Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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A
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nelle
ultime due settimane mi sono trovato più volte a chiedermi: “tutte le
opinioni vanno rispettate? E mi sono risposto: “nemmeno per idea”.
Viceversa è importante mantenere il principio che “tutte le persone
vanno rispettate, quali che siano le loro opinioni”. Le opinioni, una
volta che diventano pubbliche, possono essere contestate, rigettate e
se è il caso, ridicolizzate. Perché tutto il progresso intellettuale di
noi uomini e donne deriva dalla messa in discussione di opinioni
sacralizzate dall’abitudine o dalla superstizione.
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"Non dimentichiamo
le tragedie del presente"
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“Molto
giustamente mandiamo i nostri in viaggio con le scuole nei campi di
sterminio nazisti perché imparino a non dimenticare. Per la stessa
ragione è bene che non si dimentichi mai ciò che non è ancora storia,
le tragedie legate all’immigrazione, perché continuano a riguardarci”.
Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ieri ha visionato in
anteprima insieme al Corriere il docufilm ‘Come è profondo il mare’ che
verrà trasmesso stasera su Sky Atlantic. Il racconto del recupero del
barcone salpato dalle coste libiche con 700 disperati che, nella notte
del 18 aprile 2015, si inabissò a 131 miglia da Lampedusa: solo 28
vennero recuperati vivi, poi furono ritrovate 24 salme, gli altri si
inabissarono con la barca a 370 metri di profondità. “La più grande
tragedia avvenuta nel Mediterraneo in questi anni” ricorda il Corriere.
Hanno sentimenti negativi verso i migranti, i diritti umani e l’Unione
europea: piuttosto che allargare le maglie vorrebbero restringerle, su
tutte e tre le questioni. Sono ostili ai giornali, e si fidano di più
di un tuffo in Internet senza stare a sottilizzare particolarmente su
quale sia la fonte a cui si affidano. Uno studio inglese, analizzato
oggi dalla Stampa, individua le principali caratteristiche comuni ai
movimenti populisti d’Europa e del mondo. Spiega uno studioso al
quotidiano: “Come in Romania, da voi c’è una cosa singolare: il
populismo autoritario è stato mischiato anche con movenze prese dalla
sinistra radicale. È il caso del populismo autoritario del M5S e di
Grillo”.
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il congresso della federazione 'Italia-Israele, cammino comune'
“Questo
Congresso ha rappresentato due note positive e inedite: l’alta
partecipazione, con un numero doppio di delegati e osservatori rispetto
al passato. E la valorizzazione di un programma che prevede lo sviluppo
di diverse linee guida. Un coinvolgimento più fattivo dei giovani, una
collaborazione più stretta con Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
e Ambasciata d’Israele, l’impegno scientifico di grandi personalità
della nostra cultura, un lavoro intenso sulla comunicazione. Siamo
molto soddisfatti”.
Questo il bilancio che Maurizio Borra, presidente delle Federazione
Associazioni Italia-Israele fa del Congresso nazionale svoltosi nelle
scorse ore a Roma.
Tra gli ospiti del Congresso, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs e la
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni,
intervenuta questa mattina. Molteplici inoltre i relatori che nella due
giorni di lavoro sono saliti sul palco per illustrare il proprio campo
d’attività e il proprio lavoro, aprendo inoltre la strada a possibili
collaborazioni futura.
Particolarmente densa la sessione dedicata ieri al tema dei progetti
strategici: il Network Italia-Israele, presentato dal presidente del
Keren Hayesod Andrea Jarach; il Progetto Sport, illustrato dal
segretario organizzativo Luigi Diamanti; il Progetto con l’Associazione
Interparlamentare di Amicizia Italia-Israele; il Progetto Comitato
Scientifico, che ha visto l’architetto David Palterer spiegare le
ragioni che hanno portato al coinvolgimento di alcune importanti figure
del mondo della cultura e delle arti; il Progetto Comunicazione e nuovo
portale, di cui hanno parlato Giuseppe Crimaldi e Rafael Erdreich.
A prendere la parola anche il direttore della Comunicazione e della
redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, che si è soffermato sul
lavoro quotidianamente offerto dalla redazione all’insieme della
società italiana e su possibili sinergie da implementare in questo
campo.
A portare il proprio saluto, tra gli altri, anche il presidente del B’nai B’rith Europe Daniel Citone. Leggi
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qui bologna - i giovani a congresso Ugei, scelto il nuovo Consiglio
Ariel Nacamulli, Giorgio Berruto, Filippo Tedeschi, Ruben Spizzichino, Matteo Israel, Elena Gai, Benedetto Sacerdoti.
Questa la composizione del nuovo Consiglio dell’Unione Giovani Ebrei
d’Italia, riunitasi nelle scorse ore a Bologna per il tradizionale
Congresso annuale.
