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13 Settembre 2016 - 10 Elul 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nell’ultima parte della Parashah letta sabato scorso si trovano alcune norme relative alla guerra. La Torah elenca quattro categorie di persone che hanno diritto all’esenzione dal servizio militare in occasione di una guerra facoltativa intrapresa per motivi politici o economici (per la difesa degli abitanti di Eretz Israel la coscrizione è obbligatoria per tutti e senza eccezioni). Chi ha appena costruito una casa e ancora non l’ha inaugurata, chi ha piantato una vigna e ancora non ne ha goduto i frutti, chi si è fidanzato e chi ha paura sono esonerati. A queste quattro categorie i Maestri del Talmùd (Sotah 44 b) aggiungono una paradossale esenzione per colui che si interrompe, parlando, tra la legatura dei Tefillin del braccio e quelli della testa. In effetti, nel legare i Tefillin, raggiunta la mano, si fanno dei giri provvisori, mentre si mettono i Tefillin della testa, e solo dopo si termina la legatura. Noi italiani recitiamo, infatti, un’unica benedizione per ribadire che, in verità, si tratta di un unico precetto. La Tefillà del braccio, in corrispondenza del cuore, rappresenta il mondo dei sentimenti ma anche quello dell’azione, mentre, quella della testa corrisponde ai nostri pensieri e al nostro intelletto. Per difendere il popolo ebraico è necessario coniugare sempre testa e cuore. Un ebreo che disgiunge sentimento e raziocinio, azione e pensiero, non è considerato abile alla battaglia dai nostri Saggi.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Recentemente avevo espresso il desiderio che questo cinquecentenario del Ghetto di Venezia finisse una buona volta. Mi ero anzi ripromesso io stesso di non scriverne più.
 
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Religioni in dialogo
Oltre 450 leader e rappresentanti religiosi attesi ad Assisi a partire da domenica, per la tre giorni di incontri organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio cui parteciperanno tra gli altri papa Bergoglio e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Scrive il Corriere della sera: “La strategia del dialogo di Francesco va avanti. Da lunedì 29 panel discuteranno le sfide più urgenti del pianeta. II Papa martedì incontrerà il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, II patriarca siro-ortodosso di Antiochia, Efrem II, i vertici musulmani ed ebraici. Si spera nella presenza di Ahmad al-Tayyeb, imam dell’università del Cairo Al-Azhar, massima autorità dell’Islam sunnita”.
“Curare i militari libici che combattono l’Isis a Sirte è un obbligo morale, come è nostro dovere rispondere alla richiesta di aiuto del governo libico”. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che oggi presenterà alle Camere i piani del governo per schierare in Libia 100 medici e infermieri militari protetti da 200 paracadutisti della Folgore (La Repubblica).
Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha annunciato ieri di aver sporto querela contro il settimanale satirico francese Charlie Hebdo per la vignetta sul terremoto pubblicata negli scorsi giorni. Per Pirozzi non si tratta di satira, ma “diffamazione aggravata” con un “macabro e insensibile vilipendio” dei morti (La Repubblica).
Firenze non dimentica Oriana Fallaci, a dieci anni dalla morte. Sono due gli eventi dedicati alla grande giornalista, in occasione di quello che il Corriere definisce sia “un anniversario” che “una riappacificazione”. Il primo oggi alle 18 a Forte Belvedere, intitolato Il Filo d’Oriana, è organizzato dal Corriere Fiorentino con la Fondazione Corriere della Sera, Rizzoli libri e con il patrocinio del Comune. Giovedì, sempre alle 18, intitolazione del piazzale dedicato a Oriana Fallaci davanti alla Fortezza da Basso.
 
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  davar
qui milano - LA PRESENTAZIONE ALLA STAMPA
La Giornata delle porte aperte

Il ministro Pinotti in sinagoga
Sarà il ministro della Difesa Roberta Pinotti ad inaugurare la diciassettesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. L'annuncio è avvenuto nel corso della conferenza stampa nazionale di presentazione dell'iniziativa, svoltasi questa mattina a Milano nei locali della Biblioteca Comunale Centrale.
L'appuntamento con la Giornata è per domenica 18 settembre, con il capoluogo lombardo investito del ruolo di città capofila in Italia della manifestazione, nei mesi in cui la sua Comunità ebraica festeggia i 150 anni dalla nascita.
“Lingue e dialetti ebraici”, il filo conduttore di un'edizione che avrà come ospite d'onore proprio il ministro Pinotti, che all'apertura in sinagoga a Milano declinerà una parola ebraica dai grandi risvolti simbolici: “shalom” (pace). Settantaquattro località distribuite in quattordici regioni apriranno contestualmente le proprie porte con iniziative rivolte a tutta la cittadinanza.
La conferenza stampa, coordinata dal Consigliere comunitario con delega al festival 'Jewish in the city' Gadi Schoenheit, ha visto gli interventi dell'assessore alla Cultura del Comune Filippo Del Corno, del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, del direttore dell’Area Cultura e Formazione UCEI rav Roberto Della Rocca, dell'assessore alla Cultura della Comunità ebraica Davide Romano.
“La Giornata Europea della Cultura Ebraica è una iniziativa fondamentale, soprattutto perché ci offre la possibilità di approfondire temi che affondano le radici nella cultura ebraica offrendo all'intera società italiana una chiave di lettura su questioni di primaria importanza per tutti”, ha detto Del Corno.
“In un'Europa segnata dalla crisi, dove il radicalismo e il mancato rispetto della diversità sono una minaccia per tutti, i valori dell'ebraismo costituiscono un presidio per la tutela delle differenze e della sacralità della vita. Questi valori sono al centro della Giornata, uno spazio in cui raccontare al grande pubblico le tradizioni dell’ebraismo, il suo legame con i diversi Paesi europei e con l'Italia”, ha detto Mortara.
“Le parole richiedono una grande responsabilità da parte di chi le pronuncia. Perché se indirizzate in un certo modo possono distruggere persone, speranze e progetti. Nel bene e nel male, non possono più tornare indietro. Questa Giornata rappresenta un'occasione davvero unica per rilanciare concetti e sostanza”, ha detto Rav Della Rocca
“È una Giornata caratterizzata da molte sfide, da mondi e culture che si incontrano in un intreccio di grande fascino e suggestione. La sfida più stimolante è costituita senz'altro dall'intervento del nostro capo delle forze armate in sinagoga. Parlare di pace in un periodo storico così complesso ha un alto valore simbolico”, ha detto Romano
“La cultura è prima di tutto un formidabile strumento di condivisione con la società italiana e con le sue istituzioni. La grande disponibilità offertaci in questo senso dal Comune di Milano è il segno di una continuità e di una comunanza di intenti che va avanti da molti anni” ha detto Schoenheit
Erano presenti in sala, tra gli altri, i co-presidenti della Comunità ebraica di Milano Raffaele Besso e Milo Hasbani, l'assessore alla Cultura dell'Unione David Meghnagi e Raffaella Di Castro del Centro Bibliografico UCEI. 

