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6 settembre 2016 - 3 Elul 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
"Quando ci sarà presso di te un povero… non dovrai chiudere la tua mano verso di lui…” (Devarim, 15; 7). È uno dei tanti versi che abbiamo letto nella parashah dello scorso Shabbat con i quali la Torah ci spinge ad aiutare gli indigenti. Se traduciamo questo verso alla lettera potremmo leggere “..quando un povero è in te stesso…..”. Questo è uno dei significati di questo passaggio. Capire che in ognuno di noi alberga la povertà, e che da un momento all’altro anche chi vive nel benessere potrebbe cadere nell’indigenza.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Ieri sera è accaduto quello che nessun ebreo italiano vorrebbe che mai accadesse: Italia contro Israele sul campo di calcio. Di solito l’antisemita ti chiede “se l’Italia facesse la guerra a Israele, tu per chi terresti?”. Per fortuna c’è un mare di mezzo. Un mare che tuttavia non impedisce che i due paesi si incontrino per giocare a calcio.
Non sono un gran tifoso, ma non sono riuscito a staccare gli occhi dal teleschermo, anche se con il volume al minimo, mentre ascoltavo Daniel Barenboim che dal mio studio dirigeva la quarta di Bruckner alla BBC. Imperdibile!
Gli italiani attaccavano e speravi che facessero un bel gol. Poi gli israeliani contrattaccavano, e speravi in un incredibile gol di Zahavi. Insomma, mai assistito a una partita di calcio con tanto contraddittoria passione.
 
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Torinodanza, Eno
rovina la festa
Aderisce al boicottaggio di Israele l’artista e produttore Brian Eno, che a Torino nega l’utilizzo di una delle sue musiche alla Batsheva Dance Company, la popolare compagnia israeliana diretta da Ohad Naharin che questa sera al Palazzo Regio inaugura Torinodanza. Una decisione che riporta al centro delle cronache italiane i veleni del Bds e la trasversalità delle azioni di rifiuto dello Stato ebraico. “Abbiamo rispettato in pieno il desiderio di Mr Eno – sostiene il management della Batsheva, le cui parole sono riportate tra gli altri dalla Stampa – e sostituito la musica nel pezzo ‘Humus’. Con grande tristezza in quanto crediamo che questo genere di azione sia inutile e non dia nessun contributo alla soluzione del conflitto, a porre termine all’occupazione e a portare la pace nella nostra regione. Ohad Naharin è stato un attivista politico per anni all’interno di Israele e non ha mai esitato ad esprimersi sulla situazione sulla Striscia di Gaza. II suo profondo impegno per la libertà dello spirito umano si riflette nel suo operato come nelle creazioni artistiche”. Questa la posizione espressa dal direttore della manifestazione, Gigi Cristoforetti: “Eno ha fatto bene se in coscienza non se la sentiva. Però la nostra scelta di invitare uno spettacolo bellissimo non è in alcun modo politica. E pura arte e dentro un teatro la politica non deve entrare, al di là delle opinioni personali di ciascuno, che vanno rispettate”.

Scompare alla soglia dei 95 anni Enrica Zarfati, l’ultima ebrea romana sopravvissuta ad Auschwitz ancora in vita. “Abitante storica del quartiere Garbatella, aveva raccontato la Shoah, mantenendo viva la memoria di quell’orrore, testimone coraggiosa e lottatrice determinata contro ogni forma di negazionismo” la ricorda in una nota la Comunità ebraica della Capitale. “Ci uniamo al dolore della sua famiglia, dei suoi cari, dei tanti che da lei hanno appreso una lezione di impegno e di coraggio. Sia il suo ricordo di benedizione” dice la presidente UCEI Noemi Di Segni.

Se fosse uno scatto di epoca fascista potrebbero essere tanti piccoli balilla, scrive Repubblica. E invece sono 13 ragazzi che hanno partecipato alla tre giorni “Camelot skinhead” nel trevigiano, immortalati mentre posano con il braccio alzato per imitare il saluto nazista. Forte protesta dell’Anpi, non appena lo scatto è diventato virale in rete.

Su La Stampa, si racconta il viaggio che rabbini da tutto il mondo intraprendono in queste ore in Calabria alla ricerca dei cedri più belli per la festa di Sukkot. Un racconto suggestivo, macchiato però da questo passaggio davvero sconcertante: “Ogni frutto viene venduto dagli agricoltori a 10 euro – si legge – per essere poi rivenduto dagli ebrei a una cifra che va dai 300 ai 400 euro”.

