Ephraim Mirvis,
rabbino
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Il
grande re Salomone, l'uomo più saggio mai vissuto, una volta disse:
"Come il ferro plasma il ferro, un amico plasma un amico". Credo che
intendesse che un amico è qualcuno che ha un impatto positivo su di sé.
Gli amici ci sostengono e incoraggiano. Ci rendono più forti quando
potremmo invece sentirci deboli.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Mi
ha molto colpito la partecipazione, anche con numeri non trascurabili,
dell'Associazionismo islamico italiano al soccorso ai terremotati
dell'Umbria e delle Marche. È un gesto, che potrebbe inserirsi in
un'operazione di distensione fra le comunità musulmane ed i Paesi
europei, che ha visto il suo apice estivo nella partecipazione alla
messa la domenica seguente all'omicidio del sacerdote di Rouen.
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Ucciso portavoce dell'Isis
Incitava la Jihad europea
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“Considerato
la mente degli attacchi dell’Isis in Europa e numero due del movimento
terroristico islamista, Abu Mohammad al Adnani è stato ucciso ieri ad
Aleppo, in Siria. Almeno così riporta un comunicato dell’Isis e per
questo, sottolinea Guido Olimpio sul Corriere della Sera, la notizia è
stata accolta con prudenza: potrebbe essere un tentativo di
depistaggio, spiega il giornalista. Al Adnani, su cui pendeva una
taglia da 5 milioni di dollari, era considerato il creatore di Emni, il
servizio d’intelligence dello Stato Islamico, che coordina la jihad del
terrore contro l’Occidente ed è l’organizzazione considerata
responsabile degli attacchi a Bruxelles e Parigi. Inoltre, riporta
Repubblica, “secondo gli studiosi del jihadismo, era lui che seguiva ed
elaborava la delicata strategia di comunicazione dell’Is, strumento
efficace di proselitismo”.
Francia, Valls e le polemiche su donne e burkini. “Sul ruolo delle
donne non possiamo transigere. Marianna, il simbolo della Repubblica,
ha il seno nudo, perché nutre il popolo. Non è velata, perché è libera!
Questa è la République! Questa è Marianne! E questo quel noi dobbiamo
difendere sempre!”, così il Primo ministro francese Manuel Valls, nel
corso di un intervento pubblico sull’identità della Francia e la lotta
al totalitarismo islamista. Affermazioni pronunciate per difendere la
sua posizione contro il burkini (costume integrale) che però non sono
piaciute a parte dell’opinione pubblica e diversi giornalisti hanno
fatto notare al Premier che Marianne porta in realtà il capo coperto
(Repubblica). Intanto l’Onu ha salutato con favore la decisione del
Consiglio di Stato di bocciare l’ordinanza anti-burkini, sostenendo che
“i divieti sull’abbigliamento alimentano la stigmatizzazione dei
musulmani” (Corriere della Sera).
Da Torino a Milano, il ritorno di Safran Foer. Dopo dieci anni, lo
scrittore ebreo americano Jonathan Safran Foer torna in libreria con
Eccomi (ed. Guanda), opera di cui i nostri lettori avevano avuto
un’ampia anticipazione sul numero di agosto di Pagine Ebraiche. Lo
scrittore, intervistato oggi dal Corriere Milano e dal Giornale, sarà
protagonista questo pomeriggio di un incontro al Circolo dei lettori di
Torino (Repubblica Torino) mentre domani sarà ospite al Teatro Parenti
di Milano.
Predappio, il premio alla Memoria per il sindaco. L’Austrian Holocaust
Memorial Award, creato nel 2006 dal Servizio austriaco all’estero,
verrà conferito oggi a Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, per la
creazione del Centro di documentazione del Novecento, in via di
realizzazione. Il premio viene conferito ogni anno a chi si è impegnato
per mantenere vivo il ricordo dei crimini del nazionalsocialismo e del
fascismo, spiega Repubblica Bologna, e sarà consegnato nel pomeriggio
al sindaco al Teatro comunale di Predappio.
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napoli e l'ebraismo ricordano il suo impegno
Alberta Levi Temin (1919-2016)
Pochi
mesi fa, nel 70esimo anniversario della Repubblica, la Rai aveva voluto
che raccontasse il “suo” 2 giugno. Un’emozionante testimonianza per
ricordare il valore di quel voto e la svolta democratica impressa al
paese.
Raccontare, d’altronde, è stata per Alberta Levi Temin la missione di
una vita. Dalla sofferenza patita per l’impossibilità di iscriversi
all’università con l’emanazione delle Leggi Razziste alla miracolosa
salvezza a Roma, dove sfuggì per pochi secondi e grazie all’altruismo
delle persone a lei più care al rastrellamento del 16 ottobre. E ancora
come membro attivo delle associazioni di amicizia interreligiosa, in
particolare dedicate al dialogo tra ebrei e cristiani, che iniziarono a
costituirsi nel solco della dichiarazione Nostra Aetate
(dell’associazione di Napoli, città in cui si stabilì nel 1945, fu per
molti anni presidente).
