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14 ottobre 2016 -  12 Tishiri 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Mentre il popolo ebraico si appresta a vivere il passaggio dall’intimità spirituale dello Yom Kippur alla gioia pubblica della festa di Sukkot l’Unesco ci fa sapere che non esiste nessuna connessione storica tra il monte del Tempio ed il Kotel o Muro occidentale o del pianto che dir si voglia.
Ora se come ebreo faccio spallucce di fronte all’ennesima uscita infelice di una Unesco indefinibile, suggerirei al mondo occidentale di rivedere i testi fondanti delle propria spiritualità proprio in virtù della dichiarazione dell’Unesco.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Per chi si occupa di salvaguardia dei beni culturali, la risoluzione adottata dal comitato dell’UNESCO a proposito delle responsabilità di Israele sulla tutela dell’integrità del monte del Tempio e delle mura della città suona paradossale e dolorosa. La strumentalizzazione politica condita di toni burocratici assurdi e surreali è talmente palese da rasentare il ridicolo. Ma ciò che turba maggiormente è la mancanza di reazioni pubbliche degne di nota da parte non ebraica. Sarebbe sufficiente un segnale, una dichiarazione (anche da parte del ministero del nostro paese) che affermi con forza l’idea che con i beni culturali non si scherza e che non ci è concesso il lusso di usarli come merce di favori politici.
 
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Il Nobel a Bob Dylan
Molti gli approfondimenti sui quotidiani sulla vita e le canzoni di Bob Dylan, a cui ieri è stato conferito a sorpresa il Nobel per la Letteratura, e di cui il Portale dell'ebraismo italiano moked.it ha ricordato il legame con Israele. “Un premio alla nostalgia”, scrive Vittorio Zucconi su Repubblica, parlando di “un riconoscimento che l'Accademia Svedese ha voluto assegnare, essendo certamente avvertita dei rischi che l'America civile sta correndo con l'avvento possibile alla Casa Bianca di un personaggio torvo e prosaico come Donald Trump, alla nobiltà popolare, alla generosità culturale di una storia americana minacciata oggi dalla paura, dal rancore e dal populismo tossico”. “Nessuno immaginava – sottolinea Francesco Prisco sul Sole 24 Ore - che ad aggiudicarsi il premio Nobel per la letteratura non sarebbero stati Philp Roth o Don De Lillo, ma Robert Allen Zimmerman, meglio noto come Bob Dylan.

Premio Bottari Lattes ad Amos Oz. Il grande scrittore israeliano Amos Oz sarà oggi ad Alba per ricevere il premio internazionale Bottari Lattes. "Lo abbiamo scelto per la qualità letteraria e la verità umana dei suoi libri" spiega a Repubblica Torino il professor Gianluigi Beccaria, presidente del premio.

Roma, la Memoria e la medicina. Dall'8 al 10 novembre partirà da Roma una delegazione di medici della Capitale per visitare Auschwitz, il cui viaggio seguirà quello guidato dal sindaco Virginia Raggi, che accompagnerà in Polonia oltre 100 studenti romani. “Esamineremo con attenzione gli aspetti relativi al ruolo dei medici nazisti nei campi, nello sterminio degli ebrei e nella persecuzione delle altre minoranze”, spiega a Repubblica Roma Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma. Lo storico accompagnerà anche il sindaco nella visita ad Auschwitz, dove i presenti ascolteranno la tragica quanto preziosa testimonianza di Sami Modiano, che da quel luogo di morte riuscì a uscire vivo.

Bauman e la paura dell'altro. Sull'Osservatore Romano un'anticipazione dell'intervista del direttore del mensile Tracce, Davide Perillo, al grande intellettuale ebreo Zygmunt Bauman. Nell'intervista, un'ampia riflessione sul perché il populismo e la paura dello straniero continui ad attecchire in Europa: “Gli stranieri, soprattutto i migranti, i nuovi venuti, - afferma Bauman - tendono a mettere in questione quello che 'noi', i nativi, siamo, almeno nel regno dell'opinione (ovvero nel sapere in cui crediamo, ma su cui non riflettiamo). Ci spingono, anzi, quasi ci obbligano a spiegare in che modo perseguiamo gli obiettivi della nostra vita. A rendere ragione di convinzioni e comportamenti che per noi sono ovvi, evidenti e perciò auto-esplicativi. Facendo così, quindi, disturbano. Sconvolgono la nostra tranquillità spirituale e intaccano la nostra sicurezza, così necessaria per un'azione decisa”.

Dario Fo (1926-2016). “Dalla fedeltà a Salò all’ostilità per l’Occidente”, titola La Stampa l'articolo di Mattia Feltri dedicato a Dario Fo, scomparso ieri a 90 anni. “Volontario nella Rsi, simbolo della gauche, antisionista: la parabola dell’estremismo attraverso il Novecento”, la descrizione di Fo, premio Nobel per la Letteratura, presentata da Feltri.
 
