
Elia Richetti,
rabbino
|
È
uso comune, in questi giorni, di leggere il libro di Qohéleth. I
Maestri ci raccontano che c’era chi si opponeva a che questo libro
entrasse a far parte del canone biblico, perché vi sono alcune
affermazioni che sembrano in contrasto con l’Ebraismo. Ad esempio, a
fronte di un noto passaggio della Torah che dice chiaramente “non
errate seguendo i vostri occhi ed il vostro cuore”, Qohéleth invita
“Vai per le vie del tuo cuore”.
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
|
Nella
vicenda tragica e grottesca del voto all’Unesco, è ancora più tragico e
grottesco quanto è avvenuto nella delegazione del Messico. Il Messico,
rammentiamo, è il paese che nel novembre 1975 aveva ospitato la
Conferenza mondiale per l’Anno Internazionale della Donna, la cui
mozione finale richiedeva l’eliminazione del colonialismo, del
neo-colonialismo, dell’occupazione straniera, del sionismo,
dell’apartheid e della discriminazione razziale in tutte le sue forme.
Su questa falsariga, nel novembre 1975 l’Assemblea Generale dell’ONU
approvava a larga maggioranza la mozione che equiparava il sionismo a
una forma di razzismo – mozione poi revocata dall’Assemblea Generale
della stessa ONU nel dicembre 1991. All’epoca il ministro degli esteri
messicano era Emilio Óscar Rabasa Mishkin, un diplomatico di origine
ebraica, che poche settimane dopo era costretto a dimettersi. Da allora
i rapporti fra Messico e Israele sono notevolmente migliorati. Ma lo
scorso aprile il Messico ha votato all’Unesco a favore della mozione
anti-israeliana sui luoghi santi a Gerusalemme.
|
|
Leggi
|
 |
Unesco, una ferita aperta
|
Continuano
in queste ore le prese di posizione contro la risoluzione approvata
dall’Unesco che non riconosce il legame tra l’ebraismo e il Monte del
Tempio a Gerusalemme. A denunciare tra gli altri l’ipocrisia e la
falsità del documento votato dall’Unesco – con l’astensione italiana –
anche rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro
Nord Italia, che in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera
scrive: “Se si può negare il riferimento specifico del Monte del Tempio
all’ebraismo, si può negare tutto e cancellare, dopo la storia, anche
gli esseri umani”. Il rav condanna anche il silenzio del mondo
cristiano e della politica in generale, e rispetto al voto dell’Italia
afferma: “L’astensione italiana sconfessa i discorsi dei nostri
politici alle Giornate della Memoria”. Sempre sul Corriere viene
ricostruita la storia recente del Monte del Tempio (per i musulmani,
Spianata delle Moschee), area che nel 1967, dopo la riconquista di
Gerusalemme, il ministro della Difesa Moshe Dayan decise di affidare al
Waqf, l’organizzazione islamica che gestisce i luoghi sacri, siglando
un accordo con la Giordania.
Antisemitismo, l’indagine per capire il presente. Sulla prima pagina di
Repubblica, l’ex direttore del quotidiano Ezio Mauro riflette
sull’ultimo saggio sull’antisemitismo di Pierre-André Taguieff che
indaga i miti negativi che portarono alla persecuzione degli ebrei nel
Novecento. “È utile, oggi che ci sentiamo al riparo della storia,
indagare la banalità della selezione, – scrive Mauro – ripercorrere
l’ottusità tecnica della differenziazione, fisica, civile o culturale,
fino alla risoluzione dell’Unesco che due giorni fa ha negato il legame
tra il ‘miglio sacro’ dei luoghi santi di Gerusalemme e gli ebrei”.
Al Kotel per Sukkot. Decine di migliaia di ebrei, riporta La Stampa, si
sono riuniti al Muro Occidentale di Gerusalemme “per partecipare a uno
dei riti principali della Festa dei Tabernacoli (Sukkot): la
Benedizione dei Sacerdoti. L’imponente affluenza del pubblico ebraico
ha avuto il sapore di un’implicita reazione alla controversa
Risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme”.
