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23 Settembre - 20 Elul 5776

Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano e Ilana Bahbout.
 
PM of Israel ‏@IsraeliPM
22 settembre
PM Netanyahu held a farewell meeting with UN Secretary General Ban Ki-moon, who will conclude his term at the end of the year.
 
#PE24BreakingNews
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Netanyahu a Mahmoud Abbas:
"Vieni a parlare alla Knesset"
Intervenendo all'Assemblea Generale dell'Onu, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il conflitto tra israeliani e palestinesi “non è mai stato in merito agli insediamenti”. Netanyahu ha poi invitato il presidente Mahmoud Abbas a parlare davanti alla Knesset, affermando di essere pronto a fare lo stesso davanti all'assemblea di Ramallah. “Il vero nodo da sciogliere – la denuncia di Netanyahu – è il rifiuto palestinese di riconoscere lo Stato ebraico e i suoi confini”. Parole arrivate in risposta alle accuse di Abbas, rilanciate ieri davanti all'assemblea dell'Onu, secondo cui “il governo israeliano, nel perseguire i suoi piani espansionistici, distrugge qualunque possibilità resti in campo per una soluzione a due Stati secondo i confini del 1967” (Avvenire).

Dal Bataclan al'Italia, il flusso di denaro dei terroristi. “Dopo gli attentati di Parigi abbiamo ricostruito, seguendo i money transfer, una rete che, partendo da uno degli attentatori di Parigi è finita in Italia”. A rivelarlo, scrive Repubblica, il procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo  Franco Roberti. In un'audizione alla Camera, Roberti ha spiegato il filo che collega gli attentati di Parigi del novembre scorso con il nostro paese: “I flussi (di denaro) sono partiti dall'attentatore e sono finiti ad un tizio che stava qui in Italia. Poi da questo tizio sono partiti altri trasferimenti attraverso money transfer verso altri soggetti che stanno in Italia e all'estero”. Secondo il procuratore serve un maggior coordinamento a livello europeo rispetto al controllo dei flussi di denaro e servono “interpreti affidabili per lingue e dialetti spesso incomprensibili”.

Il terrorismo di Hamas e la lista nera Ue. Secondo Eleanor Sharpston, avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea, Hamas dovrebbe essere depennata dalla lista nera europea delle organizzazioni terroristiche per questioni procedurali. La questione era già emersa nel 2014 ma il Consiglio Ue – ricorda il Foglio - fece ricorso contro la decisione, cosa che consentì di mantenere il congelamento dei fondi e le sanzioni contro Hamas, che altrimenti decadrebbero.

Migranti, per l'ungherese Orban sono da “deportare”. Le persone “arrivate illegalmente dovrebbero essere rastrellate e deportate” e ancora, gli immigrati illegali andrebbero riuniti ”in una isola o sulla costa del Nord Africa” in attesa di ricevere il via libera per le richieste d'asilo. È quanto propone il primo ministro ungherese Victor Orban (Il Sole 24 Ore). “La campagna elettorale in vista del referendum sul ricollocamento dei migranti, previsto il 2 ottobre, non giustifica in alcun modo ciò che Orban ha detto”, denuncia sulla prima del Sole Attilio Geroni. E sulla questione migranti interviene anche il viceministro agli Esteri Mario Giro, che in un'intervista ad Avvenire, secondo cui l'Italia può fare scuola nella gestione dell'emergenza profughi: “Selezione in loco dei migranti, viaggi sicuri, spazi legali. Se tutta l'Europa, - afferma Giro - invece di aspettare che arrivino morendo nel deserto o in mare, si desse un sistema del genere, i flussi sarebbero molto diversi”.

I tecnici italiani rapiti in Libia. “I due italiani rapiti lunedì nella città di Ghat potrebbero essere nelle mani di Al Qaeda”, ad affermarlo il generale libico Haftar ma, scrive Repubblica, la diplomazia italiana non ritiene plausibile queste affermazioni. “Non ci risulta che dietro il rapimento in Libia ci sia Al Qaeda. - ha dichiarato il ministro Gentiloni - Gli investigatori italiani, arrivati ieri in Libia, stanno concentrando le indagini sulla scorta, che potrebbe - è una delle ipotesi - avere venduto i tre operai a un gruppo locale”.

Assisi. Sul Corriere Sette Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio valuta positivamente l'incontro organizzato ad Assisi a cui hanno partecipato le diverse confessioni religiose. “Papa Francesco è salito ad Assisi per incontrare i leader religiosi del mondo e pregare con loro per la pace. - scrive Riccardi - C'era pure n patriarca ortodosso Bartolomeo. E molti rabbini, imam, vescovi, pastori, monaci e responsabili buddisti e induisti. Non mancavano esponenti del pensiero umanista, come Zygmunt Bauman”.

La deriva di Erdogan. “La strada scelta da Erdogan è basata su due ricatti: lo forza della Turchia, in un'area del mondo dove Paesi importanti sono senza governo (Iraq, Yemen, Siria, Sud Sudan, Libia) e la posizione della Turchia che chiude l'Europa e apre l'Asia”, scrive Furio Colombo denunciando l'autoritarismo turco e la sua demagogia. Ad essere preoccupato per la sua vita anche quello che è considerato il più grande avversario di Erdogan, il leader spirituale Gulen, che dagli Stati Uniti (dove si è rifugiato) chiede di non essere estradato perché altrimenti il presidente turco lo torturerebbe e ucciderebbe. Bruxelles deve fermare la deriva autoritaria di Erdogan. Altrimenti rischia una catastrofe nella gestione dell’emergenza rifugiati e nella lotta ai terroristi dell’Isis, spiega Gulen – ritenuto da Erdogan il responsabile del golpe fallito di questa estate - in un'intervista a La Stampa.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
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