Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Èll
monumentale commento di Rashì alla Torà, scritto nell'undicesimo
secolo, si apre con queste parole: "Disse rabbi Ytzchak (probabilmente
il padre di Rashì) : la Torà sarebbe dovuta iniziare con la prima legge
data al popolo ebraico che riguarda il calendario (Esodo , 12; 2). Per
quale motivo allora inizia col racconto della creazione del mondo ? Se
un giorno le nazioni del mondo dicessero al popolo ebraico: 'Siete dei
ladri perché avete sottratto terre che appartenevano a sette nazioni,
il popolo ebraico risponderebbe: tutta la terra appartiene all'Eterno,
Lui l'ha creata e l'ha data a chi parve giusto ai Suoi occhi. Per Sua
volontà l'ha tolta loro e la diede a noi...".
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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A
me la politica del premier Netanyahu non piace molto. E sono anche
convinto che i palestinesi non stanno facendo una bella vita. E
tuttavia queste considerazioni e molte altre che si potrebbero fare non
esimono nessuno, di qualsiasi colore politico e convinzione, dal
riconoscere che le risoluzioni dell’Unesco di questi giorni rivestono
un innegabile carattere antisemita non meno di quanto siano a priori
antiisraeliane.
Per questo mi lasciano insoddisfatto le dichiarazioni di amici che
giustificano l’Unesco argomentando che essa volesse semplicemente
sottolineare l’ingiusto trattamento a cui sono sottoposti i palestinesi
e i ‘loro’ luoghi sacri. Non si afferma un diritto negandone un altro,
non è morale.
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Rivlin: 'Pronti alla pace'
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Dopo
aver incontrato il presidente israeliano Reuven Rivlin, il Capo dello
Stato Sergio Mattarella visiterà oggi Betlemme dove troverà ad
aspettarlo il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Rivlin
nel vertice di ieri ha ribadito a Mattarella che “Israele è pronta al
dialogo per portare avanti la pace” (La Stampa) mentre il presidente
italiano, sottolineando l’amicizia indissolubile tra Italia e Israele,
ha espresso preoccupazione per lo stallo nei negoziati tra palestinesi
e israeliani (Corriere). Intervistato sia dalla Stampa sia da
Repubblica, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abbas
cerca di portare acqua al suo mulino e chiede a Mattarella e Renzi di
riconoscere lo Stato palestinese, come fatto da alcune nazioni europee
(Rivlin invece ha spiegato che l’unica strada sono i negoziati diretti
e non iniziative di paesi terzi o della comunità internazionale). “Noi
siamo per i due Stati, per la pace, contro la violenza armata, per
l’iniziativa araba e per quella francese, ciò che manca lo deve
chiedere al premier Netanyahu”, dice il capo dell’Anp ai media,
accusando Netanyahu di non voler sedersi al tavolo delle trattative. Il
Primo ministro israeliano però negli scorsi mesi ha più volte invitato
Mahmoud Abbas a incontrarsi e riaprire i negoziati. E questo Abbas
sembra dimenticarlo mentre rivendica come positiva la vergognosa
risoluzione dell’Unesco, condannata da più parti. In attesa poi delle
elezioni che si dovrebbero tenere sia in Cisgiordania sia a Gaza, il
presidente dell’Anp spiega al direttore de La Stampa Maurizio Moliniari
la natura dei contrasti con Hamas ovvero che “non abbiamo sostenuto le
loro guerre con Israele nel 2006, 2008 e 2014. Siamo contro gli
attentati, il terrore e i lanci di missili contro Israele come, certo,
siamo anche contro i bombardamenti israeliani su Gaza. Loro perseguono
la violenza, noi no”. Eppure Israele ha chiesto più volte ad Abbas di
esprimersi chiaramente contro la cosiddetta intifada dei coltelli e
contro l’istigazione all’odio presente anche nelle sue file (il
movimento Al Fatah), ma ancora aspetta queste parole.
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LA MISSIONE DEL CAPO DELLO STATO Mattarella ammonisce Abbas
"Pace con Israele una priorità"a
“Serve
un accordo duraturo di pace onnicomprensivo, due Stati per due popoli,
e la ripresa dei negoziati deve rimanere una priorità per la comunità
internazionale”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
nel corso del suo incontro con il presidente dell’Autorità nazionale
palestinese Mahmoud Abbas a Betlemme.
