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9 Settembre 2016 - 6 Elul 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Come comportarsi ebraicamente nel caso in cui ci si trovi di fronte a una difficoltà halachica o a una difficoltà legale? Una possibile risposta la suggerisce la parashà di questa settimana, al capitolo 17 versetti 8-11, dove insegna: “Ti alzerai e salirai al luogo che l’Eterno, il tuo Dio, avrà scelto; andrai dai sacerdoti e dai leviti e dal giudice in carica a quel tempo; li consulterai, ed essi ti faranno conoscere ciò che dice il diritto; e tu ti conformerai a quello che ti dichiareranno nel luogo che l’Eterno avrà scelto, e avrai cura di fare tutto quello che ti insegneranno.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
È venuto in visita in Italia nei giorni scorsi il fondatore e proprietario di Facebook Mark Zuckerberg. Veniva per il matrimonio di un suo amico e ne ha approfittato per "fare un salto" a Roma e visitare il papa e Matteo Renzi. Ha poi fatto una lezione alla Luiss e incontrato alcuni manager di Start-up italiane che gli interessano. Zuckerberg è l'incarnazione del nuovo feudatario medievale, che fonda il suo potere sul denaro (tanto denaro, il suo patrimonio è valutato 58 miliardi di dollari) e si muove nella direzione di un ulteriore accrescimento delle sue sostanze ipotizzando un mondo sterilizzato dai conflitti. In effetti la sua invenzione è semplice e geniale, tutti noi la utilizziamo e sta rapidamente mutando le nostre dinamiche relazionali. In meglio o in peggio non sono in grado di giudicare, ma è un fatto.
 
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Elezioni palestinesi
Rinviato il momento della verità a Gaza e in Cisgiordania, dove l’8 ottobre dovevano tenersi le elezioni, ferme al voto del 2006 che aveva sancito l’affermazione nella Striscia del movimento terroristico di Hamas. A seguito di un ricorso per l’esclusione di alcuni candidati, riporta la Stampa, la Corte suprema palestinese ha deciso di sospendere le elezioni e ora si attende l’ultima parola dalla Commissione elettorale centrale (21 settembre). Secondo Mahmud Abbas, leader dell’Autorità nazionale palestinese, quella della Corte è una decisione politica che andrebbe a danneggiarlo: Abbas infatti, spiega il quotidiano, confidava di riuscire ad ottenere buoni risultati alle urne, seppur il suo indice di gradimento tra i palestinesi sia decisamente basso. Del leader dell’Anp parla anche Fiamma Nirenstein sul Giornale, raccontando della notizia rivelata da giornalisti israeliani sul suo passato: Abbas sarebbe stato negli anni Ottanta un agente del Kgb. Nessun commento da Mosca che potrebbe però essere il luogo da cui far ripartire i negoziati tra israeliani e palestinesi: la Russia è “disponibile” a ospitare un vertice tra il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e Mazen, con il “consenso di massima” dei due. “Dietro lo spiraglio negoziale – spiega La Stampa – c’è il crescente ruolo strategico di Mosca nella regione, grazie ai rapporti maturati con Arabia Saudita, Turchia ed Israele ovvero tutti Stati alleati degli Usa ma reduci da forti tensioni con l’amministrazione Obama”.

Il muro contro i tunnel di Gaza. In una breve, il Fatto Quotidiano riporta la notizia del via ai lavori a una nuova barriera sotterranea, costruita da Israele lungo i suoi confini con la Striscia di Gaza. Lo scopo, bloccare i tunnel del terrore di Hamas, costruiti per infiltrarsi in Israele e colpire civili e soldati. II ministero della Difesa ha approvato il piano a luglio che ha un costo di 530 milioni di dollari.

Venezia, la Memoria sul grande schermo con Paradise. “Parlare della Shoah e del delirio di onnipotenza nazista senza ripercorrere strade già battute è uno dei meriti di Paradise (Paradiso) del russo Andrei Konchalovsky, che racconta il tragico destino di una nobildonna russa, arrestata a Parigi per aver nascosto due piccoli ebrei e poi mandata in un lager tedesco, dal più improbabile dei punti di vista: quello delle anime trapassate”. Il commento positivo del Corriere al film in rassegna a Venezia. Per il regista, Paradise ha un valore anche formativo:“i giovani – denuncia Konchalovsky dalle pagine del Corriere – non sanno nulla del passato, non conoscono nemmeno Mussolini” e poi ricorda come “Umberto Eco scrisse una lettera al figlio e al nipote sui danni nella perdita della memoria”.
 
