo pezzo, della scomparsa di Alberta Levi Temin, insuperabile faro di morale e cultura per generazioni di italiani. Non facendo in tempo a sostituire l’articolo consegnato, e riservandomi di dedicare alla grande Amica il mio contributo di mercoledì prossimo, Le rivolgo da queste colonne un affettuoso ringraziamento per tutto quanto mi ha insegnato.
In una mia recente nota, a proposito dei corsi sul sionismo organizzati dall’Area Cultura e Formazione dell’UCEI (quelli a me affidati, come ho detto, si svolgono a Firenze e Napoli), ho iniziato il discorso invitando a considerare un dato di fatto che, a mio avviso, dovrebbe fungere da presupposto per qualsiasi analisi e inquadramento del fenomeno, ossia la sua assoluta peculiarità e unicità nel pur variegato quadro delle varie vicende umane. Da qualsiasi angolazione lo si consideri (sul piano politico, storico, nazionale, culturale, religioso, identitario), il sionismo sfugge a paragoni con altri accadimenti a cui, per qualche aspetto, parrebbe talvolta somigliare, e ciò perché niente, come il sionismo, valica ogni recinzione in un definito perimetro spaziale e temporale, ma si espande, nello spazio e nel tempo, indefinitamente, coinvolgendo, sempre e dovunque, l’umana coscienza e volontà.


Francesco Lucrezi, storico
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