Come durante il vertice con il Presidente israeliano Reuven Rivlin,
Mattarella ha auspicato dunque la ripresa dei negoziati tra israeliani
e palestinesi, congelati da tempo: “La riconciliazione – ha affermato –
non è più procrastinabile ed è vitale per stabilizzare l’area”.
Per parte sua Abbas ha affermato di essere a favore della soluzione dei
due popoli e due Stati ma ha più volte attaccato Israele. “Ho
raccontato a Mattarella come sia difficile la vita palestinese sotto
l’occupazione israeliana”, ha dichiarato Abbas, invocando come
soluzione al conflitto l’iniziativa della Lega araba e quella portata
avanti dalla Francia con la conferenza internazionale. Quest’ultima in
particolare è stata contestata dal governo israeliano ma questo non
sembra preoccupare i vertici dell’Autorità nazionale palestinese. “La
pace è il nostro obiettivo strategico e per ottenerla bisogna mettere
fine all’occupazione israeliana secondo la soluzione dei due Stati in
modo che israeliani e palestinesi vivano in pace e prosperità uno a
fianco all’altro”, ha aggiunto Abbas.
Per il capo dell’Anp anche la risoluzione Unesco, definita dal Primo
ministro italiano Matteo Renzi “allucinante”, è positiva e sarebbe nata
“solo per conservare i siti archeologici” di Gerusalemme. Gli
israeliani, accusa Abbas cambiando le carte in tavola, “hanno voluto
confondere la religione con i siti archeologici” e “ribadisco la nostra
posizione di rispetto” per tutte e tre le religioni, ebrei, cristiani e
musulmani.
In chiave internazionale, il presidente dell’Anp ha usato l’incontro
con Mattarella per chiedere nuovamente il riconoscimento dello Stato
palestinese da parte del governo italiano. Un riconoscimento
unilaterale che rappresenta, come ha sottolineato ieri Rivlin, un
ostacolo alla pace e non uno strumento utile a raggiungerla.
Si è parlato anche del restauro della Basilica della Natività a
Betlemme, con i palestinesi che hanno ringraziato l’Italia per l’aiuto
dato al progetto così come per gli interventi finanziari a sostegno
della realizzazione delle strutture statali palestinesi, così come per
la Cooperazione.
Il viaggio di Mattarella si concluderà domani con l’incontro con il
Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme e con la
presentazione al Museo Eretz Israel di Tel Aviv del progetto del Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara: a raccontare
l’importanza del Meis nel panorama culturale italiano il ministro dei
Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini,
assieme a Simonetta Della Seta e Dario Disegni, rispettivamente
direttore e presidente del Meis, oltre al sindaco di Ferrara Tiziano
Tagliani. A portare invece i saluti dell’ebraismo italiano, la
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni,
parte della delegazione che ha accompagnato il Capo di Stato in
Israele.
Daniel Reichel
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MOLTE le VERITà svelate Sulle persecuzioni Tina Anselmi (1927 - 2016)
Profondo
cordoglio nelle istituzioni e in tutto il paese per la scomparsa di
Tina Anselmi, ex partigiana e prima donna ministro in Italia. Una
figura che, come sono in molti a riconoscere in queste ore, ha segnato
in modo decisivo la sua epoca.
Giovanissima staffetta partigiana, sindacalista appassionata, madre
della legge sulle pari opportunità, ministro del lavoro e della
previdenza sociale, principale autrice della riforma che introdusse il
Servizio sanitario nazionale e guida della Commissione parlamentare
d’inchiesta sulla Loggia P2. E, tra i tanti incarichi, anche presidente
della Commissione di indagine sui beni sottratti ai cittadini ebrei
negli anni delle persecuzioni antisemite (’38-’45) istituita sul finire
degli Anni Novanta. Un lavoro di ricerca ingente, svolto in stretto
raccordo con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con un pool di
storici e studiosi del fascismo, che permise di far emergere sin dalle
prime battute, come raccontò la stessa Anselmi in una intervista
all’Espresso, una incontestabile verità. E cioè il fatto che la
burocrazia fascista “abbia lavorato quasi in tutta Italia con grande
zelo, nonché pignola e stupida crudeltà, all’applicazione delle leggi
antiebraiche emesse da Mussolini a partire dal 1938”. Leggi
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PAGINE EBRAICHE - L'INTERVISTA A FRONGIA Roma, il vicesindaco grillino:
'Vicino a Israele e all'ebraismo'
Dalla
passione per i grandi classici della letteratura ebraica
all’apprezzamento per la cucina israeliana, dal culto dei fratelli Coen
(“Goodman che fingeva di essere ebreo nel Grande Lebowski resta nella
storia del cinema…) all’impegno di Memoria testimoniato dalla sfida del
Museo della Shoah. Il vicesindaco grillino Daniele Frongia si racconta
in una prospettiva del tutto inedita. E tiene a sottolineare un
concetto che gli è molto caro: “Nel Movimento c’è sempre stato per la
religione ebraica e per l’ebraismo il massimo rispetto, come è giusto
che sia”.