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  davar
terremoto - l'inziativa con l'ong israeliana
L'Unione in campo con IsraAid
e la Comunità ebraica di Roma

Continua l'impegno dell'ebraismo italiano a sostegno della popolazione colpita dal terremoto nel Centro Italia. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in queste ore ha avviato un progetto assieme all'organizzazione IsraAID, no profit israeliana specializzata nel prestare soccorso nei luoghi colpiti da guerre e calamità naturali, per la formazione di piccoli nuclei di volontariato (gruppi di 5 persone per volta) in grado di fornire assistenza ai terremotati. I gruppi opereranno – per un periodo di cinque giorni – nei territori colpiti, affiancati dai volontari ed esperti di IsraAID già presenti sul campo.
Nelle scorse ore inoltre una delegazione partita da Roma, di cui
facevano parte l'assessore UCEI al Personale e affari legali Franca Formiggini Anav e il presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello (nella foto assieme al segretario generale della Keillah Emanuele Di Porto), si è recata in visita al campo di accoglienza di Scai, frazione di Amatrice.
“Ci hanno chiesto una mano”, la testimonianza dell'assessore Formiggini, che ha spiegato come nel campo di accoglienza vivano persone di tutte le età, da bambini piccoli con i genitori fino ad anziani. La protezione civile, ha proseguito, sta allestendo una tenda per i bambini dove poterli far giocare e trascorrere il tempo. “Sono persone che non vogliono e non possono andarsene da qui”, ha continuato l'assessore, che ha poi riportato delle richieste ricevute dalle persone incontrate, preoccupate tra le altre cose di avere un posto caldo dove poter passare l'inverno e di riuscire a mandare i propri figli a scuola ad Amatrice. L'intenzione è quella di procedere a una analisi dei residenti nel campo in modo da capire età ed esigenze e poter intervenire per rispondere alle loro necessità. “Vedere case distrutte e famiglie che piangono i propri cari è difficile da accettare – la testimonianza di Dureghello - ma noi abbiamo imparato dalla nostra storia cosa voglia dire ripartire dalle macerie, è difficile, ma possibile. Per questo vogliamo dare il nostro aiuto affinché queste persone possano tornare a vivere sicure e con il sorriso come meritano”. 

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al festivaletteratura con pagine ebraiche 
Mantova, sguardi al femminile
per raccontare il mondo ebraico

Entusiasmo. E frustrazione. Oscillano fra queste due sensazioni le migliaia persone che in queste ore affollano sempre più le vie e le piazze di Mantova e i tanti luoghi del Festivaletteratura. Entusiasmo per le parole ascoltate, per le presentazioni, per gli incontri casuali, cifra di un festival che raccoglie in una città che si attraversa a piedi in meno di mezz’ora scrittori, lettori, critici, editori e giornalisti, e tutti coloro che amano i libri, la lettura e la letteratura. La frustrazione è invece più impalpabile, ma emerge da molti discorsi, nei tanti “avrei voluto seguire anche…”, o nei “non riesco a essere in due posti alla stessa ora!” segno in realtà positivo di un festival che nonostante tutto continua a crescere, e che in questa sua ventesima edizione offre un programma più ricco che mai. Affollati tutti gli incontri, code agli ingressi, pubblico seduto per terra ovunque, anche al cinema Oberdan, anche per gli incontri più specialistici, o meno “di richiamo”. Mentre ci si avvia al gran pienone del fine settimana, con le magliette azzurre dei volontari che sfrecciano sempre più freneticamente da un luogo all’altro senza mai smettere di essere sorridenti, disponibili, gentili e fondamentali per la buona riuscita del festival, continua anche l’interesse per gli incontri che presentano a un pubblico sempre più vasto i tanti messaggeri della cultura ebraica presenti a
Mantova. Da Jami Attenberg, intervistata da Wlodek Goldkorn, che ha parlato di scrittura, della sua idea di letteratura e dei tanti personaggi femminili presenti nelle sue storie, di grande successo e – caso raro – anche osannate dai critici letterari, si è passati all’israeliana Dorit Rabinyan che, in dialogo con Elena Loewenthal, ha attirato un pubblico numeroso per l’incontro “Un muro tra noi”. L’autrice, presente all’incontro imperniato sui circa sessanta chilometri di muro che dividono Tel Aviv da Ramallah, distanza breve e allo stesso tempo infinita, è stata al centro di grandi polemiche all’uscita del suo romanzo su una storia d’amore che quel confine attraversa, diventato un caso politico. Pubblico seduto per terra al cinema Oberdan per “Vita activa”, di Ada Ushpiz, documentario intenso e toccante su Hannah Arendt, e folla anche questa mattina per Jenny Erpenbeck, scrittrice berlinese tradotta in italiano da Ada Vigliani, mentre l’incontro con Viviane Lamarque ha dimostrato – ma durante il Festivaletteratura non sarebbe necessario – come la poesia sappia toccare i cuori e il suo successo sia intramontabile.
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al festivaletteratura con pagine ebraiche 
Vita Activa. Una nuova luce
si accende su Hannah Arendt