Tre intense giornate di confronto sul futuro dell’organizzazione, la
sua rappresentatività, le linee guida della sua operatività cui hanno
preso parte, tra gli altri, la Presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, l’Assessore a Scuola, Formazione e
Giovani Livia Ottolenghi e il Consigliere Saul Meghnagi.
Accolti dai vertici della Comunità ebraica bolognese, nelle figure tra
gli altri del presidente Daniele De Paz, del rabbino capo Alberto
Sermoneta e del Consigliere UCEI David Menasci, gli oltre 60
partecipanti giunti da tutta Italia hanno portato un contributo plurale
alla discussione. “Un confronto prezioso e stimolante, segnato dalla
necessità di dare ai nostri ragazzi un ruolo sempre più da
protagonisti, nel pieno rispetto della loro indipendenza e
propositività” sottolinea la Presidente Di Segni.
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OGGI L'INAUGURAZIONE DEL FESTIVAL
Pisa, venti anni di Nessiah
Venti
anni con Nessiah, il festival artistico organizzato dalla Comunità
ebraica di Pisa sotto la direzione del Maestro Andrea Gottfried
(nell’immagine), suo fondatore e anima. Vent’anni è l’età del
divertimento e della vitalità più gioiosa, e per celebrare questo
traguardo Nessiah si regala alcune novità. Il tema scelto è infatti
“trame e tessuti”, declinato nei diversi aspetti della cultura ebraica.
Nessiah prenderà il via questo pomeriggio alle 17.30, alla Gipsoteca
Arte Antica, con l’inaugurazione della mostra personale “Bridging” di
Michal Hidas, tra le più interessanti stiliste israeliane emergenti
(allestimento a cura di Altea Pivetta, ad introdurre la stilista sarà
invece Miriam Camerini). Seguirà alle 21, nella stessa sede, il
concerto della band “Note Noire”, che proporrà musiche Klezmer e Gipsy.
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la scomparsa di fidel castro Il Lider Maximo e Israele,
un rapporto complicato Nei
suoi 49 anni alla guida del regime cubano, Fidel Castro, scomparso a 90
anni, ha costruito un rapporto contraddittorio con il mondo ebraico e
con Israele. Inizialmente, ad esempio, lo Stato ebraico era ben visto
dal lider maximo tanto che nel 1959 – anno in cui salì al potere – fu
aperto un ufficio diplomatico israeliano all’Havana. Il mito dei
kibbutzim era arrivato oltreoceano e molti personaggi di spicco del
comunismo cubano guardavano con ammirazione all’esperimento socialista
israeliano. Ma i rapporti presto deteriorano fino alla rottura del
1973, con Israele schierata a favore degli Stati Uniti e contro il
blocco sovietico per cui parteggiava Cuba.
Già nel 1966 le cose in realtà erano precipitate come racconta la
stampa ebraica internazionale. In questa data infatti furono aperti a
Cuba dei campi di guerriglia per i palestinesi, dando così il via a un
rapporto pluridecennale che vide Castro coltivare un’amicizia con il
leader palestinese Yasser Arafat. “Arafat è un uomo che amiamo
profondamente e rispettiamo, a cui abbiamo sempre mostrato la nostra
solidarietà”, ebbe a dire l’allora presidente cubano. Non è un caso se
tra i primi a esprimere le proprie condoglianze per la sua morte ci
sono stati proprio alcuni rappresentanti palestinesi.
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qui napoli - il seminario Wajda: cinema, ebrei, Polonia Si
è tenuto negli scorsi giorni all’Università L’Orientale di Napoli un
seminario dedicato al grande regista polacco Andrzej Wajda, scomparso
il 9 ottobre scorso a 90 anni. “Andrzej Wajda: il cinema, gli ebrei, la
Polonia”, il titolo dell’evento con protagonisti Andrea De Carlo,
Raffaele Esposito, Giancarlo Lacerenza, Sarah Kaminski e Silvia
Parlagreco. Il seminario è stato anche l’occasione per presentare
l’edizione dal taccuino Dybuk (Libro d’arte, Officina d’arte grafica
Lucini, Milano, 2015), scritto e disegnato nel 1988 dal regista in
occasione della prima dello spettacolo Dybuk a Cracovia e poi del
viaggio compiuto in Israele per un nuovo allestimento a Tel Aviv con la
compagnia del Teatro Naziomale Habima. Un’edizione curata da Sarah
Kaminski, Giulia Randone e Silvia Parlagreco, che sul numero di Pagine
Ebraiche di novembre ha raccontato la complessità del lavoro di Wajda,
tra teatro e cinema.
