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21 Novembre 2016 - 20 Cheshvan 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach,
insegnante
Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, D-o del mio padrone  Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo, ecco,  io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò d'acqua dalla tua anfora, e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli attingerò, quella  sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio del mio padrone. (Bereshit 24, 42)
 
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Anna
Foa,
storica
“Chi ha memoria è in grado di vivere nella fragilità del tempo presente”: Bidussa citava ieri “Nostalgia della luce” del cileno Patrizio Guzmàn. È un problema che forse non abbiamo ancora messo in luce ma che ci troveremo presto ad affrontare. Perché, nonostante molto si continui a parlarne, la memoria sta scomparendo. Viviamo senza aver dietro alcuno spessore un presente che ci affanniamo a volere gratificante, ma che invece è solo piatto, come l’encefalogramma di un morto. Un presente che è riempito di rumori, paure, odi, violenza, mancanza, ma che è sottile come la carta velina. Non solo la memoria scompare, ma anche la storia non ci appartiene più. Siamo perché siamo qui ora, non per quello che ci ha formato, per le cose che abbiamo visto, per quelle che abbiamo sofferto, per ciò per cui ci siamo battuti, per quello che abbiamo perduto. È anche una conseguenza della rivoluzione digitale, certo, ma non è solo quello. È anche mancanza di curiosità, di interesse verso il mondo. Ignoranza di cui non ci si vergogna più. In questo mondo appiattito, solo i nostri interessi immediati ci sollecitano, solo le nostre paure ci muovono. Siamo soli come individui, ergiamo ghetti e muri come popoli. E non vedo strade per dare spessore a questo presente, per restituire realtà ad un mondo che sembra assomigliare sempre più ad un reality show. E intanto si muore, come in Siria, e questa è realtà, ma a chi importa?
 
Francia e Germania,
un segnale ai populisti
Il 2017 segnerà un nuovo punto di svolta per l’Europa con le attese elezioni in Francia (primavera) e Germania (autunno). Rispetto al voto francese, a destra comincia a profilarsi il volto di chi sfiderà il populismo del Front National di Marine Le Pen: François Fillon al primo turno delle primarie ha conquistato il 44 per cento dei voti, superando di molto il favorito Alain Juppé (28,1 per cento) e buttando fuori dalla corsa l’ex Presidente francese Nicolas Sarkozy (21 per cento). Per il Corriere, Fillon è “il provinciale tranquillo che tiene a bada i populisti (e frena i flussi migratori)” mentre Repubblica spiega che “alle primarie si confrontavano ieri tre correnti della destra repubblicana. Quella populista di Sarkozy è stata sconfitta. Ma è stata ridimensionata anche quella liberale di Alain Juppé. Ha prevalso quella liberista in economia e severa sui problemi come la sicurezza e l’immigrazione”, di Fillon. La prossima settimana si tornerà al voto per scegliere chi tra Fillon e Juppé sfiderà Marine Le Pen.
 
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  davar
a bookcity con pagine ebraiche 
Cultura, idee, nuovi incontri