Documentario a tratti più spettacolare di un thriller e racconto cinematografico più profondo di molte lezioni di filosofia, il molto atteso “Vita Activa, lo spirito di Hannah Arendt”, una coproduzione israelo-canadese destinata a lasciare il segno che il festival di Mantova ha presentato in anteprima, restituisce la parola alla filosofa ebrea tedesca perennemente al centro del dibattito culturale.
Con il suo reportage dal processo Eichmann scatenò un putiferio negli anni '60 coniando il sovversivo concetto di "banalità del male". E la sua vita privata non è stata meno controversa, a partire dalla relazione giovanile con il filosofo Martin Heidegger, simpatizzante del regime nazista. Il film offre un ritratto intimo e straordinariamente documentato della vita privata e intellettuale della Arendt, attraverso i luoghi dove ha vissuto, lavorato, amato e sofferto, mentre scriveva delle ferite ancora aperte del suo tempo.
Si resta per oltre due ore in compagnia del pensiero immenso della Arendt con il fiato sospeso. La regista Ada Ushpiz alterna con estrema chiarezza una lettura del complesso lavoro della filosofa con l’analisi di materiale visivo e documentario di estremo valore e in molti casi ancora sconosciuto e inedito.
Un vortice di riflessioni e di emozioni che stringono l’attenzione dello spettatore catturandolo inesorabilmente. E una proiezione che non getta luce solo sull’opera fondamentale e controversa della Arendt, ma anche sulle ferite del Novecento, l’identità ebraica contemporanea fra Diaspora e Israele, la Memoria e la responsabilità. Il futuro possibile.

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qui milano - l'iniziativa del piccolo teatro
Binario 21, racconti di Memoria
Una grande partecipazione con oltre 300 persone presenti per lo spettacolo I luoghi della Memoria, organizzato dagli attori del Piccolo Teatro nelle sale del Memoriale della Shoah di Milano – Binario 21. “Come lo scorso anno, sono state tantissime le persone che hanno voluto partecipare; anche oltre il numero limite previsto per ciascuno spettacolo”, spiega Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione del Memoriale. Quattro infatti gli spettacoli riproposti nel corso della serata di ieri ad altrettanti gruppi di visitatori con una replica prevista per domenica sera. L'iniziativa, al suo secondo anno, è nata da un'idea di Stefania Consenti (a partire dal libro Luoghi della Memoria di Milano della stessa autrice, Edizioni Guerini e Associati) ed è stata portata in scena da Castagna Ravelli, con la regia di Paolo Castagna. Si tratta di uno spettacolo itinerante che conduce il pubblico negli ambienti della Stazione Centrale, dove centinaia di persone furono caricate su vagoni merci e stipate in spazi ristretti e, dal binario 21, furono mandate a morire nei campi di concentramento e sterminio.
Tra gli attori che hanno letto le testimonianze dei sopravvissuti, Franca Nuti, che ha proposto al pubblico le dure e preziose parole di Primo Levi in Se questo è un uomo. Durante la serata è stato inoltre suonato un violino appartenuto a un'ebrea piemontese, vittima della deportazione nazifascista.