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Differenze ed eguaglianza
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Se
si dovesse dare ragione ai Clinton, i grandi sconfitti in questa
tornata elettorale per le presidenziali, tutto ruoterebbe intorno
all’economia. La quale girerebbe bene. D’abitudine, infatti, Bill
gradisce dire che: «It’s the economy, stupid!», che è poi un po’ la
versione in salsa democratica della famosa battuta: «è il mercato,
bellezza!». A dare uno sguardo molto veloce e sintetico, ma già di per
se stesso indicativo delle tendenze di fondo, parrebbe quindi che con
la presidenza Obama le perfomance economiche siano migliorate o abbiamo
comunque raggiunto un livello accettabile rispetto alle aspettative e
alle esigenze della popolazione. Secondo i dati ufficiali la
disoccupazione è calata al 4,9% (ottobre 2016) mentre il prodotto
interno lordo risulta essere cresciuto del 2%. Senz’altro meno di
quanto ci si aspettasse ma comunque meglio di ciò che l’Unione europea
e il Giappone, i due altri grandi protagonisti planetari dell’economia
a sviluppo avanzato, hanno saputo garantirsi. L’uscente maggioranza
democratica, tiepidamente riconosciutasi intorno alla candidatura di
Hillary Clinton, ha quindi ripetuto, in tutti i dibattiti elettorali,
come gli Stati Uniti si siano oramai avviati sulla strada del
superamento del lungo frangente della crisi, innescatosi poco meno di
una decina di anni fa. In realtà, scorporando i dati, le cose appaiono
molto diverse.
Claudio Vercelli
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Inquietudine
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Questo
è il capitolo nuovo che Primo Levi inserisce nel libro. Si intitola
Iniziazione. Consiste di quattro fogli dattiloscritti in copia carbone
posti dopo il secondo intitolato Sul fondo (questo titolo era tra i
possibili del volume del 1947). Con queste pagine Levi fornisce
numerose informazioni sul Lager: la confusione delle lingue e Babele, i
sogni, il pane come moneta, il lavatoio, Steinlauf. Qui per la prima
volta parla in modo diretto della necessità di testimoniare: bisogna
sopravvivere “per raccontare,per portare testimonianza”. Una
riflessione che appartiene alla seconda edizione del libro, maturata
nel frattempo. Prima di arrivare a questi fogli dattiloscritti Levi ha
scritto e riscritto il capitolo nuovo tra la fine degli anni Quaranta e
l’inizio dei Cinquanta, quando già pensava a una ripubblicazione del
libro. Su un quaderno manoscritto esiste un diverso attacco del
capitolo: “Dal primo mese di Lager non ricordo che un succedersi di
giorni plumbei, una sensazione continua di schiacciamento, di
naufragio. Mi pareva assurdo sperare di sopravvivere, e mi sembravano
ridicoli e pietosi, come conati del topo, che si rigira nella trappola,
i tentativi dei miei compagni più forti per migliorare la loro
condizione”. La differenza con la versione poi scelta è notevole. Levi
sceglie la presa diretta, collocando la voce narrante dentro il Lager,
nel momento presente, e utilizza il presente indicativo: … Sono stato
assegnato”, marco-belpoliti-inquietudine“Io non ho sonno…”; “Ho troppe
cose da chiedere”. Nella versione scartata c’è una messa a distanza
temporale e i tempi sono al passato. Resta anche il sentore di un
abbattimento, uno stato depressivo, insieme a una presa di distanza dai
compagni, che tentano di migliorare la propria condizione. L’immagine
del topo “che si rigira nella trappola” è efficace e rimanda ad altri
topi presenti successivamente nella sua opera. La scelta finale è
quella di un racconto in cui ciò che accade e ciò che pensa sono nello
stesso tempo verbale, inscindibili. Scompare il giudizio sui compagni.
Nel quaderno manoscritto un’altra versione di inizio del capitolo:
“Sepolto nelle interminabili ore di lavoro sotto lo spesso strato del
disagio fisico acuto, la coscienza della mia disperata condizione
bruciava come un ferro rovente nei pochi minuti di rilassamento della
giornata: al risveglio segnatamente, dopo la tregua clemente del
sonno”. Anche l’immagine del “ferro rovente” è forte, ma probabilmente
il tono non lo convince del tutto. Preferisce far emerge la “disperata
condizione” di ciò che accade intorno a lui e la pagina dattiloscritta
affidata Einaudi contiene un ritmo più veloce, rapido; è il susseguirsi
di cose e avvenimenti inframmezzate da riflessioni altrettanto celeri e
fulminee. Più che “disperata condizione” è la parola “inquietudine” che
dà il tono al brano inserito, che si legge ora nel dattiloscritto.
Marco Belpoliti, scrittore
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