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1 Novembre 2016 - 30 Tishri 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Èll monumentale commento di Rashì alla Torà, scritto nell'undicesimo secolo, si apre con queste parole: "Disse rabbi Ytzchak (probabilmente il padre di Rashì) : la Torà sarebbe dovuta iniziare con la prima legge data al popolo ebraico che riguarda il calendario (Esodo , 12; 2). Per quale motivo allora inizia col racconto della creazione del mondo ? Se un giorno le nazioni del mondo dicessero al popolo ebraico: 'Siete dei ladri perché avete sottratto terre che appartenevano a sette nazioni, il popolo ebraico risponderebbe: tutta la terra appartiene all'Eterno, Lui l'ha creata e l'ha data a chi parve giusto ai Suoi occhi. Per Sua volontà l'ha tolta loro e la diede a noi...".
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
A me la politica del premier Netanyahu non piace molto. E sono anche convinto che i palestinesi non stanno facendo una bella vita. E tuttavia queste considerazioni e molte altre che si potrebbero fare non esimono nessuno, di qualsiasi colore politico e convinzione, dal riconoscere che le risoluzioni dell’Unesco di questi giorni rivestono un innegabile carattere antisemita non meno di quanto siano a priori antiisraeliane.
Per questo mi lasciano insoddisfatto le dichiarazioni di amici che giustificano l’Unesco argomentando che essa volesse semplicemente sottolineare l’ingiusto trattamento a cui sono sottoposti i palestinesi e i ‘loro’ luoghi sacri. Non si afferma un diritto negandone un altro, non è morale.
 
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Rivlin: 'Pronti alla pace'
Dopo aver incontrato il presidente israeliano Reuven Rivlin, il Capo dello Stato Sergio Mattarella visiterà oggi Betlemme dove troverà ad aspettarlo il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Rivlin nel vertice di ieri ha ribadito a Mattarella che “Israele è pronta al dialogo per portare avanti la pace” (La Stampa) mentre il presidente italiano, sottolineando l’amicizia indissolubile tra Italia e Israele, ha espresso preoccupazione per lo stallo nei negoziati tra palestinesi e israeliani (Corriere). Intervistato sia dalla Stampa sia da Repubblica, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abbas cerca di portare acqua al suo mulino e chiede a Mattarella e Renzi di riconoscere lo Stato palestinese, come fatto da alcune nazioni europee (Rivlin invece ha spiegato che l’unica strada sono i negoziati diretti e non iniziative di paesi terzi o della comunità internazionale). “Noi siamo per i due Stati, per la pace, contro la violenza armata, per l’iniziativa araba e per quella francese, ciò che manca lo deve chiedere al premier Netanyahu”, dice il capo dell’Anp ai media, accusando Netanyahu di non voler sedersi al tavolo delle trattative. Il Primo ministro israeliano però negli scorsi mesi ha più volte invitato Mahmoud Abbas a incontrarsi e riaprire i negoziati. E questo Abbas sembra dimenticarlo mentre rivendica come positiva la vergognosa risoluzione dell’Unesco, condannata da più parti. In attesa poi delle elezioni che si dovrebbero tenere sia in Cisgiordania sia a Gaza, il presidente dell’Anp spiega al direttore de La Stampa Maurizio Moliniari la natura dei contrasti con Hamas ovvero che “non abbiamo sostenuto le loro guerre con Israele nel 2006, 2008 e 2014. Siamo contro gli attentati, il terrore e i lanci di missili contro Israele come, certo, siamo anche contro i bombardamenti israeliani su Gaza. Loro perseguono la violenza, noi no”. Eppure Israele ha chiesto più volte ad Abbas di esprimersi chiaramente contro la cosiddetta intifada dei coltelli e contro l’istigazione all’odio presente anche nelle sue file (il movimento Al Fatah), ma ancora aspetta queste parole.
 
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  davar
LA MISSIONE DEL CAPO DELLO STATO
Mattarella ammonisce Abbas

