Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Al
centro dell’approccio ebraico, vi è la ricerca. In maniera quasi
parossistica, ci si incentra sulla ricerca di senso, di significato.
Non esiste altro scopo che questo, che non significa necessariamente
trovare, bensì continuare a rielaborare.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Chi ha memoria è in grado di vivere nella fragilità del tempo presente. Chi non ce l’ha non vive da nessuna parte”.
“Nostalgia della luce” di Patrizio Guzmán, cileno, a proposito dei
desaparecidos e dei loro famigliari che li cercano, senza mai smettere
di chiedere ai responsabili di quelle sparizioni.
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"Una chance a Trump"
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“È
importante che il mondo dia una chance al mio successore”. Così Barack
Obama parlando ai giovani di Lima a margine del vertice Apec,
l’organismo di cooperazione economica Asiatico-Pacifica.
Nell’occasione, Obama ha inoltre invitato a “non farsi condizionare dai
pregiudizi”.
Ieri è stato anche il giorno dell’incontro a tre tra Donald Trump, il
suo vice Mike Pence e il candidato repubblicano nel 2012 Mitt Romney,
tra i più accesi critici interni del neo presidente. “Secondo una
corrente di pensiero – scrive il Corriere – il presidente eletto
avrebbe invitato Romney nel suo resort di Bedminster, nel New Jersey,
per chiedergli la disponibilità a diventare Segretario di Stato. Altre
fonti, invece, fanno osservare che il colloquio avesse solo una
funzione scenografica: un modo per certificare l’unità del partito
repubblicano e mostrare all’opinione pubblica l’immagine di un Donald
Trump pronto a dialogare anche con gli avversari della campagna
elettorale”.
Secondo il politologo Vali Nasr, intervistato dal Corriere, per il
nuovo governo degli Stati Uniti sarà molto difficile agire con
incisività in Medio Oriente. “Questo – sostiene Nasr – non è
semplicemente un governo che sposta molto a destra l’asse della
politica Usa. Anche George Bush, 15 anni fa, fece una cosa simile. Ma
lui si affidò a falchi competenti, da Cheney a Rumsfeld. E, nonostante
il trauma degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, capì che
non avrebbe potuto tessere alleanze coi Paesi arabi del Golfo
attaccando la cultura e la religione islamica”.
Oggi invece, prosegue Nasr, “vedo non solo radicalizzazione, ma anche
improvvisazione, istanze contraddittorie che disorientano”. E,
aggiunge, anche tanta islamofobia. “Sarà ancor più difficile, per
un’America già in difficoltà, fare politica estera in Medio Oriente”,
il suo giudizio.
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A BOOKCITY CON PAGINE EBRAICHE
Demenza digitale e odio 2.0
"Diffidiamo dei conformisti"
“L’odio
online è diventato una valuta di scambio, porta consenso e chi dovrebbe
arginarlo, il mondo della politica e della stampa, non lo fa, anzi lo
sfrutta”. Il propagarsi della violenza sulla Rete ha dei responsabili,
ha spiegato questa mattina davanti a una sala gremita il sociologo
Giovanni Ziccardi, protagonista dell’incontro organizzato nel quadro di
Bookcity Milano dalla redazione di Pagine Ebraiche al Teatro Franco
Parenti. A coordinare l’incontro che ha visto Ziccardi, dialogare con
il filosofo Giulio Giorello e il giurista Carlo Melzi D’Eril, la
giornalista dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Ada Treves.
Davanti a un pubblico attento e partecipe, i relatori hanno individuato
alcuni dei punti chiave legati alla diffusione dell’odio online, tema
dell’incontro. Tra questi, come spiegava Ziccardi, il fatto che chi
dovrebbe porvi un freno, in primo luogo la politica e i media, lo
alimentano con retoriche violente e informazioni distorte. Il problema,
ha sottolineato Giorello, è che su internet prende forma “in maniera
devastante il conformismo”: ovvero le persone cercano nel mondo
virtuale chi condivide le proprie idee, formano gruppi che ne attaccano
altri o colpiscono i singoli, e non accettano le opinioni diverse dalle
proprie.
Di fronte a questa situazione però, la riflessione del giurista Carlo
Melzi D’Eril, la cura non può essere il diritto, men che meno il
diritto penale. Quest’ultimo, ha sottolineato Melzi D’Eril, è uno
“strumento violento per definizione, bisogna optare per la compressione
delle libertà solo ed esclusivamente se sono stati offesi beni come la
libertà o il patrimonio”. L’odio online è difficile da configurare
all’interno di questa cornice e per il giurista non è attraverso una
norma penale che si può trovare una soluzione ma attraverso
l’educazione, soprattutto delle nuove generazioni.
Di
Storia e del valore di studiarla si è parlato invece nell’altro
appuntamento organizzato a Bookcity dalla redazione UCEI: “Quando
finisce questa Storia? Anima, corpo e destino nel pensiero di Yuval
Harari e Serge Gruzinski”, il titolo dell’incontro che ha visto
protagonisti nella prestigiosa Sala delle Colonne del Circolo
Filologico, il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale a colloquio
con lo storico sociale delle idee David Bidussa e il nuovo direttore
della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea Gadi
Luzzatto Voghera. La riflessione, come suggerisce il titolo, è
gravitata attorno ai libri di due grandi pensatori moderni, il francese
Serge Gruzinski e l’israeliano Yuval Harari: il primo autore di
“Abbiamo ancora bisogno della Storia? Il senso del passato nel mondo
globalizzato”, il secondo di “Homo Deus: A brief History of Tomorrow”.