Una giornata tra la gente
Si è chiusa nel segno di un successo crescente la quinta edizione di Bookcity, la manifestazione che a Milano per quattro giorni ha riempito di libri e di lettori, oltre che di autori e intellettuali e giornalisti, più di duecentocinquanta luoghi tra i più diversi: dai teatri alle chiese, dalle librerie ai circoli culturali. Successo è stato anche per la prima partecipazione della redazione di Pagine Ebraiche alla manifestazione, che nell’ultima giornata del festival ha organizzato tre appuntamenti: per il primo, tenutosi nel teatro Franco Parenti, la capienza del Digital Studio non è stata sufficiente ad accogliere tutti coloro che hanno scelto di rinunciare a una pigra mattinata per assistere alla discussione tra il filosofo Giulio Giorello, il giurista Carlo Melzi D’Eril e il sociologo Giovanni Ziccardi, interrogati dalla redazione su “La Rete, l’odio online e il ritorno alla giungla“.
La redazione si è poi spostata al circolo filologico, dove nella sala delle Colonne, il direttore, Guido Vitale, ha moderato l’incontro intitolato “Quando finisce questa Storia? Anima, corpo e destino nel pensiero di Serge Gruzinski e Yuval Harari“. Lo storico sociale delle idee David Bidussa e il direttore della fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano Gadi Luzzatto Voghera si sono confrontati sul senso e sull’importanza di una disciplina che, per Bidussa, “evidenzia immediatamente come gli individui scelgono di raccontare il proprio tempo e di dare ordine al passato”. Due testi che hanno in comune la necessità della multidisciplinarietà e che vedono il mestiere dello storico come non più sufficiente per affrontare in maniera compiuta le grandi trasformazioni che viviamo nel presente. Una sfida alla convenzione dello storico, che però ha portato i partecipanti all’incontro a sottolineare con grande convinzione che più che mai oggi la storia è necessaria, ed è ancora più necessario fare molta attenzione a coloro che la manipolano.
A concludere il pomeriggio di incontri organizzati dalla redazione, poi, in collaborazione con il Touring Club Italiano, lo storico della letteratura Alberto Cavaglion, autore di “Verso la terra promessa. Scrittori italiani a Gerusalemme da Matilde Serao a Pier Paolo Pasolini”, ha ripercorso, insieme allo studioso Bruno Pischedda e al giornalista del Corriere della Sera Paolo Salom le storie di coloro che hanno visitato e raccontato Gerusalemme, una delle tre città simbolo – ha spiegato – di cui più è stato scritto ma che hanno più hanno creato timore. Un confronto difficile, una marcia di avvicinamento, anche in senso letterale, che mostra come la cultura italiana si sia rapportata a un oggetto vissuto sia nella sua dimensione ideale e quasi onirica che come feticcio, in un difficile equilibro fra aspettative e realtà.
Partecipato anche l’incontro tenutosi alla sinagoga centrale di Milano e dedicato alla presentazione del grande progetto di traduzione del Talmud in italiano (edito da Giuntina), di cui è stato pubblicato il primo volume. A intervenire in apertura l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Davide Romano e Shulim Vogelmann di Giuntina. Nel corso dell’incontro sono intervenuti i rabbanim Alfonso Arbib, rabbino capo della città, e Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e Formazione dell’UCEI. Clelia Piperno, direttrice del Progetto Talmud, e lo storico Alberto Melloni hanno invece sottolineato l’importanza dell’iniziativa di traduzione, il suo valore scientifico ma anche culturale per tutto il Paese. Massimo Giuliani, docente di Pensiero ebraico, ha poi analizzato l’etica ebraica toccando diversi pensatori della tradizione, come Hillel e Shammai, ma anche facendo riferimento a filosofi moderni come Leibowitz.
David Bidussa dopo essere stato ospite della redazione ha animato, insieme a Igor Loddo un dialogo-spettacolo intitolato “Il fanatismo smascherato (tre secoli fa) e il fanatismo in agguato (oggi)”, qualche ora dopo aver partecipato a un altro dibattito dedicato alla Memoria. Protagonisti del confronto, Wlodek Goldkorn, autore di Il bambino nella neve, volume in cui ha raccontato la sua storia famigliare e il suo rapporto con la memoria, e la testimone della Shoah Liliana Segre. Bruno Segre, autore di Che razza di ebreo sono io ha ripercorso la propria vita in dialogo con Alberto Salibene affrontando anche il tema dell’identità ebraica. Nuovamente al teatro Parenti, si è parlato di Israele e della difficile condizione dello Stato ebraico nell’ambito della realtà mediorientale, per lo più ostile, facendo riferimento al libro di Ugo Volli intitolato “Israele – Diario di un assedio” presentato, oltre che dall’autore, da Alessandro Litta Modignani, Vittorio Robiati Bendaud, Davide Romano, Andrée Ruth Shammah e Andrea Jarach.


