
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Mentre
il popolo ebraico si appresta a vivere il passaggio dall’intimità
spirituale dello Yom Kippur alla gioia pubblica della festa di Sukkot
l’Unesco ci fa sapere che non esiste nessuna connessione storica tra il
monte del Tempio ed il Kotel o Muro occidentale o del pianto che dir si
voglia.
Ora se come ebreo faccio spallucce di fronte all’ennesima uscita
infelice di una Unesco indefinibile, suggerirei al mondo occidentale di
rivedere i testi fondanti delle propria spiritualità proprio in virtù
della dichiarazione dell’Unesco.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Per
chi si occupa di salvaguardia dei beni culturali, la risoluzione
adottata dal comitato dell’UNESCO a proposito delle responsabilità di
Israele sulla tutela dell’integrità del monte del Tempio e delle mura
della città suona paradossale e dolorosa. La strumentalizzazione
politica condita di toni burocratici assurdi e surreali è talmente
palese da rasentare il ridicolo. Ma ciò che turba maggiormente è la
mancanza di reazioni pubbliche degne di nota da parte non ebraica.
Sarebbe sufficiente un segnale, una dichiarazione (anche da parte del
ministero del nostro paese) che affermi con forza l’idea che con i beni
culturali non si scherza e che non ci è concesso il lusso di usarli
come merce di favori politici.
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Il Nobel a Bob Dylan
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Molti
gli approfondimenti sui quotidiani sulla vita e le canzoni di Bob
Dylan, a cui ieri è stato conferito a sorpresa il Nobel per la
Letteratura, e di cui il Portale dell'ebraismo italiano moked.it ha
ricordato il legame con Israele. “Un premio alla nostalgia”, scrive
Vittorio Zucconi su Repubblica, parlando di “un riconoscimento che
l'Accademia Svedese ha voluto assegnare, essendo certamente avvertita
dei rischi che l'America civile sta correndo con l'avvento possibile
alla Casa Bianca di un personaggio torvo e prosaico come Donald Trump,
alla nobiltà popolare, alla generosità culturale di una storia
americana minacciata oggi dalla paura, dal rancore e dal populismo
tossico”. “Nessuno immaginava – sottolinea Francesco Prisco sul Sole 24
Ore - che ad aggiudicarsi il premio Nobel per la letteratura non
sarebbero stati Philp Roth o Don De Lillo, ma Robert Allen Zimmerman,
meglio noto come Bob Dylan.
Premio Bottari Lattes ad Amos Oz. Il grande scrittore israeliano Amos
Oz sarà oggi ad Alba per ricevere il premio internazionale Bottari
Lattes. "Lo abbiamo scelto per la qualità letteraria e la verità umana
dei suoi libri" spiega a Repubblica Torino il professor Gianluigi
Beccaria, presidente del premio.
Roma, la Memoria e la medicina. Dall'8 al 10 novembre partirà da Roma
una delegazione di medici della Capitale per visitare Auschwitz, il cui
viaggio seguirà quello guidato dal sindaco Virginia Raggi, che
accompagnerà in Polonia oltre 100 studenti romani. “Esamineremo con
attenzione gli aspetti relativi al ruolo dei medici nazisti nei campi,
nello sterminio degli ebrei e nella persecuzione delle altre
minoranze”, spiega a Repubblica Roma Marcello Pezzetti, direttore
scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma. Lo storico
accompagnerà anche il sindaco nella visita ad Auschwitz, dove i
presenti ascolteranno la tragica quanto preziosa testimonianza di Sami
Modiano, che da quel luogo di morte riuscì a uscire vivo.
Bauman e la paura dell'altro. Sull'Osservatore Romano un'anticipazione
dell'intervista del direttore del mensile Tracce, Davide Perillo, al
grande intellettuale ebreo Zygmunt Bauman. Nell'intervista, un'ampia
riflessione sul perché il populismo e la paura dello straniero continui
ad attecchire in Europa: “Gli stranieri, soprattutto i migranti, i
nuovi venuti, - afferma Bauman - tendono a mettere in questione quello
che 'noi', i nativi, siamo, almeno nel regno dell'opinione (ovvero nel
sapere in cui crediamo, ma su cui non riflettiamo). Ci spingono, anzi,
quasi ci obbligano a spiegare in che modo perseguiamo gli obiettivi
della nostra vita. A rendere ragione di convinzioni e comportamenti che
per noi sono ovvi, evidenti e perciò auto-esplicativi. Facendo così,
quindi, disturbano. Sconvolgono la nostra tranquillità spirituale e
intaccano la nostra sicurezza, così necessaria per un'azione decisa”.