|
|
Leggi
|
|
|
nella notte l'ultimo dibattito con la clinton
La retorica di Donald Trump
e i suoi follower antisemiti
Tutti
concordi, anche in Israele: l'ultimo dibattito televisivo tra i
candidati alla presidenza Usa Donald Trump e Hillary Clinton, è stato
vinto da quest'ultima. Da Yedioth Ahronoth fino a Haaretz, passando per
i commentatori di Galei Zahal (la radio dell'esercito israeliano), i
diversi analisti sottolineano che l'ultimo confronto è stato il più
interessante grazie anche al giornalista di Fox News Chris Wallace,
ebreo e figlio del leggendario reporter del programma 60 Minutes Mike
Wallace. Chemi Shalev di Haaretz, come i colleghi d'oltreoceano del
Washington Post e del New York Times, spiega che Trump è andato meglio
nella prima parte del dibattito, quando è riuscito ad essere più
controllato e rassicurante, sembrando più presidenziale. Poi Trump,
come scrive il vicedirettore del Post Francesco Costa, ha fatto il
Trump e il suo aggressivo narcisismo ha preso la meglio. Il candidato
repubblicano si è spinto fino a rifiutare di impegnarsi a riconoscere
il risultato che verrà fuori dalle urne il prossimo 8 novembre (data
delle elezioni americane). Una retorica che fa il paio con l'uscita
degli scorsi giorni in cui il candidato repubblicano parlava di
presunti “poteri forti” che, attraverso Clinton, pianificherebbero la
distruzione degli Stati Uniti. “Hillary Clinton si è incontrata in
segreto con le banche internazionali per pianificare la distruzione
della sovranità americana, arricchire i poteri della finanza globale
così come i suoi amici e i suoi donatori”, la filippica complottarda di
Trump, denunciata poco dopo dall'Anti-Defamation League, organizzazione
che si batte contro l'antisemitismo. Trump “dovrebbe evitare la
retorica e le metafore usate storicamente contro gli ebrei e che ancora
oggi fomentano l'antisemitismo”, il monito di Jonathan Greenblatt,
direttore dell'Adl, che ha sottolineato come le accuse cospirazioniste
del magnate siano simili ai deliri presenti in libelli come i Savi
anziani di Sion.
Leggi
|
nuove reazioni contro la risoluzione
'Dopo il vergognoso voto Unesco
anche la storia può essere negata'
Ancora
numerose le prese di posizione contro la risoluzione approvata negli
scorsi giorni dall’Unesco in cui non si riconosce il legame tra
l’ebraismo e il Monte del Tempio a Gerusalemme. Uno sdegno trasversale,
che va dalla politica al mondo dell'informazione alla gente comune.
Scrive il Tribunale rabbinico del Centro Italia rav Giuseppe Laras sul Corriere della sera:
“Se si può negare il riferimento specifico del Monte del Tempio
all’ebraismo si può negare tutto e cancellare, dopo la storia, anche
gli esseri umani”. Con riferimento all'astensione dell'Italia in sede
di voto, denunciata il giorno precedente con grande evidenza sui
giornali dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, il rav aggiunge: "Da
superstite della Shoah, da italiano e da ebreo, dinanzi a tale sì vile
e infamante astensione, ritengo che, signori politici italiani, alle
Giornate della Memoria e della cultura ebraica, dovreste starvene a
casa vostra e non nausearci con discorsi melensi e ipocriti, per di più
postumi, sconfessati dalle vostre stesse pratiche".
"È utile, oggi che ci sentiamo al riparo della storia, indagare la
banalità della selezione, ripercorrere l’ottusità tecnica della
differenziazione, fisica, civile o culturale, fino alla risoluzione
dell’Unesco che due giorni fa ha negato il legame tra il ‘miglio sacro’
dei luoghi santi di Gerusalemme e gli ebrei" scrive l'ex direttore di Repubblica
Ezio Mauro in un'ampia riflessione pubblicata sulla prima pagina del
giornale che dai miti negativi che portarono alla persecuzione degli
ebrei nel Novecento arriva ai giorni nostri.
Alcune centinaia i partecipanti ieri a Roma, davanti alla sede
dell'Unesco, al sit-in di protesta organizzato dal quotidiano Il
Foglio. Assieme al direttore Claudio Cerasa, tra gli altri, la
presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il
vicepresidente Ruben Della Rocca, il rabbino capo rav Riccardo Di
Segni. Il Foglio
pubblica oggi molti messaggi di sdegno dei lettori per la decisione
assunta a Parigi, tra cui uno del Consigliere UCEI Gianluca Pontecorvo.
Intervenendo questa mattina al Congresso del partito popolare europeo a
Venezia, il rabbino capo Scialom Bahbout ha affermato: "Penso che
l'Unesco debba essere messa in stato fallimentare ed essere comunque
degradata dal suo ruolo di braccio culturale e di salvaguardia del
patrimonio artistico dell'umanità e che venga costituita una nuova
entità che possa svolgere in maniera dignitosa questo ruolo".