Partiamo dalla tua storia personale e familiare. Dai racconti dei tuoi nonni durante la Seconda Guerra Mondiale…
Durante il conflitto Ersilia, mia nonna, viveva in un piccolo paese in
provincia di La Spezia, era la sesta di sei sorelle e, nonostante la
guerra, la sua famiglia viveva bene: erano contadini possidenti e
avevano mucche, galline e ulivi. Ogni settimana preparavano dei
fagottini, con dei fazzoletti, dentro i quali mettevano latte, uova e
formaggi. La sera, quando i partigiani bussavano alla porta, la mia
bisnonna li faceva entrare per riscaldarsi e donava loro il cibo
preparato.
Nel suo piccolo, la famiglia di mia nonna si opponeva al fascismo:
Ersilia non ha mai partecipato alle marce in strada perché le era stato
espressamente proibito dai suoi genitori.
Mio nonno materno, invece, per sua stessa ammissione, non era né fascista né partigiano: era napoletano.
È questo il motivo che ti ha spinto ad approfondire la cultura ebraica?
I racconti dei miei genitori e dei miei nonni mi hanno fatto
interessare a quel momento storico che ha per sempre cambiato la vita
di tutti. Di certo anche le letture che mi ha proposto mia madre,
quando ero piccolo, hanno avuto una certa influenza. Mi regalò quello
splendido “mattone” di Henry Roth, Chiamalo sonno, che ho tanto amato.
Poi nell’adolescenza, quando si instaurano i primi rapporti amicali di
valore, ho frequentato molto alcuni ebrei romani e israeliani.
Proprio dalla mia famiglia ho naturalmente ricevuto un’educazione
aperta alle diverse religioni e culture: i miei stessi genitori, pur
entrambi cristiani, sono infatti di due diverse confessioni. La cultura
ebraica è, del resto, parte importante della cultura europea, italiana
e romana.
Dario Coen, Pagine Ebraiche novembre 2016 Leggi
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pagine ebraiche a lucca comics La grande stagione del fumetto
Si
avvia alla conclusione l’edizione gold di Lucca Comics and Games, il
grande festival del fumetto che è arrivato alla sua cinquantesima
edizione. Dopo il tutto esaurito di domenica, con 80 mila biglietti
venduti gli organizzatori si preparano in queste ore a fare il bilancio
di un’edizione più ricca che mai. L’allargamento degli spazi, che ha
modificato radicalmente la distribuzione dei padiglioni già da qualche
anno e che ha permesso all’enorme afflusso di pubblico di non intasare
completamente il centro storico, come avveniva sino a qualche edizione
fa, si è mostrata anche in questa edizione l’arma vincente di un
festival che ha avuto il coraggio di ripensare completamente la propria
struttura. Dopo la presentazione della settima edizione del dossier
Comics&Jews, avvenuta il primo giorno della manifestazione con la
presenza dei responsabili dei due principali eventi italiani dedicati
al fumetto – Giovanni Russo per Lucca Comics e Emilio Varrà per
BilBOlBul – la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane ha continuato il suo lavoro, iniziando da subito a
raccogliere spunti per i prossimi appuntamenti, a partire da Bologna, a
fine novembre, per poi dirigere ad Angoulême e Lucerna, dove si
terranno i primi appuntamenti del 2017. Leggi
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QUI ROMA - ARTE ED EBRAISMO, IL CONVEGNO Cosa ci raccontano le ketubbot
Il
rapporto tra arte ed ebraismo. Un argomento estremamente complesso che
già si evince dal titolo della giornata di studi in programma giovedì
mattina a partire dalle 9 al Centro Bibliografico Tullia Zevi
dell’Unione dele Comunità Ebraiche Italiane: “Immagini vietate o
permesse?”. Un chiaro riferimento al divieto dell’idolatria, che si è
tradotto storicamente in una frequentazione un po’ problematica, nel
mondo ebraico, dell’espressione artistica. Privilegiando l’adornamento
di oggetti sacri o legati al rito, spesso artisticamente e riccamente
decorati. Ne sono un esempio le ketubboth, i contratti matrimoniali
ebraici, di cui alcuni esemplari, provenienti dal fondo del Centro
Bibliografico, potranno essere ammirati nella piccola ma significativa
esposizione che sarà allestita a margine del simposio.