In arrivo nel quartiere ebraico romano alcuni pilomat, i dissuasori semiautomatici a scomparsa che possono impedire il passaggio delle auto. “Completate le opere – scrive Repubblica – saranno rilasciati permessi ai genitori dei bambini delle scuole ebraiche e anche regolamentato il carico e lo scarico merci per ristoranti e attività commerciali”.
 
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  davar
al teatro regio lo spettacolo di ohad naharin
Torinodanza sceglie Israele,
Batsheva apre la kermesse

“Corpi che si muovono con la precisione delle spade dei samurai. Gambe, braccia e schiene che si stendono e flettono creando forme nello stesso istante in cui le distruggono. Sensualità plastica e chirurgica dei gesti che lascia negli occhi il desiderio che la danza non finisca mai". È con queste parole che il programma di Torinodanza, la rassegna dedicata alla danza nell'ambito del festival MiTo, descrive lo spettacolo Tre di Ohad Naharin, una creazione in tre pezzi del 2005 creata per la compagnia israeliana Batsheva Dance Company. Una coreografia avanguardistica scelta per l'inaugurazione della kermesse, che si terrà stasera al Teatro Regio, primo appuntamento di due mesi di esibizioni di ballerini e artisti di tutto il mondo.
In Tre i danzatori si muovono secondo i principi di “Gaga”, una tecnica che si basa sulla comprensione individuale del corpo e dei suoi limiti e invita a trascenderli, trasformando il movimento in emozione. Un processo che rappresenta il senso di questa edizione di Torinodanza illustrato dal direttore Gigi Cristoforetti, il quale ha paragonato il festival a un "essere vivente, ricco di segni stratificati, che rimandano a tempi, a situazioni, a emozioni e ricordi". Unica nota stonata risulta la decisione dell’artista e produttore Brian Eno, il quale ha negato alla Batsheva Dance Company l’utilizzo di una delle sue musiche per lo spettacolo, per motivi politici. Il musicista aderisce infatti alla velenosa campagna del BDS, il movimento che invita al boicottaggio di Israele. La Compagnia ha fatto sapere, tramite Cristoforetti, di aver sostituito la musica di Eno con un brano originale di Ohad Fishof. “Abbiamo rispettato in pieno il desiderio di Mr Eno – conferma il management della Batsheva, le cui parole sono riportate sulla stampa italiana – e sostituito la musica nel pezzo ‘Humus’. Con grande tristezza in quanto crediamo che questo genere di azione sia inutile e non dia nessun contributo alla soluzione del conflitto, a porre termine all’occupazione e a portare la pace nella nostra regione. Ohad Naharin è stato un attivista politico per anni all’interno di Israele e non ha mai esitato ad esprimersi sulla situazione sulla Striscia di Gaza. II suo profondo impegno per la libertà dello spirito umano si riflette nel suo operato come nelle creazioni artistiche”.
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PRONTO INTERVENTO DELLE AUTORITÀ ISRAELIANE
Haifa, saluti romani in curva
Tifosi italiani allontanati

Individuati, fermati e sbattuti fuori.
Non hanno perso tempo gli steward israeliani, intervenuti ieri nel corso dell’incontro di qualificazione ai Mondiali del 2018 tra i padroni di casa e l’Italia per allontanare dallo stadio di Haifa un gruppo di tifosi azzurri che, durante l’esecuzione degli inni nazionali, aveva fatto sfoggio di saluti romani e altre amenità (nell’immagine).
Pochi minuti e, riferiscono da Israele, i facinorosi erano già stati accompagnati all’uscita e il loro nome inserito in un verbale, arricchito da molte testimonianze oculari. La federcalcio locale avrebbe consegnato a quella italiana un’ampia documentazione per una possibile azione penale.
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uk - La risposta alla crisi dei migranti
La solidarietà ai profughi siriani
nel segno dell'etica ebraica

