Paolo Sciunnach,
insegnante |
Così
oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, D-o del mio
padrone Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto
compiendo, ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la
giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò
d'acqua dalla tua anfora, e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi
cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha
destinata al figlio del mio padrone. (Bereshit 24, 42)
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Anna
Foa,
storica |
“Chi
ha memoria è in grado di vivere nella fragilità del tempo presente”:
Bidussa citava ieri “Nostalgia della luce” del cileno Patrizio Guzmàn.
È un problema che forse non abbiamo ancora messo in luce ma che ci
troveremo presto ad affrontare. Perché, nonostante molto si continui a
parlarne, la memoria sta scomparendo. Viviamo senza aver dietro alcuno
spessore un presente che ci affanniamo a volere gratificante, ma che
invece è solo piatto, come l’encefalogramma di un morto. Un presente
che è riempito di rumori, paure, odi, violenza, mancanza, ma che è
sottile come la carta velina. Non solo la memoria scompare, ma anche la
storia non ci appartiene più. Siamo perché siamo qui ora, non per
quello che ci ha formato, per le cose che abbiamo visto, per quelle che
abbiamo sofferto, per ciò per cui ci siamo battuti, per quello che
abbiamo perduto. È anche una conseguenza della rivoluzione digitale,
certo, ma non è solo quello. È anche mancanza di curiosità, di
interesse verso il mondo. Ignoranza di cui non ci si vergogna più. In
questo mondo appiattito, solo i nostri interessi immediati ci
sollecitano, solo le nostre paure ci muovono. Siamo soli come
individui, ergiamo ghetti e muri come popoli. E non vedo strade per
dare spessore a questo presente, per restituire realtà ad un mondo che
sembra assomigliare sempre più ad un reality show. E intanto si muore,
come in Siria, e questa è realtà, ma a chi importa?
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Francia e Germania,
un segnale ai populisti
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Il
2017 segnerà un nuovo punto di svolta per l’Europa con le attese
elezioni in Francia (primavera) e Germania (autunno). Rispetto al voto
francese, a destra comincia a profilarsi il volto di chi sfiderà il
populismo del Front National di Marine Le Pen: François Fillon al primo
turno delle primarie ha conquistato il 44 per cento dei voti, superando
di molto il favorito Alain Juppé (28,1 per cento) e buttando fuori
dalla corsa l’ex Presidente francese Nicolas Sarkozy (21 per cento).
Per il Corriere, Fillon è “il provinciale tranquillo che tiene a bada i
populisti (e frena i flussi migratori)” mentre Repubblica spiega che
“alle primarie si confrontavano ieri tre correnti della destra
repubblicana. Quella populista di Sarkozy è stata sconfitta. Ma è stata
ridimensionata anche quella liberale di Alain Juppé. Ha prevalso quella
liberista in economia e severa sui problemi come la sicurezza e
l’immigrazione”, di Fillon. La prossima settimana si tornerà al voto
per scegliere chi tra Fillon e Juppé sfiderà Marine Le Pen.
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a bookcity con pagine ebraiche
Cultura, idee, nuovi incontri
Una giornata tra la gente
Si
è chiusa nel segno di un successo crescente la quinta edizione di
Bookcity, la manifestazione che a Milano per quattro giorni ha riempito
di libri e di lettori, oltre che di autori e intellettuali e
giornalisti, più di duecentocinquanta luoghi tra i più diversi: dai
teatri alle chiese, dalle librerie ai circoli culturali. Successo è
stato anche per la prima partecipazione della redazione di Pagine
Ebraiche alla manifestazione, che nell’ultima giornata del festival ha
organizzato tre appuntamenti: per il primo, tenutosi nel teatro Franco
Parenti, la capienza del Digital Studio non è stata sufficiente ad
accogliere tutti coloro che hanno scelto di rinunciare a una pigra
mattinata per assistere alla discussione tra il filosofo Giulio
Giorello, il giurista Carlo Melzi D’Eril e il sociologo Giovanni
Ziccardi, interrogati dalla redazione su “La Rete, l’odio online e il
ritorno alla giungla“.
La
redazione si è poi spostata al circolo filologico, dove nella sala
delle Colonne, il direttore, Guido Vitale, ha moderato l’incontro
intitolato “Quando finisce questa Storia? Anima, corpo e destino nel
pensiero di Serge Gruzinski e Yuval Harari“. Lo storico sociale delle
idee David Bidussa e il direttore della fondazione Centro di
documentazione ebraica contemporanea di Milano Gadi Luzzatto Voghera si
sono confrontati sul senso e sull’importanza di una disciplina che, per
Bidussa, “evidenzia immediatamente come gli individui scelgono di
raccontare il proprio tempo e di dare ordine al passato”. Due testi che
hanno in comune la necessità della multidisciplinarietà e che vedono il
mestiere dello storico come non più sufficiente per affrontare in
maniera compiuta le grandi trasformazioni
che viviamo nel presente. Una sfida alla convenzione dello storico, che
però ha portato i partecipanti all’incontro a sottolineare con grande
convinzione che più che mai oggi la storia è necessaria, ed è ancora
più necessario fare molta attenzione a coloro che la manipolano.