"Pace con Israele una priorità"a
“Serve un accordo duraturo di pace onnicomprensivo, due Stati per due popoli, e la ripresa dei negoziati deve rimanere una priorità per la comunità internazionale”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del suo incontro con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas a Betlemme.
Come durante il vertice con il Presidente israeliano Reuven Rivlin, Mattarella ha auspicato dunque la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi, congelati da tempo: “La riconciliazione – ha affermato – non è più procrastinabile ed è vitale per stabilizzare l’area”.
Per parte sua Abbas ha affermato di essere a favore della soluzione dei due popoli e due Stati ma ha più volte attaccato Israele. “Ho raccontato a Mattarella come sia difficile la vita palestinese sotto l’occupazione israeliana”, ha dichiarato Abbas, invocando come soluzione al conflitto l’iniziativa della Lega araba e quella portata avanti dalla Francia con la conferenza internazionale. Quest’ultima in particolare è stata contestata dal governo israeliano ma questo non sembra preoccupare i vertici dell’Autorità nazionale palestinese. “La pace è il nostro obiettivo strategico e per ottenerla bisogna mettere fine all’occupazione israeliana secondo la soluzione dei due Stati in modo che israeliani e palestinesi vivano in pace e prosperità uno a fianco all’altro”, ha aggiunto Abbas.
Per il capo dell’Anp anche la risoluzione Unesco, definita dal Primo ministro italiano Matteo Renzi “allucinante”, è positiva e sarebbe nata “solo per conservare i siti archeologici” di Gerusalemme. Gli israeliani, accusa Abbas cambiando le carte in tavola, “hanno voluto confondere la religione con i siti archeologici” e “ribadisco la nostra posizione di rispetto” per tutte e tre le religioni, ebrei, cristiani e musulmani.
In chiave internazionale, il presidente dell’Anp ha usato l’incontro con Mattarella per chiedere nuovamente il riconoscimento dello Stato palestinese da parte del governo italiano. Un riconoscimento unilaterale che rappresenta, come ha sottolineato ieri Rivlin, un ostacolo alla pace e non uno strumento utile a raggiungerla.
Si è parlato anche del restauro della Basilica della Natività a Betlemme, con i palestinesi che hanno ringraziato l’Italia per l’aiuto dato al progetto così come per gli interventi finanziari a sostegno della realizzazione delle strutture statali palestinesi, così come per la Cooperazione.
Il viaggio di Mattarella si concluderà domani con l’incontro con il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme e con la presentazione al Museo Eretz Israel di Tel Aviv del progetto del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara: a raccontare l’importanza del Meis nel panorama culturale italiano il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, assieme a Simonetta Della Seta e Dario Disegni, rispettivamente direttore e presidente del Meis, oltre al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. A portare invece i saluti dell’ebraismo italiano, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, parte della delegazione che ha accompagnato il Capo di Stato in Israele.


Daniel Reichel
MOLTE le VERITà svelate Sulle persecuzioni
Tina Anselmi (1927 - 2016)
Profondo cordoglio nelle istituzioni e in tutto il paese per la scomparsa di Tina Anselmi, ex partigiana e prima donna ministro in Italia. Una figura che, come sono in molti a riconoscere in queste ore, ha segnato in modo decisivo la sua epoca.
Giovanissima staffetta partigiana, sindacalista appassionata, madre della legge sulle pari opportunità, ministro del lavoro e della previdenza sociale, principale autrice della riforma che introdusse il Servizio sanitario nazionale e guida della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2. E, tra i tanti incarichi, anche presidente della Commissione di indagine sui beni sottratti ai cittadini ebrei negli anni delle persecuzioni antisemite (’38-’45) istituita sul finire degli Anni Novanta. Un lavoro di ricerca ingente, svolto in stretto raccordo con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con un pool di storici e studiosi del fascismo, che permise di far emergere sin dalle prime battute, come raccontò la stessa Anselmi in una intervista all’Espresso, una incontestabile verità. E cioè il fatto che la burocrazia fascista “abbia lavorato quasi in tutta Italia con grande zelo, nonché pignola e stupida crudeltà, all’applicazione delle leggi antiebraiche emesse da Mussolini a partire dal 1938”.
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il viaggio della memoria ugei
"Testimone tra le generazioni"
“Un viaggio che ci ha segnati nel profondo, dandoci non solo la possibilità di capire qualcosa in più sulla Memoria, ma di fare vera e propria Memoria”.
Filippo Tedeschi, vicepresidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, esprime quella che è una posizione condivisa dai partecipanti al Viaggio della Memoria Ugei in Polonia appena conclusosi. Un viaggio particolarmente denso e che ha portato i ragazzi che hanno preso parte a questa iniziativa nei luoghi dello sterminio ma anche a confronto con i loro coetanei della Comunità ebraica di Cracovia. Memoria di ieri, vita di oggi e uno sguardo al futuro: un intreccio che ha segnato l’iniziativa.