qui casale monferrato 
Una festa in onore del Tempio
Tre importanti appuntamenti per ricordare una data significativa per Casale Monferrato e la sua Comunità ebraica: il 150esimo anniversario dell'inaugurazione del Tempio restaurato. Ad aprire la serie di incontri dedicate all'avvenimento, la mostra Pergamene e tolleranze, dai Gonzaga ai Savoia,  curata da Roberto Gabei e Chiara Pilocane, che sarà inaugurata domenica 11 settembre (ore 11.00) nella Sala Carmi della Keillah monferrina (la mostra rimarrà aperta fino al 23 settembre).  “I 'decreti' o 'tolleranze' della Comunità ebraica di Casale Monferrato – spiega Pilocane, che interverrà al fianco di Gabei domenica - costituiscono una piccola ma importantissima parte dello straordinario patrimonio documentario conservato nell’Archivio Storico. Il loro pregio deriva in parte da caratteristiche materiali - il supporto di alcuni documenti è membranaceo, molti sono dotati di sigilli - ma soprattutto dalla loro natura pubblica: si tratta infatti dei documenti emanati dalle autorità civili ed ecclesiastiche al fine di determinare e regolare le condizioni sociali, economiche e giuridiche della popolazione ebraica residente a Casale e nel territorio limitrofo e, letti nel loro contesto storico documentario, rappresentano una delle prime e imprescindibili fondi per comprendere la condizione degli ebrei fra XVI e fine del XVIII secolo a Casale e nel Nord Italia più in generale”.
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pilpul
Musei, storie e idee
Molti gli spunti interessanti offerti dalla tavola rotonda sui musei ebraici che si è svolta domenica scorsa a Ferrara. Pur tra le inevitabili somiglianze (per esempio le esigenze di sicurezza, che peraltro, come è stato detto, riguardano ormai tutti i luoghi pubblici, non solo quelli ebraici), sono emerse anche specificità legate al luogo, al contesto, alla sede, alle risorse, al rapporto con le istituzioni e a molto altro. Variano molto tra un museo e l’altro le percentuali di visitatori ebrei. Naturalmente tutti i direttori hanno sottolineato come i musei vogliano e debbano essere luoghi di cultura viva e non solo di memoria, e mostrare una storia ebraica che non è stata soltanto sofferenza e persecuzioni. Tuttavia tutti hanno riconosciuto che non si può fare a meno di parlare della Shoah, perché, se si vuole raccontare la storia degli ebrei in un certo luogo, non si può tacere cosa è successo. I musei ebraici si pongono l’obiettivo di far comprendere che la storia degli ebrei è parte integrante della storia dei vari Paesi in cui hanno vissuto e vivono, ma anche di educare, in particolare i giovani, all’accettazione delle diversità e al rispetto reciproco.  

Anna Segre, insegnante
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L'unico confine del mondo
Chissà se qualcuno ricorda ancora la caduta del muro di Berlino, un evento che tutt'oggi è ancora commemorato ma che, come per altre commemorazioni, se ne è perduto quasi del tutto il ricordo e il significato, come un guscio vuoto. Così come è dimenticata quella speranza di unità tra gli uomini che ci illudevamo sarebbe stata prossima con la sparizione dei due blocchi.
Oggi in Europa si costruiscono ancora nuovi muri e recinzioni di filo spinato, come per esempio quello anti-immigrazione che la Gran Bretagna ha in progetto di edificare al porto di Calais, o come quelli già realizzati nei Balcani o in Ungheria. Alle richieste di ascolto da parte dell'altro, reagiamo con la paura e innalziamo barriere materiali o invisibili. Forse un giorno quando i muri, i ghetti, e le ville recintate non basteranno più, giungeremo a costruire delle città sopra elevate lasciando sotto di noi gli ultimi e i senza speranza. 


Francesco Moises Bassano
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Diario di un soldato - Laurearsi
Dai vertici dell’esercito ai vertici dei mass media.
“Hai sentito?”, si vocifera nelle mense e negli uffici, per i corridoi e sotto le tende di tutte le basi sparse per il paese. “Gadi Eizenkot (nell'immagine in basso), il capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, intende garantire a tutti i combattenti la possibilità di laurearsi gratuitamente, a spese dello Stato.”
Un gesto di apprezzamento per chi dedica tre anni della sua vita
all’incolumità dello Stato e di chi ci abita? Un risarcimento per chi compie il sacrificio di sporcarsi le mani di fango e di sangue sotto il sole cocente o sotto il diluvio universale? Forse.
O forse il messaggio è tutto da interpretare. Di nuovo..


David Zebuloni
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Shofetim
Se da una parte il cammino dell'uomo, per essere tale, è complesso, sinuoso e talvolta ingarbugliato come la strada che dall'Egitto ha portato alla Terra di Israele, la giustizia e le parole dei giusti, per essere giuste, devono essere "rette", né corrotte né "tortuose".

Ilana Bahbout


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