Dario Fo (1926-2016). “Dalla fedeltà a Salò all’ostilità per
l’Occidente”, titola La Stampa l'articolo di Mattia Feltri dedicato a
Dario Fo, scomparso ieri a 90 anni. “Volontario nella Rsi, simbolo
della gauche, antisionista: la parabola dell’estremismo attraverso il
Novecento”, la descrizione di Fo, premio Nobel per la Letteratura,
presentata da Feltri.
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la presa di posizione della presidente ucei
"Unesco, risoluzione aberrante"
"Con
un voto sconcertante e fuori dalla storia, su cui anche l'Italia porta
delle responsabilità, il Consiglio esecutivo dell'Unesco ha avallato la
pretesa di alcuni paesi arabi di sradicare ogni riferimento alla radice
ebraica dall'area della Città Vecchia di Gerusalemme in cui sorge il
Muro Occidentale, il luogo più sacro agli ebrei di tutto il mondo.
Gerusalemme, la capitale unica e indivisibile di Israele. Città nella
quale oggi, tutte le fedi trovano il loro spazio, garantito dallo
Stato, per professare liberamente il proprio credo”, così la presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha
commentato la risoluzione votata ieri dall'Unesco, organizzazione delle
Nazioni Unite dedicata alla tutela dei patrimoni artistici, che nega il
legame tra l'ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme.
“Una decisione che non esito pertanto a definire aberrante - continua
Di Segni - e che non può passare nell'indifferenza dell'opinione
pubblica, dell’intero governo Italiano e delle Istituzioni europee.
Oggi più che mai è invece necessaria una corretta, e non distorta,
lettura delle reali concatenazione storiche che hanno portato
all’assetto attuale dei rapporti in Medio Oriente.
Nella risoluzione votata ieri a larga maggioranza dal Consiglio,
ci si riferisce a questi luoghi soltanto con il nome indicato
dalla tradizione islamica. Dei 58 paesi rappresentati nel Consiglio,
soltanto sei si sono opposti. Voglio qui ricordarli: Stati Uniti
d'America, Regno Unito, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia.
Questa risoluzione conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la totale
sconnessione delle Nazioni Unite dagli obiettivi autentici e sinceri
che hanno ispirato la sua costituzione nel Dopoguerra.
Un’organizzazione che di unito non ha più nulla – conclude la
presidente dell'Unione - e che nelle sue diverse ramificazioni si
esprime sempre più come realtà politicizzata e appiattita, miope e
incapace di farci sognare un futuro di pace e sicurezza”.
(Nell'immagine, la presidente UCEI Noemi Di Segni ospite questa mattina degli studi di Rainews24) Leggi
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israele sospende la cooperazione con l'ente
"L'Unesco è il teatro dell'assurdo,
nega la storia di Gerusalemme"
In
risposta alla risoluzione dell’Unesco, che non riconosce il legame tra
l’ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme, Israele sospenderà la
cooperazione con l’ente dell’Onu dedicato all’educazione, alla scienza
e alla cultura. Ad annunciarlo nelle scorse ore, il ministro
dell’Educazione israeliano Naftali Bennett. “La decisione di ieri nega
la storia e apre la strada al terrorismo”, la denuncia di Bennett,
presidente della Commissione israeliana all’Unesco (United Nations
Educational, Scientific and Cultural Organization).
Da qui la scelta di sospendere la collaborazione con l’ente che ieri ha
votato a maggioranza una risoluzione definita “assurda” dal Primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 21 i paesi che hanno votato a
favore, tra cui spiccano Brasile, Cina, Russia ed Egitto mentre
l’Italia, assieme a diversi paesi europei ha deciso di astenersi.
A votare contro ci hanno pensato Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna,
Olanda, Estonia e Lituania per una risoluzione che ha trovato una
unanime condanna da parte d’Israele e di tutto il mondo ebraico
internazionale. “Il teatro dell’assurdo dell’Unesco continua", ha
dichiarato Netanyahu. Leggi
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qui roma
Inge, memorie da Terezin
Inge
Auerbacher aveva appena sette anni quando la deportarono, insieme ai
suoi genitori, nel ghetto di Terezin, la cittadina fortificata della
Repubblica Ceca dove furono imprigionati oltre centoquarantamila ebrei,
tra cui circa quindicimila bambini.