(Nelle immagini, dall'alto in basso, la presentazione di “Verso la terra promessa. Scrittori italiani a Gerusalemme da Matilde Serao a Pier Paolo Pasolini” dello storico Alberto Cavaglion; un momento dell'incontro “Quando finisce questa Storia? con David Bidussa e Gadi Luzzatto Voghera; l'intervento del rabbino Alfonso Arbib durante la presentazione della traduzione del Talmud in sinagoga)

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il network internazionale della cultura 
Il Meis entra nella rete europea

I musei ebraici fanno squadra 
Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara entra a far parte dell’Aejm, l’associazione che riunisce i principali musei ebraici europei.
In queste ore il Meis sta partecipando alla Conferenza Annuale dell’associazione, focalizzata sul tema “Restare importanti. I pubblici del futuro dei Musei Ebraici in un’Europa che cambia” in svolgimento presso il Danish Jewish Museum di Copenaghen. E proprio domani mattina, il Presidente del Meis Dario Disegni e il direttore Simonetta Della Seta presenteranno il Museo agli altri componenti dell’Associazione, illustrandone gli obiettivi, le fasi di realizzazione del progetto, le attività in calendario.
La Conferenza Annuale dell’Aejm punta a mettere in contatto i diversi musei aderenti all’associazione, e a favorire, attraverso conferenze, workshop, tavole rotonde, presentazioni e visite guidate, lo scambio di informazioni e conoscenze circa le rispettive collezioni, mostre, best practice e percorsi educativi.
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qui torino - segnalibro
Il Salone pensa ancora in grande

Più di mille fra giornalisti – moltissimi – e appassionati e curiosi si sono affollati questa mattina davanti al Gran Salone di Palazzo Madama, dove solo poche centinaia di invitati sono riusciti ad assistere alla presentazione della trentesima edizione del Salone del Libro di Torino, che si terrà dal 18 al 22 maggio 2017. Un’edizione in cui Pagine Ebraiche, il cui numero zero venne presentato proprio al Salone nel 2009, sarà presente per l’ottava volta, a continuare una collaborazione sempre proficua e che va stringendosi di anno in anno, con un numero crescente di incontri organizzati dalla redazione, con costante successo di pubblico, e migliaia di copie distribuite ogni anno.
Dopo i saluti istituzionali è stato il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Mario Montalcini a dare il senso di una sfida raccolta con entusiasmo e con forza, “un’opportunità per costruire qualcosa di nuovo e di sentito”. Dopo Montalcini è stato Nicola Lagioia, nuovo direttore editoriale del salone, a raccontare queste prime settimane frenetiche, trascorse perennemente in viaggio per costruire una squadra e portare avanti accordi strategici di grande importanza.


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PER LA PRIMA VOLTA OSPITE DELLA TV ISRAELIANA
Erdogan si racconta a Reshet 2

Per la prima volta da quando è al potere, e dopo anni di aperta crisi con i governanti dello Stato ebraico (crisi innescata dopo il noto caso della Mavi Marmara) il presidente turco Recep Erdogan ha accettato di rispondere alla domanda della televisione israeliana.
L'attesa intervista, che andrà in onda questa sera sul secondo canale, verterà su quell'episodio e sulla complessa normalizzazione dei rapporti in corso tra i due paesi. Come stabilito negli scorsi mesi, primo punto che ha favorito la riapertura di un dialogo dopo anni di ostilità, Israele ha accettato di pagare un indennizzo da 20 milioni di dollari alla Turchia. In cambio Ankara non porterà avanti alcuna richiesta penale nei confronti dei soldati coinvolti.
Da quanto si apprende, tra le anticipazioni diffuse finora dall'emittente, Erdogan non mancherebbe però di usare toni sgradevoli. "Abbiamo tutti i documenti e le prove che è impossibile che i soldati israeliani abbiano agito per legittima difesa. Dieci nostri fratelli sono stati martirizzati in quell'attacco" sostiene ad esempio in un passaggio, incalzato dalla giornalista Ilana Dayan.