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  davar
la presa di posizione della presidente ucei
"Unesco, risoluzione aberrante"
"Con un voto sconcertante e fuori dalla storia, su cui anche l'Italia porta delle responsabilità, il Consiglio esecutivo dell'Unesco ha avallato la pretesa di alcuni paesi arabi di sradicare ogni riferimento alla radice ebraica dall'area della Città Vecchia di Gerusalemme in cui sorge il Muro Occidentale, il luogo più sacro agli ebrei di tutto il mondo. Gerusalemme, la capitale unica e indivisibile di Israele. Città nella quale oggi, tutte le fedi trovano il loro spazio, garantito dallo Stato, per professare liberamente il proprio credo”, così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha commentato la risoluzione votata ieri dall'Unesco, organizzazione delle Nazioni Unite dedicata alla tutela dei patrimoni artistici, che nega il legame tra l'ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme.
“Una decisione che non esito pertanto a definire aberrante - continua Di Segni - e che non può passare nell'indifferenza dell'opinione pubblica, dell’intero governo Italiano e delle Istituzioni europee. Oggi più che mai è invece necessaria una corretta, e non distorta, lettura delle reali concatenazione storiche che hanno portato all’assetto attuale dei rapporti in Medio Oriente.
Nella risoluzione votata ieri a larga maggioranza dal Consiglio, ci si riferisce a questi luoghi soltanto con il nome indicato dalla tradizione islamica. Dei 58 paesi rappresentati nel Consiglio, soltanto sei si sono opposti. Voglio qui ricordarli: Stati Uniti d'America, Regno Unito, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia.
Questa risoluzione conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la totale sconnessione delle Nazioni Unite dagli obiettivi autentici e sinceri che hanno ispirato la sua costituzione nel Dopoguerra. Un’organizzazione che di unito non ha più nulla – conclude la presidente dell'Unione - e che nelle sue diverse ramificazioni si esprime sempre più come realtà politicizzata e appiattita, miope e incapace di farci sognare un futuro di pace e sicurezza”.

(Nell'immagine, la presidente UCEI Noemi Di Segni ospite questa mattina degli studi di Rainews24)
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israele sospende la cooperazione con l'ente 
"L'Unesco è il teatro dell'assurdo,
nega la storia di Gerusalemme"

In risposta alla risoluzione dell’Unesco, che non riconosce il legame tra l’ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme, Israele sospenderà la cooperazione con l’ente dell’Onu dedicato all’educazione, alla scienza e alla cultura. Ad annunciarlo nelle scorse ore, il ministro dell’Educazione israeliano Naftali Bennett. “La decisione di ieri nega la storia e apre la strada al terrorismo”, la denuncia di Bennett, presidente della Commissione israeliana all’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization).
Da qui la scelta di sospendere la collaborazione con l’ente che ieri ha votato a maggioranza una risoluzione definita “assurda” dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 21 i paesi che hanno votato a favore, tra cui spiccano Brasile, Cina, Russia ed Egitto mentre l’Italia, assieme a diversi paesi europei ha deciso di astenersi.
A votare contro ci hanno pensato Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Estonia e Lituania per una risoluzione che ha trovato una unanime condanna da parte d’Israele e di tutto il mondo ebraico internazionale. “Il teatro dell’assurdo dell’Unesco continua", ha dichiarato Netanyahu.
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qui roma - mattarella alla cerimonia
16 ottobre ’43, Memoria viva
assieme al Capo dello Stato

Deporrà una corona sotto la lapide commemorativa, incontrerà gli ultimi sopravvissuti e infine visiterà la grande mostra che la Fondazione Museo della Shoah ha dedicato al 16 ottobre.
Un’agenda carica di significati quella che porterà nella giornata di domenica il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a unirsi agli ebrei romani nel 73esimo anniversario del rastrellamento nazista in seguito al quale oltre mille innocenti furono deportati nei lager.
Il Capo dello Stato arriverà alle 14.50 a Largo 16 Ottobre. Ad accoglierlo troverà la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia.
Molteplici le iniziative che segneranno questo appuntamento con la Memoria viva. A partire dalla tradizionale fiaccolata organizzata in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio che, domani sera, al termine dello Shabbat, da Piazza S.Maria in Trastevere raggiungerà il Portico d’Ottavia.
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qui milano
L'Assemblea approva il Bilancio,
ma la situazione resta difficile