Ebrea tedesca, nata in Germania nel 1934 a Kippenheim, un paesino
vicino la foresta nera, Inge ha la grinta di una ragazza, un piglio
vivace con il quale ieri ha portato la sua testimonianza agli studenti
del Master internazionale in Didattica della Shoah dell’Università Roma
Tre. L’incontro si è svolto nella sala conferenze della Fondazione
Museo della Shoah, presso la Casina dei Vallati, con la collaborazione
delle associazioni Trauma and Memory, Europa Ricerca e della fondazione
Terzo Pilastro.
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allo scrittore il premio bottari lattes
"Amos Oz, narratore d'Israele"
“È
stato il grande narratore, partecipe e critico, dello Stato di Israele.
Ha raccontato l’epopea della comunità tornata sulle terre dei Padri e
lì costituitasi in Stato, lottando per la libertà ma anche contro il
suo stesso tragico passato e i labirinti di follia e disperazione che
ha generato”. Questa è la motivazione che ha portato la giuria del
Premio Bottari Lattes Grinzane a conferire il riconoscimento allo
scrittore israeliano Amos Oz. Il noto romanziere riceverà nelle
prossime ore ad Alba il Premio, tenendo per l'occasione una lectio. “La
qualità letteraria e la verità umana dei suoi libri” sono stati il
motivo della scelta della giuria, che ha sottolineato come Oz abbia,
tra l'altro, “rievocato i tentativi ingenui e disperati di Israele di
costruire nei kibbutz una società perfetta e ha esplorato senza
pregiudizi, ma con trepidazione e ansia di giustizia, le vicende che da
decenni la vedono impegnata in un sanguinoso conflitto con i
Palestinesi e i Paesi vicini, schierandosi, come recita il titolo di
una raccolta di saggi, contro ogni fanatismo”.
Prima dell'intervento di Oz, sarà inaugurata la mostra “Mario Lattes.
Antologia personale”, aperta al pubblico fino al 2 novembre e che
espone una selezione di opere pittoriche che rappresentano il percorso
creativo di Lattes dalla fine degli anni ’50 agli anni ’90 del secolo
scorso.
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Tra due Nobel |
Strana
giornata quella di ieri, tra il cordoglio per la scomparsa di un Premio
Nobel per la letteratura e la gioia per l’arrivo di un altro. Come le
partite di calcio tra Israele e Italia, anche i premi Nobel sono una
bella sfida identitaria per noi ebrei italiani, che siamo orgogliosi
sia per quelli assegnati agli ebrei sia per quelli assegnati agli
italiani. Per un’insegnante di lettere come la sottoscritta, poi, i
premi Nobel per la letteratura sono una sfida particolarmente
appassionante: da una parte la lingua italiana, la tradizione
letteraria con cui ogni giorno mi confronto e su cui mi confronto con i
miei allievi, dall’altra l’identità ebraica fatta di tradizioni,
valori, vicende famigliari, un’impressione di vicinanza forse meno
definita ma più pervasiva. Per fortuna, a differenza delle partite di
calcio, i premi Nobel non sono sfide dirette e si può gioire per uno e
contemporaneamente sperare che un altro arriverà l’anno prossimo. Nel
1997 ho gioito per il Nobel a Dario Fo, oggi sono felice per Bob Dylan
e l’anno prossimo proseguirò nel mio tifo per Philip Roth.
Anna Segre, insegnante
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Esuli |
Tra
le varie persone del Medio Oriente che ho conosciuto negli ultimi anni
– in particolare giovani curdi, turchi, siriani, e persiani -, coloro
che sognano più ardentemente l’Europa, sono motivati da una visione
spesso più laica, ribelle, e aperta verso il mondo, in contrasto con il
resto della popolazione. Essi sono gli unici che cercano di operare una
resistenza, talvolta silenziosa e dimenticata dall’Occidente, verso i
regimi dei propri paesi, anche solo con il proprio modo di pensare. Le
loro esistenze, con l’irrigidirsi della repressione specie in Turchia o
in Iran, sono costantemente in pericolo. Ed è per questo, che mi auguro
che molti di loro realizzino il sogno di un asilo in paesi maggiormente
democratici. Ma contemporaneamente, se ciò avvenisse, su chi potremmo
ancora sperare? Chi attuerebbe un futuro cambiamento?
Francesco Moises Bassano
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