"Proviamo un’empatia particolare, come ebrei, nei confronti dello straniero, e credo che nella nostra comunità ci sia un desiderio di assistere, che va al di là della nazionalità di ogni individuo”. Lo aveva dichiarato Paul Anticoni, direttore dell’organizzazione umanitaria ebraica britannica World Jewish Relief, al lancio, esattamente un anno fa, di una campagna di aiuti per i migranti provenienti dalla Siria e dalla regione circostante. Una risposta alla crisi di cui dodici mesi dopo vengono presentati gli esiti: sono più di 17.500 le persone a cui l’organizzazione ha offerto soccorso, per lo più in Grecia e in Turchia, fornendo 3169 coperte e giacche perché i bambini potessero superare l’inverno nei campi profughi turchi al confine con la Siria e 2050 kit di materiali scolastici, e curando 4837 rifugiati in Grecia, dove sono arrivati anche acqua, cibo e vestiti caldi per altri 7474 individui.
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sopravvisse all'orrore di auschwitz
Enrica Zarfati (1921-2016)
È scomparsa alla soglia dei 95 anni Enrica Zarfati, l’ultima ebrea romana sopravvissuta ad Auschwitz ancora in vita. Arrestata nel maggio del 1944, era stata trasferita prima nel campo di Fossoli e quindi nel lager nazista. “Abitante storica del quartiere Garbatella, aveva raccontato la Shoah, mantenendo viva la memoria di quell’orrore, testimone coraggiosa e lottatrice determinata contro ogni forma di negazionismo” la ricorda in una nota la Comunità ebraica della Capitale. Numerose le testimonianze di vicinanza e di cordoglio.
“Se ne va Enrica Zarfati ultima ebrea romana deportata. La nostra Comunità la piange commossa” scrive in un tweet la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello.
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pilpul
Il decalogo del terremotato
Nei giorni in cui – giustamente – tutti parlano del terremoto, ho recuperato sul web un documento interessante, solo in parte indebolito dal tono barricadero e antagonista che non rende giustizia completa al grande lavoro dei soccorritori. Si tratta del “decalogo del terremotato e della terremotata consapevole”, elaborato a suo tempo dal Collettivo 3,32 L’Aquila, in occasione dunque della tragedia del 2009. Lo riporto integralmente, con l’avvertenza di cui sopra, come memento efficace e spunto di riflessione nell’inevitabile mare di banalità post-sisma: 1) Non disperdetevi come comunità e non fatevi mettere gli uni contro gli altri; 2) Restate in sicurezza, ma non lasciatevi allontanare dalle vostre case e dalle vostre proprietà; 3) Non fatevi rinchiudere in campi recintati con la scusa di essere protetti; 4) Mantenete la vostra consapevolezza e autonomia; 5) Vi convinceranno che non siete autosufficienti e proveranno a ospedalizzarvi: non lo permette! Ogni gesto quotidiano deve restare vostro; 6) Non fatevi raccontare dai media quello che vi succede, siate protagonisti dell’informazione e diffondetela voi, i mezzi non mancano; 7) Chiedete da subito controllo e trasparenza sulla gestione di tutto quello che vi riguarda: solidarietà, aiuti, fondi ecc. 8) Fate che l’emergenza non diventi lungodegenza: ai commissari fa comodo, alla vostra comunità no; 9) Pretendete di partecipare da subito a ogni scelta sul vostro futuro; 10) Non lasciate devastare il vostro territorio con la scusa della ricostruzione. Insomma, nonostante tutto quello che vi diranno sulla solidarietà, ricordatevi che per qualcuno il terremotato è da spolpare: occhio a sciacalli e avvoltoi!”. 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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La Libia e il suo lager italiano
Il campo di Giado, situato a sud di Tripoli in Libia, fu il peggiore dei campi di concentramento italiani in Africa settentrionale. In origine, una vecchia caserma italiana, fu il più spaventoso dei campi di detenzione e di lavori forzati, dove per ordine di Mussolini nel febbraio del ’42 fu deportata l’intera popolazione ebraica della Cirenaica.  
Nel gennaio del 1939, Italo Balbo aveva suggerito di “attutire” l’impatto della legislazione razzista nei territori coloniali poiché gli ebrei erano ormai da considerarsi dei “fantasmi morenti”, che non potevano comportare alcun pericolo per la metropoli. Grazie alle loro competenze, gli ebrei potevano essere “utili”.  A differenza che nel ’39, Balbo ora affermava che “gli ebrei” sembravano “morti”. In realtà “non morivano” mai “definitivamente”.


David Meghnagi, Università Roma Tre
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