Levi Temin era nata a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, e aveva
trascorso la propria infanzia e giovinezza a Ferrara (dove insegnò alla
locale scuola ebraica e dove rimase fino all’occupazione tedesca,
sfuggendo anche in questo caso in modo miracoloso a un arresto).
In occasione dei festeggiamenti per i suoi 90 anni, Levi Temin era
stata definita dall’allora sindaco della città partenopea, Rosa Russo
Iervolino, “l’oro di Napoli”. E numerose, nel corso della sua vita,
sono state le attestazioni di stima e apprezzamento per le sue attività
al servizio della memoria, della conoscenza, del dialogo.
Ad inorgoglirla però era anche l’aver dato una continuità ebraica alla
sua famiglia, duramente colpita dalle persecuzioni. Cinque figli,
dodici nipoti, ventitré bisnipoti. L’ultimo dei quali nato appena due
settimane fa.
“A nome mio personale e del Consiglio UCEI vorrei esprimerti il nostro
profondo cordoglio per la tua dolorosa perdita. Siamo affettuosamente
vicini a te e alla tua famiglia e vi inviamo un caloroso abbraccio”
scrive la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi
Di Segni in un messaggio rivolto al figlio Sandro, Consigliere UCEI.
“Perdiamo uno dei pilastri della Comunità, il cui valore è riconosciuto
a livello nazionale. Una donna di grande impegno, ebraico e non solo,
che ha portato la sua testimonianza nelle scuole fino all’ultimo
momento” afferma la presidente della Comunità ebraica napoletana Lydia
Schapirer.
Parole di cordoglio anche dalla senatrice Silvana Amati, prima
firmataria della legge sul negazionismo. “La sua preziosa
testimonianza, insieme a quelle di altri che come lei riuscirono a
salvarsi dagli orrori del nazismo – scrive l’onorevole in una nota – ha
svolto un ruolo fondamentale nel percorso che ha portato
all’approvazione, lo scorso giugno, della legge”.
Al Consigliere Temin, al nipote Gadi Piperno, a tutti i familiari e a
tutti coloro che le hanno voluto bene e che da Alberta hanno ricevuto
in dono una testimonianza di coraggio e di impegno, la vicinanza e il
cordoglio della redazione di Pagine Ebraiche e del portale
dell’ebraismo italiano www.moked.it. Leggi
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francia - l'esempio di napoleone con gli ebrei
Gli islamici e l’obbligo di fedeltà
Una proposta che fa discutere
“Alain
Juppé vuole essere il Napoleone dei musulmani. Un incubo?”. Titola così
una sua riflessione su Slate.fr Claude Askolovitch, giornalista e
scrittore, ex direttore del giornale ebraico L’Arche, in cui esamina da
un punto di vista storico alcune recenti affermazioni di Juppé,
candidato alle primarie del centrodestra per le elezioni presidenziali
del 2017. Al momento è dato per favorito, addirittura anche nella corsa
alla presidenza (secondo i sondaggi potrebbe essere l’unico in grado di
battere Marine Le Pen già al primo turno), e nel corso di un incontro
svoltosi sabato a Chatou, nell’Île-de-France, ha fatto alcuni paragoni
su cui Askolovitch apre ora un dibattito. In merito alla questione
spinosa dei musulmani in Francia, Juppé ha infatti proposto un “accordo
solenne tra la Repubblica e i rappresentanti del loro culto”, facendo
riferimento al passato glorioso della Francia. “È arrivato il momento –
le sue parole – di dare delle risposte precise alle domande che si
pongono molti francesi. L’abbiamo fatto per gli ebrei all’inizio del
XIX secolo su iniziativa di Napoleone. La Terza Repubblica l’ha fatto
con la Chiesa cattolica all’inizio del XX secolo, non senza violenze.
Dobbiamo farlo oggi con i francesi musulmani”.
(Nell'immagine, una rappresentazione di metà Ottocento della riabilitazione del culto ebraico da parte di Napoleone Bonaparte) Leggi
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"Museo Shoah, serve chiarezza"
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Di
passaggio per Roma dopo la mia aliyah dello scorso mese, ho letto con
piacere che l’amministrazione capitolina ha sottoscritto con la ditta
vincitrice della gara europea bandita nella primavera del 2013 – ma per
i ripensamenti dell’amministrazione (e non solo) aggiudicata in via
provvisoria solo a Novembre 2014 – il contratto d’appalto definitivo
per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori di
costruzione del Museo Nazionale della Shoah.
