“Italia-Israele, cammino comune”

schermata-2016-11-27-alle-17-02-54“Questo Congresso ha rappresentato due note positive e inedite: l’alta partecipazione, con un numero doppio di delegati e osservatori rispetto al passato. E la valorizzazione di un programma che prevede lo sviluppo di diverse linee guida. Un coinvolgimento più fattivo dei giovani, una collaborazione più stretta con Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Ambasciata d’Israele, l’impegno scientifico di grandi personalità della nostra cultura, un lavoro intenso sulla comunicazione. Siamo molto soddisfatti”.
Questo il bilancio che Maurizio Borra, presidente delle Federazione Associazioni Italia-Israele fa del Congresso nazionale svoltosi nelle scorse ore a Roma.
Tra gli ospiti del Congresso, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs e la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, intervenuta questa mattina. Molteplici inoltre i relatori che nella due giorni di lavoro sono saliti sul palco per illustrare il proprio campo d’attività e il proprio lavoro, aprendo inoltre la strada a possibili collaborazioni futura.
Particolarmente densa la sessione dedicata ieri al tema dei progetti strategici: il Network Italia-Israele, presentato dal presidente del Keren Hayesod Andrea Jarach; il Progetto Sport, illustrato dal segretario organizzativo Luigi Diamanti; il Progetto con l’Associazione Interparlamentare di Amicizia Italia-Israele, con intervento dillxxx, il Progetto Comitato Scientifico, che ha visto l’architetto David Palterer spiegare le ragioni che hanno portato al coinvolgimento di alcune importanti figure del mondo della cultura e delle arti; il Progetto Comunicazione e nuovo portale, di cui hanno parlato Giuseppe Crimaldi e Rafael Erdreich.
A prendere la parola anche il direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, che si è soffermato sul lavoro quotidianamente offerto dalla redazione all’insieme della società italiana e su possibili sinergie da implementare in questo campo.
A portare il proprio saluto, tra gli altri, anche il presidente del B’nai B’rith Europe Daniel Citone.

Di seguito il testo dell’intervento tenuto dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni

È un immenso piacere ed onore essere qui assieme a voi e portarvi il saluto di tutto il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Italia- Israele. Grazie per il vostro invito e mi scuso se ieri non sono potuta essere assieme a voi.
L’amore per l’Italia, il nostro paese. L’amore per Israele, centro pulsante di identità ebraica e punto di riferimento etico, morale e spirituale per l’intera umanità.
Per diverse ragioni Italia e Israele sono due patrie per tutti noi – per ragioni di profonda identificazione, perché nostri luoghi nativi o perché terre che ci hanno accolto. Per che sono due Paesi legati, oggi più che mai, da una convergenza di ideali e progettualità che guarda al futuro.
Un futuro che non vede alcuna discussione al diritto di Israele di esistere.
Un futuro partecipato che beneficia della capacità di Israele di contribuire allo sviluppo dell’Italia e dell’Europa.
Al presidio di democrazia e valori che rappresenta la sua intera esistenza nello scenario mediorientale.
Assistiamo in diversi Paesi europei, e non solo, ad un crescente appello di difesa dai radicalismi esterni da parte delle frange più radicali, connotai da un rifiuto populistico – dobbiamo accordare a questi ultimi la fiducia e affidare loro la nostra salvaguardia? Su chi possiamo davvero contare?
In un momento in cui la teoria del mondo basato su quattro elementi è davvero limpida: terra – fuoco – acqua – aria: terremoto in Umbria e nelle Marche, incendi in Israele, devastazioni nel nord Italia, l’aria densa di terrore in Europa.
L’Unione e l’ebraismo italiano tutto guarda con ammirazione al vostro impegno. Forse, lasciatemi dire con sincerità, anche incredulità, chiedendosi perché? E come è possibile che vi sia tanta attenzione e impegno? Il vostro impegno individuale e associativo è commovente, trainante ed entusiasmante. La presenza mia e dell’UCEI qui oggi è per affermare il forte desiderio di collaborare e condividere.
Il nuovo Consiglio ha individuato alcune direttrici e priorità – interne ed estere su cui focalizzare nostro lavoro. Va fatto con voi perché per intonare i più bei spartiti serve un coro. Per sopraffare le urla di incitamenti all’odio serve un’alleanza per combattere il silenzio e l’indifferenza.
Condivido le parole della poesia e canto, scritta nel 1938 da Mordechai Ghebirtig (Cracovia) dopo il pogrom del 1936 di Pshitik. È sempre stata cantata e considerata come una profezia di quanto poi si è abbattuto sull’intera Europa. Speriamo che quanto sta accadendo non sia un profezia.

La nostra città brucia

Al fuoco, fratelli, al fuoco!
La nostra povera città è in fiamme!
Un vento furioso e maledetto
sibilando alimenta il rogo.
Tutto intorno brucia.

E voi ve ne state a guardare
con le braccia conserte,
e voi ve ne state a guardare
La nostra piccola città che brucia.

Al fuoco, fratelli, al fuoco!
La nostra povera città è in fiamme!
Gigantesche lingue di fuoco
lambiscono ingorde ogni cosa.
Tutto intorno brucia.

E voi ve ne state a guardare…

Al fuoco, fratelli, al fuoco!
Il futuro forse ha in serbo per noi
la stessa sorte di questa città;
non vi saranno altri testimoni
che i muri anneriti, e il vuoto.

E voi ve ne state a guardare…

Al fuoco, fratelli, al fuoco!
La salvezza è solo in noi stessi;
se questa città vi è cara,
mano agli attrezzi, spegnete il fuoco,
spegnetelo con il sangue!

Non restate, fratelli, a guardare
con le braccia conserte;
non restatevene così, fratelli, spegnete il fuoco
perché è la nostra città che sta bruciando.

Mordechai Gebirtig (1938)