"Stiamo lavorando positivamente insieme e lentamente la situazione sta migliorando”. È quanto hanno affermato i presidenti della Comunità ebraica di Milano Raffaele Besso e Milo Hasbani nel corso dell'Assemblea degli iscritti tenutasi ieri nelle sale della Scuola ebraica. Un'assemblea che ha approvato praticamente all'unanimità (solo due astenuti) il Bilancio consuntivo del 2015 presentato dal Consiglio ma che, nonostante l'appello di Besso e Hasbani, non ha registrato numerose presenze.
La Comunità versa in una situazione difficile, anche a causa delle ingenti somme sottratte alle casse della Keillah stessa da un non iscritto e su cui è in corso un procedimento penale. C'è stato comunque un miglioramento nella situazione finanziaria, ha spiegato l'assessore al Bilancio Joyce Bigio, con una significativa riduzione del debito rispetto all'anno precedente.
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qui roma
Inge, memorie da Terezin
Inge Auerbacher aveva appena sette anni quando la deportarono, insieme ai suoi genitori, nel ghetto di Terezin, la cittadina fortificata della Repubblica Ceca dove furono imprigionati oltre centoquarantamila ebrei, tra cui circa quindicimila bambini.
Ebrea tedesca, nata in Germania nel 1934 a Kippenheim, un paesino vicino la foresta nera, Inge ha la grinta di una ragazza, un piglio vivace con il quale ieri ha portato la sua testimonianza agli studenti del Master internazionale in Didattica della Shoah dell’Università Roma Tre. L’incontro si è svolto nella sala conferenze della Fondazione Museo della Shoah, presso la Casina dei Vallati, con la collaborazione delle associazioni Trauma and Memory, Europa Ricerca e della fondazione Terzo Pilastro.
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allo scrittore il premio bottari lattes
"Amos Oz, narratore d'Israele"
“È stato il grande narratore, partecipe e critico, dello Stato di Israele. Ha raccontato l’epopea della comunità tornata sulle terre dei Padri e lì costituitasi in Stato, lottando per la libertà ma anche contro il suo stesso tragico passato e i labirinti di follia e disperazione che ha generato”. Questa è la motivazione che ha portato la giuria del Premio Bottari Lattes Grinzane a conferire il riconoscimento allo scrittore israeliano Amos Oz. Il noto romanziere riceverà nelle prossime ore ad Alba il Premio, tenendo per l'occasione una lectio. “La qualità letteraria e la verità umana dei suoi libri” sono stati il motivo della scelta della giuria, che ha sottolineato come Oz abbia, tra l'altro, “rievocato i tentativi ingenui e disperati di Israele di costruire nei kibbutz una società perfetta e ha esplorato senza pregiudizi, ma con trepidazione e ansia di giustizia, le vicende che da decenni la vedono impegnata in un sanguinoso conflitto con i Palestinesi e i Paesi vicini, schierandosi, come recita il titolo di una raccolta di saggi, contro ogni fanatismo”.
Prima dell'intervento di Oz, sarà inaugurata la mostra “Mario Lattes. Antologia personale”, aperta al pubblico fino al 2 novembre e che espone una selezione di opere pittoriche che rappresentano il percorso creativo di Lattes dalla fine degli anni ’50 agli anni ’90 del secolo scorso.

pilpul
Tra due Nobel
Strana giornata quella di ieri, tra il cordoglio per la scomparsa di un Premio Nobel per la letteratura e la gioia per l’arrivo di un altro. Come le partite di calcio tra Israele e Italia, anche i premi Nobel sono una bella sfida identitaria per noi ebrei italiani, che siamo orgogliosi sia per quelli assegnati agli ebrei sia per quelli assegnati agli italiani. Per un’insegnante di lettere come la sottoscritta, poi, i premi Nobel per la letteratura sono una sfida particolarmente appassionante: da una parte la lingua italiana, la tradizione letteraria con cui ogni giorno mi confronto e su cui mi confronto con i miei allievi, dall’altra l’identità ebraica fatta di tradizioni, valori, vicende famigliari, un’impressione di vicinanza forse meno definita ma più pervasiva. Per fortuna, a differenza delle partite di calcio, i premi Nobel non sono sfide dirette e si può gioire per uno e contemporaneamente sperare che un altro arriverà l’anno prossimo. Nel 1997 ho gioito per il Nobel a Dario Fo, oggi sono felice per Bob Dylan e l’anno prossimo proseguirò nel mio tifo per Philip Roth.

Anna Segre, insegnante
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Esuli
Tra le varie persone del Medio Oriente che ho conosciuto negli ultimi anni – in particolare giovani curdi, turchi, siriani, e persiani -, coloro che sognano più ardentemente l’Europa, sono motivati da una visione spesso più laica, ribelle, e aperta verso il mondo, in contrasto con il resto della popolazione. Essi sono gli unici che cercano di operare una resistenza, talvolta silenziosa e dimenticata dall’Occidente, verso i regimi dei propri paesi, anche solo con il proprio modo di pensare. Le loro esistenze, con l’irrigidirsi della repressione specie in Turchia o in Iran, sono costantemente in pericolo. Ed è per questo, che mi auguro che molti di loro realizzino il sogno di un asilo in paesi maggiormente democratici. Ma contemporaneamente, se ciò avvenisse, su chi potremmo ancora sperare? Chi attuerebbe un futuro cambiamento?

Francesco Moises Bassano
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