(Nell’immagine alcuni partecipanti davanti al monumento che ricorda l’insurrezione del Ghetto di Varsavia
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il viaggio della memoria di roma capitale
Raggi: "Esserci è un privilegio"
"È con estremo onore che siamo qui ad annunciare che l'amministrazione insieme alla Comunità ebraica e la Fondazione Museo della Shoah parteciperà al Viaggio della memoria. E' un onore accompagnare la delegazione di 136 studenti romani che andranno in visita ai campi di Auschwitz e Birkenau. Più che un dovere lo viviamo come un privilegio e con tutto il cuore ringraziamo Sami Modiano e Tatiana Bucci: solo grazie a loro possiamo apprendere e mantenere viva quella memoria".
Queste le parole con cui la sindaca di Roma Virginia Raggi ha presentato in conferenza stampa il Viaggio della Memoria in programma dal sei all'otto novembre prossimi. Assieme alla prima cittadina della Capitale l'assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre; la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e il direttore scientifico Marcello Pezzetti.
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PAGINE EBRAICHE - L'INTERVISTA A FRONGIA
Roma, il vicesindaco grillino:

'Vicino a Israele e all'ebraismo'
Dalla passione per i grandi classici della letteratura ebraica all’apprezzamento per la cucina israeliana, dal culto dei fratelli Coen (“Goodman che fingeva di essere ebreo nel Grande Lebowski resta nella storia del cinema…) all’impegno di Memoria testimoniato dalla sfida del Museo della Shoah. Il vicesindaco grillino Daniele Frongia si racconta in una prospettiva del tutto inedita. E tiene a sottolineare un concetto che gli è molto caro: “Nel Movimento c’è sempre stato per la religione ebraica e per l’ebraismo il massimo rispetto, come è giusto che sia”.

Partiamo dalla tua storia personale e familiare. Dai racconti dei tuoi nonni durante la Seconda Guerra Mondiale…
Durante il conflitto Ersilia, mia nonna, viveva in un piccolo paese in provincia di La Spezia, era la sesta di sei sorelle e, nonostante la guerra, la sua famiglia viveva bene: erano contadini possidenti e avevano mucche, galline e ulivi. Ogni settimana preparavano dei fagottini, con dei fazzoletti, dentro i quali mettevano latte, uova e formaggi. La sera, quando i partigiani bussavano alla porta, la mia bisnonna li faceva entrare per riscaldarsi e donava loro il cibo preparato.
Nel suo piccolo, la famiglia di mia nonna si opponeva al fascismo: Ersilia non ha mai partecipato alle marce in strada perché le era stato espressamente proibito dai suoi genitori.
Mio nonno materno, invece, per sua stessa ammissione, non era né fascista né partigiano: era napoletano.

È questo il motivo che ti ha spinto ad approfondire la cultura ebraica?
I racconti dei miei genitori e dei miei nonni mi hanno fatto interessare a quel momento storico che ha per sempre cambiato la vita di tutti. Di certo anche le letture che mi ha proposto mia madre, quando ero piccolo, hanno avuto una certa influenza. Mi regalò quello splendido “mattone” di Henry Roth, Chiamalo sonno, che ho tanto amato. Poi nell’adolescenza, quando si instaurano i primi rapporti amicali di valore, ho frequentato molto alcuni ebrei romani e israeliani.
Proprio dalla mia famiglia ho naturalmente ricevuto un’educazione aperta alle diverse religioni e culture: i miei stessi genitori, pur entrambi cristiani, sono infatti di due diverse confessioni. La cultura ebraica è, del resto, parte importante della cultura europea, italiana e romana.