“Saranno esposte dieci ketubboth, nove di Senigallia e una di Ancona”
spiega Micaela Vitale, responsabile delle attività culturali del
Pitigliani. Leggi
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Libia, una pagina da riscoprire
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La
figura di Mordekhai Ha-Cohen (Tripoli 1856-Bengasi 1929), rabbino
tripolino vissuto tra l’Ottocento e il Novecento ha un che di unico, di
affascinante, di commovente. Studioso autodidatta ha reso possibile la
conservazione di una monumentale raccolta d’informazioni di ogni genere
sulla vita della comunità dal passato più antico a quello più recente,
sulle sue tradizioni, sugli usi, sui costumi e sui rapporti quotidiani
fra ebrei e non ebrei.
Infaticabile viaggiatore, girò in lungo e in largo, Rav Mordekhai Cohen
attraversa in lungo e in largo il Gebel Nefusa, la Cirenaica e le
comunità ebraiche dell’interno. Raccoglie con amore informazioni sulla
loro soria recente e più antica. Si inventa archeologo, etnologo ed
etnografo. Talora le sue ricostruzioni storiche sono ingenue e
romantiche. Ma non è qui il punto essenziale. Ciò che colpisce è la
freschezza del modo in cui raccoglie i dati, la libertà interiore con
cui può discutere di darwinismo e di qualunque altro tema.
David Meghnagi, Università Roma Tre Leggi
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Storie - Il museo a Predappio
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Alla
trasmissione “Tutta la città ne parla” di Radio Tre, insieme ad altri
studiosi di storia, ci siamo confrontati sul progetto del comune di
Predappio, paese natale di Benito Mussolini, in provincia di
Forlì-Cesena, di allestire un’esposizione permanente sul fascismo
nell’edificio dell’ex Casa del Fascio.
La realizzazione del museo è stata affidata all’Istituto Parri di
Bologna, diretto da Luca Alessandrini, e a un comitato scientifico di
cui fanno parte diversi storici, tra cui ad esempio Marcello Flores,
anche lui presente in trasmissione.
Su questo tema, come spesso accade in Italia, si è scatenato un
dibattito che, come ha detto Carlo Greppi, ha assunto i caratteri del
“tribalismo” e del tifo da stadio (vedi referendum).
La nascita di un museo dedicato alla storia del fascismo comporterebbe
fare i conti su quella fase storica, cosa che l’Italia ha fatto ancora
troppo poco, a differenza ad esempio della Germania. Io credo allora
che invece che interrogarsi sul “se” fare il museo, bisognerebbe
interrogarsi sul “come” si realizzerà quel progetto.
David Bidussa l’ha definita giustamente una sfida culturale. Uno
storico contrario al progetto, Giovanni Sabatucci, intervenendo in
trasmissione, ha invece adombrato i rischi che il museo possa
inconsapevolmente avere un intento celebrativo.
Se però esso racconterà con immagini, video, parole le violenze
squadriste, la soppressione delle libertà, le leggi fascistissime, la
persecuzione degli ebrei e le leggi razziste del 1938, le stragi
compiute dagli italiani in guerra, la complicità con il nazismo, tale
pericolo sarà scongiurato. E anche i nostalgici che ciclicamente si
recano a Predappio per celebrare il duce, se ne torneranno a casa con
un pugno metaforico allo stomaco.
Mario Avagliano
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