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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nell’ultima
parte della Parashah letta sabato scorso si trovano alcune norme
relative alla guerra. La Torah elenca quattro categorie di persone che
hanno diritto all’esenzione dal servizio militare in occasione di una
guerra facoltativa intrapresa per motivi politici o economici (per la
difesa degli abitanti di Eretz Israel la coscrizione è obbligatoria per
tutti e senza eccezioni). Chi ha appena costruito una casa e ancora non
l’ha inaugurata, chi ha piantato una vigna e ancora non ne ha goduto i
frutti, chi si è fidanzato e chi ha paura sono esonerati. A queste
quattro categorie i Maestri del Talmùd (Sotah 44 b) aggiungono una
paradossale esenzione per colui che si interrompe, parlando, tra la
legatura dei Tefillin del braccio e quelli della testa. In effetti, nel
legare i Tefillin, raggiunta la mano, si fanno dei giri provvisori,
mentre si mettono i Tefillin della testa, e solo dopo si termina la
legatura. Noi italiani recitiamo, infatti, un’unica benedizione per
ribadire che, in verità, si tratta di un unico precetto. La Tefillà del
braccio, in corrispondenza del cuore, rappresenta il mondo dei
sentimenti ma anche quello dell’azione, mentre, quella della testa
corrisponde ai nostri pensieri e al nostro intelletto. Per difendere il
popolo ebraico è necessario coniugare sempre testa e cuore. Un ebreo
che disgiunge sentimento e raziocinio, azione e pensiero, non è
considerato abile alla battaglia dai nostri Saggi.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Recentemente
avevo espresso il desiderio che questo cinquecentenario del Ghetto di
Venezia finisse una buona volta. Mi ero anzi ripromesso io stesso di
non scriverne più.
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Religioni in dialogo
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Oltre
450 leader e rappresentanti religiosi attesi ad Assisi a partire da
domenica, per la tre giorni di incontri organizzata dalla Comunità di
Sant’Egidio cui parteciperanno tra gli altri papa Bergoglio e il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Scrive il Corriere della sera: “La strategia del dialogo di Francesco
va avanti. Da lunedì 29 panel discuteranno le sfide più urgenti del
pianeta. II Papa martedì incontrerà il patriarca di Costantinopoli,
Bartolomeo, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, II patriarca
siro-ortodosso di Antiochia, Efrem II, i vertici musulmani ed ebraici.
Si spera nella presenza di Ahmad al-Tayyeb, imam dell’università del
Cairo Al-Azhar, massima autorità dell’Islam sunnita”.
“Curare i militari libici che combattono l’Isis a Sirte è un obbligo
morale, come è nostro dovere rispondere alla richiesta di aiuto del
governo libico”. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che
oggi presenterà alle Camere i piani del governo per schierare in Libia
100 medici e infermieri militari protetti da 200 paracadutisti della
Folgore (La Repubblica).
Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha annunciato ieri di aver
sporto querela contro il settimanale satirico francese Charlie Hebdo
per la vignetta sul terremoto pubblicata negli scorsi giorni. Per
Pirozzi non si tratta di satira, ma “diffamazione aggravata” con un
“macabro e insensibile vilipendio” dei morti (La Repubblica).
Firenze non dimentica Oriana Fallaci, a dieci anni dalla morte. Sono
due gli eventi dedicati alla grande giornalista, in occasione di quello
che il Corriere definisce sia “un anniversario” che “una
riappacificazione”. Il primo oggi alle 18 a Forte Belvedere, intitolato
Il Filo d’Oriana, è organizzato dal Corriere Fiorentino con la
Fondazione Corriere della Sera, Rizzoli libri e con il patrocinio del
Comune. Giovedì, sempre alle 18, intitolazione del piazzale dedicato a
Oriana Fallaci davanti alla Fortezza da Basso.
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qui milano - LA PRESENTAZIONE ALLA STAMPA La Giornata delle porte aperte
Il ministro Pinotti in sinagoga
Sarà
il ministro della Difesa Roberta Pinotti ad inaugurare la
diciassettesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
L'annuncio è avvenuto nel corso della conferenza stampa nazionale di
presentazione dell'iniziativa, svoltasi questa mattina a Milano nei
locali della Biblioteca Comunale Centrale.
L'appuntamento
con la Giornata è per domenica 18 settembre, con il capoluogo lombardo
investito del ruolo di città capofila in Italia della manifestazione,
nei mesi in cui la sua Comunità ebraica festeggia i 150 anni dalla
nascita.
“Lingue
e dialetti ebraici”, il filo conduttore di un'edizione che avrà come
ospite d'onore proprio il ministro Pinotti, che all'apertura in
sinagoga a Milano declinerà una parola ebraica dai grandi risvolti
simbolici: “shalom” (pace). Settantaquattro località distribuite in
quattordici regioni apriranno contestualmente le proprie porte con
iniziative rivolte a tutta la cittadinanza.
La conferenza stampa, coordinata dal Consigliere comunitario con delega
al festival 'Jewish in the city' Gadi Schoenheit, ha visto gli
interventi dell'assessore alla Cultura del Comune Filippo Del Corno,
del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio
Mortara, del direttore dell’Area Cultura e Formazione UCEI rav Roberto
Della Rocca, dell'assessore alla Cultura della Comunità ebraica Davide
Romano.
“La Giornata Europea della Cultura Ebraica è una iniziativa
fondamentale, soprattutto perché ci offre la possibilità di
approfondire temi che affondano le radici nella cultura ebraica
offrendo all'intera società italiana una chiave di lettura su questioni
di primaria importanza per tutti”, ha detto Del Corno.