Per maggiori informazioni:  www.giornatadellacultura.it

L'INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE UCEI
"Uno spazio per raccontarsi"
In un’Europa segnata dalla crisi, dove il radicalismo e il mancato rispetto della diversità è una minaccia per tutti, i valori dell’ebraismo costituiscono un presidio per la tutela delle differenze e della sacralità della vita. Questi valori sono al centro della Giornata Europea della Cultura Ebraica, uno spazio in cui raccontare al grande pubblico le tradizioni dell’ebraismo, il suo legame con i diversi Paesi europei e con l’Italia.
Aprendo le porte di sinagoghe, musei e di altri luoghi di interesse artistico-culturale, la Giornata rappresenta un importante momento di incontro e conoscenza tra gli ebrei e tutta la cittadinanza, uno spazio per ribadire il valore di quella diversità messa oggi in pericolo dal fanatismo e dalla demagogia populista.
In Italia, dove il mondo ebraico può vantare una storia di due millenni, saranno ben 74 le località, che da Nord a Sud, parteciperanno con iniziative e attività alla Giornata del 18 settembre; un numero significativo che dimostra l’importanza dell’impronta lasciata dall’ebraismo sul nostro Paese. Contributo che continua ancora oggi, non solo sul piano culturale e del dialogo ma anche sul piano pratico come dimostra l’iniziativa di raccolta fondi e di materiale di prima necessità promossa dall’UCEI e dalle singole comunità in favore delle popolazioni colpite dal terremoto nell’Italia centrale, alle quali rivolgiamo ancora una volta la nostra solidarietà e ribadiamo la nostra vicinanza e disponibilità a concorrere alla fase della ricostruzione.
Tornando alla Giornata della Cultura ebraica, il tema scelto quest’anno dall’Aepj (l’Associazione europea per la preservazione e la promozione del patrimonio culturale ebraico) è “Le lingue ebraiche”: il titolo al plurale indica che pur nella sua unicità, anche all’interno dell’ebraismo troviamo una molteplicità di lingue, di significati, di parole. Se da un lato la lingua ebraica è rimasta praticamente immutata nel corso dei millenni, grazie alla preghiera e allo studio dei testi ebraici e la loro diffusione, ed è diventata uno strumento di comunicazione che ha garantito l’unità del popoli ebraico, dall’altra gli ebrei della Diaspora si sono integrati nei luoghi dove vivevano – nonostante le persecuzioni – dando vita in alcuni casi a vere e proprie lingue, come l’yiddish, il giudeo-spagnolo per arrivare fino all’esperanto, in altri casi rielaborando i dialetti locali, mescolandoli con vocaboli ed espressioni tipicamente ebraiche. Basta sfogliare i programmi delle attività organizzate nelle diverse città – frutto del grande lavoro svolto dalle singole Comunità, ove presenti, e dalle regioni, gli enti locali e le associazioni culturali e di volontariato coordinate ed assistite dall’Unione sia nella fase di promozione che di diffusione, per rendersi conto di come in Italia questi dialetti diffusi e presenti da secoli dimostrino il forte radicamento degli ebrei nel territorio in cui vivono: a Torino per esempio si parlerà del giudaico-piemontese, utilizzato anche dal grande scrittore Primo Levi; a Livorno risuonerà il bagitto, gergo ebraico livornese; a Roma troviamo il giudaico-romanesco, lingua di uso quotidiano ma anche utilizzata per comporre poesie e pièce teatrali; poi ancora altri dialetti dal Veneto fino alle Puglie.


Giorgio Mortara, vicepresidente
Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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qui bologna
Giovani, valori, il futuro insieme

A confronto con la presidente
La promozione di iniziative per i giovani e con i giovani delle diverse comunità. I temi e le sfide dell’identità. Il ruolo dell’ebraismo italiano nel complesso scenario della società contemporanea. Tanti i temi che hanno segnato l’incontro tra la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e gli iscritti della Comunità ebraica bolognese. Ad accogliere la presidente dell’Unione nei locali comunitari, dove domenica scorsa ha preso il via il lavoro delle commissioni della massima assise dell’ebraismo italiano, il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz, il rabbino capo Alberto Sermoneta e l’assessore UCEI David Menasci.