A
concludere il pomeriggio di incontri organizzati dalla redazione, poi,
in collaborazione con il Touring Club Italiano, lo storico della
letteratura Alberto Cavaglion, autore di “Verso la terra promessa.
Scrittori italiani a Gerusalemme da Matilde Serao a Pier Paolo
Pasolini”, ha ripercorso, insieme allo studioso Bruno Pischedda e al
giornalista del Corriere della Sera Paolo Salom le storie di coloro che
hanno visitato e raccontato Gerusalemme, una delle tre città simbolo –
ha spiegato – di cui più è stato scritto ma che hanno più hanno creato
timore. Un confronto difficile, una marcia di avvicinamento, anche in
senso letterale, che mostra come la cultura italiana si sia rapportata
a un oggetto vissuto sia nella sua dimensione ideale e quasi onirica
che come feticcio, in un difficile equilibro fra aspettative e realtà.
Partecipato
anche l’incontro tenutosi alla sinagoga centrale di Milano e dedicato
alla presentazione del grande progetto di traduzione del Talmud in
italiano (edito da Giuntina), di cui è stato pubblicato il primo
volume. A intervenire in apertura l’assessore alla Cultura della
Comunità ebraica di Milano Davide Romano e Shulim Vogelmann di
Giuntina. Nel corso dell’incontro sono intervenuti i rabbanim Alfonso
Arbib, rabbino capo della città, e Roberto Della Rocca, direttore
dell’area Cultura e Formazione dell’UCEI. Clelia Piperno, direttrice
del Progetto Talmud, e lo storico Alberto Melloni hanno invece
sottolineato l’importanza dell’iniziativa di traduzione, il suo valore
scientifico ma anche culturale per tutto il Paese. Massimo Giuliani,
docente di Pensiero ebraico, ha poi analizzato l’etica ebraica toccando
diversi pensatori della tradizione, come Hillel e Shammai, ma anche
facendo riferimento a filosofi moderni come Leibowitz.
David Bidussa dopo essere stato ospite della redazione ha animato,
insieme a Igor Loddo un dialogo-spettacolo intitolato “Il fanatismo
smascherato (tre secoli fa) e il fanatismo in agguato (oggi)”, qualche
ora dopo aver partecipato a un altro dibattito dedicato alla Memoria.
Protagonisti del confronto, Wlodek Goldkorn, autore di Il bambino nella
neve, volume in cui ha raccontato la sua storia famigliare e il suo
rapporto con la memoria, e la testimone della Shoah Liliana Segre.
Bruno Segre, autore di Che razza di ebreo sono io ha ripercorso la
propria vita in dialogo con Alberto Salibene affrontando anche il tema
dell’identità ebraica. Nuovamente al teatro Parenti, si è parlato di
Israele e della difficile condizione dello Stato ebraico nell’ambito
della realtà mediorientale, per lo più ostile, facendo riferimento al
libro di Ugo Volli intitolato “Israele – Diario di un assedio”
presentato, oltre che dall’autore, da Alessandro Litta Modignani,
Vittorio Robiati Bendaud, Davide Romano, Andrée Ruth Shammah e Andrea
Jarach.
(Nelle immagini, dall'alto in basso, la presentazione di “Verso
la terra promessa. Scrittori italiani a Gerusalemme da Matilde Serao a
Pier Paolo Pasolini” dello storico Alberto Cavaglion; un momento
dell'incontro “Quando
finisce questa Storia? con David Bidussa e Gadi Luzzatto Voghera;
l'intervento del rabbino Alfonso Arbib durante la presentazione della
traduzione del Talmud in sinagoga)
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il network internazionale della cultura Il Meis entra nella rete europea
I musei ebraici fanno squadra
Il
Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara entra a
far parte dell’Aejm, l’associazione che riunisce i principali musei
ebraici europei.
In queste ore il Meis sta partecipando alla Conferenza Annuale
dell’associazione, focalizzata sul tema “Restare importanti. I pubblici
del futuro dei Musei Ebraici in un’Europa che cambia” in svolgimento
presso il Danish Jewish Museum di Copenaghen. E proprio domani mattina,
il Presidente del Meis Dario Disegni e il direttore Simonetta Della
Seta presenteranno il Museo agli altri componenti dell’Associazione,
illustrandone gli obiettivi, le fasi di realizzazione del progetto, le
attività in calendario.