Si chiede infine in un editoriale il direttore del dorso fiorentino del
Corriere della sera Paolo Ermini: "Questa è la città di Giorgio La
Pira, il sindaco che dette voce alla sua vocazione internazionale. Ed è
anche la città di Matteo Renzi, che tra i suoi primi atti decise di
illuminare la cupola della sinagoga. Qui diamo luce al tempio degli
ebrei e accettiamo passivamente il colpo inferto per odio al Muro del
Pianto?".
|
Setirot
- Astensioni |
Due
parole ancora sulla vergognosamente nota risoluzione dell’Unesco nonché
sulla astensione dell’Italia. Ha correttamente ricordato Vittorio
Robiati Bendaud che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’Educazione, la Scienza e la Cultura da decenni – senz’altro almeno
dal 1974 – dimostra e applica una odiosa ostilità nei confronti di
Israele. Quelli però erano altri tempi, e allora alta e forte tuonò la
condanna di molti intellettuali: da Aron ad Argan, da Jemolo a Montale,
da Sciascia a Soldati, da Mirò a Ionesco. Oggi gli intellettuali –
sempre che esistano – per lo più tacciono. Già.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Sukkot |
La
mia nonna aveva una straordinaria abilità narrativa, che le veniva da
una curiosità innata per il genere umano e dal desiderio di custodire
memorie di vita, un desiderio che mi ha lasciato in eredità. In effetti
sono cresciuta con l’idea che tra le cose più importanti da salvare al
mondo ci siano senz’altro le storie.
Per Sukkot ho ripreso in mano una vicenda poco conosciuta e “salvata”
dallo storico Paolo Veziano, autore di un saggio davvero interessante
sulla comunità ebraica di Sanremo, la cittadina della Riviera ligure
che fin dal medioevo cominciò ad attirare ebrei dall’Europa centrale
per via dell’ottima qualità di cedri e palme.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
RiMEIScolando - Edot d'Italia |
Quando,
circa un mese fa, trenta persone, tutte a capo di un progetto culturale
ebraico italiano, si sono riunite a Ferrara, David Piazza fece notare
che mancavano a quel primo spontaneo appello partito dal MEIS alcuni
rappresentanti della cultura ebraica italiana. Tra questi, ci disse,
non erano stati chiamati, ad esempio, gli ebrei libici di Roma, o gli
ebrei milanesi provenienti dalla Persia, dall’Egitto, da Aleppo, dalla
Turchia, dal Libano. L’ho ascoltato con molta attenzione e ho preso
nota, provando subito a risalire con la mente a un centro ebraico che
si occupasse esclusivamente di queste culture. Ho pensato alle varie
sinagoghe di rito tripolino, persiano, libanese.
Simonetta Della Seta, Direttore MEIS
Leggi
|
|
Se Piperno batte Safran Foer |
Cosa
scrivervi di un libro che appassiona, che non lasci fino a che non
l’hai finito, ma del quale non puoi, non devi nemmeno per sbaglio far
intendere il finale?
Eppure Dove la storia finisce,
di Alessandro Piperno (Mondadori) non è un giallo, anche se alla fine
la Colpevole è individuata, ma non arrestata. È una storia di famiglie,
quella degli Zevi e dei Mogherini, che si intrecciano e sbrecciano
nella Roma di questi anni fashion e depressi; è una Tragedia
all’Italiana, dunque una parodia: umorismo e lacrime, nella miglior
tradizione della letteratura ebraica della diaspora, soprattutto. Il
finale è indulgente, però - o addirittura positivo -, ma non ve lo
posso raccontare...
Valerio Fiandra
Leggi
|
Nostalgia
|
Vorrei
essere piccolo come quella bimba di due mesi, ho sentito dire un
bambino, perché così non saprei che cos'è la nostalgia. Ma pensa a
quanto di bello hai, lo sollecita un altro, non pensare solo alle cose
di prima! Concordo, e riflettendo sulla tentazione di guardare indietro
menziono la nostalgia dell'Egitto provata dai Figli d'Israele una volta
lasciato Mitzraim, quando nel deserto rimpiangevano la carne egiziana,
e come la moglie di Lot, guardando indietro verso Sedom distrutta,
divenne una statua di sale.
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
Bereshit? In principio (e poi)
|
Proprio
in questi giorni “iniziamo da Bereshit” la lettura delle parashoth, i
brani tratti dalla Bibbia che si leggono ogni settimana.
Sira Fatucci
Leggi
|
|
|