“In un'Europa segnata dalla crisi, dove il radicalismo e il mancato
rispetto della diversità sono una minaccia per tutti, i valori
dell'ebraismo costituiscono un presidio per la tutela delle differenze
e della sacralità della vita. Questi valori sono al centro della
Giornata, uno spazio in cui raccontare al grande pubblico le tradizioni
dell’ebraismo, il suo legame con i diversi Paesi europei e con
l'Italia”, ha detto Mortara.
“Le
parole richiedono una grande responsabilità da parte di chi le
pronuncia. Perché se indirizzate in un certo modo possono distruggere
persone, speranze e progetti. Nel bene e nel male, non possono più
tornare indietro. Questa Giornata rappresenta un'occasione davvero
unica per rilanciare concetti e sostanza”, ha detto Rav Della Rocca
“È una Giornata caratterizzata da molte sfide, da mondi e culture che
si incontrano in un intreccio di grande fascino e suggestione. La sfida
più stimolante è costituita senz'altro dall'intervento del nostro capo
delle forze armate in sinagoga. Parlare di pace in un periodo storico
così complesso ha un alto valore simbolico”, ha detto Romano
“La cultura è prima di tutto un formidabile strumento di condivisione
con la società italiana e con le sue istituzioni. La grande
disponibilità offertaci in questo senso dal Comune di Milano è il segno
di una continuità e di una comunanza di intenti che va avanti da molti
anni” ha detto Schoenheit
Erano presenti in sala, tra gli altri, i co-presidenti della Comunità
ebraica di Milano Raffaele Besso e Milo Hasbani, l'assessore alla
Cultura dell'Unione David Meghnagi e Raffaella Di Castro del Centro
Bibliografico UCEI.
Per maggiori informazioni: www.giornatadellacultura.it
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L'INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE UCEI "Uno spazio per raccontarsi"
In
un’Europa segnata dalla crisi, dove il radicalismo e il mancato
rispetto della diversità è una minaccia per tutti, i valori
dell’ebraismo costituiscono un presidio per la tutela delle differenze
e della sacralità della vita. Questi valori sono al centro della
Giornata Europea della Cultura Ebraica, uno spazio in cui raccontare al
grande pubblico le tradizioni dell’ebraismo, il suo legame con i
diversi Paesi europei e con l’Italia.
Aprendo le porte di sinagoghe, musei e di altri luoghi di interesse
artistico-culturale, la Giornata rappresenta un importante momento di
incontro e conoscenza tra gli ebrei e tutta la cittadinanza, uno spazio
per ribadire il valore di quella diversità messa oggi in pericolo dal
fanatismo e dalla demagogia populista.
In Italia, dove il mondo ebraico può vantare una storia di due
millenni, saranno ben 74 le località, che da Nord a Sud, parteciperanno
con iniziative e attività alla Giornata del 18 settembre; un numero
significativo che dimostra l’importanza dell’impronta lasciata
dall’ebraismo sul nostro Paese. Contributo che continua ancora oggi,
non solo sul piano culturale e del dialogo ma anche sul piano pratico
come dimostra l’iniziativa di raccolta fondi e di materiale di prima
necessità promossa dall’UCEI e dalle singole comunità in favore delle
popolazioni colpite dal terremoto nell’Italia centrale, alle quali
rivolgiamo ancora una volta la nostra solidarietà e ribadiamo la nostra
vicinanza e disponibilità a concorrere alla fase della ricostruzione.
Tornando alla Giornata della Cultura ebraica, il tema scelto quest’anno
dall’Aepj (l’Associazione europea per la preservazione e la promozione
del patrimonio culturale ebraico) è “Le lingue ebraiche”: il titolo al
plurale indica che pur nella sua unicità, anche all’interno
dell’ebraismo troviamo una molteplicità di lingue, di significati, di
parole. Se da un lato la lingua ebraica è rimasta praticamente immutata
nel corso dei millenni, grazie alla preghiera e allo studio dei testi
ebraici e la loro diffusione, ed è diventata uno strumento di
comunicazione che ha garantito l’unità del popoli ebraico, dall’altra
gli ebrei della Diaspora si sono integrati nei luoghi dove vivevano –
nonostante le persecuzioni – dando vita in alcuni casi a vere e proprie
lingue, come l’yiddish, il giudeo-spagnolo per arrivare fino
all’esperanto, in altri casi rielaborando i dialetti locali,
mescolandoli con vocaboli ed espressioni tipicamente ebraiche. Basta
sfogliare i programmi delle attività organizzate nelle diverse città –
frutto del grande lavoro svolto dalle singole Comunità, ove presenti, e
dalle regioni, gli enti locali e le associazioni culturali e di
volontariato coordinate ed assistite dall’Unione sia nella fase di
promozione che di diffusione, per rendersi conto di come in Italia
questi dialetti diffusi e presenti da secoli dimostrino il forte
radicamento degli ebrei nel territorio in cui vivono: a Torino per
esempio si parlerà del giudaico-piemontese, utilizzato anche dal grande
scrittore Primo Levi; a Livorno risuonerà il bagitto, gergo ebraico
livornese; a Roma troviamo il giudaico-romanesco, lingua di uso
quotidiano ma anche utilizzata per comporre poesie e pièce teatrali;
poi ancora altri dialetti dal Veneto fino alle Puglie.
Giorgio Mortara, vicepresidente
Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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