La Conferenza Annuale dell’Aejm punta a mettere in contatto i diversi
musei aderenti all’associazione, e a favorire, attraverso conferenze,
workshop, tavole rotonde, presentazioni e visite guidate, lo scambio di
informazioni e conoscenze circa le rispettive collezioni, mostre, best
practice e percorsi educativi. Leggi
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qui torino - segnalibro Il Salone pensa ancora in grande
Più
di mille fra giornalisti – moltissimi – e appassionati e curiosi si
sono affollati questa mattina davanti al Gran Salone di Palazzo Madama,
dove solo poche centinaia di invitati sono riusciti ad assistere alla
presentazione della trentesima edizione del Salone del Libro di Torino,
che si terrà dal 18 al 22 maggio 2017. Un’edizione in cui Pagine
Ebraiche, il cui numero zero venne presentato proprio al Salone nel
2009, sarà presente per l’ottava volta, a continuare una collaborazione
sempre proficua e che va stringendosi di anno in anno, con un numero
crescente di incontri organizzati dalla redazione, con costante
successo di pubblico, e migliaia di copie distribuite ogni anno.
Dopo i saluti istituzionali è stato il Presidente della Fondazione per
il Libro, la Musica e la Cultura, Mario Montalcini a dare il senso di
una sfida raccolta con entusiasmo e con forza, “un’opportunità per
costruire qualcosa di nuovo e di sentito”. Dopo Montalcini è stato
Nicola Lagioia, nuovo direttore editoriale del salone, a raccontare
queste prime settimane frenetiche, trascorse perennemente in viaggio
per costruire una squadra e portare avanti accordi strategici di grande
importanza.
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informazione - international edition Cento anni con Bassani
Il
quotidiano spagnolo El Pais pubblica un reportage dalla Turchia firmato
dal collaboratore di Pagine Ebraiche Francesco Moisés Bassano. Qual è
la situazione dei rifugiati siriani nel paese cui l’Unione Europea ha
delegato parte importante della strategia per arginare il flusso umano
in arrivo nei suoi Stati membri? Una risposta arriva da Izmir, dove un
unico quartiere si ritrova alle prese con 100mila profughi, come spiega
l’articolo ripreso nella sezione Bechol Lashon di Pagine Ebraiche
International Edition.
A incarnare la centralità del contributo ebraico alla cultura italiana
sono state negli scorsi giorni le iniziative dedicate al centenario
della nascita dello scrittore Giorgio Bassani, un convegno e una
mostra, tra Roma e Ferrara, hanno visto analizzato l’autore de “Il
Giardino dei Finzi-Contini” nei vari aspetti della sua attività, dal
legame con la città emiliana alla passione per il cinema e per il
teatro. Visione ebraica sui grandi temi del mondo che è stato anche il
filo-conduttore degli eventi di Bookcity, la rassegna milanese dedicata
a libri e letteratura, organizzati per l’occasione dalla redazione di
Pagine Ebraiche: i veleni del web, il ruolo della storia per capire il
presente, il rapporto tra la città e l’idea di Gerusalemme e il mondo
della cultura i temi al centro degli incontri.
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Oltremare – Stagioni
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"Non
ci sono piú le mezze stagioni", è un modo di dire italiano dei tempi
moderni suppongo, e forse fotografa una sensazione più che una realtà,
quando sui giornali tre fiocchi di neve sono sempre la nevicata del
secolo, una settimana senza pioggia e carestia immediata e impietosa, e
un paio di gradi sopra la media stagionale vengono paragonati al caldo
africano, con iperboli della parola che, come per molti altri argomenti
anche più scottanti, si trasformano in realtà effettiva se ascoltati o
letti più volte.
Qui in Israele le mezze stagioni non esistono, ma non è né un modo di
dire né un vago rimprovero al tempo presente, anche non metereologico,
non all'altezza delle aspettative. Semplicemente, non sono mai
esistite. Noi abbiamo una lunga estate con piccole variazioni di caldo
quasi sempre insopportabile, e brevi inverni in cui l’intera
popolazione, di qualsiasi aderenza politica o livello religioso, si
lamenta in continuazione perché non piove mai abbastanza; e in più fa
freddo in casa perchè nella capitale mondiale dell'high-tech nessuno ha
pensato di inventare un metodo di riscaldamento intelligente e poco
caro.
Nel breve passaggio fra le due stagioni non di mezzo, per strada si
vedono camminare insieme amiche di cui una con le infradito e l’altra
con la giacca imbottita, madri con stivali col pelo e bambini in
canottiera, segno che l'interpretazione dei segnali atmosferici è
davvero molto personale. Le vetrine dei negozi si riempiono di vestiti
invernali che guardiamo un po’ stupefatti dal basso dei nostri sandali.
E comunque è noto, l’israeliano medio rifugge da ogni genere di strato
ulteriore rispetto alla t-shirt finché non piove, e quest’anno è
possibile che la cosa si verificherà solo in dicembre.
Difficile spiegare che quando le feste ebraiche arrivano tardi, e
quest’anno erano tutte in ottobre, il passaggio fra estate ed inverno
arriva anch’esso con un ritardo da togliere ogni speranza. I mezzibusti
che portano ogni sera la Verità sul tempo metereologico giurano che
l’inverno arriverà, e cosa costa, crediamoci.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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