Nel pomeriggio, infine, in collaborazione con il Touring Club Italiano,
la redazione darà voce allo storico della letteratura Alberto
Cavaglion, autore di “Verso la terra promessa. Scrittori italiani a
Gerusalemme da Matilde Serao a Pier Paolo Pasolini”, che assieme allo
studioso Bruno Pischedda e il giornalista Paolo Salom (Corriere della
Sera), racconterà al pubblico il legame tra Gerusalemme e alcuni delle
più importanti penne della letteratura italiana. Leggi
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QUI BOLOGNA - memoria Palazzo D'Accursio, la cerimonia
'Qui si capì cosa era il fascismo' Dieci
morti, oltre cinquanta feriti. La strage di Palazzo D’Accursio a
Bologna, il 21 novembre di 96 anni fa, fu tra i primi atti eversivi e
criminali compiuti da gruppi fascisti in Italia. Una drammatica pagina
di memoria cittadina che da sempre raccoglie nel ricordo istituzioni,
associazioni, diverse anime della società bolognese.
“Mostrò subito per quello che era il fascismo italiano: una forza
violenta, squadrista e antidemocratica, che fondò il suo agire sin da
subito sull’uso delle armi, sulla prevaricazione, sull’intimidazione”
ha sottolineato il Consigliere UCEI David Menasci intervenendo questa
mattina all’annuale commemorazione in Piazza Maggiore, organizzata
dall’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti Anppia
di Bologna, dal Comitato Unitario Democratico ed Antifascista della
Bolognina e del Navile e dall’Associazione Piantiamolamemoria.
Numerosi gli interventi che hanno segnato questa giornata di ricordo,
cui hanno aderito anche l’UCEI, la Comunità ebraica bolognese e quella
romana. In piazza tra gli altri la vicepresidente della Comunità
ebraica Debora Romano e la presidente della locale sezione dell’Adei
Ines Miriam Marach. Leggi
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CONCLUSA LA SETTIMANA DI EVENTI
Ferrara, il Premio Bassani
a chi oggi difende la cultura
Paolo
Conti, Roberto Saviano e il programma di Radio Radicale “Fatto in
Italia”. È a loro che Italia Nostra ha oggi assegnato rispettivamente
il quarto Premio Nazionale Giorgio Bassani, istituito dall’Associazione
nel 2010, il Premio Speciale della Giuria e la Menzione Speciale, per
essersi distinti, in campo giornalistico e letterario, per il
contributo offerto alla difesa del patrimonio storico, artistico,
naturale e paesaggistico italiano.
La premiazione ha segnato la chiusura del convegno promosso tra Ferrara
e Roma dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della
nascita di Bassani, per illuminare i molteplici aspetti che hanno
caratterizzato l’attività e la vita dell’autore de “Il Giardino dei
Finzi Contini”.
Proprio Bassani, intervenendo a proposito dell’amministrazione dei beni
culturali, sottolineava l’“importanza capitale del giornalismo
militante”, definito “alleato”. Una posizione che lo scrittore
ferrarese ha sempre sostenuto, anche nelle vesti – indossate per ben
quindici anni, dal 1965 al 1980 – di Presidente di Italia Nostra, dove
fu tra i primi a porre come scopo essenziale dell’Associazione la
tutela del valore etico e culturale del patrimonio. Leggi
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Il cavallo senatore
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C’è
solo l’imbarazzo della scelta, se parliamo di notizie taroccate. Tra le
tante, basti citare questa, che data oramai al 2012, gettata in pasto
al pubblico della Rete, a partire dai social network, nel mezzo di una
campagna elettorale dai toni, tanto per cambiare, sovreccitati, aspri e
astiosi: «Ieri il Senato della Repubblica ha approvato con 257 voti
favorevoli e 165 astenuti il disegno di legge del senatore Cirenga che
prevede la nascita del fondo per i “parlamentari in crisi” creato in
vista dell’imminente file legislatura. Questo fondo prevede lo
stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati
che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato.
Questo quando in Italia i malati di SLA sono costretti a pagarsi da
soli le cure. Rifletti e fai girare». L’informativa, messa in
circolazione come post di Facebook e poi ripresa in altri contesti, era
una bufala. Delle più colossali. In quanto costruita come falso
clamoroso, tanto più enfatico poiché volutamente inverosimile. Senza
neanche stare a rifletterci più di tanto, infatti, i dati contenutivi
erano palesemente incongrui.
Claudio Vercelli
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Se questo è un uomo. Uno e due
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Ecco
qui il primo foglio dattiloscritto che Primo Levi acclude al libro
della prima edizione di Se questo è un uomo. Si tratta del nuovo inizio
del primo libro. Non comincia più con il campo di Fossoli e con i
deportati ebrei: “Alla metà del febbraio ’44, gli ebrei italiani nel
campo di Fossoli erano circa seicento…”. Ora Levi parla della sua
esperienza partigiana: “Ero stato catturato dalla Milizia fascista il
13 dicembre 1943 (…). Non mi era stato facile scegliere la via della
montagna, e contribuire a mettere in piedi quanto, nella opinione mia e
di altri amici di me poco più esperti, avrebbe dovuto diventare una
banda partigiana affiliata a “Giustizia e Libertà”…”. La cornice
iniziale del libro è completamente mutata negli anni che vanno dal 1946
al 1958, pochi quando esce la versione accresciuta di Se questo è un
uomo presso Einaudi. La lotta partigiana entra nel libro sin dal suo
esordio. Si tratta di uno dei cambiamenti sostanziali tra il libro del
1947 e quello del 1958. Sono lo stesso libro, ma non sono lo stesso
libro. Finalmente nella nuova edizione delle Opere complete si potranno leggere entrambe.
Marco Belpoliti, scrittore
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