Da Ventura a Pianigiani,
Israele abbraccia l’azzurro

Schermata 2016-08-31 alle 14.17.32Si avvicina l’appuntamento con Israele-Italia, primo incontro del girone di qualificazione ai Mondiali di Calcio del 2018. Una sfida ricca di incognite per Giampiero Ventura, all’esordio da selezionatore della nazionale dopo tanti anni in club medi e minori. Tra pochi giorni anche un altro tecnico italiano esordirà in Israele, anche se come protagonista del campionato locale. Grande carattere e progetti ambiziosi segnano infatti la sfida di Simone Pianigiani, l’ex coach degli azzurri del basket che ora punta in alto con l’Hapoel Gerusalemme.

Insegna l’adagio (e lo ricorda una celebre canzone dei Morcheeba) che Roma non è stata costruita in un solo giorno. E quindi che se si punta in alto servono pazienza, abnegazione e lavoro duro. “Don’t you know that Rome wasn’t built in a day” dice Skye Edwards nel tormentone musicale che ha segnato i primi Anni Duemila. La stessa domanda che Simone Pianigiani, uno dei più grandi allenatori di basket d’Europa, ha posto alla stampa israeliana nelle scorse settimane.
Il 47enne coach senese, alla guida per un lungo corso della nazionale azzurra, oltre che della gloria locale Mens Sana, con lui dominatrice assoluta, torna a mettersi in gioco su una panchina di club a tre anni dall’ultima volta (con in turchi del Fenerbahce). La sfida è bella e ambiziosa, anche perché tutto attorno l’entusiasmo si fa sempre più travolgente, rischiando di sfumare ostacoli che proprio irrilevanti non sono.
L’obiettivo è quello di portare l’Hapoel Gerusalemme, realtà da poco ai vertici del basket israeliano, in vetta. Regalare quindi un secondo trofeo nazionale dopo quello conquistato nel 2015, che aveva tolto lo scettro alla leggenda Maccabi Tel Aviv (51 trofei in bacheca su un totale di 62 stagioni di Ligat Ha’Al, la prima serie professionistica).
E col tempo allargare sempre di più lo sguardo e rafforzare una dimensione continentale di prestigio per quello che è non solo un consorzio sportivo di tutto rispetto, ma anche un “brand” (termine usato dallo stesso Pianigiani in conferenza stampa) i cui destini sono strettamente intrecciati con quelli della città, Gerusalemme, da cui (prima o poi, perché per il momento l’Eurolega è una utopia) partirà la rincorsa.
A catalizzare gli entusiasmi l’attrazione numero uno di questa Ligat Ha’Al, il 34enne Amar’e Stoudemire. Quindici anni da fenomeno nella Nba; 846 partite (18.9 punti e 7.8 rimbalzi di media) con Phoenix, New York, Dallas e Miami; una folgorazione per l’ebraismo che qualche anno fa l’ha portato ad avvicinarsi in modo significativo alle sinagoghe e a Israele.
Era da tempo che si parlava di un suo possibile (e comunque clamoroso) trasferimento in Ligat Ha’Al. Nel 2011 era sfumato di un soffio il passaggio al Maccabi, durante il lockout della Nba. Non se ne era fatto più niente, ma la voglia di riprovarci – come si vede – non gli è passata. Dell’Hapoel d’altronde è già azionista di riferimento dopo il suo ingresso in società come co-proprietario attraverso la cordata che ha rilevato il team nel 2013. Il contratto, in pratica se l’è scritto e firmato da solo.
“Vincere è l’obiettivo di qualsiasi allenatore e qualsiasi club, ma è ancora più importante sentire i proprietari che parlano di qualità del lavoro e di visione del futuro” dice Pianigiani. E c’è molto di ‘italiano’ in questo sodalizio. Hanno frequentato parquet nostrani, infatti, i cestisti Curtis Jerrels, Jerome Dyson e Tarence Kinsey. Dyson è stato campione d’Italia con la Dinamo Sassari nel 2015, Jerrels con l’Olimpia Milano l’anno precedente. Tutti e tre sicuri protagonisti insieme ad alcuni israeliani niente male come Yotam Halperin e Lior Eliyahu.
Pur predicando calma, Pianigiani ha comunque in mente il top. “Tutti in Europa – dice – sanno che la squadra di Gerusalemme crescerà. Vogliamo farci rispettare”. Certamente le doti di motivatore non gli mancano e sono ancora oggetto di venerazione tra gli appassionati. Pochi infatti hanno dimenticato il vibrante sfogo durante un incontro che – ironia della sorte – nel 2011 vedeva opposta la nazionale italiana a quella israeliana, ultimo match del girone eliminatorio degli Europei di Lituania. Gli azzurri, già eliminati (come i loro rivali), in totale balia dell’avversario. Ma ad arrendersi Pianigiani non pensa proprio. E durante il time out tira fuori il meglio di sé. “Occorre un po’ di dignità, nessuno fa un salto” urla indemoniato ai suoi uomini. Da -21, in pochi minuti, gli azzurri riprendono in mano l’incontro. All’overtime sarà sconfitta, ma almeno con dignità.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche settembre 2016

(31 agosto 2016)