Dario Coen, Pagine Ebraiche novembre 2016
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pagine ebraiche a lucca comics
La grande stagione del fumetto
Si avvia alla conclusione l’edizione gold di Lucca Comics and Games, il grande festival del fumetto che è arrivato alla sua cinquantesima edizione. Dopo il tutto esaurito di domenica, con 80 mila biglietti venduti gli organizzatori si preparano in queste ore a fare il bilancio di un’edizione più ricca che mai. L’allargamento degli spazi, che ha modificato radicalmente la distribuzione dei padiglioni già da qualche anno e che ha permesso all’enorme afflusso di pubblico di non intasare completamente il centro storico, come avveniva sino a qualche edizione fa, si è mostrata anche in questa edizione l’arma vincente di un festival che ha avuto il coraggio di ripensare completamente la propria struttura. Dopo la presentazione della settima edizione del dossier Comics&Jews, avvenuta il primo giorno della manifestazione con la presenza dei responsabili dei due principali eventi italiani dedicati al fumetto – Giovanni Russo per Lucca Comics e Emilio Varrà per BilBOlBul – la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha continuato il suo lavoro, iniziando da subito a raccogliere spunti per i prossimi appuntamenti, a partire da Bologna, a fine novembre, per poi dirigere ad Angoulême e Lucerna, dove si terranno i primi appuntamenti del 2017.
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QUI ROMA - ARTE ED EBRAISMO, IL CONVEGNO
Cosa ci raccontano le ketubbot 
Il rapporto tra arte ed ebraismo. Un argomento estremamente complesso che già si evince dal titolo della giornata di studi in programma giovedì mattina a partire dalle 9 al Centro Bibliografico Tullia Zevi dell’Unione dele Comunità Ebraiche Italiane: “Immagini vietate o permesse?”. Un chiaro riferimento al divieto dell’idolatria, che si è tradotto storicamente in una frequentazione un po’ problematica, nel mondo ebraico, dell’espressione artistica. Privilegiando l’adornamento di oggetti sacri o legati al rito, spesso artisticamente e riccamente decorati. Ne sono un esempio le ketubboth, i contratti matrimoniali ebraici, di cui alcuni esemplari, provenienti dal fondo del Centro Bibliografico, potranno essere ammirati nella piccola ma significativa esposizione che sarà allestita a margine del simposio.
“Saranno esposte dieci ketubboth, nove di Senigallia e una di Ancona” spiega Micaela Vitale, responsabile delle attività culturali del Pitigliani.
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qui torino
Dialogo, nel segno di Israele  
  pilpul

Libia, una pagina da riscoprire
La figura di Mordekhai Ha-Cohen (Tripoli 1856-Bengasi 1929), rabbino tripolino vissuto tra l’Ottocento e il Novecento ha un che di unico, di affascinante, di commovente. Studioso autodidatta ha reso possibile la conservazione di una monumentale raccolta d’informazioni di ogni genere sulla vita della comunità dal passato più antico a quello più recente, sulle sue tradizioni, sugli usi, sui costumi e sui rapporti quotidiani fra ebrei e non ebrei.
Infaticabile viaggiatore, girò in lungo e in largo, Rav Mordekhai Cohen attraversa in lungo e in largo il Gebel Nefusa, la Cirenaica e le comunità ebraiche dell’interno. Raccoglie con amore informazioni sulla loro soria recente e più antica. Si inventa archeologo, etnologo ed etnografo. Talora le sue ricostruzioni storiche sono ingenue e romantiche. Ma non è qui il punto essenziale. Ciò che colpisce è la freschezza del modo in cui raccoglie i dati, la libertà interiore con cui può discutere di darwinismo e di qualunque altro tema.


David Meghnagi, Università Roma Tre Leggi
Storie - Il museo a Predappio
Alla trasmissione “Tutta la città ne parla” di Radio Tre, insieme ad altri studiosi di storia, ci siamo confrontati sul progetto del comune di Predappio, paese natale di Benito Mussolini, in provincia di Forlì-Cesena, di allestire un’esposizione permanente sul fascismo nell’edificio dell’ex Casa del Fascio.
La realizzazione del museo è stata affidata all’Istituto Parri di Bologna, diretto da Luca Alessandrini, e a un comitato scientifico di cui fanno parte diversi storici, tra cui ad esempio Marcello Flores, anche lui presente in trasmissione.
Su questo tema, come spesso accade in Italia, si è scatenato un dibattito che, come ha detto Carlo Greppi, ha assunto i caratteri del “tribalismo” e del tifo da stadio (vedi referendum).
La nascita di un museo dedicato alla storia del fascismo comporterebbe fare i conti su quella fase storica, cosa che l’Italia ha fatto ancora troppo poco, a differenza ad esempio della Germania. Io credo allora che invece che interrogarsi sul “se” fare il museo, bisognerebbe interrogarsi sul “come” si realizzerà quel progetto.
David Bidussa l’ha definita giustamente una sfida culturale. Uno storico contrario al progetto, Giovanni Sabatucci, intervenendo in trasmissione, ha invece adombrato i rischi che il museo possa inconsapevolmente avere un intento celebrativo.
Se però esso racconterà con immagini, video, parole le violenze squadriste, la soppressione delle libertà, le leggi fascistissime, la persecuzione degli ebrei e le leggi razziste del 1938, le stragi compiute dagli italiani in guerra, la complicità con il nazismo, tale pericolo sarà scongiurato. E anche i nostalgici che ciclicamente si recano a Predappio per celebrare il duce, se ne torneranno a casa con un pugno metaforico allo stomaco.


Mario Avagliano


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