È questa una notizia che avrebbe dovuto rallegrarci tutti, soprattutto
i pochi sopravvissuti dai lager ancora in vita e i figli delle migliaia
di vittime italiane. Ho letto quindi con sorpresa e incredulità le dichiarazioni
dell’attuale presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario
Venezia, che preferisce “concentrarsi sull’attività viva”
preoccupandosi che “si ritorni al passato puntando l’attenzione
sull’immobile.” Evidentemente ignora che oggi i musei, come ha
affermato la direttrice del MEIS di Ferrara, Simonetta Della Seta,
(vedi Moked)
“non sono luoghi del passato, di oggetti in vetrina ma poli
esperienziali che servono a sollecitare l’identità delle persone, ad
aggiungere storie alla nostra conoscenza”. Aggiungo che il costruendo
Museo Nazionale della Shoah non è soltanto un risarcimento che
l’Italia- che promulgò le infami leggi razziste antiebraiche nel 1938 e
che fu corresponsabile con la Germania nazista della deportazione e
della morte di 7000 cittadini ebrei dall’Italia e di 2000 da Rodi,
allora territorio metropolitano – deve alle vittime , ma vuole essere
soprattutto “un centro di studio, di didattica, di formazione dei
docenti per mantenere viva e presente nella società civile la memoria
della Shoah, contribuire alla promozione dei valori dell’uguaglianza e
della pace tra i popoli con l’affermazione del principio di fratellanza
e di accoglienza di ogni diversità, contro ogni forma di razzismo e di
discriminazione fra gli uomini”, come recita lo Statuto della
Fondazione.
Certamente è apprezzabile la preparazione di una mostra sul 16 ottobre
1943, ma mi permetto di ricordare che una grande mostra dallo stesso
titolo fu già allestita dalla Fondazione al Vittoriano nel 2013, nel
70° anniversario della grande razzia degli ebrei di Roma, inaugurata
dall’allora ministro dei Beni e delle Attività culturali, Massimo Bray.
Leone Paserman
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Ticketless
- Bassani, il trotzkista |
Fa
sorridere pensare che le neoavanguardie degli anni Sessanta se la
prendessero con il povero Bassani, accusandolo di tutto e di più, senza
accorgersi del carattere politico dei suoi scritti. Nel Giardino e nelle Storie ferraresi espone
idee coraggiose. Altro che crepuscolarismo dolciastro. Bassani aveva
imparato da Croce e da Zanotti Bianco “il senso della storia”, ma anche
la spavalderia delle tesi controcorrente, come si vede nella denuncia
contro le politiche della memoria nell’Italia del dopoguerra (Una lapide di via Mazzini).
Mise a nudo il fascismo ebraico quando tutti dicevano che non era
esistito, descrisse meglio degli storici togati le dimensioni del
“consenso”. Non negò importanza nemmeno ad un tema che era tabù ai suoi
tempi: l’antisemitismo di sinistra. Neanche oggi si parla molto di
questa serpe in seno cresciuta dentro la cultura dell’antifascismo.
Malnati, nel Giardino, con le
sue rozze teorie materialistiche e l’onorevole Bottecchiari, passato
indenne e non senza compromessi nel ventennio, nella “storia” di Clelia
Trotti, testimoniano le doti di uno scrittore più di altri “politico”.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Roma-Teheran
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Ho
appreso, poco prima della pubblicazione di questo pezzo, della
scomparsa di Alberta Levi Temin, insuperabile faro di morale e cultura
per generazioni di italiani. Non facendo in tempo a sostituire
l’articolo consegnato, e riservandomi di dedicare alla grande Amica il
mio contributo di mercoledì prossimo, Le rivolgo da queste colonne un
affettuoso ringraziamento per tutto quanto mi ha insegnato.
In una mia recente nota, a proposito dei corsi sul sionismo organizzati
dall’Area Cultura e Formazione dell’UCEI (quelli a me affidati, come ho
detto, si svolgono a Firenze e Napoli), ho iniziato il discorso
invitando a considerare un dato di fatto che, a mio avviso, dovrebbe
fungere da presupposto per qualsiasi analisi e inquadramento del
fenomeno, ossia la sua assoluta peculiarità e unicità nel pur variegato
quadro delle varie vicende umane. Da qualsiasi angolazione lo si
consideri (sul piano politico, storico, nazionale, culturale,
religioso, identitario), il sionismo sfugge a paragoni con altri
accadimenti a cui, per qualche aspetto, parrebbe talvolta somigliare, e
ciò perché niente, come il sionismo, valica ogni recinzione in un
definito perimetro spaziale e temporale, ma si espande, nello spazio e
nel tempo, indefinitamente, coinvolgendo, sempre e dovunque, l’umana
coscienza e volontà.
Francesco Lucrezi, storico
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