Opinioni a confronto
A ritmi alternati
In
anni come questo, in cui i giorni festivi non sono mai durante il
weekend, Tishrì diventa un mese curiosamente bifronte, in cui si vive a
ritmi alternati: tre giorni (più la sera della vigilia) di calma e
quattro frenetici di maratone per recuperare le cose non fatte nei
giorni festivi: lezioni da preparare, compiti da correggere, cumuli di
mail a cui rispondere. Costruire e mantenere intorno a sé l’atmosfera
gioiosa della festa in giorni che per tutti intorno a noi sono feriali
è una sfida difficile ma entusiasmante. E a Sukkot, tra giorni di festa
e mezza festa, la sfida si fa ancora più difficile e l’atmosfera
festiva si regge su equilibri molto precari; del resto Sukkot non è
appunto la festa della precarietà? Poi alla fine arriva la Simchat
Torah, tra canti e balli e grande allegria, e dal giorno dopo inizia il
periodo più lungo del calendario ebraico senza feste o ricorrenze:
chissà se in fondo, oltre a gioire per la Torah, non festeggiamo anche
un po’ il ritorno a una routine quotidiana che, dopo un mese sopra le
righe, ci appare in una luce molto più gradevole del solito?
Anna Segre, insegnante
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