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informazione - international edition
Cento anni con Bassani
Il quotidiano spagnolo El Pais pubblica un reportage dalla Turchia firmato dal collaboratore di Pagine Ebraiche Francesco Moisés Bassano. Qual è la situazione dei rifugiati siriani nel paese cui l’Unione Europea ha delegato parte importante della strategia per arginare il flusso umano in arrivo nei suoi Stati membri? Una risposta arriva da Izmir, dove un unico quartiere si ritrova alle prese con 100mila profughi, come spiega l’articolo ripreso nella sezione Bechol Lashon di Pagine Ebraiche International Edition.
A incarnare la centralità del contributo ebraico alla cultura italiana sono state negli scorsi giorni le iniziative dedicate al centenario della nascita dello scrittore Giorgio Bassani, un convegno e una mostra, tra Roma e Ferrara, hanno visto analizzato l’autore de “Il Giardino dei Finzi-Contini” nei vari aspetti della sua attività, dal legame con la città emiliana alla passione per il cinema e per il teatro. Visione ebraica sui grandi temi del mondo che è stato anche il filo-conduttore degli eventi di Bookcity, la rassegna milanese dedicata a libri e letteratura, organizzati per l’occasione dalla redazione di Pagine Ebraiche: i veleni del web, il ruolo della storia per capire il presente, il rapporto tra la città e l’idea di Gerusalemme e il mondo della cultura i temi al centro degli incontri.


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pilpul
Oltremare – Stagioni
"Non ci sono piú le mezze stagioni", è un modo di dire italiano dei tempi moderni suppongo, e forse fotografa una sensazione più che una realtà, quando sui giornali tre fiocchi di neve sono sempre la nevicata del secolo, una settimana senza pioggia e carestia immediata e impietosa, e un paio di gradi sopra la media stagionale vengono paragonati al caldo africano, con iperboli della parola che, come per molti altri argomenti anche più scottanti, si trasformano in realtà effettiva se ascoltati o letti più volte.
Qui in Israele le mezze stagioni non esistono, ma non è né un modo di dire né un vago rimprovero al tempo presente, anche non metereologico, non all'altezza delle aspettative. Semplicemente, non sono mai esistite. Noi abbiamo una lunga estate con piccole variazioni di caldo quasi sempre insopportabile, e brevi inverni in cui l’intera popolazione, di qualsiasi aderenza politica o livello religioso, si lamenta in continuazione perché non piove mai abbastanza; e in più fa freddo in casa perchè nella capitale mondiale dell'high-tech nessuno ha pensato di inventare un metodo di riscaldamento intelligente e poco caro.
Nel breve passaggio fra le due stagioni non di mezzo, per strada si vedono camminare insieme amiche di cui una con le infradito e l’altra con la giacca imbottita, madri con stivali col pelo e bambini in canottiera, segno che l'interpretazione dei segnali atmosferici è davvero molto personale. Le vetrine dei negozi si riempiono di vestiti invernali che guardiamo un po’ stupefatti dal basso dei nostri sandali. E comunque è noto, l’israeliano medio rifugge da ogni genere di strato ulteriore rispetto alla t-shirt finché non piove, e quest’anno è possibile che la cosa si verificherà solo in dicembre.
Difficile spiegare che quando le feste ebraiche arrivano tardi, e quest’anno erano tutte in ottobre, il passaggio fra estate ed inverno arriva anch’esso con un ritardo da togliere ogni speranza. I mezzibusti che portano ogni sera la Verità sul tempo metereologico giurano che l’inverno arriverà, e cosa costa, crediamoci.


Daniela Fubini, Tel Aviv




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